Apparire, esserci, dettare l’agenda politica. E poi, di conseguenza, vincere le elezioni. Il primo a teorizzarlo fu Niccolò Machiavelli secondo cui “un principe, dunque, non deve realmente possedere tutte le qualità, ma deve far credere di averle”. Eppure, l’esigenza di apparire e di comunicare in politica può essere controproducente. L’assenza, insegnava Giovanni Giolitti, a volte paga. Ma non tutti hanno seguito questa strada. E l’emergenza da coronavirus ha dato una nuova conferma a questo assunto. Ma se il lockdown obbligato ha chiuso le piazze e bloccato i comizi e manifestazioni (fino a maggio), impedendo strette di mano e selfie col pubblico, la propaganda politica si è spostata online. Così i social network sono diventati essenziali per i leader politici, con un effetto sorprendente: chi ha comunicato, e speso di più, è crollato nei sondaggi. Mentre chi si è concentrato meno sulla comunicazione diretta con gli elettori via Facebook e Instagram ha aumentato il proprio consenso.
Questo risultato emerge dall’incrocio dei dati della “Libreria inserzioni” sulla spesa dei leader e dei partiti politici per sponsorizzare i propri post su Facebook, il principale social usato dagli italiani, con 29 milioni di utenti, che si è dotato di questo strumento per rendere trasparenti gli investimenti pubblicitari delle pagine. Sebbene il social di Mark Zuckerberg certifichi cifre precise, in realtà la “Libreria Inserzioni” specifica che si tratta di una stima del denaro speso dalle diverse pagine, comprendendo quello già fatturato e quello non fatturato.
Il periodo analizzato è relativo all’ultimo anno (da marzo 2019 al 31 maggio 2020) e in particolare nei tre mesi del lockdown, dal 3 marzo alla fine del mese scorso. Nell’ultimo anno, sul podio dei più “spendaccioni” su Facebook si posizionano: Matteo Salvini tramite la pagina “Lega Salvini Premier” (255.112 euro), Matteo Renzi (173.490 euro) e Silvio Berlusconi (93.858 euro). A seguire, Carlo Calenda (55.773 euro), Giorgia Meloni (42.085) e Teresa Bellanova, che arriva addirittura a spendere 15.799 euro per finanziare i propri post.
In fondo alla classifica si posizionano i principali esponenti di governo e della maggioranza: spendono zero il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Roberto Speranza e Alfonso Bonafede. Nulla anche la spesa dell’attuale capo reggente del Movimento 5 Stelle Vito Crimi mentre, in 15 mesi, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha investito solo 1.649 euro, superato anche dalla leader di “Più Europa” Emma Bonino (3.673€).
Restringendo la ricerca al periodo di lockdown causato dal Covid-19 (marzo-maggio 2020) il Fatto ha scoperto che Renzi ha scavalcato Salvini nella classifica dei leader che investono di più sui social network: l’ex premier ha speso ben 22.864 euro per sponsorizzare i suoi post (di cui 150 € nell’ultima settimana di maggio, senza considerare il nuovo libro appena uscito) contro i soli 1.646 del Matteo in salsa leghista. Quest’ultimo viene sorpassato anche da Carlo Calenda, leader di “Azione” che nelle ultime settimane ha puntato molto sulla iper-presenza comunicativa come nel caso della garanzia statale sul prestito di Fca: l’ex ministro del governo Renzi ha speso ben 5.562, di cui 1.000 dal 25 al 31 maggio, per sponsorizzare i suoi video messaggi contro gli assistenti civici, il trio “paternalistico” e “incapace” Tridico-Boccia-Arcuri e contro le richieste della famiglia Elkann sul prestito da 6,3 miliardi.
Eppure i tre leader che hanno speso di più su Facebook, sono anche coloro che hanno risentito maggiormente del lockdown in termini di consenso elettorale: secondo i sondaggi Ipsos di Nando Pagnoncelli degli ultimi tre mesi, Matteo Renzi è il leader meno amato dagli italiani con il 13% mentre Italia Viva da inizio anno è passata dal 4,3 al 3%. Lo stesso vale per Matteo Salvini che a febbraio piaceva a quattro italiani su dieci (38%) mentre a fine maggio è crollato al 33%, con la Lega che ha perso ben 7 punti percentuali: dal 31% al 24% di oggi. Carlo Calenda invece non viene analizzato da Ipsos mentre il suo partitino, Azione, non riesce a sfondare il 2% nonostante l’investimento sui social.
Se può sembrare strano che la spesa del premier Conte, dei ministri e dei leader che sostengono la maggioranza sia così bassa, in realtà tutto dipende dalla diversa strategia comunicativa dei partiti: c’è chi preferisce investire sul leader e chi sulle pagine delle forze politiche, veicolando i messaggi non solo dei ministri e dei segretari di partito ma anche dei parlamentari di seconda e terza fila.
Nell’ultimo anno il Pd ha speso più di tutti (153.618 euro), al secondo posto si posiziona Fratelli d’Italia che, sommando la pagina del partito e quelle dei gruppi di Camera e Senato, ha speso circa 55 mila euro in un anno e poi il Movimento 5 Stelle con 49.999 euro. La Lega invece ha investito solo 800 euro per sponsorizzare i propri post, lasciando tutto lo spazio alla pagina di Matteo Salvini. Dei 173 mila euro spesi da Matteo Renzi negli ultimi 15 mesi, infatti, solo 1.700 riguardano la sua pagina personale e il resto viene spartito da Italia Viva (67.622 euro) e i Comitati “Ritorno al Futuro” (circa 100 mila euro).
Un ruolo fondamentale, durante l’emergenza coronavirus, lo hanno giocato anche i Presidenti delle Regioni che hanno assunto un ruolo sempre maggiore sui tavoli nazionali perché a loro spetta la competenza sanitaria e il potere di contrattazione con il governo. Dai dati emerge che a investire di più sui social sono stati i governatori che a settembre dovranno cercare una rielezione tutt’altro che scontata, approfittando dell’emergenza per diventare leader nazionali. Il recordman è il governatore della Campania Vincenzo De Luca che da marzo a maggio ha speso quasi due mila euro a settimana: più di 36 mila euro dei 53 mila totali da marzo 2019 (superando qualsiasi altro politico italiano), mentre al secondo posto si posiziona il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (936 euro) e al terzo il pugliese Michele Emiliano (100 euro). A quota zero invece Luca Zaia (Veneto) che ha già la vittoria in tasca.
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