Domani in Parlamento il Pd si asterrà sugli ordini del giorno di M5S e Verdi-Sinistra per bloccare l'inceneritore della Capitale.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
Domani in Parlamento il Pd si asterrà sugli ordini del giorno di M5S e Verdi-Sinistra per bloccare l'inceneritore della Capitale.
L'avete votata perché vi toglieva le accise sulla benzina?
Bene…le accise non ve le leva.
L'avete votata perché vi levava l'obbligo del Pos?
Bene…vi tenete il Pos.
L'avete votata perché bloccava i migranti?
Bene…gli sbarchi sono aumentati.
E adesso la cosa più bella, quella che vi farà impazzire di gioia…quella per cui tutti voi l'avete votata veramente…quella per cui l'avete amata, idolatrata, adorata…
Abolire l'odiato Reddito di Cittadinanza…eh si quello che crea fannulloni che preferiscono stare sul divano…invece di andare a lavorare…quello che crea disoccupazione…insomma quello…quello che giudicate il male assoluto di questo paese…perché sia chiaro, in questo paese vanno combattuti quelli che percepiscono 500 euro al mese…mica quelli che percepiscono 500 euro al giorno…
che poi ripensandoci bene, voi non li combattete i percettori del reddito…voi li odiate…ed è proprio per questo che avete votato Giorgia…perché essere poveri è una colpa e i colpevoli vanno puniti…e Giorgia li punisce…infatti a luglio glielo leva il reddito…e voi felici le battete le mani…
Però….forse voi non sapete che mentre in Italia il Signor Presidente del Consiglio toglie il reddito…la sua Ministra...ma si può dire Ministra? Non è che si offende? Vabbè rimedio...la/il sua/suo Ministra/o in Europa fa il contrario…
Che sta succedendo in Europa?...Succede che l'Italia ha recepito una raccomandazione del Consiglio Ue affinché tutti gli Stati adottino un reddito minimo anti povertà.
La norma è stata approvata "anche" con l’ok della Ministra del Lavoro Marina Calderone.
Ma come? In Italia gli occupabili si devono alzare dal divano ed andarsi a cercare il lavoro e in Europa ci schieriamo a favore di misure per arrivare a un “reddito minimo adeguato“?
Vabbè dai…ma sarà una cosa diversa…e come no…avoya…diversissima…leggete un po':
Paragrafo 17:
“il reddito minimo è un elemento fondamentale delle strategie per uscire dalla povertà e dall’esclusione e può fungere da stabilizzatore automatico”.
Paragrafo 21:
“non ci sono dati che indichino un impatto negativo significativo sulla probabilità di trovare un lavoro per chi percepisce un sostegno al reddito minimo”.
Paragrafo 23:
“che il diritto a ricevere il reddito minimo debba essere illimitato“.
Ma come? Ma è l'esatto contrario di quello che dicono in Italia i Fratellini e le sorelline…ma allora chi stanno prendendo in giro…i nostri poveri? l'Europa? O stanno prendendo in giro tutti quanti? Compresi voi che l'avete votata, logicamente.
Ma no tranquilli…non vi stanno prendendo in giro…da fratelli d'Italia spiegano che: “Reddito minimo e reddito di cittadinanza rispondono a due presupposti differenti: il primo è correlato a un’attività lavorativa; il secondo costituisce un sussidio. Considerarli come sinonimi, non fa che aumentare la confusione nelle persone e distogliere l’attenzione da quello che di concreto si sta facendo per chi è in condizioni di fragilità”...oh lo dice l’eurodeputato Nicola Procaccini…mica io.
E mentre lo dice il rumore di unghie sugli specchi è così forte da diventare insopportabile…perché in Italia il reddito di cittadinanza, svolge anche la funzione di reddito minimo, perché integra già i salari bassi….
Dite la verità…L'avete votata...perché…e la votereste ancora…perché...a voi anche se non lo ammetterete mai…piace essere presi in giro…
Dopo la bega dei soldi per i comizi e l'alterco con Sala sui milanesi "pistola" un'altra grana per il pediatra sostenuto dal centrodestra. Ignorati gli appelli per rimuovere i simpatizzanti di estrema destra dalle liste, l'associazione partigiani e le altre che si rifanno alla Resistenza si rivolgono direttamente ai cittadini.
Il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Luca Bernardo, candidato sindaco di Milano per il centrodestra, si ritrova di nuovo accerchiato tra un botta-risposta con Sala e l’accusa di contiguità con l’estrema destra. Il presidente dell’Anpi di Milano anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla resistenza faranno un appello pubblico non più a liste e candidati, ma direttamente ai cittadini perché “non votino liste con candidati non dichiaratamente antifascisti”. Una posizione che, nella città medaglia d’Oro della Resistenza, può far presa nella corsa elettorale che si gioca tra il centro e la periferia. Può diventare anche un grimaldello ulteriore perché la Lega è ormai dilaniata tra la linea moderata di Giorgetti e quella di Salvini. La seconda per altro è diventata plasticamente minoritaria sulla questione green pass e no-vax , con tanto di scavalco sia dei governatori del Carroccio che degli esponenti con impegni di governo.
La polemica, va detto, in città c’è sempre stata, dai tempi della Moratti, De Corato e del centrodestra a Palazzo Marino che ha sempre strizzato l’occhio alla galassia dei movimenti della destra radicale. E’ successo anche stavolta, alla vigilia della tornata elettorale alle porte. Il 27 agosto scorso il consigliere regionale Max Bastoni, candidato con la lista di Bernardo per Palazzo Marino, aveva inaugurato il comitato elettorale in via Pareto 14, nei locali milanesi del movimento di estrema destra Lealtà Azione. Allora fu la segreteria metropolitana del Pd a sollevare la questione della scelta di condividere gli spazi con “un movimento che ogni anno organizza le celebrazioni al Campo X del Cimitero Maggiore, tra saluti romani e inni ai caduti di Salò”. Bernardo all’epoca dichiarò che “non c’è differenza tra fascisti e antifascisti”, scatenando polemiche che lo costrinsero poi alla giravolta repentina: “Sono antifascista come tutti gli italiani, si condannino tutte le ideologie folli”.
Stavolta però l’Anpi si rivolge direttamente agli elettori. Il presidente della sede provinciale di Milano Roberto Cenati anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla Resistenza (Anpi ma anche Aned, Fiap e Partigiani Cristiani) faranno ai cittadini un appello perché non diano il voto alle liste e ai candidati che non si dissociano dal fascismo. “A 76 anni dalla liberazione di Milano lo avrei considerato scontato”, dice Cenati. “In questi mesi però il nostro accorato appello ai candidati e ai partiti non ha sortito, evidentemente, gli effetti sperati”. Nel frattempo infatti il quartier generale del consigliere regionale Bastoni è rimasto negli stessi locali. Ha anche ribadito di “impegnarsi per far confluire i voti dell’estrema destra su Luca Bernardo”. Ma l’Anpi alza il livello della richiesta spostando la responsabilità della scelta sugli elettori: “A questo punto confidiamo siano loro a dare un segnale, noi non arretriamo sul fatto che chi si candida a governare Milano debba necessariamente ispirarsi ai valori della Costituzione e della Resistenza”.
ILFQ
Passa per ben due volte consecutive alla Camera la fiducia (una per ognuno dei due articoli di cui è composta la legge) posta dal governo Draghi sulla riforma del processo penale firmato da Marta Cartabia, con 462 e 458 voti favorevoli e una cinquantina di contrari. La seduta fiume, terminata a notte fonda, ha visto ricompattarsi il Movimento 5 stelle in cui solo 24 ore prima si erano fatte notare un quarto delle defezioni e un voto in dissonanza dal gruppo.
La percentuale dei 5 stelle partecipanti al voto è salita dal 66,04% di domenica sera sulla pregiudiziale di costituzionalità all'87,42% di stanotte sulla prima fiducia. 'Solo' in tredici su 159 non hanno preso parte al voto: l'ex sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, insieme ai colleghi D'Arrando, Iorio, Mammì, Parentela, Segneri, Buompane, Federico, Frusone, Lorenzoni Gabriele, Misiti, Pignatone e Vianello.
Tra gli altri gruppi quello che ha fatto registrare la percentuale più alta di votanti è stato il Pd, con l'89,5%. Tra poche ore si ricomincia: dalle 9 e per tutta la giornata è previsto l'esame e i voti sugli ordini del giorno e, quindi, il voto finale in serata.
Ansa
Dal Pd arriva un appello al partito di Renzi. "Non capisco la posizione di Iv - ha detto ieri il segretario Enrico Letta a 'In Onda' su La 7 - che ha fatto un lavoro di merito importante alla Camera, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea".
"Questo testo - ha osservato - passa esclusivamente con i voti di quelli che l'hanno approvato alla Camera, Lega e Fdi non la vogliono. Quella maggioranza si deve far carico della legge. Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo". "Tutti quelli che l'hanno votata alla Camera, quelli stessi la votino in Senato, che problema c'è?".
"Voglio escludere che nelle parole di Renzi si celi un accordo con Salvini, ho i brividi all'idea che ci sia", così Alessandro Zan ai microfoni di The Breakfast Club. "Una legge che tutela dai crimini d'odio non si può barattare con un accordo di potere. Renzi vuole essere protagonista di una mediazione, ma rischia di far saltare la legge. La destra invece vuole solo decapitarla. Paura che la legge non venga approvata? Intanto, andiamo in aula dalla commissione giustizia e incrociamo le dita. Poi leggiamo gli emendamenti dei partiti. Nel Pd ci sono dubbi e perplessità su alcuni punti, ma siamo compatti. Se Italia Viva vota compatta, in Senato ci sono i numeri".
"Mi aspettavo un'alzata di scudi dalla Lega e non dal Pd - ha detto questa mattina a Omnibus il presidente dei senatori di Iv Davide Faraone - sulla nostra proposta di mediazione che è quella di tornare al testo Scalfarotto: tra Zan e Pillon esiste una terra di mezzo e noi abbiamo lavorato su quello. Letta prova a gettare fumo negli occhi ma non ci riesce: è una non notizia che non ci sia la richiesta di voto segreto dal Pd ma il segretario dem sa benissimo che bastano 20 senatori. Noi voteremo la calendarizzazione in aula del ddl come sempre abbiamo detto e non faremo mancare mai il nostro voto favorevole alla legge contro le discriminazioni omotransfobiche: se oggi però ci fosse l'intesa ci potrebbe essere un accordo politico per blindare il testo alla Camera. È chiaro che né IV né il Pd chiederanno il voto segreto ma qualcuno lo farà ed allora se il provvedimento sarà affossato in aula, avremo tutti fallito perché avremo lasciato senza tutele tante persone".
Foto d'archivio.
ANSA
E' il giorno della verità per gli M5s con il voto degli iscritti sulla piattaforma online di Rousseau per scegliere tra l'adesione o meno al governo di Mario Draghi.
Dalle 10 alle 18 di oggi le votazioni dopo che ieri, grazie anche a un contatto telefonico tra il premier incaricato e il garante pentastellato il movimento ha incassato all'interno della compagine che si va formando anche la fidura di un super ministro 'green': titolare di un dicastero che accomuni che competenze dell'ambiente e dello sviluppo per una 'transizione ecologica'.
Il voto agita i pentastellati e ieri in serata alcuni parlamentari sono andati all'attacco. Il quesito su cui votare sulla piattaforma Rousseau "è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza". Così 13 parlamentati del Movimento sottoscrivono una nota in cui definiscono la votazione "tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi".
Intanto il premier uscente Giuseppe Conte auspica che il nuovo governo possa formarsi al più presto e che il Paese possa essere quanto prima in sicurezza.
Ma al Corriere della Sera, rivela una preoccupazione: "È evidente che, essendo il quadro delle forze che si dichiarano disponibili ad appoggiare la maggioranza molto esteso, possa risentirne la coesione tra le forze stesse". Il rischio è che possano aumentare "le difficoltà nell'azione di governo, rispetto a questioni che esulino dalla stretta emergenza". Le priorità non cambiano: nuovo decreto Ristori, completare la campagna vaccinale, completare il Recovery plan.
Mai come oggi Rousseau e i cittadini che voteranno online sono determinanti per la storia del paese ma anche per quella del Movimento. Questa è davvero l’ultima occasione per chi ha creduto nel progetto e per quello che rimane del 4 marzo. Ecco perché votare convintamente no all’ammucchiata.
Mai come oggi quello di Rousseau è un voto decisivo per le sorti del paese e del Movimento 5 Stelle. L’ultimo atto per molti che hanno creduto nel progetto. Se il Movimento aderirà all’ammucchiata sarà una vera svolta politica e quello che resta del 4 marzo dovrà trovare altre vie democratiche per provare a cambiare davvero l’Italia. Ma comunque vada il voto, mai arrendersi. Un conto è la politica, un conto è la storia.
Tommaso Merlo
https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/02/09/perche-votare-no-allammucchiata/
Come al Papeete - Il premier decide di convocare i partiti: vuole “trasparenza” sulla fiducia reciproca. Il leader di Italia Viva adesso corteggia Di Maio.
A qualcuno ricordano i giorni dell’estate 2019. Solo che qui, anziché i mojito al Papeete c’è il Natale col Covid. E per qualcuno è anche una consolazione: “Nessuno ci manderà a votare in piena pandemia”. Non è il messaggio che ha fatto recapitare il capo dello Stato, per cui dopo il Conte 2 ci sono solo le urne. Messaggio che tutti hanno ben chiaro, oramai. Anche se molti confidano nell’ancestrale capacità del Parlamento di trovare altre maggioranze, pur di non sciogliersi. Ma quel che è evidente a tutti è che, appena varata la legge di Bilancio, si scatenerà il putiferio. Quello vero, non le schermaglie di adesso. Prima di ripartire da Bruxelles, dopo il vertice europeo che ha dato il via libera al programma Next Generation, Giuseppe Conte ha deciso di non fare più finta di nulla e di provare a “guidare la crisi”. Il messaggio gliel’ha recapitato via El Paìs lo stesso Renzi, in mattinata: un’intervista in cui si è detto pronto a far cadere il governo, proprio mentre il premier italiano era impegnato a trattare al Consiglio europeo. Conte perde la pazienza: “Ci sono istanze critiche, che sono state rappresentate in modo molto vocale, molto sonoro, in varie trasmissioni tv e vari giornali. Sono molto impegnato, ma non è che non cerco di tenermi aggiornato”. E allora chiede “trasparenza”, vuole “capire che cosa nascondono, quali obiettivi”. Un confronto con i partiti che finora lo hanno sostenuto, per chiarire se la fiducia c’è ancora oppure no. Il calendario è ancora da fissare, ma avverrà “presto”, dicono da Palazzo Chigi.
La crisi è profonda. E ha Matteo Renzi come testa d’ariete, ma una marea di giallorosa dietro di lui. Alcuni perfino assetati di vendetta: “Sapevamo dall’inizio che Iv sarebbe stata una spina nel fianco: ma cosa abbiamo fatto per fermarla? Niente, abbiamo continuato a sfamarli, accontentandoli su ogni singolo dossier. E adesso ci presentano il conto”.
Per la verità, non è che il premier avesse molta scelta, visto che Iv conta 18 senatori e il Conte 2 non sarebbe mai stato possibile senza l’avallo di Renzi, allora ancora nel Pd. Lui lo sa bene e ancora una volta si trova a una curva pericolosa della sua carriera, dove la cosa che reputa più inaccettabile è finire nell’irrilevanza politica. Quindi ancora una volta si gioca l’azzardo. E mentre il premier è ancora a Bruxelles, dicevamo, lo attacca frontalmente dalle colonne di El País. Continua a sostenere, Renzi, che “non si va al voto”, perché “bisogna prima verificare che non ci sia una maggioranza alternativa”. Renzi in realtà sa benissimo due cose. La prima è che tutti stanno lavorando per un assetto diverso – senza l’attuale presidente del Consiglio – a partire dal Pd, che pure ieri, prima con Goffredo Bettini, poi con Andrea Orlando agita la minaccia del voto (“No a Papeete di Natale, o si va a votare”). Ma la seconda è che la parola elezioni deve essere disinnescata il prima possibile: perché davanti a questa eventualità, la maggior parte dei parlamentari di Iv sarebbero pronti a lasciarlo solo nella sua decisione di sfiduciare Conte, consapevoli del fatto che a rientrare in Parlamento sarebbero forse meno di una decina di loro, stando ai sondaggi. Anzi, molti si sfogano con i colleghi del Pd, alcuni vorrebbero rientrare. Insomma, Renzi potrebbe non avere i numeri per staccare la spina.
Intanto gli abboccamenti si moltiplicano. Gli uomini di Iv fanno circolare la possibilità di un governo con Di Maio premier. Tanto è vero che spuntano post Facebook di fedelissimi renziani in difesa del ministro degli Esteri “massacrato” per un congiuntivo. Ma per lui sostituire Conte avrebbe non pochi ostacoli: difficile da reggere per il Pd, insopportabile per parte del Movimento, ostativo per l’entrata di FI. E infatti dalla Farnesina smentiscono che quest’ipotesi possa mai realizzarsi.
La carta vera sarebbe un governo a guida Pd. I nomi che si fanno circolare sono quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Ma anche qui: M5S reggerebbe? Al Nazareno sanno che si tratta di un gioco pericoloso. Per questo, dopo aver mandato avanti per giorni l’ex premier, ieri Nicola Zingaretti l’ha stoppato: “Nessuno deve chiedere marcia indietro a nessuno”. Non è piaciuto al Nazareno l’attacco a Conte in pieno Consiglio, non è piaciuto il suo voler dettare le regole. Il Pd teme che il gioco gli sfugga di mano. E che magari anche un approdo “light” come il Conte-ter a più evidente trazione Pd ormai non sia più a portata di mano.
Uno striminzito cinque virgola qualcosa è il voto, insufficiente, che un sondaggio trasmesso ieri a “L’aria che tira” assegna a questi ultimi mesi del governo Conte. Se fossimo a scuola i genitori dell’alunno sarebbero convocati per sentirsi dire che è un vero peccato, visto che dal famoso 9 marzo in avanti Giuseppe si era ben comportato meritandosi un’alta popolarità e gli elogi dei colleghi stranieri. I più critici sentenzieranno che dalla fine dell’estate il soggetto è apparso incerto, litigioso, e poi indulge a promesse sui cosiddetti ristori non sempre realistiche. Senza contare che fa confusione con i colori della carta geografica. “Sfido a dimostrare che questo Governo abbia buttato via tre mesi o, come si è detto, che è stato in vacanza questa estate”, si giustifica lui con “La Stampa”, impegnandosi a mettercela tutta per fare meglio. Insomma, le solite assicurazioni dello studente accusato di aver fatto “la cicala”, se non fosse che in tempo di pagelle, per una questione di equità, i voti vanno dati a tutti. Dalla fase dei Dpcm solitari del premier (tacciati di autoritarismo, l’ “emergenza senza l’emergenza” del prof. Cassese) non si è forse passati alla piena condivisione delle scelte? Sarebbe interessante interpellare gli italiani. Che giudizio date del contributo dell’opposizione alla soluzione dei problemi? E, in particolare, quali proposte avanzate da Salvini &Meloni per contrastare la diffusione del contagio meritano la promozione (basta ricordarne una)? E quali meritano una sonora bocciatura (basta ricordarne una) ? A quali presidenti di regione dareste un sei pieno? A quali un bel quattro? Di quali virologi vi fidate pienamente (è sufficiente indicarne uno). E nelle mani di quali infettivologi, al contrario, non vorreste mai capitare (fino a dieci nomi)? C’è anche l’autosondaggio: ultimamente vi siete comportati sempre come cittadini consapevoli della pericolosità del virus? Quante volte vi siete assembrati nelle piazze e sulla spiagge? E quando siete usciti di casa, era così indispensabile? E l’obbligo di mascherina? Che voto mi do io? Direi un cinque virgola qualcosa, giusto per rispettare la media. Ma posso (possiamo tutti) decisamente migliorare.