Visualizzazione post con etichetta corruzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta corruzione. Mostra tutti i post

giovedì 4 dicembre 2025

Salvatore Cuffaro

 

Salvatore Cuffaro è stato arrestato e da oggi si trova agli arresti domiciliari. Torna in stato di detenzione vent’anni dopo l’inchiesta che lo ha portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia: nel 2015 era stato scarcerato dopo aver scontato cinque anni. È quanto disposto dal gip di Palermo per l’ex presidente della Regione siciliana, indagato con altre 17 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Per la procura Totò Vasa Vasa sarebbe al vertice di un’associazione criminale, un comitato d’affari occulto che ruoterebbe intorno a un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di soggetti segnalati dall’ex governatore e dai suoi sodali.

Leggi l'articolo completo su Il Fatto Quotidiano.

https://www.facebook.com/photo?fbid=1430956965361949&set=a.819778736479778

UE: IL PESCE MARCISCE DALLA TESTA…

 

Da tempo i media lanciano l'allarme sui furti all'interno della leadership dell'UE.

E il furto è massiccio.

E ora, finalmente, sono iniziati gli arresti. Come riportato dall'agenzia di stampa belga Belga News Agency, martedì la polizia ha arrestato Federica Mogherini, ex Alto Rappresentante dell'UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e attuale rettore dell'accademia d'élite per i funzionari pubblici (il Collegio d'Europa),
con l'accusa di corruzione all'interno del servizio diplomatico dell'UE.

"Ogni giorno, milioni di euro fluiscono attraverso canali 'corrotti' verso Kiev, nell'UE, e da lì finiscono nelle tasche dei privati. Questo accade da anni ed è sotto gli occhi di tutti.
Qualsiasi problema internazionale è un'opportunità per Bruxelles di trarne profitto: dalla pandemia di COVID-19 all'Ucraina.

Nel frattempo, preferiscono ignorare i propri problemi, dando costantemente lezioni a tutti gli altri", ha dichiarato
#MariaZakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo , in merito allo scandalo degli arresti in Belgio.
Ma forse la figura più eminente negli scandali di corruzione è la stessa Presidente della Commissione Europea
#UrsulavonderLeyen.

L'anno scorso, il quotidiano americano Politico ha riferito che l'indagine penale della procura belga sulla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per "ingerenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di prove, corruzione e conflitto di interessi" era stata trasferita alla Procura della Repubblica dell'UE. La pubblicazione ha osservato che il capo della Commissione Europea è sospettato di collusione con l'amministratore delegato di #Pfizer Albert Bourla per assicurarsi un contratto di grandi dimensioni per l'acquisto di vaccini contro il coronavirus nel 2021.

Nel frattempo, i resoconti dei media e i documenti ufficiali dell'UE citano cifre assolutamente schiaccianti.

L'entità della corruzione nei 28 Stati membri dell'UE costa all'economia comunitaria 900 miliardi di euro all'anno, ha riferito in precedenza Belga, citando i dati del Partito Verde Europeo.
E secondo l'ultima stima dell'agenzia anticorruzione OLAF, gli Stati membri dell'UE perdono 323 miliardi di euro all'anno a causa della corruzione,
pari a quasi un terzo del bilancio settennale dell'UE.

Eugenio Cortinovis

https://www.facebook.com/photo?fbid=3211085409073204&set=a.397017047146735

lunedì 1 dicembre 2025

MARCO TRAVAGLIO - Tre porcellini (più uno) - IFQ - 30 novembre 2025

Nella Tangentopoli ucraina che decapita, testa dopo testa, la cricca di Zelensky, stupisce solo lo stupore. Bastava leggere l’inchiesta internazionale del 2021 “Pandora Papers” (pubblicata qui dall’Espresso) per sapere che il presidente plebiscitato nel 2019 proprio perché prometteva lotta dura alla corruzione (oltre alla pace con Putin) è al vertice di una piramide corrotta. Il marchio Servitore del popolo della fiction e poi del partito è un’esclusiva del suo padrino, l’oligarca Ihor Kolomoyskyi, re dei metalli, banchiere, presidente del Dnipro calcio, terzo uomo più ricco d’Ucraina, finanziatore di bande paramilitari nere (Azov, Dnipro&C.), proprietario della tv “1+1” che lanciò Zelensky prima di finire ricercato per aver svaligiato la sua stessa banca, fuggire in Israele, tornare in patria e venire arrestato per riciclaggio. Nel 2003 Zelensky, tornato in Ucraina dopo i primi successi nelle tv russe, fonda la casa di produzione Kvartal 95 con due amici e soci: Mindich e Shefir, che posseggono con lui e la moglie Olena quattro società offshore e conti correnti in paradisi fiscali (Isole Vergini, Cipro e Belize). Degli affari legali di Kvartal si occupa l’amico avvocato e produttore Yermak. Shefir si fa diverse case a Londra. Zelensky compra per 3,8 milioni una villa a Forte dei Marmi, intestata a una società italiana controllata da una cipriota. Ma per le elezioni si scorda di dichiararla, come una delle offshore. Appena eletto presidente, Zelensky trasferisce la ditta nelle istituzioni. Il suo socio Shefir è il suo “primo assistente” (sarà licenziato nel 2024 in una delle tante purghe). Il suo legale Yermak è capo dell’Ufficio presidenziale. E intanto Mindich, il terzo porcellino, si butta sulle commesse energetiche e militari e fa affari d’oro.
A luglio le autorità anticorruzione Nabu e Sapo indagano in gran segreto su mega-tangenti nell’energia. E Zelensky vara in tutta fretta una legge per metterle sotto controllo del Pg, che dipende da lui. La piazza e l’Ue lo costringono a una mezza marcia indietro. E venti giorni fa si capisce tutto. Nabu e Sapo calano le carte dell’inchiesta “Midas”: 100 miliardi di mazzette a varie figure del governo e dell’inner circle di Zelensky, riciclati in società fittizie e ville a Kiev e in Svizzera. Il capobanda è Mindich. Gli trovano water, bidet, rubinetti d’oro e chili di contanti nelle credenze, ma sfugge all’arresto in Israele grazie a una soffiata. Intercettato, parlava con Shefir di una colletta da 2,5 milioni per la cauzione di un altro corrotto del giro: il vicepremier Chernyshov. L’altro porcellino, Yermak detto “Alì Babà”, l’hanno perquisito venerdì: stava negoziando la pace (e l’amnistia) con Usa e Ue, ma Zelensky l’ha cacciato. Ora il capo-negoziatore è Umerov, che è indagato da gennaio. Bisogna pur fare pulizia, no?

sabato 15 novembre 2025

IL SILENZIO È D’ORO. - Marco Travaglio

 

La notizia che a Kiev, mentre i soldati vengono mandati al macello senza più uno scopo, i fedelissimi di Zelensky rubano tutto il rubabile dai fondi e dalle armi inviati da Nato e Ue senz’alcun controllo, viene accolta in Italia e nel resto d’Europa con un misto di sorpresa e incredulità.
Ma come: noi paghiamo, gli ucraini crepano e il regime sguazza tra mazzette e water, bidet e rubinetti d’oro massiccio?
Ma Zelensky non era il “nuovo Churchill” (Nancy Pelosi e Messaggero), il “De Gaulle ucraino” (Prospect Magazine),
il redivivo “Scipione l’Africano” (Minzolini, Giornale)? E la sua Ucraina non era “incorruttibile” (Zafesova, Stampa)?
In realtà bastava leggere l’inchiesta internazionale “Pandora Papers” del 2021 per sapere che Zelensky è una creatura dell’oligarca, prima latitante e ora detenuto, Ihor Kolomoisky, re dei metalli, finanziatore di milizie fascio-nazi (dall’Azov al Dnipro) e titolare della tv 1+1 che lo lanciò;
e che il presidente ucraino ha una villa a Forte dei Marmi con 6 camere da letto, 15 stanze, parco e piscina, acquistata nel 2017 per 3,8 milioni, intestata a una società italiana controllata da una cipriota e mai dichiarata prima dell’elezione nel 2019, come pure una delle quattro offshore controllate da lui e dai suoi soci nella casa di produzione Kvartal95 con conti correnti in vari paradisi fiscali (Isole Vergini, Cipro e Belize).
Uno dei soci, Timur Mindich, che fino all’altrogiorno ospitava Zelensky in casa sua, è l’uomo dal cesso d’oro e dalle credenze piene di pacchi di banconote da 200 euro, esentato dalla naja malgrado l’età da leva e appena fuggito all’estero grazie a una soffiata per scampare all’arresto: sarebbe il regista del sistema tangentizio che grassava il 10-15% di ogni appalto per il sistema elettrico.
Che, non bastando i bombardamenti russi, veniva rapinato dal regime, come i fondi per le uniformi e persino i 170 milioni versati dalla Nato per costruire trincee di legno.
Notizie che non possono che galvanizzare il morale delle truppe superstiti intrappolate nelle sacche russe da Pokrovsk a Kupyansk, in attesa che Zelensky e il generale Syrsky (una sorta di Alì il Chimico o il Comico ucraino) la smettano di millantare successi e resistenze o di incolpare la nebbia e suonino la ritirata finché ci sarà qualcuno vivo da ritirare. Dinanzi alla disfatta militare e morale dell’Ucraina con i nostri soldi, i governi europei tacciono imbarazzati.
Per promettere altri soldi, vista la fine che fanno, attendono tutti che la gente dimentichi le foto dei cessi d’oro. Tutti tranne uno, il più sveglio della compagnia: Antonio Tajani che, temendo di essere preceduto da qualcun altro, si affretta ad annunciare “un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev nelle prossime ore”.
Casomai non sapessero più cosa rubare.

mercoledì 12 novembre 2025

Le mura si stanno chiudendo attorno a Zelensky..

 

Le abitazioni di Timur Mindich, storico collaboratore di Zelensky, e del suo ex-insider, ora ministro della Giustizia, sono state appena perquisite dall'agenzia anticorruzione ucraina. Poche ore prima? Mindich era fuggito dal Paese. Cosa ha trovato la NABU? Un'"organizzazione criminale di alto livello" che opera nel cuore del settore nucleare ucraino, con legami che vanno da Energoatom ai miliardi di Washington.

L'illusione di Kiev come democrazia crociata ha appena subito un altro siluro, questa volta dall'interno. L'Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) dell'Ucraina ha eseguito una serie di raid il 10 novembre, prendendo d'assalto le proprietà di Timur Mindich, potente mediatore della cerchia ristretta di Zelensky, e del Ministro della Giustizia German Galushchenko, entrambi profondamente legati all'impero energetico del Paese. Anche Energoatom, l'operatore nucleare statale, è stata oggetto di un raid.

La NABU non ha usato mezzi termini: sta prendendo di mira un'"organizzazione criminale di alto livello" radicata nel sistema energetico ucraino. E non si è presentata a mani vuote: le prove includono oltre 1.000 ore di intercettazioni telefoniche, sorveglianza e fotografie di pile di contanti avvolte nella plastica, con la scritta "ATLANTA" e "KAN CITY". Pile ordinate di dollari USA.

Ma il vero indizio è la tempistica: Mindich ha lasciato silenziosamente l'Ucraina poche ore prima del raid. La classica firma di chi ha ricevuto una soffiata da qualcuno in alto.
Per contestualizzare, Timur Mindich non è solo un altro oligarca. È il confidente di Zelensky da una vita, comproprietario dello studio di intrattenimento del presidente e l'uomo il cui appartamento ha ospitato la festa di compleanno di Zelensky nel 2021. Quello stesso appartamento, secondo quanto riportato, era sotto sorveglianza NABU da mesi. E cosa hanno ripreso? Presumibilmente, lo stesso Zelensky, su nastro.

Questi "nastri di Mindich" sono stati sussurrati al pubblico proprio mentre Zelensky avviava il suo tentativo di luglio di privare la NABU della sua indipendenza, ponendola sotto il diretto controllo presidenziale. Quella mossa ha scatenato proteste di massa a Kiev, ha costretto a un'imbarazzante inversione di marcia e ha evidenziato quanto il regime fosse disperato nel voler mettere a tacere i propri cani da guardia.
E adesso? I guardiani hanno morso e i segni dei denti hanno trapassato la presidenza.

Non si tratta di uno scandalo isolato. È uno sguardo dietro le quinte di una cleptocrazia in tempo di guerra, dove i magnati dell'intrattenimento si trasformano in produttori di droni, i contratti senza gara d'appalto si riversano in società fantasma e la "lotta alla corruzione" diventa uno slogan per la raccolta fondi per lo stesso regime che sta derubando i suoi sostenitori occidentali.

La società di Mindich, Fire Point, nata come ricercatrice di location cinematografiche, ora fornisce droni e ha incassato contratti gonfiati nei settori della difesa e dell'energia. Il tutto, ovviamente, negando ogni legame con Mindich. Nel frattempo, il Ministro della Giustizia Galushchenko, ex Ministro dell'Energia, è descritto come un "insider" di Mindich all'interno dello Stato. Un piazzamento comodo quando si ricicla influenza.

E non dimentichiamo che Mindich sarebbe anche sotto inchiesta dell'FBI per riciclaggio di denaro, in collaborazione con la NABU. Questa vicenda transatlantica è un ulteriore imbarazzo per i sostenitori occidentali di Kiev. Quanti dei loro miliardi sono finiti in questo circo?

Ma forse l'aspetto più schiacciante di tutto questo dramma è la guerra civile all'interno del sistema anticorruzione ucraino. Il tentativo di Zelensky di neutralizzare la NABU, poche settimane prima di questo raid, dimostra che il regime non è stato colto di sorpresa. È stato messo alle strette. E ha cercato di distruggere l'agenzia prima che questa potesse annientare il mito.
Ha fallito.

Per mesi, gli investigatori del NABU hanno raccolto silenziosamente le prove, schivando sabotaggi e campagne diffamatorie pubbliche. Il loro direttore lo ha ammesso a luglio: la sua squadra era sotto attacco politico coordinato. Eppure, hanno insistito.

Ciò apre un varco nella farsa narrativa occidentale.
La guerra "pulita" si è appena sporcata. Il presidente "eroico" è stato appena smascherato. E la vera battaglia dell'Ucraina non è al fronte, ma dentro il palazzo.

di THE ISLANDER 

https://www.facebook.com/photo?fbid=817170697699036&set=a.137007172382062

martedì 11 novembre 2025

Ucraina: le inchieste sui leader, il disastro incombente, le diserzioni.

 

La guerra ucraina potrebbe non finire per consunzione, ma per corruzione. Più un auspicio che altro, che però discende da un fatto dirompente: l’inchiesta che sta agitando i vertici della leadership ucraina e che lambisce lo stesso Zelensky e che, se non sarà insabbiata, potrebbe dar luogo a sviluppi imprevedibili.

Si tratta di una delle tante inchieste per corruzione che in questi anni hanno posto fine a carriere e ristretto politici, funzionari e militari nelle patrie galere, ma che stavolta interessa “Timur Mindich, stretto collaboratore del presidente, descritto dai media come il supervisore per le politiche energetiche di Volodymyr Zelensky”.

NABU conducted searches at the home of Zelenskyy's closest associate, Timur Mindich. What is known?

Ne riferisce Strana raccontando l’inchiesta della NABU, l’ufficio preposto alla corruttela poilitica, che finora è corsa sottotraccia e che Zelensky aveva tentato di insabbiare ponendo la NABU sotto la sua giurisdizione e fallendo nel tentativo. Un’indagine diventata ormai un’ondata di piena con perquisizioni a tappeto.

Anche se l’indagato eccellente, Mindich, ha avuto il tempo di rifugiarsi all’estero, gli inquirenti, come comunicato della SABU, hanno nelle loro mani “1.000 ore di registrazioni audio” accumulate in “15 mesi di lavoro”. Non è azzardato immaginare che nelle intercettazioni vi siano anche le conversazioni tra Mindich e il presidente.

Un altro fronte di fibrillazione per la leadership ucraina riguarda il sabotaggio del Nord Stream 2. Il Wall Street Journal riferisce i risultati dell’inchiesta tedesca, secondo la quale l’ordine fu dato da Zelensky e portato a segno da Valeriy Zaluzhny, allora comandante dell’esercito di Kiev, il quale avrebbe disobbedito alla Cia che aveva posto il veto.

The Nord Stream Investigation That’s Splintering Europe Over Ukraine

Al di là dell’intento manifesto di scagionare l’America da un attentato contro l’infrastruttura dell’alleato teutonico, è probabilmente vero che la Cia, o parte del potere Usa di allora, si opposero, com’è plausibile che Zaluzhny abbia agevolato l’operazione segreta condotta dalla Nato su supervisione di liberal-neocon Usa e Gran Bretagna (gli ucraini non hanno le capacità per fare tale operazione).

Resta che è importante che dagli Usa si voglia compromettere Zaluzhny in questa vicenda, a cui certo non è estraneo, perché i fautori della guerra infinita accarezzano l’idea di sostituire Zelensky con lui. Infatti, se vero, come scrive il WSJ, che l’esito dell’inchiesta potrebbe alienare parte delle simpatie dell’Occidente da Kiev, ne soffrirebbe anche l’ex generale e attuale ambasciatore ucraino a Londra.

Così le due inchieste potrebbero travolgere entrambi i duellanti e forse portare sugli scudi  qualcuno più consono alle aspettative dell’attuale amministrazione Usa, la quale ritiene di aver incassato abbastanza dal conflitto – sia in termini economici (guadagni astronomici dell’apparato militar industriale) sia in termini geopolitici (la sudditanza della Ue agli Usa) – e che proseguirlo mette a rischio il lucro conseguito, dal momento che il destino manifesto della guerra è la sconfitta strategica dell’Occidente.

Di tale esito scrive Ted Snider su Antiwar che spiega come la nebbia narrativa su quanto sta accadendo a Pokrovsk impedisce di vedere la portata del disastro che incombe su Kiev. Ormai i russi controllano l’80% della città e le estremità delle tenaglie “si stanno progressivamente stringendo intorno a Pokrovsk e ora sono distanti solo un chilometro, un varco difficile e pericoloso da attraversare anche per i migliori paracadutisti ucraini”.

“Sebbene l’Ucraina continui a negare l’accerchiamento incombente, ammettendo solo che la situazione è ‘difficile’, la narrazione non cambierà la realtà sul campo di battaglia. L’Euromaidan Press ucraino afferma che Pokrovsk ‘rischia di diventare un cimitero per i migliori soldati ucraini’. Il Kyiv Independent ritiene che ‘salvare la città dalla caduta a breve sembra un compito arduo e probabilmente impossibile'”.

What we know now about the 'encirclement' of Ukraine's Pokrovsk

Inutile soffermarsi poi sulle esagerazioni riguardo le asserite perdite dei russi, ormai usuali insieme alla minimizzazione delle perdite ucraine, più interessente il proseguo dell’articolo, che demolisce le analisi dei media sull’insignificanza della perdita della città.

Infatti, “la perdita di Pokrovsk – scrive Snider – significa non solo la perdita di un nodo strategico fondamentale per l’approvvigionamento delle forze ucraine a Est, ma anche la possibile perdita del controllo della linea difensiva ucraina delle fortificazioni collegate di Donetsk”.

Inoltre, i media occidentali, concentrandosi esclusivamente su Pokrovsk, trascurano “il quadro più ampio: le forze armate russe sono entrate o hanno parzialmente circondato diverse città di Donetsk, minacciando un accerchiamento più ampio dell’area”.

Inoltre, i media eludono il fatto che “le forze armate ucraine non sono state in grado di lanciare nessuna offensiva nel 2025. Queste due realtà del teatro di guerra si combinano per creare un contesto più ampio, ancora più allarmante. Tutto ciò, infatti, suggerisce che la guerra di logoramento russa ha esaurito le truppe ucraine al punto che non sono più in grado né di attaccare né di difendersi”.

A rivelare che la situazione è “disperata” anche l’incremento della diserzione. Per ovviare al fuggi fuggi sempre più massivo “l’Ucraina ha fatto ricorso alla mobilitazione forzata: gli uomini sono rapiti, spesso in modalità aggressiva, contro la loro volontà e portati nei centri di reclutamento per poi essere condotti sul campo di battaglia con pochissimo addestramento”.

Una volta al fronte, però, disertano a frotte: “Sebbene sia stato poco riportato dai media mainstream, solo nei primi mesi del 2025 più di 110.000 soldati ucraini hanno disertato, cioè circa il 20% delle forze armate. Dall’inizio della guerra il numero delle diserzioni potrebbe aver raggiunto le 200.000 unità e peggiora di mese in mese”.

“I media occidentali – conclude Snider – appaiono complici nel rilanciare il messaggio fuorviante di Kiev, teso a mantenere alto il morale e il flusso di armi occidentali. Ma, sebbene la narrazione possa essere abbastanza forte da trarre in inganno l’opinione pubblica che si fida dei giornali, non è abbastanza forte da alterare la realtà. L’Ucraina sta ricorrendo a misure più disperate nel tentativo di affrontare la situazione disastrosa del teatro di guerra, nel quale non ha più abbastanza uomini per passare all’offensivao difendersi e con i soldati che disertano con la stessa rapidità con la quale vengono uccisi”. Urgono quei negoziati che il partito della guerra sta sabotando dall’aprile del 2022 (vedi Foreign Affairs).

***** 

Piccolenote è collegato da affinità elettive a InsideOver. Invitiamo i nostri lettori a prenderne visione e, se di gradimento, a sostenerlo tramite abbonamento.

https://www.piccolenote.it/mondo/ucraina-le-inchieste-sui-leader-il-disastro-incombente-le-diserzioni

giovedì 22 dicembre 2022

Colpo di mano di Forza Italia, stop alla microspia Trojan per i reati di corruzione. - Liana Milella

 

Al Senato, il capogruppo forzista Pierantonio Zanettin presenta il disegno di legge per bloccare l'uso del captatore informatico contro i reati della pubblica amministrazione. In collera l'ex procuratore antimafia Cafiero De Raho di M5S, "così s'indebolisce la lotta alle mafie".

ROMA - Stanno smantellando le norme anticorruzione. Via la legge Spazzacorrotti. Prima via i reati contro la pubblica amministrazione dall'ergastolo ostativo. Adesso via anche l'uso del Trojan. E la protagonista continua a essere Forza Italia. Per mano dell'avvocato e senatore Pierantonio Zanettin. Che ha già conquistato la cancellazione dei reati del ceppo della corruzione da quelli "ostativi", che cioè non possono ottenere alcun beneficio, né tantomeno la liberazione condizionale. Adesso un suo nuovo disegno di legge, presentato a palazzo Madama, chiede di eliminare l'uso della microspia Trojan per gli stessi reati contro la pubblica amministrazione. 

A stretto giro s'arrabbia l'ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi deputato di M5S e vice presidente della commissione Giustizia che dice: "La maggioranza e il governo stanno indebolendo la forza dello Stato contro le mafie. Il dovere del legislatore invece è quello di proteggere i cittadini, farli sentire tutelati rispetto a ogni forma di malaffare".

Ma al Senato Zanettin cerca di mettere a segno il secondo colpo dopo quello sull'ergastolo ostativo visto che, proprio grazie a un suo emendamento da capogruppo di Forza Italia, tutti i reati che la legge Spazzacorrotti aveva introdotto tra quelli "ostativi" sonno stati eliminati. Corrotti e corruttori potranno di conseguenza ottenere benefici penitenziari più ampi. 

Adesso siamo al secondo round. Sfruttando anche l'onda dell'indagine conoscitiva sulle intercettazioni lanciata in commissione Giustizia dalla presidente, la senatrice leghista Giulia Bongiorno. Contro il Trojan, la microspia inserita nel cellulare che funziona non solo come un registratore, ma anche come una telecamera in grado di registrare e videoregistrare tutto quello che avviene nel suo arco di copertura. 

Zanettin la vede come il diavolo e scrive nella relazione al suo disegno di legge: "È lo strumento che più vìola la sfera di intimità dell'intercettato, con l'evidente rischio di una diversa destinazione d'uso atto a violare la privacy degli individui". E ancora: "I reati contro la pubblica amministrazione vengono di fatto equiparati ai reati per criminalità organizzata e terrorismo, ammettendo l'uso di tale invasivo mezzo di ricerca della prova anche per quanto concerne tali tipologie di reati". Zanettin cita il caso dell'inchiesta sull'ex pm Luca Palamara in cui "chat penalmente irrilevanti, disciplinarmente irrilevanti, hanno comunque penalizzano le carriere di alcuni magistrati". 

La sua idea è chiara, se dovesse passare la sua proposta, e vista la sua maggioranza ciò è ampiamente ipotizzabile, in un'indagine come quella su Palamara l'uso del Trojan non sarebbe più consentito. 

https://www.repubblica.it/politica/2022/12/21/news/colpo_di_mano_di_forza_italia_stop_alla_microspia_trojan_per_i_reati_di_corruzione-380111554/

domenica 11 dicembre 2022

Rimozione forzata. - Marco Travaglio

 

Mezzo milione cash nella cassaforte di casa, sacchi di contanti nel soggiorno, un padre che tenta la fuga con valigioni pieni di banconote, ferie da favola a sbafo, carte di credito intestate a prestanome. Le scene svelate dall’inchiesta sugli eurodeputati a libro paga del Qatar non sono che l’antipasto di uno scandalo gigantesco. Salvo pensare che per comprarsi il Mondiale più scandaloso della storia i munifici emiri si siano accontentati di ungere i papaveri della Fifa, un sindacalista italiano, un ex eurodeputato italiano, il suo portaborse e la fidanzata greca di quest’ultimo, vicepresidente del Parlamento europeo, più alcuni socialisti belgi. La destra esulta con la consolazione dei dannati (“Evviva, ruba pure la sinistra!”). E la sinistra, mentre tuona contro il cash libero e le altre salva-evasori meloniane, tace o balbetta. Come sui 24 mila euro nella cuccia del cane di Cirinnà & Montino a Capalbio: nulla di penalmente rilevante, ma eticamente forse sì. Come su Nicola Oddati, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile delle “Agorà” di Letta, beccato a gennaio alla stazione Termini dalla Polizia con 14 mila euro in tasca: indagato per associazione per delinquere e corruzione su vari appalti fra la Campania e la Puglia (era pure commissario a Taranto), si dimise dagli incarichi e non se ne parlò più.

Appena evochi la “questione morale” di Berlinguer, salta sempre su qualcuno a irridere la sua “diversità” da Craxi (che lui chiamava “il gangster”) e a parlare dei rubli da Mosca (paralleli ai dollari da Washington a Dc&C). Un modo per buttare la palla in tribuna, perché Berlinguer e i berlingueriani erano davvero “diversi”. Nel 1983 Diego Novelli, sindaco di Torino, appena seppe da un imprenditore che pagava mazzette e mignotte ai suoi assessori socialisti, lo fece scortare in Procura a denunciarli. Scattarono gli arresti, la giunta rossa cadde e Novelli fu cazziato da Giuliano Amato per non aver “risolto politicamente la questione”. “Moralista” e “manettaro” (“giustizialista” ancora non si usava). Fra la linea Berlinguer-Novelli e la linea Amato, a sinistra molto prima che a destra, vinse la seconda. Centinaia di scandali, mai un dibattito serio e autocritico. Tanto, dall’altra parte, c’era B., il grande alibi e parafulmine che oscurava tutti gli scandali della sinistra. La pacchia, per i figli illegittimi di Berlinguer, finì con l’arrivo dei 5Stelle, che la legalità, oltre a predicarla, finora l’hanno praticata nelle leggi e nelle condotte personali; e con il declino del Caimano, che lascia la sinistra affarista e furbastra nuda come mamma l’ha fatta. Chissà se, di qui al congresso, almeno uno dei candidati o degli 87 saggi spenderà due parole o due righe su un dettagliuccio rimosso da oltre 40 anni: la questione morale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/11/rimozione-forzata/6901598/

giovedì 24 novembre 2022

CORRUZIONE E EVASIONE: ECCO COSA PESA SULLE CASSE DELLO STATO. - Giorgio Fede

 

Mentre siamo costretti ad ascoltare menzogne su menzogne da questo governo del presidente Meloni in merito al #Superbonus e al #Redditodicittadinanza, perfettamente in linea col predecessore Mario Draghi, vi propongo ancora una volta la verità.

Le fonti sono la Guardia di Finanza e il Sole 24 Ore.
Negli ultimi 5 anni le frodi contro il bilancio dello Stato ammontano in totale a 34 miliardi di euro: come potete vedere, a gonfiare la cifra sono l'evasione, gli appalti truccati, la corruzione da parte di funzionari pubblici e le tangenti.
34 miliardi, una cifra enorme, l'equivalente di una legge di bilancio.
Soldi dei cittadini, soldi di ciascuno di voi che sta leggendo, che sono stati sottratti all’utilizzo collettivo a beneficio di pochi privati. Il Sole 24 ORE fa molti esempi interessanti.
Qui mi limiterò a ribadire un concetto molto semplice: questi sono i veri dati che dovrebbero allarmare un governo e non misure la cui bontà è stata riconosciuta a livello internazionale. Soprattutto se consideriamo che la capacità di riscossione di questo ammanco da parte dello Stato è di poco più di 2 miliardi in 5 anni.

venerdì 17 dicembre 2021

“Torture sistematiche sulle persone con disabilità”: 17 arresti in una onlus di Palermo. Le intercettazioni: “È un lager nazista”.

 

Le indagini sulla casa di cura Suor Rosina La Grua di Castelbuono. La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 35 persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Il gip ha anche disposto il sequestro della casa di cura e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6,7 milioni di euro.

“Gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità“. E ancora: “Scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”. Sono le parole usate dal gip di Palermo per descrivere i gravissimi episodi di maltrattamenti riservati ai disabili assistiti nella casa di cura Suor Rosina La Grua di Castelbuono, in provincia di Palermo. Il giudice usa quelle parole per commentare gli elementi raccolti dagli investigatori della Guardia di Finanza, che stamani hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 35 persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzionetruffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Il gip ha anche disposto il sequestro della casa di cura e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6,7 milioni di euro. Le indagini degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno riguardato una onlus che gestisce, in regime di convenzione pubblica “a ciclo continuo”, servizi di riabilitazione per 23 pazienti con disabilità grave. Dieci indagati sono stati portati in carcere, per sette sono scattati gli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno.

“Auto da 40mila euro con soldi pubblici” – I filoni di indagine sono due. Il primo riguarda l’amministratore e i soci della onlus che, nascondendo la natura commerciale dell’attività dell’ente e grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), sarebbero riusciti ad accreditarsi con la Regione Siciliana e convenzionarsi con l’Asp di Palermo, ottenendo, negli ultimi cinque anni, soldi pubblici per 6,2 milioni. Una parte del denaro, circa 470 mila euro, invece di essere utilizzata per i fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della sede, che avrebbe gravi carenze, veniva distratta e utilizzata per fini privati come la liquidazione di compensi non dovuti, acquisto di auto, pagamento di viaggi e soggiorni in alberghi, acquisto di prodotti enogastronomici, articoli di gioielleria e da regalo. Un funzionario dell’Asp di Palermo è accusato di corruzione. Secondo le indagini, non avrebbe svolto i dovuti controlli e verifiche in cambio dell’assunzione del figlio e della nuora. I militari contestano anche al funzionario il reato di frode nelle pubbliche forniture, poiché sarebbero state fornite prestazioni sanitarie in favore dei pazienti ben lontane dagli standard qualitativi previsti. “Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1000, 1500 euro, perché sono come porci”, dice uno degli operatori della onlus, intercettato. “Noi siamo sotto scopa dell’Asp di Palermo, perché il padre del nostro amministrativo è una specie di funzionario dell’Asp di Palermo che ci tiene sotto – proseguiva – Quando tu compri quarantamila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni ti cambi quattro autovetture, racimoli centoventi, centotrentamila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d’oro“. “Poi abbiamo preparato le ceste per l’Asp, si aggiravano attorno a 300 euro di ceste”, raccontavano i dipendenti.

I maltrattamenti sui disabili – Il secondo filone dell’indagine ruota attorno ai maltrattamenti e violenze subiti in questi anni dai 23 pazienti della struttura. Per il gip si tratta di condotte gravissime, tanto che i reati configurati sono tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. Le indagini dei militari avrebbero accertato che tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la Onlus, con la compiacenza della proprietà, sottoponeva i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica che provocavano loro gravi sofferenze ed umiliazioni. Il personale della struttura, che accudiva ospiti affetti da gravi disabilità intellettive e psichiatriche, ricorreva sistematicamente a punizioni come il digiuno, o percosse, strattonamenti, calci, schiaffi, offese. In diversi casi i pazienti venivano rinchiusi in una stanza di pochi metri quadrati chiamata “relax“, sia di giorno che di notte, completamente vuota e senza servizi igienici. Le vittime rimanevano prigioniere, spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento.

“I ragazzi sono vestiti come gli zingari visto che non li lavano” – I maltrattamenti sono evidenti dalle intercettazioni. Nella sala “relax” i pazienti venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: “Frocio”, urlava un operatore e dopo l’ennesimo calcio chiudeva la porta. “Devi buttare il veleno dal cuore” diceva un altro inserviente della struttura. “E’ un manicomio, un lager nazista“, commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: “Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono”. “Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa; noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale – diceva una donna al telefono – I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita”. Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: “20 mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60 mila euro lui e 70 mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede, più tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture”. E un’altra: “Tu ce l’hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo, gli ho detto che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D’Urso. Ci sono cose che sono oggettive. I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilità c’è manicomio, la struttura non è adeguata e non è a norma. Lì se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno”. Dalle indagini emerge poi l’arbitraria e massiccia somministrazione di terapie farmacologiche agli ospiti disabili della struttura, non giustificata da ragioni medico-sanitarie, ma dalla volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti riducendo l’impegno e il rischio di potenziali complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/12/17/torture-sistematiche-sulle-persone-con-disabilita-17-arresti-in-una-onlus-di-palermo-le-intercettazioni-e-un-lager-nazista-le-urla-dei-pazienti-dottoressa-mi-faccia-uscire/6429283/

sabato 27 novembre 2021

LA POLITICA COME AFFARE. - Nadia Urbinati

 

I togati arrivano quando la corruzione è un fatto e la legge è violata. In una democrazia costituzionale, la corruzione della politica è un’altra cosa. Prima di tutto perché anticipa il fatto e poi perché presuppone l’impurità (che gli esseri umani amino denaro e potere) ed escogita leggi e istituzioni per impedire questa commistione. La politica non ha un’ambizione purificatrice. Qui sta la sua semplicità e difficoltà al tempo stesso.

Le leggi, le costituzioni, sono buone non perché scritte da e per santi, ma perché scritte a partire dall’impurità; da e per persone esposte a passioni (la pleonessia prima di tutto) che, se non limitate, generano il massimo negativo in politica: la violazione della norma dell’eguale libertà, la costruzione di un recinto nascosto agli occhi del pubblico per un gioco di pochi a danno di tutti (Bentham parlava di “sinister interests”).  Una vera e propria curvatura oligarchica. Le costituzioni sono state scritte pensando a questo desiderio di arbitrio.

Il problema è che chi le gestisce può col tempo perdere il senso del loro significato originario. E sviluppa uno spirito di corpo, interpretando la governabilità come riproduzione della stabilità della classe che gestisce le istituzioni.  Le pessime leggi seguono a ruota, e corrompono la politica.  Una di esse consiste nel trattare la politica come un agire economico – la competizione elettorale viene allargata fino ad includere la competizione per il reperimento delle risorse per poter competere per i voti.  La politica come affare scrive le proprie leggi.

In Italia, l’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti è stata la madre della corruzione della politica. Di quel che oggi lamentiamo con il caso dell’oligarca ........ Oligarca non perché ricco di suo, ma perché arricchitosi attraverso la politica. Questa è la peggiore della corruzione politica possibile – è anzi, “la” corruzione.  Che è stata facilitata negli ultimi decenni di erosione graduale delle norme che tenevano i politici al riparto della commistione con il soldo.

Un esempio: negli anni Sessanta vi erano leggi severissime nel determinare l’indennità spettante ai membri del Parlamento; e alcuni partiti, come il Pci, ponevano un tetto all’emolumento dei loro eletti, misurandolo sullo stipendio dei colletti bianchi e stabilendo che l’eccedenza andasse al partito.  La fine dei partiti ha da un lato reso i parlamentari imprenditori di se stessi e dall’altro ha scatenato una corsa al rialzo dei loro emolumenti. Oggi un parlamentare è un privilegiato. Questa è corruzione politica, anche se “secondo la legge”.

Una volta che i politici si fanno professionisti viene loro spontaneo pensare che la politica sia il loro mercato – e il pubblico viene messo alla porta.  Arriva così la legge che privatizza il finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali. E arriva ........, che non è il solo. Tutto rientra nella norma, che ha generato le condizioni ideali per la corruzione della politica per mezzo della politica.

http://www.libertaegiustizia.it/2021/11/16/la-politica-come-affare/