giovedì 4 giugno 2020

“A Milano il virus vi ha fatto rivedere il cielo senza smog”. - Fabrizio d’Esposito

“A Milano il virus vi ha fatto rivedere il cielo senza smog”

Serge Latouche. Decrescita e Covid.
Serge Latouche si ferma, tossisce e poi riprende, lento: “Bon, se questa volta ci salviamo, la prossima sarà peggio”. Male, più che bene. Decisamente.
Nella fase iniziale e drammatica della pandemia, è uscito in Italia "Come reincantare il mondo", l’ultimo libro dell’accademico francese della decrescita felice. Ossia l’economia che ha tutti gli attributi della religione, tipo le chiese-banche e le cattedrali-imprese. A sua volta imitata dalla religione che usa la metafora economica, come quando esige un prezzo per pagare i peccati. Latouche si chiede: “Questo papa è un partigiano della decrescita?”. In ogni caso, Francesco è un pontefice che, a Latouche, piace più del liberista emerito Benedetto XVI.
Francesco che prega da solo in piazza san Pietro sarà una delle immagini simbolo di questo periodo tragico ed eccezionale. Un leader?
Visto dalla Francia che è un Paese laico, non userei la parola leader, però per l’Italia è stato molto rassicurante e presente nell’emergenza. E poi lo trovo simpatico anche se sono ateo.
È stata un’Apocalisse, per rimanere in tema.
Sicuramente è l’ennesimo sintomo del collasso cui andiamo incontro. Non è il primo, né sarà l’ultimo.
Pessimista, eh?
Vede, la cosa più interessante è che per la prima volta la salute è stata considerata più importante dell’economia. Basta pensare al cambiamento di Macron o a voi italiani che siete stati i primi a muovervi.
Il premier Conte è stato accusato di dittatura.
Credo che tutto sommato questo Conte, che all’inizio contava poco, si è rivelato un uomo di Stato di una certa dimensione. Quanto alle accuse, be’, c’è poco da dire: era ben difficile fare altrimenti. C’erano alternative alle politiche di confinamento?
Prima la salute.
Siamo ritornati alle origini del contratto sociale di Hobbes, quando la gente rinunciava a tutti i diritti per salvare la vita.
Il contrario del contratto liberale di Locke.
Qui il contratto sociale vale per cercare la ricchezza a scapito di tutto il resto. Attenzione però: le due visioni sono antagoniste ma complementari.
Qualcosa cambierà, tuttavia.
Il produttivismo, la globalizzazione hanno mostrato la loro fragilità. Tutte le mascherine, per esempio, sono arrivate dalla Cina. L’Occidente è rimasto vittima di se stesso.
Lei spera, senza dubbio.
Sì, ma non basterà per cambiare.
Ora si riapre soprattutto per accontentare il sistema liberista.
Le forze economiche sono state le prime a spingere per la riapertura. Dopo questa parentesi vorranno tornare alla crescita come prima.
Ma?
Allo stesso tempo molta gente è stata colpita dal fatto che si poteva respirare meglio.
Il cielo è blu sopra il virus.
In tanti hanno capito che si poteva vedere il cielo senza smog a Pechino o a Milano. Addirittura hanno constatato che si viveva meglio.
Il Covid-19 come occasione da non sprecare.
Parte della popolazione ha preso coscienza. Il progetto di rottura del produttivismo si fa strada. La descrescita è l’unica via di uscita. Altrimenti la prossima volta sarà peggio.
Una decrescita forzata, in questo caso.
Sì certamente, ma in questa presa di coscienza c’è chi ha scoperto che si può vivere senza consumare tanto. Non solo. Ci sono state forti manifestazioni di solidarietà, di creatività. È stato bello applaudire dai balconi i medici. Tutto questo può essere decisivo.
C’è stato finanche lo smart working di massa.
Ecco, questa virtualizzazione della vita è stata terrificante. Jean Baudrillard (teorico della postmodernità, morto nel 2007, ndr) aveva già profetizzato il trionfo della vita virtuale sul reale.
Dal lavoro alla scuola.
Bisognerà studiare i danni, per esempio, dei bambini davanti ai computer.
C’è da reincantare il mondo, lei scrive, con la saggezza, con “una gestione democratica del senso”. E politicamente?
Con un new deal ecologico e protezionista.
L’ecosocialismo, in una parola.
La pandemia ha accelerato il ritorno dello Stato. Anche se si cercherà di ripristinare la normalità, la logica dell’austerità, del rigore, dei bilanci è saltata in aria.
Il totem del Pil, religione europea.
Ci vorrà un deficit gigantesco per salvare il sistema.
Però tutto questo rischia di riempire di voti la pancia di una destra nera.
Questo è il più grande pericolo, penso soprattutto all’ungherese Orbán che incarna il populismo di destra al governo.
Al di là dell’oceano c’è Trump, per non parlare di Bolsonaro. Il loro approccio al virus, diciamo così, è stato controverso, se non negazionista.
Bolsonaro è un pazzo. Trump ma pure il britannico Johnson non volevano piegarsi alle misure di confinamento, poi sono stati obbligati dalle circostanze. È stato un risultato della pressione dell’opinione pubblica, sulla base di quello che dicevano gli scienziati.
La pandemia come un punto di inizio, in definitiva.
Ci ha ricordato che prima della ricchezza c’è la vita.
E nessuno “vuole tornare nelle caverne”: nel suo ultimo libro lei cita un passaggio di papa Francesco tratto dall’enciclica Laudato si’.
Rispetto ai suoi predecessori questo papa ha fatto autocritica ed operato delle rotture. Resta da capire se la sua rivoluzione riuscirà ribaltare il corso della storia e a invertire la marcia verso la catastrofe.
Ci crede?
La tendenza è avviata e lo dimostra appunto la presa di coscienza da parte di molti in questa emergenza. Bisogna comprendere che la modernità ci spinge all’Apocalisse finale.
Altrimenti non ci salveremo. Arrivederci, professore Latouche.

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