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mercoledì 19 aprile 2023

Il Pd si astiene nel voto per fermare l’inceneritore di Roma. - Giulio Cavalli

 

Foto Pixabay





Domani in Parlamento il Pd si asterrà sugli ordini del giorno di M5S e Verdi-Sinistra per bloccare l'inceneritore della Capitale.

A perderci è solo il Pd, comunque vada. La lotta contro l’inceneritore di Roma è sbarcata in Parlamento a suon di mozioni e ordini del giorno. In prima linea gli ecologisti dell’Alleanza verdi sinistra e il Movimento 5 Stelle che, collegati al decreto Pnrr, presenteranno due Odg per revocare i poteri commissariali in capo al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per ostacolare il percorso di realizzazione dell’impianto.
I due documenti saranno sottoposti al voto probabilmente già domani. Uno dei fronti aperti all’interno del partito guidato da Elly Schlein è sulla riduzione della portata dell’impianto che Gualtieri ha ipotizzato in 600 mila tonnellate annue di scarti indifferenziati. Nella segreteria del nuovo Pd la delega all’ambiente è stata affidata a Annalisa Corrado che proprio sul termovalorizzatore di Roma ha sempre espresso una netta contrarietà.
Ma l’inceneritore, com’era immaginabile, è anche una leva per regolamenti di conti interni e esterni. Ieri il dem Orfini ha spiegato che “il termovalorizzatore va fatto” e che “la scelta spetta all’amministrazione e ai cittadini romani” criticando una mozione “con l’unico obiettivo di creare imbarazzi al Pd” presentata da “forze che dovrebbero esser nostre alleate”, ha spiegato.
Il termovalorizzatore, com’era immaginabile, è anche una leva per regolamenti di conti interni e esterni
A ruota Stefano Bonaccini (che Orfini ha sostenuto per la corsa alla segreteria) ha messo in guardia la segretaria Schlein augurandosi che il partito non si spacchi: “Mi auguro di no. – ha detto in un’intervista radiofonica -. I gruppi parlamentari hanno la loro autonomia. Sa come la penso io e, credo, la gran parte del Pd”. Anche qui il messaggio rivolto a Elly Schlein è chiaro: nonostante la vittoria alle primarie della segretaria le truppe parlamentari hanno intenzione di far valere equilibri diversi da quelli usciti dalle urne. Così è fin troppo facile per il leader del Movimento 5 Stelle rigirare il coltello nella piaga: “Il Pd deve chiarire le posizioni al suo interno e spero possano far sintesi. E occorre far subito, perché stanno per partire i lavori di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate” – dice Giuseppe Conte a Sky.
Per il leader pentastellato, riguardo al tema dell’inceneritore, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, “ha fatto una piroetta, una capovolta a 360 gradi. Noi siamo favorevoli a tecnologie eco-compatibili”. Quindi Conte ha aggiunto: “Alcuni giornali vicini al Pd si sono dispiaciuti, vorrei chiarire che il Movimento 5 Stelle non abbasserà mai l’asticella delle sue battaglie. Battaglie importanti per la tutela del pianeta e per la salute dei cittadini”.
Prova a calmare gli animi il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia: “Io avevo capito che domani in Aula alla Camera andasse il dl Pnrr e io penso – spiega il senatore – che, soprattutto per le opposizioni, sia molto importante costrui re. Noi facciamo opposizione al governo Meloni, mi auguro che gli altri partiti di opposizione facciano lo stesso, perché se c’è qualcuno che si illude con un odg di provare a creare problemi ad altri partiti di opposizione, io penso che questa pratica non aiuti nessuno”. “Se la domanda è ‘siete favorevoli o contrari ai termovalorizzatori?’, – spiega Boccia – se chiudono un ciclo la risposta è sì, se sono il ciclo la risposta è no. Ma se si pensa che questa sia la politica, allora ho la sensazione che ci sono forze politiche che non han capito in che pezzo di storia siamo”.
Nonostante le promesse sul Green la neo segretaria Schlein è costretta a subire i diktat delle solite correnti
La linea del capogruppo è la linea della segretaria Schlein: le priorità sono altre ed è il sindaco Gualtieri ad avere la responsabilità politica dell’operazione. In Parlamento l’astensione dal voto sarà la scelta del Partito democratico. Intanto ieri, in serata, perfino Fratelli d’Italia ha sfruttato l’occasione: “Elly Schlein non risponde al suo sindaco, a Giuseppe Conte continuando a trincerarsi dietro un impenetrabile silenzio. È ancora in vacanza?”, chiede il deputato meloniano Massimo Milani. Il terzo gode.

mercoledì 1 febbraio 2023

L'avete votata perché… - Massimo Erbetti

 

L'avete votata perché vi toglieva le accise sulla benzina?
Bene…le accise non ve le leva.

L'avete votata perché vi levava l'obbligo del Pos?
Bene…vi tenete il Pos.

L'avete votata perché bloccava i migranti?
Bene…gli sbarchi sono aumentati.

E adesso la cosa più bella, quella che vi farà impazzire di gioia…quella per cui tutti voi l'avete votata veramente…quella per cui l'avete amata, idolatrata, adorata…

Abolire l'odiato Reddito di Cittadinanza…eh si quello che crea fannulloni che preferiscono stare sul divano…invece di andare a lavorare…quello che crea disoccupazione…insomma quello…quello che giudicate il male assoluto di questo paese…perché sia chiaro, in questo paese vanno combattuti quelli che percepiscono 500 euro al mese…mica quelli che percepiscono 500 euro al giorno…

che poi ripensandoci bene, voi non li combattete i percettori del reddito…voi li odiate…ed è proprio per questo che avete votato Giorgia…perché essere poveri è una colpa e i colpevoli vanno puniti…e Giorgia li punisce…infatti a luglio glielo leva il reddito…e voi felici le battete le mani…

Però….forse voi non sapete che mentre in Italia il Signor Presidente del Consiglio toglie il reddito…la sua Ministra...ma si può dire Ministra? Non è che si offende? Vabbè rimedio...la/il sua/suo Ministra/o in Europa fa il contrario…

Che sta succedendo in Europa?...Succede che l'Italia ha recepito una raccomandazione del Consiglio Ue affinché tutti gli Stati adottino un reddito minimo anti povertà.

La norma è stata approvata "anche" con l’ok della Ministra del Lavoro Marina Calderone.

Ma come? In Italia gli occupabili si devono alzare dal divano ed andarsi a cercare il lavoro e in Europa ci schieriamo a favore di misure per arrivare a un “reddito minimo adeguato“?

Vabbè dai…ma sarà una cosa diversa…e come no…avoya…diversissima…leggete un po':

Paragrafo 17:
“il reddito minimo è un elemento fondamentale delle strategie per uscire dalla povertà e dall’esclusione e può fungere da stabilizzatore automatico”.

Paragrafo 21:
“non ci sono dati che indichino un impatto negativo significativo sulla probabilità di trovare un lavoro per chi percepisce un sostegno al reddito minimo”.

Paragrafo 23:
“che il diritto a ricevere il reddito minimo debba essere illimitato“.

Ma come? Ma è l'esatto contrario di quello che dicono in Italia i Fratellini e le sorelline…ma allora chi stanno prendendo in giro…i nostri poveri? l'Europa? O stanno prendendo in giro tutti quanti? Compresi voi che l'avete votata, logicamente.

Ma no tranquilli…non vi stanno prendendo in giro…da fratelli d'Italia spiegano che: “Reddito minimo e reddito di cittadinanza rispondono a due presupposti differenti: il primo è correlato a un’attività lavorativa; il secondo costituisce un sussidio. Considerarli come sinonimi, non fa che aumentare la confusione nelle persone e distogliere l’attenzione da quello che di concreto si sta facendo per chi è in condizioni di fragilità”...oh lo dice l’eurodeputato Nicola Procaccini…mica io.

E mentre lo dice il rumore di unghie sugli specchi è così forte da diventare insopportabile…perché in Italia il reddito di cittadinanza, svolge anche la funzione di reddito minimo, perché integra già i salari bassi….

Dite la verità…L'avete votata...perché…e la votereste ancora…perché...a voi anche se non lo ammetterete mai…piace essere presi in giro… 

https://www.facebook.com/photo?fbid=10222891112131965&set=a.2888902147289

martedì 27 settembre 2022

Complici inconsapevoli. - Massimo Erbetti


 

Complici inconsapevoli di chi ci ha ridotto in queste condizioni…
Ma tu? Che problemi hai? Che cosa vuoi dalla vita?
A dire la verità non è che poi vuoi molto…vorresti avere un lavoro pagato il giusto…vivere tranquillo…non avere problemi ad arrivare a fine mese…non preoccuparti del futuro dei tuoi figli…
Purtroppo non ti è concesso…sei sottopagato…vivi sotto stress…non ce la fai ad arrivare a fine mese…e i tuoi figli quasi sicuramente se vogliono un futuro, devono cercarlo all'estero…
Tu sei una brava persona…ti dai da fare…cerchi di guadagnare di più…magari fai anche due lavori…e cerchi in qualche modo, anche di sistemare i tuoi figli…cerchi di fare la cosa giusta…
E mentre fai tutte queste cose…la rabbia ti sale…"ma che ho fatto di male per meritarmi tutto questo?"..."mi sono dato da fare…mi do da fare…lavoro come un matto…ma la situazione peggiora di anno in anno."
E di chi è la colpa? Certo non è la tua…che colpa puoi avere tu?
Ma sei sicuro che non sia anche colpa tua? Ne sei veramente sicuro?
Ti sei mai chiesto perché siamo nelle condizioni attuali?
Ad esempio…perché tuo figlio…o magari anche tu, vivi con lavori da precario? Chi ha fatto in modo che questo accadesse?...di là verità…ci sei andato da qualche politico a chiedere una sistemazione per tuo figlio? No? Bene…magari però hai avuto la necessità di accelerare una pratica…neanche questo? Bene…e non hai nemmeno cercato di fare in modo che quella visita medica di cui avevi tanto bisogno…venisse fatta prima? Aspettare sei mesi è veramente troppo…
Non hai mai fatto niente di tutto questo? Ne sono felice…però magari…proprio perché non te la passi bene e fatichi ad arrivare a fine mese…sicuramente quella visita medica…era necessaria…e hai dovuto farla privatamente…200 euro con la fattura…140 senza…e tu ti fai due conti veloci veloci in testa…quanto mi posso scaricare?...ti conviene senza fattura…mica scemo il medico...lui i conti se li è fatti prima.
Non hai fatto niente di tutto questo? Sono felice…lo avevamo detto sei una brava persona…ma dove la fai la spesa? Cerchi le offerte migliori vero? Beh certo…non ce la fai ad arrivare a fine mese…i broccoli dal fruttivendolo sotto casa costano veramente troppo…4 euro al chilo…troppo…vado al supermercato…li costano 2 euro…
E perché secondo te? Il tuo fruttivendolo è un ladro? Un approfittatore?...o c'è dell'altro?
Stamattina non riesci a seguirmi vero?...dove voglio arrivare?...e perché ti ho detto che sei un complice inconsapevole…complice di cosa? Tu cerchi solo di sopravvivere…e sopravvivere in questo momento è veramente difficile…
Quanti di noi per sistemare il proprio figlio fanno carte false? Quanti si rivolgono al politico di turno? Tantissimi…e lo sai a quali politici si rivolgono? A quelli che hanno reso il lavoro precario…quella gente non ti darà mai un posto "fisso"...3 mesi li…2 di la…6 mesi da un'altra parte…e tu diventi un cliente "affezionato"...anzi un cliente "dipendente" nel senso che dipenderà a vita dal politico, la tua sopravvivenza dipenderà dal politico…capisci che è lui che ha reso il lavoro precario?....lui prima rende il lavoro precario e poi diventa il tuo "salvatore"...pensaci…

E quella pratica?....cavolo ti serve con urgenza…se non la hai non puoi iniziare la tua nuova attività…e se non inizi non mangi…hai fretta…una fretta maledetta…cerchi di risolvere il problema…e chi può aiutarti?...ma certo…perché non ci avevi pensato? Conosci Tizio…vai da Tizio…e Tizio ti dice che qualcosa si può fare…ma ti avverte che è un enorme favore…e tu adesso ti senti anche in debito…e magari a natale ti senti in dovere di mandargli anche un regalino…chissà quanti regalini di natale ricevono Tizio e il suo amico?
La visita medica…6 mesi…troppo…provi a contattare sempre il solito Tizio: "ma non si può fare niente per accelerare?"...e Tizio…che sembra conoscere tutti…ti trova la soluzione…altro favore…altro debito da pagare…ma tu che colpa ne hai? Ti serviva urgente…e non ti viene neanche in mente che hai rubato il posto ad un altro che di quella visita aveva bisogno come e forse più di te…
E se non conosci Tizio…vai a pagamento…non puoi aspettare 6 mesi…magari è una cosa grave e fra 6 mesi è troppo tardi…ma cavolo 200 euro è veramente troppo…pago le tasse e devo anche pagarmi la visita? 140 senza fattura…non arrivo a fine mese…che devo fare? Quei pochi soldi risparmiati mi fanno comodo…intanto lui (il medico) si è messo in tasca 140 euro…e non ci pagherà un solo euro di tasse…ma tu lo sai quanti 140 euro al nero si prendono liberi professionisti? E lo sai che con una tassazione al 43% se tu avessi pagato i 200 euro con fattura…lui avrebbe pagato circa 86 euro di tasse?...ehhh già…ma tu fai fatica ad arrivare a fine mese…e ogni euro risparmiato è prezioso…
E poi quei broccoli?...4 euro sono veramente troppi…vado al supermercato…con 4 euro ne compro 2 chili…faccio un affare…ma ti sei domandato perché costano così poco sti broccoli? No? Beh te lo dico io…costano così poco perché la grande distribuzione decide il prezzo di acquisto…e i produttori per vendere sottopagano i lavoratori…4 euro…3 euro…2 euro…e tu per risparmiare 2 euro al chilo…stai alimentando quel lavoro sottopagato…ma non è colpa tua…non ce la fai ad arrivare a fine mese…
E hai ragione…non arrivi a fine mese…e devi per forza comportarti così…ti raccomandi per un posto di lavoro…superi la fila…paghi al nero…alimenti il lavoro sottopagato…ma che colpa puoi avere te tu?
E te lo dico io che colpa hai tu…sei un complice inconsapevole…sei quello che alimenta quel sistema che ti ha ridotto nelle condizioni in cui sei ora…
Sei arrabbiato vero? E hai ragione ad esserlo…solo che ti stai arrabbiando con me…con me che ti ho fatto sentire un "delinquente"...ma tu non sei un delinquente…e hai ragione…non lo sei…però una colpa la hai e nessuno può togliertela…e sai quale è?
Continui a votare la stessa gente che ti ha ridotto così…continui a cercare un nemico dove il nemico non c'è…percettori del reddito di cittadinanza…immigrati…cerchi il nemico fra gli ultimi…ma il vero nemico…quello che veramente andrebbe colpito, non lo attacchi, non lo combatti…anzi il 25 settembre lo premierà con il tuo voto…in fondo ti troverà…o ti ha trovato un lavoro…e te ne ha promesso uno per tuo figlio…o magari ti ha detto che farà un condono…o che abbasserà le tasse…

Pensaci… 

mercoledì 22 settembre 2021

Milano, l’Anpi si appella agli elettori: “Non date il voto a liste e candidati fascisti”. Bernardo un mese fa costretto alla giravolta. - Thomas Mackinson

 

Dopo la bega dei soldi per i comizi e l'alterco con Sala sui milanesi "pistola" un'altra grana per il pediatra sostenuto dal centrodestra. Ignorati gli appelli per rimuovere i simpatizzanti di estrema destra dalle liste, l'associazione partigiani e le altre che si rifanno alla Resistenza si rivolgono direttamente ai cittadini.

Il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Luca Bernardo, candidato sindaco di Milano per il centrodestra, si ritrova di nuovo accerchiato tra un botta-risposta con Sala e l’accusa di contiguità con l’estrema destra. Il presidente dell’Anpi di Milano anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla resistenza faranno un appello pubblico non più a liste e candidati, ma direttamente ai cittadini perché “non votino liste con candidati non dichiaratamente antifascisti”. Una posizione che, nella città medaglia d’Oro della Resistenza, può far presa nella corsa elettorale che si gioca tra il centro e la periferia. Può diventare anche un grimaldello ulteriore perché la Lega è ormai dilaniata tra la linea moderata di Giorgetti e quella di Salvini. La seconda per altro è diventata plasticamente minoritaria sulla questione green pass e no-vax , con tanto di scavalco sia dei governatori del Carroccio che degli esponenti con impegni di governo.

La polemica, va detto, in città c’è sempre stata, dai tempi della Moratti, De Corato e del centrodestra a Palazzo Marino che ha sempre strizzato l’occhio alla galassia dei movimenti della destra radicale. E’ successo anche stavolta, alla vigilia della tornata elettorale alle porte. Il 27 agosto scorso il consigliere regionale Max Bastoni, candidato con la lista di Bernardo per Palazzo Marino, aveva inaugurato il comitato elettorale in via Pareto 14, nei locali milanesi del movimento di estrema destra Lealtà Azione. Allora fu la segreteria metropolitana del Pd a sollevare la questione della scelta di condividere gli spazi con “un movimento che ogni anno organizza le celebrazioni al Campo X del Cimitero Maggiore, tra saluti romani e inni ai caduti di Salò”. Bernardo all’epoca dichiarò che “non c’è differenza tra fascisti e antifascisti”, scatenando polemiche che lo costrinsero poi alla giravolta repentina: “Sono antifascista come tutti gli italiani, si condannino tutte le ideologie folli”.

Stavolta però l’Anpi si rivolge direttamente agli elettori. Il presidente della sede provinciale di Milano Roberto Cenati anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla Resistenza (Anpi ma anche Aned, Fiap e Partigiani Cristiani) faranno ai cittadini un appello perché non diano il voto alle liste e ai candidati che non si dissociano dal fascismo. “A 76 anni dalla liberazione di Milano lo avrei considerato scontato”, dice Cenati. “In questi mesi però il nostro accorato appello ai candidati e ai partiti non ha sortito, evidentemente, gli effetti sperati”. Nel frattempo infatti il quartier generale del consigliere regionale Bastoni è rimasto negli stessi locali. Ha anche ribadito di “impegnarsi per far confluire i voti dell’estrema destra su Luca Bernardo”. Ma l’Anpi alza il livello della richiesta spostando la responsabilità della scelta sugli elettori: “A questo punto confidiamo siano loro a dare un segnale, noi non arretriamo sul fatto che chi si candida a governare Milano debba necessariamente ispirarsi ai valori della Costituzione e della Resistenza”.

ILFQ

martedì 3 agosto 2021

Doppia fiducia sulla riforma della giustizia, M5s si ricompatta.

 

Ma in 13 non partecipano, nemmeno Ferraresi. Stasera voto finale.

Passa per ben due volte consecutive alla Camera la fiducia (una per ognuno dei due articoli di cui è composta la legge) posta dal governo Draghi sulla riforma del processo penale firmato da Marta Cartabia, con 462 e 458 voti favorevoli e una cinquantina di contrari. La seduta fiume, terminata a notte fonda, ha visto ricompattarsi il Movimento 5 stelle in cui solo 24 ore prima si erano fatte notare un quarto delle defezioni e un voto in dissonanza dal gruppo. 

La percentuale dei 5 stelle partecipanti al voto è salita dal 66,04% di domenica sera sulla pregiudiziale di costituzionalità all'87,42% di stanotte sulla prima fiducia. 'Solo' in tredici su 159 non hanno preso parte al voto: l'ex sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, insieme ai colleghi D'Arrando, Iorio, Mammì, Parentela, Segneri, Buompane, Federico, Frusone, Lorenzoni Gabriele, Misiti, Pignatone e Vianello.

Tra gli altri gruppi quello che ha fatto registrare la percentuale più alta di votanti è stato il Pd, con l'89,5%. Tra poche ore si ricomincia: dalle 9 e per tutta la giornata è previsto l'esame e i voti sugli ordini del giorno e, quindi, il voto finale in serata. 

Ansa

martedì 6 luglio 2021

Ddl Zan: oggi il voto al Senato per la calendarizzazione. Il relatore della camera: 'Ho i brividi se penso ad accordo Iv-Lega'.

 

Il segretario Dem Letta: 'Si facciano carico con noi della legge'.


In Senato la vecchia maggioranza giallorossa voterà oggi unita la calendarizzione in Aula del ddl Zan per la prossima settimana. Pd e M5s respingono l'offensiva della Lega, che trova, però, in Iv la sponda per cercare un compromesso.

Dal Pd arriva un appello al partito di Renzi. "Non capisco la posizione di Iv - ha detto ieri il segretario Enrico Letta a 'In Onda' su La 7 - che ha fatto un lavoro di merito importante alla Camera, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea".

"Questo testo - ha osservato - passa esclusivamente con i voti di quelli che l'hanno approvato alla Camera, Lega e Fdi non la vogliono. Quella maggioranza si deve far carico della legge. Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo". "Tutti quelli che l'hanno votata alla Camera, quelli stessi la votino in Senato, che problema c'è?".

"Voglio escludere che nelle parole di Renzi si celi un accordo con Salvini, ho i brividi all'idea che ci sia", così Alessandro Zan ai microfoni di The Breakfast Club. "Una legge che tutela dai crimini d'odio non si può barattare con un accordo di potere. Renzi vuole essere protagonista di una mediazione, ma rischia di far saltare la legge. La destra invece vuole solo decapitarla. Paura che la legge non venga approvata? Intanto, andiamo in aula dalla commissione giustizia e incrociamo le dita. Poi leggiamo gli emendamenti dei partiti. Nel Pd ci sono dubbi e perplessità su alcuni punti, ma siamo compatti. Se Italia Viva vota compatta, in Senato ci sono i numeri".

"Mi aspettavo un'alzata di scudi dalla Lega e non dal Pd - ha detto questa mattina a Omnibus il presidente dei senatori di Iv Davide Faraone - sulla nostra proposta di mediazione che è quella di tornare al testo Scalfarotto: tra Zan e Pillon esiste una terra di mezzo e noi abbiamo lavorato su quello. Letta prova a gettare fumo negli occhi ma non ci riesce: è una non notizia che non ci sia la richiesta di voto segreto dal Pd ma il segretario dem sa benissimo che bastano 20 senatori. Noi voteremo la calendarizzazione in aula del ddl come sempre abbiamo detto e non faremo mancare mai il nostro voto favorevole alla legge contro le discriminazioni omotransfobiche: se oggi però ci fosse l'intesa ci potrebbe essere un accordo politico per blindare il testo alla Camera. È chiaro che né IV né il Pd chiederanno il voto segreto ma qualcuno lo farà ed allora se il provvedimento sarà affossato in aula, avremo tutti fallito perché avremo lasciato senza tutele tante persone". 

Foto d'archivio. 

ANSA

giovedì 11 febbraio 2021

Draghi: il voto di Rousseau sul governo. Alert di Conte sul perimetro della maggioranza.

 

Il premier uscente al Corriere, 'spero il governo si formi al più presto'.

E' il giorno della verità per gli M5s con il voto degli iscritti sulla piattaforma online di Rousseau per scegliere tra l'adesione o meno al governo di Mario Draghi.

Dalle 10 alle 18 di oggi le votazioni dopo che ieri, grazie anche a un contatto telefonico tra il premier incaricato e il garante pentastellato il movimento ha incassato all'interno della compagine che si va formando anche la fidura di un super ministro 'green': titolare di un dicastero che accomuni che competenze dell'ambiente e dello sviluppo per una 'transizione ecologica'.

Il voto agita i pentastellati e ieri in serata alcuni parlamentari sono andati all'attacco.  Il quesito su cui votare sulla piattaforma Rousseau "è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza". Così 13 parlamentati del Movimento sottoscrivono una nota in cui definiscono la votazione "tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi".

Intanto il premier uscente Giuseppe Conte auspica che il nuovo governo possa formarsi al più presto e che il Paese possa essere quanto prima in sicurezza.

Ma al Corriere della Sera, rivela una preoccupazione: "È evidente che, essendo il quadro delle forze che si dichiarano disponibili ad appoggiare la maggioranza molto esteso, possa risentirne la coesione tra le forze stesse". Il rischio è che possano aumentare "le difficoltà nell'azione di governo, rispetto a questioni che esulino dalla stretta emergenza". Le priorità non cambiano: nuovo decreto Ristori, completare la campagna vaccinale, completare il Recovery plan. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/11/draghi-il-voto-di-rousseau-sul-governo.-alert-di-conte-sul-perimetro-della-maggioranza_a4868b8e-bce6-4d5e-b366-6828f7a8fa20.html

martedì 9 febbraio 2021

Perché votare no all’ammucchiata. - Tommaso Merlo

Mai come oggi Rousseau e i cittadini che voteranno online sono determinanti per la storia del paese ma anche per quella del Movimento. Questa è davvero l’ultima occasione per chi ha creduto nel progetto e per quello che rimane del 4 marzo. Ecco perché votare convintamente no all’ammucchiata.

  • Allearsi con Berlusconi vuol dire tradire clamorosamente le idee e i valori fondanti del Movimento. Vuol dire arrendersi a tutto quello contro cui il Movimento ha sempre combattuto. Il Movimento ha sempre preteso onestà anche intellettuale dagli altri e chi oggi vuole tradire dovrebbe almeno avere l’onestà di ammetterlo. Allearsi con Berlusconi vuol dire calpestare la propria storia. Vuol dire politica senza memoria. E senza memoria la politica non ha neanche una morale. Davvero un triste epilogo per un movimento emerso al grido di onestà e “fuori la mafia dallo stato”.
  • Per realizzare le sue bandiere, al governo il Movimento ha dovuto combattere ed incassare rinunce nonostante avesse un suo premier e molti ministeri chiave. Figuriamoci cosa riuscirà a realizzare come stampella di un’ammucchiata sostenuta da partiti che fino a ieri si azzuffavano e non sono d’accordo su nulla. Con l’ammucchiata il Movimento porterebbe a casa giusto briciole ovviamente in cambio di qualche contropartita. L’unico vero risultato che otterrà sarà bruciare la credibilità che ancora gli resta. E senza credibilità una forza politica è spacciata.
  • Anche Draghi rappresenta tutto quello contro cui il Movimento ha sempre combattuto. Draghi è stato un esponente di spicco della Troika. È uno dei campioni della deriva neoliberista che in nome di una illusoria crescita economica ha privato i cittadini di diritti e di sovranità per darla a tecnocrati e lobby senza scrupoli. Turbocapitalismo finanziario, una deriva fallimentare che ha fatto dilagare povertà e ingiustizia sociale. All’interno dei singoli paesi come nel mondo intero. Il Movimento nasce per rimettere il cittadino al centro della politica e per migliorare la sua “vera” qualità della vita che non ha nulla a che fare con tabelle e grafici e tantomeno con gli umori dei mercati finanziari.
  • Anche un governo tecnico o ibrido è all’opposto di quello in cui il Movimento ha sempre creduto. Il Movimento nasce addirittura per costruire la democrazia diretta, per permettere ai cittadini di partecipare sempre di più alla vita democratica. Sia entrando nei palazzi di persona che votando da casa grazie alla rete. Una democrazia sempre più allargata ed aperta e guidata dal basso che non ha nulla a che fare con un governo in mano ad un tecnocrate calato dall’alto e ad una manciata di parrucconi non eletti da nessuno che commissariano per l’ennesima volta la politica. Il Movimento ha poi sempre creduto nell’intelligenza collettiva, altro che Salvatori della Patria.  
  • Allearsi col renzismo e con tutti i voltagabbana che hanno usato il Movimento per i loro giochetti è umiliante oltre che autolesionistico. Il Movimento ha dato vita a ben due governi entrambi traditi senza un perché. Se il Movimento abboccasse all’ammucchiata i suoi nemici ricomincerebbero ad umiliarlo ed usarlo anche peggio di prima. Questo perché il loro vero scopo è sempre stato quello di distruggere il Movimento. Dopo anni a combattere il Movimento è dimezzato e malconcio ma ancora in piedi, sarebbe davvero inspiegabile se alla fine decidesse di consegnarsi ai suoi carnefici.
  • Il Movimento nasce per cambiare il paese, per rinnovare la vecchia politica e la democrazia. Non per farne parte, non per assecondare i suoi vizi peggiori come imbastire ammucchiate quando i politicanti falliscono. Finora il Movimento è stato costretto a scendere a patti con la vecchia politica a causa di una sciagurata legge elettorale. Lo ha fatto per realizzare le sue promesse e in parte ci è riuscito. Ma lo ha fatto preservando la sua diversità, la sua integrità, vero motore della sua forza propulsiva. Se si mischierà in una ammucchiata diventerà un partito come gli altri. Anzi, molto peggio visto le enormi aspettative iniziali e visto il clamoroso epilogo di approdare tra le braccia di Berlusconi, di Draghi e di chi l’ha ripetutamente tradito.  
  • L’emergenza è tutta una scusa che poteva forse valere un anno fa. La guerra sta finendo e col piano Marshall europeo riparte la ricostruzione. Il Movimento stava guidando un governo che stava egregiamente affrontando l’emergenza, se davvero avevano a cuore le sorti del paese lo avrebbero lasciato lavorare invece che sciacallare per mesi e tradirlo fino a farlo cadere. La pandemia non c’entra nulla, il senso di responsabilità ancora meno. C’entra invece la vecchia politica che in questo paese non sembra voler tramontare mai. Il Movimento si è dimostrato serio e affidabile durante la pandemia e se oggi servisse ancora qualche mese per poter votare in piena sicurezza, allora sarebbe giusto appoggiare dall’esterno un governicchio tecnocratico che ci porti al voto il prima possibile. Ma questo senza aderire a nessuna letale ammucchiata politica.

Mai come oggi quello di Rousseau è un voto decisivo per le sorti del paese e del Movimento 5 Stelle. L’ultimo atto per molti che hanno creduto nel progetto. Se il Movimento aderirà all’ammucchiata sarà una vera svolta politica e quello che resta del 4 marzo dovrà trovare altre vie democratiche per provare a cambiare davvero l’Italia. Ma comunque vada il voto, mai arrendersi. Un conto è la politica, un conto è la storia.

Tommaso Merlo

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/02/09/perche-votare-no-allammucchiata/

sabato 12 dicembre 2020

Conte vuole guidare la crisi, Renzi teme il voto e le fughe da Iv. - Wanda Marra e Paola Zanca

 

Come al Papeete - Il premier decide di convocare i partiti: vuole “trasparenza” sulla fiducia reciproca. Il leader di Italia Viva adesso corteggia Di Maio.

A qualcuno ricordano i giorni dell’estate 2019. Solo che qui, anziché i mojito al Papeete c’è il Natale col Covid. E per qualcuno è anche una consolazione: “Nessuno ci manderà a votare in piena pandemia”. Non è il messaggio che ha fatto recapitare il capo dello Stato, per cui dopo il Conte 2 ci sono solo le urne. Messaggio che tutti hanno ben chiaro, oramai. Anche se molti confidano nell’ancestrale capacità del Parlamento di trovare altre maggioranze, pur di non sciogliersi. Ma quel che è evidente a tutti è che, appena varata la legge di Bilancio, si scatenerà il putiferio. Quello vero, non le schermaglie di adesso. Prima di ripartire da Bruxelles, dopo il vertice europeo che ha dato il via libera al programma Next Generation, Giuseppe Conte ha deciso di non fare più finta di nulla e di provare a “guidare la crisi”. Il messaggio gliel’ha recapitato via El Paìs lo stesso Renzi, in mattinata: un’intervista in cui si è detto pronto a far cadere il governo, proprio mentre il premier italiano era impegnato a trattare al Consiglio europeo. Conte perde la pazienza: “Ci sono istanze critiche, che sono state rappresentate in modo molto vocale, molto sonoro, in varie trasmissioni tv e vari giornali. Sono molto impegnato, ma non è che non cerco di tenermi aggiornato”. E allora chiede “trasparenza”, vuole “capire che cosa nascondono, quali obiettivi”. Un confronto con i partiti che finora lo hanno sostenuto, per chiarire se la fiducia c’è ancora oppure no. Il calendario è ancora da fissare, ma avverrà “presto”, dicono da Palazzo Chigi.

La crisi è profonda. E ha Matteo Renzi come testa d’ariete, ma una marea di giallorosa dietro di lui. Alcuni perfino assetati di vendetta: “Sapevamo dall’inizio che Iv sarebbe stata una spina nel fianco: ma cosa abbiamo fatto per fermarla? Niente, abbiamo continuato a sfamarli, accontentandoli su ogni singolo dossier. E adesso ci presentano il conto”.

Per la verità, non è che il premier avesse molta scelta, visto che Iv conta 18 senatori e il Conte 2 non sarebbe mai stato possibile senza l’avallo di Renzi, allora ancora nel Pd. Lui lo sa bene e ancora una volta si trova a una curva pericolosa della sua carriera, dove la cosa che reputa più inaccettabile è finire nell’irrilevanza politica. Quindi ancora una volta si gioca l’azzardo. E mentre il premier è ancora a Bruxelles, dicevamo, lo attacca frontalmente dalle colonne di El País. Continua a sostenere, Renzi, che “non si va al voto”, perché “bisogna prima verificare che non ci sia una maggioranza alternativa”. Renzi in realtà sa benissimo due cose. La prima è che tutti stanno lavorando per un assetto diverso – senza l’attuale presidente del Consiglio – a partire dal Pd, che pure ieri, prima con Goffredo Bettini, poi con Andrea Orlando agita la minaccia del voto (“No a Papeete di Natale, o si va a votare”). Ma la seconda è che la parola elezioni deve essere disinnescata il prima possibile: perché davanti a questa eventualità, la maggior parte dei parlamentari di Iv sarebbero pronti a lasciarlo solo nella sua decisione di sfiduciare Conte, consapevoli del fatto che a rientrare in Parlamento sarebbero forse meno di una decina di loro, stando ai sondaggi. Anzi, molti si sfogano con i colleghi del Pd, alcuni vorrebbero rientrare. Insomma, Renzi potrebbe non avere i numeri per staccare la spina.

Intanto gli abboccamenti si moltiplicano. Gli uomini di Iv fanno circolare la possibilità di un governo con Di Maio premier. Tanto è vero che spuntano post Facebook di fedelissimi renziani in difesa del ministro degli Esteri “massacrato” per un congiuntivo. Ma per lui sostituire Conte avrebbe non pochi ostacoli: difficile da reggere per il Pd, insopportabile per parte del Movimento, ostativo per l’entrata di FI. E infatti dalla Farnesina smentiscono che quest’ipotesi possa mai realizzarsi.

La carta vera sarebbe un governo a guida Pd. I nomi che si fanno circolare sono quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Ma anche qui: M5S reggerebbe? Al Nazareno sanno che si tratta di un gioco pericoloso. Per questo, dopo aver mandato avanti per giorni l’ex premier, ieri Nicola Zingaretti l’ha stoppato: “Nessuno deve chiedere marcia indietro a nessuno”. Non è piaciuto al Nazareno l’attacco a Conte in pieno Consiglio, non è piaciuto il suo voler dettare le regole. Il Pd teme che il gioco gli sfugga di mano. E che magari anche un approdo “light” come il Conte-ter a più evidente trazione Pd ormai non sia più a portata di mano.

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giovedì 12 novembre 2020

Conte, brutta pagella: ma gli altri? - Antonio Padellaro

 

Uno striminzito cinque virgola qualcosa è il voto, insufficiente, che un sondaggio trasmesso ieri a “L’aria che tira” assegna a questi ultimi mesi del governo Conte. Se fossimo a scuola i genitori dell’alunno sarebbero convocati per sentirsi dire che è un vero peccato, visto che dal famoso 9 marzo in avanti Giuseppe si era ben comportato meritandosi un’alta popolarità e gli elogi dei colleghi stranieri. I più critici sentenzieranno che dalla fine dell’estate il soggetto è apparso incerto, litigioso, e poi indulge a promesse sui cosiddetti ristori non sempre realistiche. Senza contare che fa confusione con i colori della carta geografica. “Sfido a dimostrare che questo Governo abbia buttato via tre mesi o, come si è detto, che è stato in vacanza questa estate”, si giustifica lui con “La Stampa”, impegnandosi a mettercela tutta per fare meglio. Insomma, le solite assicurazioni dello studente accusato di aver fatto “la cicala”, se non fosse che in tempo di pagelle, per una questione di equità, i voti vanno dati a tutti. Dalla fase dei Dpcm solitari del premier (tacciati di autoritarismo, l’ “emergenza senza l’emergenza” del prof. Cassese) non si è forse passati alla piena condivisione delle scelte? Sarebbe interessante interpellare gli italiani. Che giudizio date del contributo dell’opposizione alla soluzione dei problemi? E, in particolare, quali proposte avanzate da Salvini &Meloni per contrastare la diffusione del contagio meritano la promozione (basta ricordarne una)? E quali meritano una sonora bocciatura (basta ricordarne una) ? A quali presidenti di regione dareste un sei pieno? A quali un bel quattro? Di quali virologi vi fidate pienamente (è sufficiente indicarne uno). E nelle mani di quali infettivologi, al contrario, non vorreste mai capitare (fino a dieci nomi)? C’è anche l’autosondaggio: ultimamente vi siete comportati sempre come cittadini consapevoli della pericolosità del virus? Quante volte vi siete assembrati nelle piazze e sulla spiagge? E quando siete usciti di casa, era così indispensabile? E l’obbligo di mascherina? Che voto mi do io? Direi un cinque virgola qualcosa, giusto per rispettare la media. Ma posso (possiamo tutti) decisamente migliorare.

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mercoledì 16 settembre 2020

Al referendum sul taglio dei parlamentari io voto si.

 


Al referendum per il taglio dei parlamentari io voto si per:
- mandare a casa gli assenteisti seriali;
- chi fa leggi pro domo sua;
- chi, irresponsabilmente, fa favori per restare seduto alla poltrona; 
- chi ha distrutto la meritocrazia dando vita all'esercito dei raccomandati che stanno distruggendo l'etica professionale;
- chi approfitta della sua posizione per ottenere soldi illeciti;
- gli yesman succubi volontari di chi detiene il potere economico;
- per dimezzare il numero di chi va in Parlamento senza idee, ma solo per creare caos;
- io voto si perchè sono stufa di essere governata da gente che se ne frega altamente di me e che mi ha privato dei diritti conquistati nel tempo e aumentando il divario economico e sociale esistente tra me e loro.
E non venitemi a dire che verrebbe a mancare la rappresentanza nel territorio, perchè in 73 anni io non ho mai visto nessuno che mi venisse a chiedere di che cosa avevo bisogno e che, al contrario, mi ha tartassato a dismisura! Solo negli ultimi anni un esponente dei 5stelle si è messo a disposizione per rispondere ai tanti quesiti provocati dai suoi colleghi fancazzisti, anche telefonicamente e mai per raccomandazioni! Questo è un altro dei motivi per cui voterò sempre 5s...
Io voglio che a governarmi ci sia gente che abbia voglia di sacrificare parte della sua vita per migliorare la mia, come dovrebbe essere.
In altri termini sono convinta che meno parlamentari sarebbero in grado di lavorare meglio e più responsabilmente! 
by Cetta

venerdì 14 agosto 2020

Esame di maturità. - Marco Travaglio

M5s, è in corso su Rousseau il voto sulla modifica del mandato zero e le alleanze con i partiti alle elezioni Comunali

Fra ieri e oggi gli iscritti ai 5Stelle decidono, sulla piattaforma Rousseau, uno dei passaggi cruciali dei loro 11 anni di vita: il sì o il no alla deroga parziale al limite di due mandati (solo per chi ne ha svolto uno in un Comune) e all’abolizione del divieto (che non è un obbligo) di allearsi con partiti tradizionali. Due svolte molto attese e anche utili. Due segni di maturità e di crescita, oltreché di realismo, da parte di quella che gli elettori due anni fa hanno eletto a prima forza politica del Paese, che ha espresso il presidente del Consiglio, dato vita a due governi e realizzato molti punti del suo programma. Purtroppo una scelta così importante avviene fra il lusco e il brusco, senza preparazione né discussione, quando la gente pensa a tutt’altro: la vigilia di Ferragosto. C’è da restare basiti dinanzi all’improvvisazione e al dilettantismo di chi – Davide Casaleggio, con l’avallo dei tre garanti Crimi, Lombardi e Cancelleri – ha deciso i tempi e i modi. Al punto da far sospettare che chi un anno fa vantò il record mondiale di partecipazione (sul governo giallorosa si espressero 80mila iscritti) ora sia ben felice che votino in quattro gatti. Magari solo i trinariciuti contrari a deroghe e alleanze. Una vittoria del No sui due fronti, o anche solo sul secondo, condannerebbe il M5S all’isolamento e all’irrilevanza, arretrando di tre anni le lancette della storia, danneggiando il governo e facendo un regalo insperato alla Casta, che non ha mai smesso di sognare il ritorno alle ammucchiate pre-2018 per tagliar fuori gli odiati grillini e rimettersi a tavola.

Chi, fra i 5 Stelle, lo apprezza non deve dimenticare che il governo Conte è stato possibile perché i voti su Rousseau autorizzarono il capo Di Maio ad allearsi con partiti: che senso ha ora vietarlo a priori nelle Regioni e nei Comuni? Sta poi ai vertici locali e nazionali valutare caso per caso opportunità e convenienza. Pronti a dire no, come sacrosantamente han fatto con De Luca in Campania; ma anche a dire sì, come han fatto in Liguria con Sansa e avrebbero dovuto tentar di fare in Puglia o almeno nelle Marche. Il discorso vale vieppiù nei Comuni, dove il M5S è nato: l’anno prossimo si eleggono i sindaci di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. A Roma e Torino, le candidate in pole position per battere la destra sono Raggi e Appendino; a Milano, Sala potrebbe passare la mano; a Bologna e Napoli, Merola e De Magistris devono lasciare a nomi nuovi tutti da inventare. Che ci sarebbe di male se il M5S ottenesse l’appoggio del centrosinistra dove può vincere e, dove può solo perdere, sostenesse candidati del Pd in cambio di una svolta radicale su ambiente e legalità? Si spera che anche stavolta gli iscritti siano più maturi di chi dovrebbe esserlo più di loro.

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mercoledì 7 agosto 2019

Oggi o mai più. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 7 Agosto




Uno dei leader No Tav, Alberto Perino, continua a ripetere che i 5Stelle sono traditori e la loro mozione in Senato contro il Tav “è una presa per i fondelli”. Attaccare i più vicini anziché i più ostili è un vecchio vizio, tipico dell’estremismo settario. In realtà quella di oggi, per il movimento No Tav, è una giornata storica: per la prima volta dopo 30 anni, un partito mette ai voti in Parlamento la cancellazione del cosiddetto Tav Torino-Lione, cioè l’opera pubblica più inutile, costosa, dannosa e demenziale della storia d’Europa. Più ancora del Ponte sullo Stretto, che almeno avrebbe il pregio dell’unicità, mentre il Tav non è un Tav, non andrebbe né a Torino né a Lione, e soprattutto è un assurdo doppione di un treno merci già esistente (il Torino-Modane), senza contare il Tgv Parigi-Milano per i passeggeri. A questo passaggio parlamentare, trattandosi di un’opera decisa da un trattato internazionale fra Italia, Francia e Ue, prima o poi bisognava arrivare. E questa legislatura è la più propizia per votare, visto che mai si era avuto né più si avrà in Parlamento un numero così alto di senatori contrari alla boiata: più di un terzo (circa 115 su 315: i 107 del M5S, 3 dei 4 di LeU, 3 o 4 ex grillini passati al gruppo misto). Certo, è pur sempre una minoranza: ma la più ampia che i No Tav abbiano mai avuto e mai avranno.

Se le mozioni fossero due, una pro Tav e l’altra anti Tav, i giochi sarebbero fatti: passerebbe la seconda. Ma oggi ciascun gruppo (tranne la Lega) presenterà la propria e i 5Stelle sono quello di gran lunga più numeroso. Ecco le formazioni in campo: M5S 107, FI 62, Lega 58, Pd 51, FdI 18, Misto 15, Autonomie 8, più 2 senatori sciolti. In una situazione normale, ciascun gruppo voterebbe la propria mozione e boccerebbe quelle altrui: così verrebbero tutte respinte, perchè nessuna raggiungerebbe la metà più uno dei votanti. Ma questa non è una situazione normale. La maggioranza è un ircocervo di due forze spaccate, diverse, spesso incompatibili fra loro: e proprio sul Tav stanno agli antipodi. Le opposizioni, quando vogliono fare un complimento al governo Conte, l’accusano di “distruggere l’Italia”. Il Pd ci aggiunge il fascismo, il razzismo, l’autoritarismo, l’emergenza democratica, l’invasione delle cavallette, l’Apocalisse: mai visto niente di peggio nella storia repubblicana. Tant’è che Zingaretti annuncia una “mobilitazione” per tutta l’estate e “una grande manifestazione nazionale in autunno” per abbattere il mostro e tornare “subito al voto”. Bene: se fosse vero che il Pd pensa questo e vuole questo, non ha bisogno di attendere l’autunno.

Oggi ha l’occasione d’oro, unica e irripetibile, per incunearsi tra i gialli e i verdi e allargarne la spaccatura fino a mandare in pezzi la maggioranza. Come? Trasformando il voto sul Tav nella tomba del governo Conte e nello smacco mai visto per il nemico principale, cioè Salvini. Il sistema è semplice. I 5Stelle e LeU hanno presentato due mozioni No Tav e se le approveranno a vicenda. Il Pd, FI, FdI e la Bonino (con Monti, Nencini, il LeU dissidente Errani e quel monumento di coerenza dell’ex pentastellato De Falco) ne hanno presentate quattro Sì Tav. La Lega non ha presentato mozioni, ma voterà per le quattro altrui, compresa quella del Pd, e contro quelle dei 5 Stelle (così violando platealmente il Contratto di governo, che impegna a ridiscutere integralmente il Tav e rende nullo il patto di governo se uno dei due contraenti vota contro l’altro su un tema previsto dal testo) e di Leu. L’unico sistema per far esplodere la maggioranza, è dunque fare in modo che venga approvata la mozione dei 5Stelle e la linea della Lega venga sconfitta. Il che può avvenire solo se le opposizioni lasciano soli i due soci di maggioranza ed escono dall’aula quando si vota la mozione dei 5Stelle, così da abbassare il quorum e trasformare i grillini da maggioranza relativa in maggioranza assoluta. I senatori al completo sono 315: se sono tutti presenti quando si vota la mozione dei 5Stelle, il quorum è 158 e i senatori M5S+LeU anti-Tav arrivano a stento a 115. Se escono Pd e FI, i presenti sono al massimo 202, il numero legale è garantito, ma il quorum scende a 102 e i 115 anti-Tav diventano maggioranza assoluta. Dunque la mozione No Tav viene approvata. A quel punto Salvini finisce al tappeto per il cazzottone in pieno grugno ed è capace di tutto: dalla crisi di governo alla lotta armata (di cazzate). E anche Conte esce malconcio, avendo annunciato che, fallita la mediazione con Macron e Juncker, il Tav va fatto (anche se poi ha aperto una porticina alla revoca in caso di voto parlamentare).

Ricapitolando: se davvero il Pd ritiene che questo governo sia un “regime” pericoloso e che vada abbattuto a ogni costo, oggi o mai più: per centrare il suo obiettivo, non gli resta che uscire dall’aula con gli amici di FI quando si vota la mozione M5S, liberarsi dell’abbraccio mortale di Salvini e scatenare l’inferno. Se lo farà, si dimostrerà coerente, oltre che abile nell’arte della politica. E potrà vantarsi davanti agli elettori superstiti, e anche a qualcuno di ritorno, di aver liberato l’Italia dal pericolo pubblico numero uno. 

In caso contrario, vorrà dire che Zinga&C. facevano ancora una volta ammuina, sceneggiata, teatrino dell’assurdo, ma in realtà sono i principali fan del governo e sarebbero disposti a tutto, anche di iscriversi alla Lega, pur di salvare gli affaristi del Tav ed evitare le elezioni. Quindi siano gentili: d’ora in poi ci risparmino gli allarmi democratici, gli stracciamenti di vesti, la militanza antifascista, i proclami tonitruanti contro il Duce redivivo, le mobilitazioni estive, le manifestazioni autunnali e altre esche per gonzi. E dicano una volta per tutte la verità: Partito degli Affari comanda e picciotto risponde.

lunedì 23 aprile 2018

Il governo dell’Alta Finanza e gli elettori coglionati. - Eugenio Orso



Chi è che decide il governo, nella democrazia italiana, prossima, come un frutto troppo maturo, quasi allo sfacimento?
Aristotele, in veste di costituzionalista ateniese nel mondo degli Elleni al crepuscolo, riteneva che solo i governi espressione dei possidenti di medio bordo potessero dare stabilità a uno stato sovrano, sebbene limitato a una illustre città.
Oggi che lo stato unitario, nazionale e sovrano è al crepuscolo, come la Polis ateniese al tempo di Aristotele, il governo democratico lo decidono pochi attori di una nuova classe dominante, al di fuori dello stato e sopra di lui.
Da noi non è passato Filippo II il Macedone, re conquistatore padre di Alessandro il Grande e distruttore di città, vittorioso nella battaglia di Cheronea, ma si è verificato qualcosa di peggio, dagli anni novanta a oggi: il dominio del sopranazionale e dell’Alta Finanza.
Un giorno futuro, in altro Evo della storia, si ricorderà il momento della nascita formale dell’Unione Europea, con il trattato di Maasticht del 7 febbraio 1992, come l’inizio di un processo che ha tolto progressivamente ossigeno alla nazione italiana e l’ha portata all’irrilevanza.
Per la verità, l’embrione di questo processo maligno, la cui fine segnerà il definitivo trionfo della Classe Globale Finanziaria dominante, attore impersonale del nuovo capitalismo, è la dichiarazione (solenne!) sulla UE del 1983, a Stoccarda, che prevedeva il pensionamento della CEE.
La sottomissione militare e in termini di definizione della politica estera data dalla fine della seconda guerra mondiale e si è concretizzata nella Nato, con un centinaio di basi militari sul suolo nazionale, e per noi il 1945 è un po’ come fu il 338 avanti Cristo per gli Elleni, quando furono sconfitti a Cheronea da Filippo II.
Grazie al percorso maligno che conosciamo, dal febbraio del 1992 ai giorni nostri, con la premessa della “dichiarazione solenne” del 1983, in Italia si vota nell’universalità del suffragio democratico, ma i governi si decidono altrove, ribaltando gli esiti del voto, se necessario, e coglionando gli elettori.
L’espressione “coglionando” segnala che il momento didattico e storico è finito e inizia l’articoletto del vecchio Orso sulle prospettive di un nuovo governo dopo il presunto terremoto elettorale del 4 di marzo.
Come il povero Aristotele, nato a Stagira il 384 a.C. e morto in esilio a Calcide di Eubea nel 322, dopo essere scappato da un’Atene al crepuscolo per non finir male, anche il sottoscritto, in modo infinitamente più modesto, sta assistendo alla fine di un mondo e, forse, anche alla fine dell’Italia, democrazia matura nel mondo globale e nell’Europa unionista e atlantica.
Solo che noi, a differenza del malcapitato Aristotele che osservava la fine di un mondo, non abbiamo un posto dove scappare per sottrarci agli strali del sistema, che ci raggiungerebbero ovunque …
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L’Italia avrà uno straccio di governo?
La risposta è sì, anche se non sarà nel rispetto della volontà degli elettori, caduti ancora una volta nella trappola della democrazia, liberale e matura, con percentuali di partecipazione alla kermesse del voto molto alte, superiori al settanta per cento.
Prendiamo in considerazione alcuni elementi utili, per prevedere quale governo sarà propinato agli italiani:
  • Mattarella, nonostante l’alta carica che ricopre, non è “super partes”, avendo in tasca, nei fatti, la tessera del piddì. Piccolo particolare, questo, che lo fa lavorare per riportare il piddì al governo, magari con il cinque stalle di Di Maio, o per mantenerlo almeno in area di governo, con un governo tecnico o semi-tecnico (per non dare troppo nell’occhio) gradito all’Alta Finanza. Infatti, Mattarella non potrà prescindere dagli interessi dell’Alta Finanza, che ci tiene in pugno con il “rispetto delle regole” dei trattati imposti e ci imprigiona nel “sistema delle alleanze occidentali”.
  • Berlusconi è rientrato in gioco in qualità di “agente sabotatore” nei confronti di Salvini (e Meloni) e questo sta facendo. Due sono le motivazioni che muovono l’ottuagenario sabotatore/incursore. La prima è garantirsi una sorte diversa da quella di Craxi, o peggio, del suo amico Gheddafi, ammortizzando le noie processuali (olgettine, Ruby Rubacuori, etc.) e preservando il suo ingente patrimonio personale, a beneficio della prole. La seconda, riconosciamolo pure, è il suo smisurato ego, che gli acciacchi dell’età non riducono, e la sua mania di essere sempre il protagonista, in ogni situazione, anche se così nuova che lui non la comprende. Per poter scamparla, deve mostrarsi utile all’Alta Finanza dominante, cioè disponibile a governi con i collaborazionisti piddini, come dimostrano le sue ultime dichiarazioni, e colpire alle spalle Salvini, o almeno fargli qualche sgambetto, ogni volta che è possibile. Tramontata la prospettiva di un solido governo con il piddì di Renzi, rinverdendo il “patto del Nazareno”, non gli resta che sabotare Salvini fino in fondo, apparentemente riconoscendogli la guida della coalizione (non coesa) del cosiddetto centro-destra, in base ai risultati elettorali. Per quanto vagamente rincoglionito, come alcuni sospettano, sta svolgendo il suo compito egregiamente, dal punto di vista dell’Alta Finanza, esattamente come il piddino Mattarella svolge il suo …
  • Salvini ha avuto solo il diciassette per cento, anche se beneficia della maggioranza relativa della coalizione con FI e FdI, e per tale motivo non può fare a meno di Berlusconi. Vorrebbe ardentemente dare il colpo di grazia al Cav, per liberarsene e andare con Di Maio, ma ancora non può farlo, se non rischiando tutta la sua brillante carriera politica, perché per pappare i voti di FI e terminare Berlusconi ci vuole tempo, mentre incombe la necessità di fare un nuovo governo. Un paese “indebitato” come l’Italia, sotto osservazione della UE e sotto ricatto dell’Alta Finanza/Mercati&Investitori, non può indugiare troppo a lungo, come invece ha fatto senza particolari patemi il Belgio. Salvini rischia di infilarsi in un vicolo cieco, proprio come vorrebbero i dominanti, grazie ai sabotaggi di Berlusconi e all’”arbitro” del gioco che in questo momento è Mattarella.
  • Di Maio scalpita per la presidenza del consiglio dei ministri e, per tale motivo, sarebbe disposto a dichiararsi anche satanista, oltre che di sicura fede atlantista, come ha fatto di recente in televisione davanti alla Bilderberg Gruber, ma solo dopo il voto. Dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato alla Casellati, non gli resterà che lo sconfitto piddì, il quale stando al gioco, è già un po’ meno “aventiniano” e possibilista su eventuali “alleanze di governo”. Il cinque stalle rischia grosso, con Di Maio, che ha stravolto le posizioni come se il presunto movimento, fosse una scatola vuota, da riempire a talento, quando conviene, con eurismo, fedeltà alla troika e atlantismo occidentalista. Rischia grosso anche perché, fra qualche mese, sarà evidente ai più poveri e in difficoltà, che i soldini del sussidio di povertà chiamato reddito di cittadinanza non arriveranno nelle loro tasche vuote.
  • Il piddì sta aspettando l’assist del suo Mattarella, per rientrare in gioco a sorpresa. Subito dopo il voto, ancora e sempre nelle mani di Renzi, è salito su un grottesco Aventino, apparentemente chiamandosi fuori dai giochi. Si può credere che il piddì faccia l’opposizione al suo stesso governo Gentiloni, ancora in carica con la benedizione di Mattarella e non solo per gli affari ordinari, data l’espulsione dei diplomatici russi? Il piddì aspetta il momento buono dopo la malaparata del mandato esplorativo alla presidentessa forzaitaliota del senato, per farsi avanti in coordinamento con Mattarella, che si rivelerà degno sostituto di Napolitano. Infatti, il piddì si tiene pronto con i suoi tre punti programmatici, che sono fuffa propagandistica come sempre: inclusione, famiglia, lavoro.
  • Infine la legge elettorale (quasi) proporzionale, voluta da piddì e Berlusconi, ma accettata frettolosamente anche da Salvini, che non avrebbe permesso, come si sapeva fin dall’inizio, il rapido formarsi di maggioranze di governo troppo in linea con il voto degli italiani.
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Dove voglio arrivare?
Voglio semplicemente presentare due ipotesi, per il prossimo futuro.
PRIMA IPOTESI
Se dopo la Casellati al senato, il mandato esplorativo dovesse essere concesso da Mattarella a Fico, presidente della camera, anche qui ci potrebbe essere la “delimitazione del perimetro”, in termini di tempi e di partiti, pensata per far fallire Casellati.
Si tratterebbe, in tempi limitati, di esplorare la possibilità di un governo fra cinque stalle e piddì, magari con l’appoggio dei pochi Leu, quattro al senato e quattordici alla camera, oppure con la “benevolenza” di Berlusconi, che impegnerebbe forza Italia già moribonda, accelerandone la fine, e giocando un brutto tiro a Salvini.
Come risolveranno, in tal caso, il vulnus della presidenza del consiglio, tanto cara a Di Maio rampante, forse con Fico stesso o incaricando un’altra personalità accettata da tutti?
Potrebbe essere anche lo stesso Di Maio a ricoprire la carica, perché è possibile che il piddì, tornato improvvisamente in gioco, lo accetti a sorpresa digerendolo tutto, con grande sollievo dell’Alta Finanza globalista …
Ciò rappresenterebbe un punto a favore di Mattarella, perché un siffatto governo monstre, che mette improvvisamente insieme gli “alternativi” – ma non più tali su euro e atlantismo! – scongiurerebbe a favore dei dominanti globali un esecutivo Cinque Stalle e Lega, seppur transitorio per tornare alle urne, che per loro è l’ipotesi peggiore.
Inoltre, vista la presenza preponderante del 5 stalle, si potrebbe affermare che la volontà popolare, espressa con il voto politico del 4 di marzo, non è stata calpestata per l’ennesima volta, visto che 5s è il partito più votato.
Ancora inoltre, Mattarella avrebbe rispettato le prerogative della sua carica, nonché tutte le istituzioni e la costituzione!
Per irrobustire la maggioranza di governo, soprattutto al senato, potrebbe partire una “campagna acquisti” (o scouting, secondo il fallito Bersani dopo le politiche del 2013) di parlamentari neo eletti che non hanno voglia di veder finire in un lampo la XVIII legislatura … Costoro vorranno mantenere il più a lungo possibile il comodo posto ben pagato, essendo questo il loro scopo (non troppo?) recondito.
SECONDA IPOTESI
Se la prima ipotesi non andasse in porto e anche qualche altro tentativo per il nuovo governo fallisse, si potrebbe ricorrere, come Regum di ultima ratio, a un “governo del presidente”, se non tutto tecnico, per non suscitare proteste risultando troppo sfacciati, almeno semi-tecnico, con una personalità “di valore” accettata dalla nuova maggioranza, come ad esempio il tagliatore di spese, proveniente dal FMI, Sergio Cottarelli, noto “revisore” della spesa pubblica già in Osservatorio.
Si badi bene, Cottarelli è un possibile candidato, ma ce ne saranno altri, perché la scelta di personaggetti non manca (che ne dite di Tito Boeri, attualmente all’INPS, o di Ignazio Visco, in Bankitalia?).
Si tratterebbe di un governo molto gradito all’Alta Finanza, in carica per un periodo di tempo limitato, con scopi limitati, ma, ci scommetto, coerenti con le “direttive europee” e troikiste, più che con le aspirazioni di un elettorato che non ha votato per questo (semmai contro il piddì e le “regole europee”!).
Con il “Pilota Automatico” di Draghi ancora innescato, con tanto di rispetto delle “clausole di salvaguardia” (lo spauracchio degli aumenti IVA!), potrebbe propinarci una tanto agognata nuova legge elettorale per tornare alle urne …
La maggioranza si troverebbe nel nuovo parlamento, perché piddì e forca Italia ci si butterebbero a corpo morto e il cinque stalle potrebbe dare il suo apporto, forse soltanto con una parte dei seggi che attualmente occupa, non potendosi escludere una sua (drammatica?) spaccatura, cosa che farebbe gioire ancor di più l’Alta Finanza globalista.
Bene ancora una volta per Mattarella e anche Berlusconi al crepuscolo, appoggiando un “governo del presidente” e, naturalmente, della troika, potrebbe avere qualche soddisfazione …
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Sia che si verifichi la prima ipotesi, sia che si concreti la seconda, o qualcosa di molto simile a queste, gli sconfitti non saranno Salvini e Meloni e, forse, lo stesso Di Maio a livello di ambizioni personali, ma soprattutto gli italiani, che ancora una volta saranno andati alle urne colmi di sciocca speranza per assistere all’ormai “eterno ritorno delle stesse cose”, da Monti in poi.
Non preoccupatevi, elettori incalliti: non resterete sine die senza governo!
Ci stanno pensando le marionette dell’Alta Finanza trionfante …