Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 1 dicembre 2024
I FATTI NON ESISTONO. - Marco Travaglio
mercoledì 19 aprile 2023
IL GOVERNO MELONI TAGLIA LE PENSIONI PER FINANZIARE LA GUERRA. - Liliana Gorini
Negli ultimi giorni è circolato ampiamente un video che mostra un treno che trasporta carri armati in transito alla stazione di Udine, e destinati all’Ucraina. Alcune organizzazioni pacifiste hanno protestato affermando che il governo approfitta dello sciopero dei treni per mandare armi all’Ucraina. Di fronte alle numerose proteste, il ministero della Difesa ha confermato che si trattava di obici destinati all’Ucraina, sostenendo tuttavia che sono “mezzi dismessi dal nostro esercito” e che verranno riparati dalle forze di Kiev. Magari con qualche proiettile a uranio impoverito fornito dai britannici? La Difesa ha aggiunto che l’accordo era stato preso col precedente governo Draghi, come se il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non avesse dichiarato più volte la sua intenzione di proseguire la politica di coinvolgimento dell’Italia in una guerra sanguinaria e pericolosa, che stando ad esperti militari americani come il Col. Richard Black e l’ex ispettore dell’ONU Scott Ritter potrebbe ben presto degenerare “in un conflitto nucleare”. Si sono levate molte proteste anche per l’addestramento di venti militari ucraini a Sabaudia (Latina) per l’uso di Samp-T, il sistema di difesa che il governo italiano invierà in Ucraina.
Contemporaneamente il governo Meloni ha annunciato tagli di 10 miliardi di Euro alle pensioni, esattamente la stessa cifra stanziata per finanziare la guerra in Ucraina. Mentre in tutto il mondo, tra cui in Germania, si moltiplicano gli appelli a cessare l’invio di armi e tornare al tavolo dei negoziati, mentre la Cina ha assunto un importante ruolo di mediatrice per tornare a parlare di pace, non soltanto tra Russia e Ucraina, ma anche tra Iran ed Arabia Saudita, con effetti molto importanti anche sul martoriato Yemen, che per la prima volta intravede una speranza di pace, il nostro governo continua a perseguire una folle politica di guerra, ed economia di guerra, diretta non soltanto contro la Russia ma anche contro la Cina (con l’invio della portaerei Cavour nel Pacifico, a sostegno di Washington e della sua politica guerrafondaia verso la Cina).
Come hanno spiegato relatori da tutto il mondo, inclusi ex ministri di Messico, Argentina ed Ecuador, in rappresentanza del sud globale, o della maggioranza globale, alla conferenza internazionale dello Schiller Institute che si è tenuta il 15 e 16 aprile, la politica di guerra di Europa e Stati Uniti, e del governo Meloni, va contro le aspirazioni di pace e sviluppo economico di due terzi del mondo, che si rifiutano di accettare il mondo unipolare voluto da Gran Bretagna e Stati Uniti, e accettato servilmente da tutti i governi europei, e stanno dando vita ad un nuovo sistema monetario “de-dollarizzato” per porre fine agli effetti nefasti delle sanzioni imposte dalla NATO, che hanno colpito duramente la nostra economia, invece di colpire quella della Russia o della Cina.
Nel corso di quella conferenza Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institute, ha chiesto con urgenza una nuova architettura di sicurezza e sviluppo che tenga conto dell’interesse di tutti, e soprattutto fondi una pace duratura su accordi per lo sviluppo economico, come quelli proposti dalla Cina e dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa).
Se oggi ci fossero De Gasperi ed Enrico Mattei, sarebbero dalla parte del sud globale e di questi accordi di pace e sviluppo. Purtroppo i nostri governi sono da decenni in mano a pupazzi dell’UE e della NATO, da Monti fino a Draghi e Giorgia Meloni, incapaci di una visione positiva, e decisi a proseguire con la politica di guerra fino a quando non sarà morto l’ultimo ucraino, o non avranno scatenato la terza guerra mondiale.
E’ tempo che il movimento pacifista, che ha già portato 50.000 persone in piazza a Berlino in febbraio, si faccia sentire anche in Italia. Prima che sia troppo tardi. Una iniziativa importante in questo senso è il comitato per un referendum “Ripudia la guerra” promosso dal Prof. Enzo Pennetta, che si rifà all’articolo 11 della Costituzione italiana, che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Di Liliana Gorini, presidente di Movisol
https://comedonchisciotte.org/il-governo-meloni-taglia-le-pensioni-per-finanziare-la-guerra/
venerdì 23 luglio 2021
“Pago pure il Fatto”: proposta indecente dall’uomo di Renzi. - Thomas Mackinson
“Voglio finanziare il Fatto Quotidiano”. La proposta irricevibile arriva alla fine dell’intervista all’onorevole Gianfranco Librandi di Italia Viva. Lo chiamiamo perché la sua storia diventerà presto un film che sarà distribuito su Amazon. Dal colloquio ne esce però un altro: quello di un deputato della Repubblica che, oltre ai partiti, si offre di finanziare i giornali per evitarsi cattiva pubblicità. La telefonata è registrata. Potrebbe sembrare solo una battuta, ma Librandi è tanto serio da spiegare come si fa, indicando le possibili “soluzioni“: “Noi facciamo fiere per illuminazioni, eventi importanti e li pubblicizziamo sui giornali. Si può fare anche con voi, no?”.
Il deputato-imprenditore esplicita anche i termini del “patto”: “Se lei non mi frega diventiamo amici, la prossima volta la chiamo io e ci troviamo, parliamo e facciamo tutto. È un consiglio che le do, visto che tutti e due siamo nell’agone politico, giusto?”.
Mica tanto, ma così pare a Gianfranco Librandi da Saronno, classe 1954, onorevole e titolare di un’azienda dei led da 180 milioni di fatturato, parte dei quali finisce regolarmente a partiti e candidati d’ogni colore.
La premessa è che, di questi tempi, il binomio politica-cinema non porta benissimo: il leader del suo partito Matteo Renzi è finito indagato (insieme a Lucio Presta) dalla Procura di Roma che ipotizza l’esistenza di “rapporti contrattuali fittizi” dietro i compensi percepiti dall’ex premier anche per il documentario dedicato a Firenze. Da qui parte l’intervista.
Sicuro di voler intraprendere la stessa strada?
Questo film non c’entra niente dal punto di vista dell’idea e pure del finanziamento. Non ho ricevuto e non ho pagato nulla, dunque il tema di Renzi non c’è.
Eppure il suo nome spunta (anche se da non indagato) nelle carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open, quando si scopre che passando dal Pd a Italia Viva ha portato una dote di 800 mila euro a Renzi.
Io finanzio da sempre il centrosinistra, ma le ribadisco che il parallelo con Renzi non c’è. Poi lui chiarisce sempre tutto, è solo accanimento contro di lui.
Un film su Librandi, benché vivente. Come le è venuto in mente?
In realtà non è un’idea mia, ma del regista Luciano Silighini (ndr: già dirigente di Forza Italia a Saronno, autore di cortometraggi come Uno di noi, la risposta berlusconiana al film Loro di Paolo Sorrentino).
Cosa si vedrà?
Non ho letto il copione, ma parlerà di mio padre, partigiano e patriota, e della storia che cinque anni fa ho raccontato nel libro Ce la puoi fare: l’ho scritto per dire che se ce l’ho fatta io che ero poverissimo ce la possono fare tutti. Per dare speranza ai nostri giovani. Le mando la copertina, a dimostrazione che non ce l’ho col Fatto Quotidiano.
Il film parlerà anche di politica?
No, magari un riferimento al fatto che sono anche deputato.
Dell’alterco, davvero da film, con i finanzieri? Li apostrofò peggio del Marchese del Grillo.
La mia azienda è sempre stata collaborativa col Fisco. Quella volta lì abbiamo ricevuto una visita un po’ “aggressiva”, sopra le righe diciamo, ma non ho mai detto “io sono un onorevole, un intoccabile, voi siete morti” e tutte le altre cose riportate dagli agenti e dai giornali.
Ovviamente li avrà querelati per aver riportato il falso…
No.
E com’è finito quell’accertamento?
Hanno trovato degli errori formali e abbiamo già chiuso. La mia è un azienda sana, che paga tante tasse, sempre di più perché cresce, e quindi questo è il nostro orgoglio: pagare le tasse.
E non solo quelle. Negli anni lei ha finanziato anche Tabacci, Parisi, il Pd, Gori, Bonaccini, Renzi, pure Calenda e fino a Fratelli d’Italia. Nel 2016 finanziò sia Sala sia la rivale Gelmini. Insomma, lei finanzia proprio tutti.
Voglio finanziare anche il Fatto Quotidiano.
Scusi, come?
Voglio collaborare, come posso dire… costruire insieme e allora si possono così trovare delle soluzioni. Noi facciamo ad esempio delle fiere per illuminazioni, facciamo degli eventi importanti e li pubblicizziamo sui giornali e si può fare anche con voi, no?
(silenzio imbarazzato…)
Però lei è proprio un bel tipo, io sono cordiale e le sto rispondendo giusto? Se lei non mi frega diventiamo amici, la prossima volta la chiamo io e ci troviamo, parliamo e facciamo tutto. Se mi frega invece siamo fregati; è un consiglio che le do, visto che tutti e due siamo nell’agone politico, giusto?
ILFQ
venerdì 4 dicembre 2020
Da Zuckerberg 1 milione per una super 'TAC' che 'guarda' nel corpo.
Sviluppata a Grenoble, ha mostrato i danni da Covid nei polmoni.
La fondazione benefica di Mark Zuckerberg e della moglie Priscilla Chan premia con un milione di dollari il progetto di ricerca europeo che ha messo a punto una nuova tecnica di tomografia a raggi X (chiamata HiP-CT) per guardare dentro il corpo umano con una risoluzione senza precedenti. La tecnologia è stata sviluppata grazie alla sorgente di raggi X più brillante al mondo, presso il sincrotrone Esrf di Grenoble, e ha già permesso di fare un 'viaggio allucinante' dentro al polmone di una vittima di Covid-19, mostrando i danni causati dal virus SarsCoV2 con una definizione decine di volte superiore a quella di una comune tac.
I risultati preliminari dello studio sul polmone malato sono stati tradotti in un'animazione 3D: il video, pubblicato su YouTube dal sincrotrone Esrf, mostra deformazioni in bronchi e alveoli polmonari e rende visibile tutta la rete di vasi sanguigni dell'organo, fino ai più piccoli capillari coinvolti nello scambio gassoso negli alveoli.
In blu sono evidenziate le parti del polmone piene di aria, in rosso i vasi sanguigni liberi e in giallo quelli ostruiti: l'ennesima prova di come le alterazioni della rete vascolare giochino un ruolo centrale nella malattia.
Il progetto di ricerca, che potrà imprimere una vera svolta nello studio del corpo umano e delle sue malattie, è coordinato da Paul Tafforeau della European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) insieme a Peter Lee e Rebecca Shipley dell'University College di Londra. Cruciale per la sua realizzazione è stato il recente potenziamento del supermicroscopio europeo Esrf: costato 150 milioni di euro, ha permesso di installare la sorgente di raggi X più brillante mai ottenuta (Extremely Brilliant Source, Ebs), basata su un'idea del fisico italiano Pantaleo Raimondi.
(Nella foto: Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan mentre presentano la loro iniziativa a favore della ricerca biomedica (fonte: Chan Zuckeberge Initiative)
martedì 10 novembre 2020
Leopolda chi? - Marco Travaglio
Cinque domandine facili facili.
1) Chi ha accusato i pm che indagano su di lui di “cercare la battaglia, la ribalta e la visibilità mediatica”, di “seguire la viralità sui social più che le sentenze della Cassazione”, di essere “ossessionati” da lui e famiglia come “affetti stabili”, di avergli inviato “un avviso di garanzia” anziché “una lettera di scuse” e di “passare le informazioni” a giornalisti? Ve lo dico io: l’Innominabile, indagato da mercoledì con Boschi&Lotti per 7,2 milioni di finanziamenti illeciti tramite la fondazione Open.
2) Secondo voi, cos’hanno fatto o detto il Quirinale, il Csm e l’Anm, giustamente prodighi di “pratiche a tutela” e note di solidarietà ai pm insultati e calunniati da B. e Salvini? Ve lo dico io: nulla. L’Anm non s’è mai riavuta dal marasma post-Palamara. E il Csm è vicepresieduto da David Ermini, amicone dei tre indagati, ai quali (oltreché a Palamara) deve la poltrona. L’unico consigliere che avrebbe l’autorevolezza per chiedere una pratica a tutela dei pm aggrediti è Davigo, infatti l’han cacciato.
3) Avete mai visto la faccia o sentito la voce dei pm fiorentini Luca Turco e Antonino Nastasi, accusati dall’Innominabile di indagare lui e i suoi cari per “visibilità mediatica” e “viralità sui social”? Ve lo dico io: mai.
4) È vero che fior di “sentenze della Cassazione” hanno già assolto gli indagati, “smentito” il reato e trasformato gli inviti a comparire in “assurdo giuridico”? Ve lo dico io: la Cassazione non ha mai smentito i finanziamenti illeciti contestati dai pm sul caso Open. Ha accolto i ricorsi di tre renziani perquisiti (gli indagati Carrai e Donnini e il non indagato Serra) contro i decreti di sequestro firmati dal gip e confermati dal Riesame, ritenuti troppo vaghi. E ha invitato i giudici a motivarli meglio, perché il finanziamento illecito richiede la prova che la fondazione Open – usata per incassare da gruppi privati 7,2 milioni in 6 anni senza dichiararli nei registri parlamentari – agisse in “concreta simbiosi operativa” con la corrente renziana in “assenza di diversa concreta operatività”.
5) Secondo voi, che ci fece Open con quei 7,2 milioni mai dichiarati dai renziani grazie alla privacy che copre i foraggiatori delle fondazioni? Ve lo dico io: finanziava i raduni annuali alla Leopolda e il comitato del Sì al referendum 2016, oltre a distribuire carte di credito a parlamentari renziani per le loro spese. Cioè pareva proprio agire in simbiosi operativa con la corrente renziana in assenza di diversa operatività.
Ci sarebbe pure una sesta domanda: chi ha detto che “la Leopolda non era un’iniziativa di partito né di una corrente Pd, ma di una fondazione dove c’era gente del Pd e di altri partiti?”. Ma a questa non riesco proprio a rispondere, perché mi scappa da ridere.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/10/leopolda-chi/5997856/
venerdì 23 ottobre 2020
“Romeo me lo portò l’amico di Renzi sr.: voleva finanziare il Pd”. - Marco Lillo e Valeria Pacelli
L’ex tesoriere dem Bonifazi ai pm.
Perché Alfredo Romeo incontrò con Carlo Russo (l’amico di Tiziano Renzi) il parlamentare renziano Francesco Bonifazi a Roma nel marzo del 2015? Secondo Bonifazi per offrire un contributo al Pd, rifiutato. Questa è la versione fornita ai pm romani dall’attuale tesoriere di Italia Viva e allora del Pd. L’esame di Bonifazi è stato voluto dal Gip Gaspare Sturzo. Nella sua ordinanza di rigetto della richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi del febbraio 2020, Sturzo aveva chiesto ai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi di approfondire un sms trovato nel cellulare di Russo, l’imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi, indagato con lui e Alfredo Romeo per traffico di influenze illecite.
Russo scrive a Bonifazi il 4 marzo 2015: “Buongiorno Francesco, solo per evidenziarti i passaggi fondamentali dell’incontro di stamani: lui deve capire che io sono il suo unico interlocutore e che ho rapporti privilegiati, senza che venga fuori il nome di T. Grazie, è davvero importante per noi, a dopo. Carlo Russo”.
“T.”, secondo gli investigatori, è la sigla usata da Russo e dall’imprenditore Alfredo Romeo per indicare il padre dell’allora premier, Tiziano Renzi. Il 21 maggio 2020 Bonifazi si presenta ai pm come testimone a sommarie informazioni e spiega: “Il messaggio (di Russo, ndr) è sicuramente precedente di poco a un incontro che ebbi nella stessa giornata con lui e Alfredo Romeo, da lui portato e che non avevo mai conosciuto prima, nell’ottica – come rappresentata dal Russo – di un possibile finanziamento al partito.
Romeo – prosegue Bonifazi – in quell’occasione mi disse che era sempre stato vicino alla nostra area politica precisando che aveva però ancora una pendenza penale in Cassazione, che lui auspicava concludersi a breve e in modo positivo. Preso atto di ciò, convenne con me che non era opportuno procedere a tale liberalità – ovviamente nelle forme di legge – ma attendere semmai la conclusione processuale”. Nel corso della breve conversazione – prosegue Bonifazi – ebbe modo di fare un accenno generico alla sua attività imprenditoriale ma non si fece alcuna richiesta di informazioni o altro. Quella è stata l’unica volta che ho incontrato personalmente Romeo”.
Ma qualcosa non torna. La Cassazione aveva assolto Romeo il 9 luglio 2014. L’imprenditore aveva solo un’indagine minore a Napoli che si chiuderà a settembre 2015 con un proscioglimento del gup.
Bonifazi lo incontra con Russo quando Romeo è alla ricerca di una piena riabilitazione morale dopo l’assoluzione, da parte del Pd. Nell’autunno del 2013, prima dell’assoluzione definitiva, Matteo Renzi aveva reso dichiarazioni poco ‘carine’ su di lui a Report sul contributo di 60 mila euro versato dalla Isvafim di Romeo alla Fondazione Big Bang.
Quando Bonifazi lo riceve nel suo ufficio di Palazzo San Macuto a Roma, Romeo è stato appena nominato presidente di Ifma, l’associazione delle grandi imprese che si occupano di facility management. Insomma non c’era più quel problema ‘reputazionale’ citato da Bonifazi come ostacolo al contributo. La versione di Bonifazi smonta ogni sospetto del Gip Gaspare Sturzo che notava: “Il messaggio di Russo a Bonifazi è del 4 marzo 2015, quindi ad appena una settimana dall’apertura delle buste della gara a più lotti della FM4 Consip”.
Il Gip scriveva (con ampio uso del maiuscolo) anche: “Il messaggio evidenzia come Russo voglia essere considerato e, quindi, qualificato quale UNICO INTERLOCUTORE dì qualcuno con cui debba avere RAPPORTI PRIVILEGIATI, soprattutto ‘SENZA CHE VENGA FUORI IL NOME DI T’. Sulla base della lettura connessa degli atti acquisiti e delle intercettazioni, oltre che delle SIT (dichiarazioni, ndr) del Marroni Luigi e del Gasparri Marco – concludeva Sturzo – non si fatica a collocare tale messaggio nella dinamica Renzi Tiziano <-> Russo Carlo <-> Romeo Alfredo”.
Sturzo indicava ai pm così la pista da seguire: “Ne consegue come allo stato, in tale ottica, debba ritenersi rafforzato il tema accusatorio sul coinvolgimento del Renzi Tiziano, ma a questo punto con la congiunta necessità di verificare il ruolo stesso del Bonifazi, altro deputato del Pd, notoriamente vicino all’epoca dei fatti al Renzi Matteo”.
Quando è sentito dai pm il 21 maggio 2020, Bonifazi però replica: “Quello fu il primo messaggio in assoluto che ricevetti da Russo”. Anche Bonifazi si rende conto che – a leggerlo – non sembra una prima volta e così aggiunge: “Il tono del messaggio è piuttosto stravagante perché una persona che di fatto conoscevo appena di vista si rivolgeva con toni perentori che peraltro mi hanno determinato da subito una diffidenza nei suoi confronti”.
E la T.? Sul punto Bonifazi è ultra-cauto: “(…) è plausibile che il riferimento a T. io l’abbia potuto associare già allora a Tiziano Renzi ma non ne sono affatto sicuro”. Comunque Tiziano non gli parlò di Russo né li vide mai insieme. Un anno e mezzo dopo Russo viene pedinato a settembre 2016 dal Noe mentre va alla sede del Pd e – secondo i Carabinieri – probabilmente in quell’occasione potrebbe aver lasciato un appunto con il curriculum di Romeo a Bonifazi perché l’imprenditore campano era interessato all’acquisto de L’Unità.
Ora Bonifazi chiarisce: “Dopo quel breve incontro (del 2015, ndr) non ho avuto altri colloqui con lui fino al settembre del 2016 quando mi venne a parlare del possibile interessamento di Romeo a rilevare L’Unità”. Poi lo incrocia qualche volta ‘casualmente’ alla stazione di Firenze e infine “nel settembre 2016 venne nel mio studio a Firenze per portarmi un breve curriculum dove si attestava anche l’esito positivo della vicenda processuale di Romeo con l’assoluzione definitiva in Cassazione dicendomi che Romeo era interessato all’acquisto de L’Unità. Lo trattai in modo sbrigativo dicendogli che avrei valutato senza dare alcun seguito (..) Russo non mi parlò di altro”.
martedì 16 giugno 2020
“Da Chávez soldi ai 5S”. I tre buchi del dossier. - Valeria Pacelli
Il caso - Il giornale spagnolo Abc: nel 2010 una valigia con 3,5 milioni a Casaleggio sr. La replica : “Falso”. L’Ambasciata: “La perizia sul documento: ecco cosa non torna”.
venerdì 22 novembre 2019
Stadio Roma, L’Espresso: “Parnasi intercettato disse: dare sostegno alla Lega. Cena a casa sua con Salvini per non farsi beccare”.
Una microspia a casa del costruttore lo registra mentre parla con un collaboratore il 6 dicembre del 2017: "Luca dice che la Lega è molto importante a livello nazionale, le ipotesi sono che ci sarà un inciucio Forza Italia- Pd. Oppure 5 Stelle e Lega, e se questo dovesse succedere loro sono in buoni rapporti con entrambi e nessuno in Italia è in questa condizione". Interrogato dai pm nel giugno scorso il costruttore ha negato che i soldi all'associazione Più Voci fossero un finanziamento occulto al Carroccio.
Naturalmente ci si chiede: ma come fa Salvini a muoversi su e giù per l'Italia con il suo folto gruppo al seguito? Dove li prende tutti questi soldi?
Spiegato l'arcano! Li prende accettando gli inviti a cena a casa di costruttori e simili per "farsi sostenere"...Cetta.
mercoledì 20 marzo 2019
L'Espresso: Zingaretti indagato per finanziamento illecito.
'Fiducia nella giustizia, M5S non mi fa paura'.
Nicola Zingaretti sarebbe indagato dalle procure di Roma e Messina per finanziamento illecito, come riporta il settimanale L'espresso on line. E' quanto risulta dalle dichiarazioni fatte dagli avvocati siciliani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio 2018 per corruzione in atti giudiziari e che un mese fa hanno patteggiato 3 e 2,9 anni a testa. L'Espresso ha letto gli interrogatori inediti dei due legali in cui descrivono ai pm il loro modus operandi, facendo nomi e circostanze di altri big della magistratura e della politica. Sott'inchiesta ci sarebbe anche Silvio Berlusconi, per corruzione in atti giudiziari su una sentenza dei giudici del Consiglio di Stato che, secondo l'accusa, gli consentì di non cedere parte del pacchetto azionario di Mediolanum, come aveva invece stabilito la Banca d'Italia.
Per quanto riguarda Zingaretti l'inchiesta è portata avanti dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Stefano Fava e prende spunto dalle dichiarazioni di Calafiore. Il governatore è stato citato dal socio di Amara in un interrogatorio dello scorso luglio, su alcune domande dei pm su Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone che, diventato imprenditore, era in affari con l'Amara e in buoni rapporti con Zingaretti. Inoltre, era sicuro di non essere arrestato grazie a erogazioni fatte per favorire l'attività politica di Zingaretti. Come risulta dai verbali, i pm chiedono a Calafiore se si tratti di erogazioni lecite e l'avvocato risponde: Assolutamente no, per quanto egli mi diceva. Non so con chi trattava tali erogazioni. Lui mi parlava solo di erogazioni verso Zingaretti. Mi disse che non aveva problemi sulla Regione Lazio perché Zingaretti era a sua disposizione. Me lo ha detto più volte, prima della perquisizione. Finora prove di presunte erogazioni non sono state trovate.
"In merito all'articolo dell'Espresso sulla mia iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma per un presunto finanziamento illecito, voglio affermare di essere estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti che, peraltro, sono stati riferiti come meri pettegolezzi 'de relato' e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo del settimanale", afferma Nicola Zingaretti, che esprime fiducia nella giustizia e non si farà "intimidire dalle bassezze del M5S".
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/03/19/lespresso-zingaretti-indagato-per-finanziamento-illecito_64762dfb-2cfb-45da-bb0c-4f73a29c4935.html
venerdì 5 ottobre 2018
5 milioni alla dorsale dei Nebrodi – Antoci: “La Regione prende un abbaglio”.
Antoci: quei fondi non sono regionali ma del Mastreplan di Messina e li abbiamo ottenuti con i Sindaci con grandi sacrifici.