Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 1 dicembre 2024
I FATTI NON ESISTONO. - Marco Travaglio
venerdì 11 novembre 2022
Ecco chi finanzia i partiti (e l’incredibile caso dell’ex eurodeputata di Forza Italia) - Carmine Gazzanni e Stefano Iannaccone – tpi.it
Imprenditori che finanziano tanto a destra quanto a sinistra, associazioni, società e multinazionali. Addirittura scuole e ovviamente gli stessi parlamentari. Senza dimenticare chi intanto è diventato ministro. Nell’ultimo periodo e a cavallo tra le elezioni politiche e la formazione del governo di Giorgia Meloni, sono continuati a piovere sui principali partiti italiani lauti finanziamenti, che in parte evidentemente sono serviti a coprire le ultime spese di campagna elettorale, in parte serviranno per affrontare i prossimi impegni con le amministrative.
Uno e trino
Tutto lecito, per carità, e tutto trasparente. TPI ha infatti consultato il documento relativo alle «erogazioni ai partiti e ai movimenti politici iscritti nel registro nazionale», da cui ad esempio emerge come Azione, tanto durante la campagna elettorale quanto dopo, ha attratto tante società private. Il 26 settembre, dunque un giorno dopo le politiche, la società immobiliare Ipi spa ha versato ben 30mila euro al partito di Carlo Calenda. Nei giorni precedenti, invece, a staccare un assegno erano state altre grandi imprese attive nel mondo dell’edilizia come la Bononia Holding (10mila euro), la Mst spa e la Stella Holding (entrambi 20mila euro). Qualche giorno prima però, precisamente il 12 settembre, a versare 2mila euro è stata un’altra imprenditrice, Luisa Todini. Il nome è di quelli che contano. Parliamo dell’ex eurodeputata dal 1994 al 1999 (con Forza Italia), oltreché in passato consigliera di amministrazione in Rai (dal 2012 al 2014) e presidente di Poste Italiane (dal 2014 al 2017). La vera curiosità, però, è che la Todini non ha pensato soltanto ad Azione. Risultano, infatti, a suo nome e nello stesso giorno altri due bonifici, sempre di 2mila euro: uno a Fratelli d’Italia e uno a Italia viva. Tanto per non farsi mancare nulla. E a proposito del partito di Matteo Renzi, anche qui sorgono interessanti curiosità. A cominciare dal fatto che, in mezzo a tante elargizioni di privati e società, sempre il 12 settembre a finanziare Iv è stato un imprenditore monegasco di origini italiane: Manfredi Lefebvre d’Ovidio, uomo d’affari miliardario (ad agosto 2022 il suo patrimonio netto era stimato in 1,3 miliardi di dollari), presidente ed ex proprietario della società di crociere di lusso Silversea Cruises, che ha deciso di riprendere in mano le sue origini finanziando il partito di Renzi con un bonifico da 100mila euro.
Cavalieri e giocatori.
Non è stata da meno, spostandoci sul fronte del centrodestra, anche Forza Italia. Negli ultimi giorni di campagna elettorale, tanto per dire, sono arrivati importanti bonifici, come quello da 100mila euro risalente all’8 settembre dell’Ares Safety, società impegnata nel mondo dell’abbigliamento sanitario. Ad esempio? I tanto famigerati dpi, a cominciare dalle mascherine. Dopo 4 giorni altro contributo da 100mila euro, questa volta dalla Eurozona srl, impegnata sempre nel mondo dell’edilizia. Esattamente come la Ipi spa che già abbiamo incontrato parlando di Azione. Tra i beneficiari dei contributi della società per azioni non c’è solo Calenda ma anche Berlusconi: risultano, infatti, due elargizioni, una del 20 settembre (25mila euro) e una subito dopo il risultato elettorale, il 26 settembre (10mila euro). D’altronde i versamenti sono continuati anche dopo la vittoria della coalizione del centrodestra. Un altro esempio? Gli ulteriori 10mila euro che il 27 settembre ha versato l’Associazione nazionale Sapar. Ovvero, l’associazione nazionale dei gestori del gioco di Stato che, nonostante sul sito si professi «assolutamente apolitica», ha deciso di foraggiare il partito di Silvio Berlusconi.
Scuole “leghiste”.
A questo lungo elenco ovviamente non poteva mancare Fratelli d’Italia. Che a quanto pare piace a mondi profondamente diversi l’uno dall’altro. Spiccano, ad esempio, i 30mila euro del gruppo Cremonini, leader nel settore alimentare, o di quelli della Eurologistics, che si occupa di locazione di immobili. Curiosi, a proposito dell’imparzialità politica delle associazioni di categoria, anche i 3mila euro della Federalberghi di Roma. A proposito di ricettività, però, il partito di Giorgia Meloni piace anche alla Bassani srl, società attiva proprio nel mondo del turismo, che ha versato il 22 settembre altri 10mila euro al primo partito d’Italia. E la Lega di Matteo Salvini? Accanto a privati cittadini e società, piace anche agli istituti scolastici. Qualche esempio? Il 26 settembre (dunque un giorno dopo le elezioni politiche) l’Istituto paritario “Del Majo” di Pagani in provincia di Salerno ha versato la bellezza di 25mila euro alla Lega. E non è proprio una novità. Agli inizi di settembre, infatti, a foraggiare Salvini con 50mila euro era stato l’Istituto scolastico “Cesare Brescia”. La particolarità? Parliamo sempre di una scuola campana, essendo l’istituto di Pompei. Su qualche punto, insomma, è riuscito a conquistare i cuori meridionali. Altra coincidenza è quella del 5 settembre: 20mila euro sono arrivati dall’Irsaf, Istituto di Ricerca scientifica e di alta formazione. Una delle sede principali? A Caserta. Ma non è tutto. In mezzo a tutte le altre elargizioni spiccano i 50mila euro versati il 6 settembre dalla Sostenya Green srl che a quanto pare si occupa di green economy. Tema in cui crede fortemente, dato che il giorno prima ha versato altri 30mila euro a Italia viva. Tanto per dimostrarsi bipartisan.
Ministri benefattori.
Le curiosità scorrendo gli elenchi dei “benefattori” dei partiti, però, sembrano non finire mai. E così si scopre un altro dettaglio. Molti dei politici e dei principali personaggi politici della XIX legislatura hanno finanziato i rispettivi partiti proprio in questo periodo, a cavallo delle elezioni e dunque poco prima delle nomine (o delle elezioni) che li hanno toccati. Prendiamo il ministro Gilberto Pichetto Fratin, oggi a capo del dicastero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Ebbene, dopo aver finanziato Forza Italia con 900 euro, a inizio settembre risulta un assegno di 20mila euro. Il 14 settembre, invece, risulta un bonifico di 10mila euro di Giovanbattista Fazzolari, oggi sottosegretario per l’attuazione del programma, a Fratelli d’Italia; qualche giorno prima (l’8 settembre) 8mila euro del nuovo presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il 20 settembre, invece, è toccato a Nello Musumeci, neo-ministro del Mare, che ha versato 5mila euro. Tutti contributi, ovviamente, legittimi e inevitabili per chi è iscritto a un partito. Certo, in altre circostanze più e più volte si sono accumulati ritardi nei pagamenti che invece dovrebbero essere mensili. Restano, insomma, le curiosità della mole dei finanziamenti e, soprattutto, delle tempistiche.
mercoledì 2 febbraio 2022
MiniMario. - Marco Travaglio
Un anno fa, 2 febbraio 2021, Mattarella chiamò Draghi per sostituire Conte, dimissionario dopo aver avuto la fiducia di Camera e Senato, con un coso mai visto prima: “Un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica” con “tutte le forze politiche presenti in Parlamento”. Sfortunatamente abboccarono tutti i partiti tranne fortunatamente uno (sennò avremmo avuto un coso già visto prima, ma nelle dittature). Il progetto era chiaro: cancellare il popolarissimo premier che aveva gestito la pandemia e portato a casa 209 miliardi di Pnrr; raddrizzare le gambe agli elettori che avevano sbagliato a votare nel 2018 per un cambiamento radicale (ribattezzato dai gattopardi “populismo” e “sovranismo”); neutralizzare i partiti vincitori annegandoli in una maggioranza così ampia da renderli ininfluenti e infiltrando in ciascuno di essi un PdD (partito di Draghi) per scardinarne le leadership e riportarli a più miti consigli. Perciò i ministri politici furono scelti, con rare eccezioni, fra i più allineati al sistema: Di Maio per il M5S, gli antisalviniani Giorgetti, Garavaglia e Stefani per la Lega, i lettiani (nel senso di Gianni) Brunetta, Gelmini e Carfagna per FI, più i pidini già allineati per Dna. L’avvento di Letta (nel senso di Enrico) al vertice del Pd agevolò la restaurazione. Il cerchio si sarebbe chiuso se Grillo, dopo aver trascinato i 5S nel governo dei “grillini” Draghi e Cingolani, avesse buttato fuori Conte dopo avergli dato le chiavi: ma la congiura fallì per la rivolta dei militanti.
In ogni caso, chi aveva architettato questo bel progettino era certo che SuperMario avrebbe fatto tali miracoli da lasciare senza fiato gli italiani, regnando sull’Italia, l’Europa e l’orbe terracqueo per almeno 10 anni. Invece non ne azzeccò quasi nessuna, mentre la maionese della maggioranza impazziva. Allora tentò la fuga al Quirinale. Ma, malgrado le sue frenetiche manovre, non se lo filò nessuno (5 voti). Costringendo Mattarella a tagliarsi la faccia e a smentire mesi di “rielezione mai”, pur di salvare il salvabile del Piano Gattopardo. Risultato. Tutte le massime istituzioni sfregiate o screditate: il “nuovo” capo dello Stato che rinnega la parola data come un Napolitano qualsiasi; SuperMario sconfitto, umiliato e ridotto a MiniMario; la presidente del Senato ridicolizzata in diretta tv; la direttrice del Dis impallinata da Letta jr., Di Maio, FI e frattaglie varie (e screditata dalla foto con Giggino); la maggioranza in frantumi, con le coalizioni e i partiti in pezzi; l’“antipolitica” ai massimi storici, col nuovo boom dell’astensionismo; e un solo partito che ci lucra: l’unico che sta all’opposizione, il più “populista” e “sovranista” fra quelli che i gattopardi volevano radere al suolo. Bei pirla.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/02/minimario/6477311/
mercoledì 14 aprile 2021
La “pace terrificante” dei partiti, da Salvini al “poro” Calenda. - Andrea Scanzi
È difficile immaginare un periodo storico più spaventosamente spento e, al tempo stesso, pericolosamente violento, come questo. Da una parte un crescendo di violenza, fisica e verbale, dettata da ignoranza, invidia e frustrazione. Dall’altra, una calma piatta insopportabile e non poco ipocrita, piombata su questo Paese come una mannaia anestetica con l’avvento (del nostro scontento) del governo Draghi. Una tale stasi generale si ripercuote su tutto, anche sul dibattito politico. Ne sono prova i social, dove la politica tira meno di un post di Renzi, e pure i talk-show, dove per creare una polemica occorre sganciare una bomba in studio. Anche questa rubrica ne risente: chi merita, oggi, un identikit? Draghi? Abbiamo già dato. Figliuolo? Nel dubbio tra averne paura (Murgia) o esserne divertito (Travaglio), scelgo una garbata incredulità nel vederlo addirittura sopra quello scranno. Ne consegue che, oggi, l’identikit non riguarderà una persona, ma i partiti sulla scena politica. Ecco una rapida ricognizione al tempo della peste. E della “pace terrificante”, come la chiamava De André.
Lega. È ancora in testa ai sondaggi, ma in un anno Salvini ha perso dieci punti. Un disastro acuito da questa sua fase politicamente surreale in cui è al governo, ma finge di non esserci. Baristi e ristoratori sono incazzati neri, e non solo loro, perché aveva promesso la Luna e alla fine non ha dato loro neanche un Sallusti. La fronda giorgettiana è insidiosa. E Zaia vale trecento volte Salvini. Oltre a ciò, la Meloni lo sta sabotando. La crisi che pervade Salvini è dimostrata pure dal fatto che, sui social, ogni tanto è costretto a rilanciare qualche frase di De Angelis o Briatore per raccattare tre like in croce. Poveretto.
Pd. Boh. Letta ci sta provando. Pare aver scelto Conte e non Renzi, e ci mancherebbe altro: il primo ha molti più voti (ci vuol poco) e il secondo è Renzi. Letta ha però ancora molto da fare per derenzizzare il partito, e questa sua guerra santa alla Raggi – benché lecita – fa un po’ ridere.
FdI. È in crescita, dunque ha ragione Meloni. La quale, se non altro, è stata coerente nel non entrare nel carrozzone ora al governo. Ovviamente la sua opposizione è ora assai meno urlata di prima, perché se sbraita troppo Salvini e Berlusconi le tirano le orecchie. I problemi di Donna Giorgia sono i soliti: una classe dirigente non di rado inquietante, i legami col fascismo tutt’altro che tranciati, una comunicazione populisto-becero-sovranista e alleati così gradevoli che in confronto viene quasi voglia di rivalutare Luis Miguel.
M5S. Boh (bis). È in perdurante fase di stallo, è entrato nel governo da maggiorente ma non sta toccando palla, non va più in tivù (e fa bene) ma nel frattempo sta scomparendo pure dai social (a giudicare dalle interazioni). Conte dovrà rivoltare il movimento (anzi “partito”) come un calzino.
Forza Italia. Gli zombie sono più vivi.
Italia Viva. Chi?
Mdp/SI. Ovvero Speranza, Bersani e Fratoianni, per citare le figure più emblematiche. I primi due appoggiano il governo (anzi uno c’è proprio dentro), il terzo no. I sondaggi piagnucolano, ma qualche segnale di vita pare arrivare. Di sicuro un’alleanza organica tra M5S e Pd non potrà prescindere da loro.
Bonino. Non scherziamo, dài.
Calenda. Lo adoro, perché è uno dei pochi che ha più ego di me, Severgnini, Carofiglio, Travaglio, Cazzullo e Friedman messi insieme. Quindi stima. Anche se continua ad avere meno voti del Poro Asciugamano.
Quindi, riassumendo: siamo nella merda. Però fingiamo di non saperlo. Daje!
IlFattoQuotidiano
sabato 6 febbraio 2021
Governo, la diretta – In corso l’incontro tra Beppe Grillo, la delegazione M5s e Draghi. La Lega ha già detto Sì: “Noi ci siamo senza condizioni.”
DIRETTA ORA PER ORA - Alle 11 il presidente incaricato ha ricevuto la delegazione del Carroccio e Matteo Salvini. Poi toccherà al Movimento 5 stelle.
La Lega è disponibile a partecipare al governo Draghi “senza condizioni“. Ora tocca alla delegazione del Movimento 5 stelle che, poco prima, si è riunita con Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Daviide Casaleggio. Il garante ha pubblicato un post con le cinque proposte che farà al presidente del Consiglio incaricato: tutte riguardando l’ambiente. Oggi il presidente del Consiglio incaricato chiude il primo giro di consultazioni con i partiti.
Dentro il Movimento la discussione però rimane molto accesa. Luigi Di Maio ha aperto la giornata ribadendo che “i 5 stelle saranno responsabili”. Perché “la posta in gioco e altissima” e il garante “sa sempre guardare lontano”. Sulla linea opposta l’ex deputato Alessandro Di Battista, che ha ribadito il suo no a quello che per lui rimane “l’apostolo delle élite” e a un governo che per lui rimane un “assembramento pericoloso” anche per la presenza di Forza Italia: “Con loro mai”.
Salvini a Draghi: “Noi non poniamo condizioni. C’è condivisione sui temi” – Anche la Lega (dopo Pd, Fi, Leu e Italia viva) ha dato la sua disponibilità e senza porre condizioni. Dopo giorni in cui è oscillato tra “o noi o Grillo” e il “tutti i partiti dentro come nel dopoguerra”, oggi al presidente del Consiglio incaricato il leader del Carroccio ha detto: “Noi non poniamo condizioni. Altri lo fanno, noi nessuna condizione né su persone né sulle idee. Il bene del Paese deve superare interesse personale e partitico. Io preferisco esserci e controllare. Preferisco essere nella stanza dove si decide piuttosto che stare dove si assiste ad esempio nella stanza dove si deciderà come spendere i 209 miliardi del recovery”. Parlando dei temi, Salvini ha detto di aver “trovato una sensibilità comune”: “Nessuna tassa, semmai una pace fiscale per aiutare i cittadini. Molto tempo è stato impegnato sui temi di sviluppo, crescita, cantieri, ripartenza, edilizia e opere pubbliche. Credo sia fondamentale per ridare lavoro, ad esempio dalla Tav al ponte sullo Stretto, dal Brennero alla Pedemontana fino a sviluppo dei porti”. Quindi “noi siamo a disposizione“. E sui ministri? “Sull’idea di squadra non siamo noi a chiedere, non abbiamo chiesto posti, lasciamo a Draghi decidere come organizzare la squadra. Semplicemente essendo il primo partito, non accettiamo che altri dicano: ‘Loro no!’ perché significa dire no all’Italia, specie sentirselo dire da chi ha il 2%. Comunque credo che Draghi saprà amalgamare e coinvolgere tutti”.
Di Maio: “Movimento 5 Stelle sarà responsabile” – Chi ha ribadito la disponibilità del Movimento al dialogo è stato Luigi Di Maio: “Draghi ha un profilo prestigioso. Adesso è arrivato il tempo del debito buono”, ha detto alla Stampa. E non ha chiuso all’ingresso della Lega nel futuro esecutivo esprimendo stima per Giancarlo Giorgetti, ma anche per “alcuni esponenti di Forza Italia” con i quali ha rapporti “cordiali e costruttivi”. “Ho chiesto maturità e responsabilità istituzionale perché lo dobbiamo al capo dello Stato ma soprattutto al Paese. In ballo c’è il futuro di tutti“. Quanto a Draghi, “ha indubbiamente un profilo prestigioso, tra l’altro ha una prospettiva economica diversa da quella di Monti. Abbiamo detto che lo ascolteremo, è giusto farlo. E lo faremo partendo dai temi”. Se sarà richiesto, come successo per il Conte I e il Conte II, si voterà su Rousseau. Quanto a un sì a un governo tecnico, “abbiamo ribadito più volte la necessità di un governo politico, le regole della democrazia sono chiare, le forze politiche in Parlamento sono espressione della volontà popolare”. Intanto, dice ancora, “aspetto l’esito delle consultazioni. Ma non possiamo nasconderci dietro ai pregiudizi o rinchiuderci nell’ipocrisia. Il M5s ha intrapreso un percorso di maturità, sta acquisendo a mio avviso una nuova credibilità e non deve aver paura dei cambiamenti. Siamo noi stessi l’essenza del cambiamento, abbiamo stravolto lo scacchiere politico degli ultimi dieci anni, ora abbiamo una grande responsabilità. Ascoltare per difendere ciò in cui si crede non significa vendersi o compromettersi, significa usare la testa e riflettere. E comunque saranno i parlamentari a decidere”.
Di Battista: “Mai in un governo sostenuto da Forza Italia” – Chiusura totale invece da parte di Di Battista: “Se fossi in Parlamento non darei la fiducia al presidente Draghi”, ha ribadito oggi. Questo per il passato di Draghi “da Direttore generale del Tesoro (privatizzazioni, svendita patrimonio industriale pubblico italiano, contratti derivati) e da Governatore di Banca d’Italia”. Per Di Battista il problema è proprio la formazione di governo che sarà creata: “Tuttavia il punto non è neppure lui. Io non potrò mai avallare un’accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega. Tutti dentro perché nessuno ha intenzione di fare opposizione. Oltretutto in democrazia l’opposizione serve, è necessaria”. Per quanto mi riguarda io non posso accettare “un assembramento parlamentare” così pericoloso. Non lo posso accettare perché la stragrande maggioranza delle forze politiche che si stanno inchinando al tredicesimo apostolo non rappresenta le mie idee”. Al momento l’unico partito che dirà no alla fiducia è Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni. Tra i partiti indigesti per Di Battista c’è proprio Forza Italia. “Il 9 febbraio del 2018, lessi ad Arcore la sentenza di condanna definitiva di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia. Quella sentenza dimostra il pagamento di ingenti somme di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra. Pochi mesi dopo, un’altra sentenza, quella sulla Trattativa Stato Mafia (I grado) ha confermato il fatto che B. continuò a pagare ingenti somme di denaro a Cosa Nostra palermitana anche dopo essere stato eletto Presidente del Consiglio”. Per questo, ha concluso, “io non ce la faccio. Io non sosterrò mai un governo sostenuto da Forza Italia“.
CRONACA ORA PER ORA
12.20 – Delegazione M5s si sposta per l’incontro con Draghi
Ma ci sono i giornalisti? Perché siete lì?”. Così Beppe Grillo, muovendo dalla sala Tatarella di Montecitorio diretto nella Biblioteca per incontrare Mario Draghi, rivolgendosi ai giornalisti della stampa parlamentare che attendono la fine della riunione M5S che ha preceduto l’incontro con il premier incaricato.
11.44 – Salvini: “Non abbiamo posto condizioni”
“Noi non poniamo condizioni. Altri lo fanno, noi nessuna condizione né su persone né sulle idee. Il bene del paese deve superare interesse personale e partitico”.Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con Draghi.
11.40 – Salvini: “Nessuna tassa, semmai una pace fiscale”
“Nessuna tassa, semmai una pace fiscale per aiutare i cittadini. Molto tempo lo abbiamo impiegato sullo sviluppo e crescita”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con Draghi.
11.20 – Vertice M5s alla Camera: ci sono Grillo, Conte, Crimi e Casaleggio
È iniziato, nella sala Tatarella della Camera, il vertice del Movimento 5 Stelle prima delle consultazioni con il presidente incaricato, Mario Draghi. Alla riunione sono presenti il garante, Beppe Grillo, il premier uscente, Giuseppe Conte, il capo politico, Vito Crimi, tutta la squadra dei ministri e i capigruppo di Camera e Senato. Inoltre, partecipa anche il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio.
11 – Conte: “Primo giorno da leader? Non mi risulta”
Il primo giorno da leader del Movimento? ”Non mi risulta…”. Così il premier uscente Giuseppe Conte, intercettato dai cronisti prima del suo arrivo a Montecitorio per il vertice dei big M5S. A chi gli chiede se ora l’attenda un nuovo inizio, “lo saprete…”, risponde con un sorriso prima di infilarsi nell’auto che lo ha condotto alla Camera.
giovedì 4 giugno 2020
Tanti soldi, pochi voIti: i dannati del virus. - Giacomo Salvini
mercoledì 13 maggio 2020
Basta “partiti del partito preso”: serve buon senso. - Antonio Padellaro
domenica 26 aprile 2020
Lottizzazione selvaggia a Mps. Nel cda pure il suo fornitore. - Giorgio Meletti e Carlo Tecce
Renzi piazza l’amico Bassilichi, che fa affari con Siena. Il Tesoro (azionista) lo sa?
mercoledì 7 agosto 2019
Il "Partito degli Affari" Pd-FI: sì al Tav per scansare le urne. - Ilaria Proietti
In Senato – I renziani, pur di evitare le elezioni, spingono i dem a non lasciare l’aula: “Siamo contro chi non vuole l’opera”. La Lega minaccia: votiamo le mozioni “pro”...