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domenica 18 agosto 2024

LA PIETRA DI PALERMO.

 

Mentre la Stele di Rosetta è famosa per aver decifrato i geroglifici egizi, la Pietra di Palermo è un reperto cruciale per la storia antica dell'Egitto. Questa stele di basalto del V secolo a.C., un frammento della quale si trova nel Museo Archeologico di Palermo in Sicilia, rivela dettagli sui primi re d'Egitto, sovrani mitici, cerimonie di culto, tasse e molto altro.

Originariamente lunga circa 2,1 metri e larga 0,6 metri, oggi restano solo frammenti della Pietra di Palermo, con pezzi più piccoli conservati al Cairo e a Londra. È uno dei più antichi documenti della storia egizia, coprendo il Regno Antico e i periodi predinastici, e elencando i governanti dal dio Horus fino a Menes e oltre.

La pietra contiene informazioni su eventi annuali, probabilmente riferiti a censimenti biennali del bestiame. Inoltre, menziona la costruzione di Men-netjeret, forse il precursore della Piramide a Gradoni di Djoser, e documenta la prima fusione del rame, divinità come Min e Heryshef, e le campagne militari di Sneferu.

Questo antico manufatto offre preziose informazioni sullo sviluppo dell'Egitto, dalle prime imprese architettoniche fino alle estese attività militari.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=843730527963891&set=a.512947661042181

mercoledì 23 agosto 2023

"Mi sono rovinato la vita"? - Massimo Erbetti

 

"Palermo, confermato il carcere per il terzo presunto stupratore. E uno degli indagati scoppia in lacrime davanti al gip: "Mi sono rovinato la vita"
(Open 22 agosto 2023)
Ho letto questo articolo una prima volta e non volevo credere a ciò che leggevo…e poi l'ho letto una seconda volta…poi una terza…e una quarta…poi ho smesso di leggerlo per una mezz'ora…e poi ho ricominciato…non volevo crederci…cinque…sei…sette volte…e ogni volta era peggio della precedente…
"Sono addolorato per ciò che è successo, chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente"..."Mi sono rovinato la vita"..."Mi era stato detto che la giovane era d’accordo. Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l’avevo mai vista prima"
"Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente"...ma se era consenziente perché saresti tornato indietro per aiutarla? Ma poi chi te lo ha detto che la ragazza era consenziente? Qualcuno per procura? A lei non lo hai chiesto? Non era degna di essere ascoltata? La sua parola era priva di valore? Bastava quella di qualcuno che ti diceva che fosse consenziente?
"Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile"...hai una ragazza e non le avresti fatto una cosa simile? Alla tua ragazza no e ad un'altra si? E poi se hai una ragazza te ne vai con un'altra? Pensi che così non hai fatto niente alla tua ragazza? Ma il rispetto per la tua ragazza dove sta? Pensi di rispettarla dicendo che con lei non lo avresti fatto? E cosa hai fatto, che con lei non faresti? Ci sono donne con cui si possono fare cose ed altre no? Mamme, sorelle e fidanzate sono da rispettare e tutte le altre carne da macello?
E per ultimo…ma non certo ultimo:
"mi sono rovinato la vita*...tu ti sei rovinato la vita? Tu hai rovinato la TUA vita? E la ragazza? Chi le darà la sua di vita? Chi gliela riparerà la vita che voi mostri le avete violentato? Chi? Mi domando chi e come? Ma lui logicamente pensa alla sua di vita…cosa può contare la vita di un altro essere vivente di fronte alla propria?
Leggo e rileggo…penso e ripenso…ma quanta mostruosità c'è nell'atto compiuto da queste bestie? E quanta mostruosità c'è nelle parole pronunciate per difendersi?
E forse è proprio dalle parole dette per difendersi che si può capire quanta scarsa o nulla considerazione c'è delle donne in queste belve…ed è questo che porta a certe mostruosità…il considerare l'altro un essere inferiore…un oggetto da utilizzare…che non è neanche degno di essere ascoltato…la sua voce…le sue parole non contano…e poi dire che alla propria fidanzata no…ma ad un'altra si? Perché un'altra si? Perché?
"Mi sono rovinato la vita"?...tu? La tua?
Io non riesco a credere di appartenere alla stessa specie di questi mostri…ma purtroppo per me, ci appartengo…e questo mi fa stare male…mi fa schifo.
Lui ha rovinato la SUA vita…non posso crederci…

STUPRO DI GRUPPO: FIGLI DI BASTARDI NELL'ITALIA TRACIMANTE DI BASTARDI. - Gioacchino Musumeci - L'opinione Contro.

 

Non credo di esagerare quando affermo che la cultura dello stupro tracima tra spaghetti, pizza, litorali diamantati, mafia e ponti sullo Stretto di Messina. Meglio parlare d'altro? Distrazione di massa? Ve la do io la distrazione di massa, bisogna guardare per bene i lati oscuri del nostro meraviglioso paese di geni.
Il ragazzo palermitano minorenne all'epoca dello stupro di gruppo ai danni di una 19 enne ma oggi maggiorenne e scarcerato- incredibilmente- ieri dal Gip Marco Gaeta dopo la confessione è attivo sui social, precisamente su Tik Tok. Ad un utente che commentava il suo caso ha risposto che " La galera è di passaggio, si torna più forti di prima".
Il ragazzo inoltre ieri ha scritto: " C'è qualche ragazza che stasera vuole uscire con noi?"...Dalle parole di questo tizio si evince l'idea che se dalla galera si esce più forti, tanto vale delinquere, la prigione è una passeggiata.
Poi c'è la freschezza della proposta diretta alle ragazze: denota il profondo pentimento di questo gran pezzo di merda scarcerato dal Gip. Forse più di un magistrato dovrebbe rivedere qualcosa intorno al profilo psicologico degli stupratori pentiti oppure potenzialmente seriali.
Un complice di questa perla italiana neanche troppo rara, anch'egli attivo su Tik Tok invece scrive: " Quando tutta l'Italia ti incolpa di una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici" ...Parole gravissime che compongono il ritratto di un pericoloso coglione : oltre l'assurdo contenuto nel ritenere lo stupro un "fatto privato" come si potesse legittimare a seconda del contesto, c'è il non saper discriminare se gli "amici"( altri pezzi di merda) possano coinvolgere in un reato gravissimo che invece per l'autore della frase è solo un fatto privato. Il terzo elemento è la qualità delle amicizie che dicono molto sullo stinco di santo che le ha scelte. Gli "amici" quindi "avrebbero costretto", si fa per dire, il ragazzo a stuprare. Non solo Stupratore, anche infame dato che accusa apertamente gli stessi stupratori con cui ha fatto branco per violentare la vittima.
A parte questi elementi vorrei tanto conoscere i genitori degli stupratori per capire con quali scorie tossiche abbiano plasmato i propri pargoletti, i quali dopo lo stupro possono perfino postare il loro putridume nei social.
Complimenti, FATE PIU' SCHIFO DELLA MERDA.

G. Musumeci 

https://www.facebook.com/photo?fbid=984696312866642&set=a.104436357559313

domenica 20 agosto 2023

La ragazza stuprata da 7 coetanei al Foro Italico: "Gridavo basta, ma loro ridevano e continuavano..." - Sandra Figliuolo

 

Come definire questi esseri esecrabili e chi li ha cresciuti?
Amebe? Infezioni della terra?
Luridi vigliacchi impossibilitati ad avere rapporti sessuali normali?
Di sicuro esseri inferiori, esseri ai margini della società.
Spero che qualcuno gli insegni il vivere civile facendo loro provare ciò che ha provato la povera ragazza... Nessuna pietà per loro, solo sdegno e ribrezzo.

Qui l'articolo:

https://www.palermotoday.it/cronaca/violenza-sessuale-gruppo-foro-italico-nomi-intercettazioni.html?fbclid=IwAR0LBnMoDIkxk7r3X9n2zmrC3RmSTF-msVI4FoWHMACjCelOfrvGrc2aeRE

mercoledì 26 luglio 2023

Sicilia, Palermo, 25 luglio 023.

 

Questa foto mostra la fatica di chi ha dovuto porre rimedio alle imprese innaturali e dannose perpetrate da scapestrati senza cervello e dignità.

Quelli della foto sono eroi, quelli che hanno appiccato gli incendi sono esseri inutili e dannosi per la società.

Cetta

domenica 31 luglio 2022

Genio di Palermo. - Marilia Messina

 

Il Genio è la raffigurazione di Palermo: il vecchio barbuto è la stessa città, il serpente che si nutre dal suo petto rappresenta Scipione l'Africano che fu aiutato dai palermitani a vincere contro Annibale e che poi, grato, regalò alla città una Conca Aurea in cui era raffigurato un guerriero che nutriva un serpente.La Conca rappresentava la piana che circonda la città, la nostra Conca d'oro!

Ho trovato ben16 ,raffigurazioni del Genio di Palermo
In ordine:

*Il Genio di Villa Giulia. Nella fontana del Marabitti;


*Il Genio della FieraVecchia a Piazza Rivoluzione;


*Il Genio del Garraffo nella piazzetta del Garraffo alla Vucciria detto Palermo u granni;


*Il Genio del Palazzo Pretorio detto u nicu;


*Il Genio del Porto altorilievo marmoreo del cippo all'ingresso del porto;


*Il Genio del Mosaico alla Cappella Palatina;


*L'Apoteosi di Palermo affresco di Vito D'Anna a Palazzo Isnello;


*Il Genio di Villagrazia scultura marmorea all'ingresso di Villa Fernandez;


*il Genio dell'Oreto;


*il Genio nel quadro di Vito D'Anna nella cappella di Santa Rosalia a Casa Professa (in basso a sinistra);


*Altro genietto sulla facciata dell'Arsenale della Real Marina sull'emblema della città di Palermo;


* il piccolo Genio sulla facciata del Palazzo Pretorio nella corona sullo stemma della città;


* Il genio nell'arazzo di Palazzo Comitini;


* Ilpiccolo Genio nella Cattedrale in una formella che celebra Carlo di Borbone (foto Pezzillo);


*Il Genio che battezza Sant'Agata sul fercolo della Santa che si trova nel museo diocesano;


*Il piccolo Genio sulla fontana di piazza Pretoria;

mercoledì 15 giugno 2022

Brindano gli impresentabili: due consiglieri, uno assessore. - Saul Caia

 

PREFERENZE - Voti pure ai due arrestati. La Dc di Cuffaro prende il 5,6%.

Sono stati marchiati come “impresentabili” dalla commissione nazionale antimafia, perché a processo per concussione, corruzione e riciclaggio. Eppure gli elettori palermitani li hanno premiati consegnandogli uno scranno nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile, nelle stesse elezioni in cui la Dc del pregiudicato Totò Cuffaro ha messo insieme il 5,6 per cento, superando la soglia di sbarramento.

Tra i più votati c’è Giuseppe Milazzo, che ha ottenuto 1822 preferenze con Fratelli d’Italia, mentre è imputato per concussione. “Non ho nulla di cui vergognarmi e non ritengo assolutamente di essere impresentabile – ha detto Milazzo –, anche perché sono stato rinviato a giudizio per un reato non grave, e senza mai essere stato condannato in primo grado”. Siederà in consiglio anche Giuseppe Lupo, per tre volte deputato regionale e già componente della Commissione antimafia siciliana, che in questa tornata ha raccolto 1406 preferenze con il Pd. Lui invece è sotto processo per corruzione.

Nella squadra di governo del neo sindaco Roberto Lagalla dovrebbe trovare un posto Totò Lentini, già tre volte deputato regionale e legato politicamente all’ex governatore autonomista Raffaele Lombardo. Lentini è capolista di Alleanza per Palermo con la quale ha racimolato 764 voti. Su di lui pende un’imputazione per concussione in una vicenda iniziata nel 2015. “Confido con la massima serenità di poter dimostrare la mia totale innocenza”, auspica Lentini. Non troverà spazio invece Francesco La Mantia, l’ultimo “impresentabile” inserito nell’elenco stilato dalla commissione presieduta da Nicola Morra. Non sono bastati i 242 voti con Noi con l’Italia. “È un errore clamoroso – ha detto La Mantia –, per me un impresentabile è una persona che ha avuto delle condanne per mafia o per reati contro la Pubblica amministrazione”. Il candidato centrista è stato condannato in primo e secondo grado per riciclaggio, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello rinviando gli atti. Bisognerà rifare il processo bis, con l’udienza fissata il prossimo 17 novembre.

Non ha invece battuto ciglio Lagalla, che nel giorno del trionfo ha sminuito la presenza degli “impresentabili” nella sua coalizione. “Non hanno commesso reati gravi – ha detto il neo sindaco – Avrei chiesto ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con la mafia. Non mi sembra che nella mia coalizione ci sia qualcuno che abbia commesso reati riconducibili a rapporti con la criminalità organizzata”.

Chi avrebbe intrattenuto rapporti con la mafia è stato arrestato a pochi giorni dalle elezioni dalla Dda di Palermo coordinata da Paolo Guido. Eppure, anche dal carcere, i candidati hanno raccolto oltre 200 preferenze. Appena 57 voti sono andati a Pietro Polizzi di Forza Italia, accusato di voto di scambio politico-mafioso con il boss Agostino Sansone di Passo di Rigano. Proprio in quel quartiere, alcuni presidenti di seggio hanno rinunciato all’incarico. “Se sono potente io… siete potenti voi altri!”, aveva detto Polizzi nell’incontro del 10 maggio scorso al boss Sansone, per poi fare un passo indietro durante l’interrogatorio di garanzia: “Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei”. Altre 147 preferenze invece sono andate ad Adelaide Mazzarino, non coinvolta nell’inchiesta ma travolta dalla polemica perché correva alle urne in tandem con Polizzi. Anche lei ha deciso di ritirarsi prima del voto, pur essendo ormai impossibile cancellare formalmente la candidatura.

Qualche preferenza in più è stata raccolta dal geometra Francesco Lombardo di Fratelli d’Italia, nonostante sia detenuto per essere andato il 28 maggio a Brancaccio dal boss Vincenzo Vella a chiedergli “una ventina di voti”. Dopo l’arresto, le figlie Giulia e Federica hanno pubblicato un messaggio sui social difendendo il padre e chiedendo comunque di votarlo, “per dimostrare realmente che persona è”. L’appello però non è bastato a farlo entrare in Consiglio, dato che Lombardo si è fermato a 161 voti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/06/15/brindano-gli-impresentabili-due-consiglieri-uno-assessore/6627398/

sabato 26 marzo 2022

Gaetano Fuardo, il siciliano che inventò la benzina solida e rischiò di cambiare la storia. - Samuele Schirò

 

Il nome di Gaetano Fuardo e della sua benzina solida avrebbe potuto essere presente in tutti i libri di storia del ‘900, eppure oggi pochi lo ricordano.
In un’Europa interessata dai grandi conflitti che ne hanno segnato il profilo, l’invenzione di un carburante solido, non infiammabile e facile da conservare e trasportare, ha natualmente attirato l’interesse di molti governi, ma anche dei servizi segreti di molti paesi, che hanno fatto di tutto per sabotarne la realizzazione, pur di non lasciarla nelle mani sbagliate.

Iniziamo il racconto di questo grande inventore siciliano e della sua Benzina F (dall’iniziale del suo cognome), partendo da una citazione dello stesso Fuardo:

«La mia benzina renderà inutili le petroliere, il costo di trasporto diminuirà enormemente perché qualsiasi nave potrà caricare la benzina F nelle sue stive senza pericoli o danni. I mari non verranno più inquinati. Gli incendi verranno evitati e così gli scoppi e cento altre disgrazie provocate dal petrolio o dalla benzina».

La storia di Gaetano Fuardo, tra scienza e spionaggio.

Gaetano Fuardo

Gaetano Fuardo è nato a Piazza Armerina nel 1878 da una famiglia di speziali (gli antenati dei moderni farmacisti), professione che lui stesso intraprese in giovane età, appassionandosi ai composti e alla chimica.
Dopo la morte dei suoi genitori visse con uno zio benestante, che alla sua morte gli lasciò una discreta somma in eredità, denaro che utilizzò per trasferirsi a Milano e conseguire la laurea in ingegneria chimica al Politecnico.
Proprio durante i suoi studi sviluppò l’idea a cui avrebbe dedicato tutta la sua vita, la creazione di un carburante solido, non infiammabile e non inquinante. La Benzina F.

Naturalmente un prodotto del genere non si può realizzare nella propria cucina in un pomeriggio. A Gaetano occorreva il supporto di una grande industria chimica che gli fornisse tutti gli strumenti necessari a realizzare la sua visione. La trovò in Francia, dove si stabilì nel 1920 per lavorare al suo progetto, che si concluse con successo, nel 1935.
La Benzina F era realtà, ma questo era solo l’inizio di una complessa vicenda che avrebbe coinvolto i servizi segreti di mezza Europa, scatenando una guerra di spionaggio degna di una saga alla 007.

L’Inghilterra fu la prima nazione a farsi avanti per ottenere la concessione esclusiva del brevetto. Lo scienziato si trasferì a Londra dove il governo inglese avviò subito le trattative. Forse a causa di una divergenza di vedute (il siciliano sognava un prodotto che migliorasse la vita delle persone, mentre il Regno Unito intendeva utilizzarlo per usi esplicitamente militari) l’accordo non si trovò, ma quando Fuardo tentò di tornare in Italia, gli fu negato il permesso di lasciare il paese.
L’invenzione era troppo importante dal punto di vista bellico, se l’Inghilterra non poteva averla nessun altro avrebbe dovuto metterci sopra le mani.

Vista la situazione Gaetano Fuardo decise di rivolgersi all’ambasciata italiana che tramite il S.I.M. (Servizio Informazioni Militare), inscenò un rapimento per prelevare lo scienziato da Londra e trasferirlo nei Paesi Bassi. Nel frattempo la notizia di questa prodigiosa invenzione era giunta sino ad Hitler, che volle assolutamente produrla per includerla nei suoi piani di ricostruzione di un grande impero tedesco.
Intercettato lo scenziato, con il benestare del governo italiano, gli fu offerta la possibilità di produrre la sua Benzina F su larga scala ad uso esclusivo dell’esercito tedesco.
Forse costretto dalle minacce dei nazisti, o forse dai morsi della fame (in mancanza di denaro era stato costretto a vendere tutto, inclusa la tomba della moglie) Fuardo stavolta accettò la proposta e il Führer gli mise a disposizione un intero stabilimento industriale a Düsseldorf.

Dopo una lunga fase di studio la produzione della benzina solida iniziò nel 1944, ma la cosa non durò a lungo.
Il ritorno sulla scena di questa incredibile quanto strategicamente pericolosa invenzione, mise subito in allerta i servizi segreti inglesi, che già lavoravano sul caso. Nel giro di pochi giorni dall’inizio della produzione, un attacco aereo mirato della RAF rase al suolo la fabbrica ed interruppe nuovamente il lavoro di Fuardo.

Dopo la guerra.

Al termine della guerra lo scienziato siciliano decise di riprovare a coronare il suo sogno, ovvero quello di produrre la benzina solida per usi civili, quindi decise di tornare in Italia e rivolgersi alla FIAT. L’azienda torinese, dopo un iniziale interesse, si rese conto che un cambio di carburante sarebbe costato molto in termini di modifiche ai veicoli e ai sistemi di distribuzione, pertanto accantonò l’idea e Fuardo, scosso dall’ennesima delusione, si rivolse ancora alla Francia, dove trovò nuovamente sostegno.
I transalpini infatti erano impegnati nella Guerra d’Indocina e, ormai consapevoli del potenziale di questa invenzione che aveva incantato persino Hitler, il 17 giugno 1952 decisero di stipulare un contratto per la produzione massiva di benzina solida.

Qualche tempo dopo, nonostante la Benzina F fosse già stata usata con successo dall’esercito francese nella battaglia di Dien Bien Phu, il governo decise di interrompere bruscamente la fornitura. Pochi giorni dopo Fuardo fu aggredito e pestato da sconosciuti che gli rubarono parte della sua preziosa documentazione e lo costrinsero ad un lungo ricovero in ospedale per riprendersi dalle percosse.

Lo scienziato fece una causa milionaria alla Francia, tuttavia la giustizia ebbe tempi lunghi e il processo si concluse solo dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1962, in estrema povertà. I suoi eredi ricevettero in seguito un indennizzo di 1 miliardo di franchi, che oggi equivarrebbero a circa 152,5 milioni di euro.

Cosa è la benzina solida.

La benzina solida ininfiammabile, brevettata con il nome di Benzina F, è un carburante trattato chimicamente in modo da assumere una forma solida dall’aspetto spugnoso. Questo nuovo composto ha la caratteristica di essere resistente al fuoco e all’acqua, quindi molto più sicuro da trasportare. Date le sue caratteristiche, Fuardo aveva calcolato un taglio netto dei costi di trasporto, visto che poteva essere facilmente stoccata su qualsiasi mezzo, senza richiedere l’uso di cisterne e petroliere. Durante la stessa battaglia di Dien Bien Phu, l’unica in cui sia stata ufficialmente utilizzata, la Benzina F fu trasportata in comuni sacchi di iuta e paracadutata sul luogo in cui l’esercito francese era asserragliato.

Se disperso in mare il carburante galleggia mantenendo la sua forma, quindi non inquina l’ambiente, può essere conservato anche in casa in un qualsiasi contenitore e si utilizza riconvertendolo in forma liquida, tramite un apposito macchinario inventato dallo stesso Fuardo.

L’idea di rimettere la Benzina F in produzione è stata riconsiderata più volte nel corso degli anni, ma è evidente come un simile prodotto possa influenzare gli equilibri e le economie internazionali, andando a minare degli interessi diffusi su scala mondiale che costarono molto anche allo stesso Gaetano Fuardo, un siciliano la cui intuizione geniale rischiò di cambiare il mondo e che meriterebbe di essere ricordato ancora oggi.

https://www.palermoviva.it/gaetano-fuardo-il-siciliano-che-invento-la-benzina-solida/?fbclid=IwAR1okuq5Kctg9ZReqsrb4Xyys79akkNkaihoq5pG74SDtguPTk48sYVEYCs

lunedì 24 gennaio 2022

Alla Leopolda Renzi candida Faraone sindaco di Palermo. La mossa per lanciare l’asse con Forza Italia in Sicilia. - Manuele Modica

 

21 NOVEMBRE 2021

"Questa candidatura non sarà figlia di un accordicchio con qualche forza politica. Noi stiamo con Davide, non con Micciché. Poi Micciché faccia lui", ha detto l'ex premier chiudendo la kermesse di Firenze. Nonostante non ci sia ancora ufficialmente l’appoggio di Forza Italia, l’annuncio di fatto si muove, secondo i ben informati, sul solco di un rafforzamento del patto coi berlusconiani.

Davide Faraone candidato sindaco a Palermo: è questa la mossa di Matteo Renzi per rinsaldare il patto con Forza Italia. A lanciare la corsa verso lo scranno più alto della quinta città d’Italia che andrà ad elezioni la prossima primavera è l’ex premier in persona nel discorso di chiusura dell’undicesima edizione della Leopolda. “Caro Davide, Palermo ha bisogno di te, noi siamo convinti che la tua candidatura a sindaco di Palermo non sarà figlia di un accordicchio con qualche forza politica, ma sarà una candidatura che parla alla città di Palermo”, ha detto Renzi, mettendo subito le mani avanti. “A Palermo non stiamo con Miccichè, stiamo con Davide Faraone che è una cosa diversa; poi Micciché faccia lui, Provenzano faccia lui, ma noi a Palermo ci candidiamo per guidare una città che negli ultimi anni non è riuscita neanche a seppellire i propri morti”.

Insomma: non è un caso se l’alleanza tra renziani e berlusconiani parta da Palermo. D’altronde alla conferenza stampa di presentazione del neonato gruppo in Sicilia, il percorso tracciato nell’accordo era già chiaro: “Oggi inizia il laboratorio Sicilia, un accordo che porterà Forza Italia e Sicilia Futura-Italia Viva a un grande risultato alle prossime elezioni, amministrative e regionali” aveva detto il capogruppo di Fi all’Ars, Tommaso Calderone. Così, mentre gli altri leader nazionali lanciano scadenze in cui si annuncerà il candidato sindaco di Palermo (Matteo Salvini ha detto entro Natale), l’ex premier lancia il suo luotenente, capogruppo d’Italia viva al Senato. Già nel 2012 Faraone si era candidato alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Palermo, ma era arrivato terzo dietro Fabrizio Ferrandelli e Rita Borsellino. Ora sembra volerci tentare di nuovo. La sua candidatura arriva presto, forse troppo presto: tanto che i ben informati in Sicilia sono pronti a sostenere si tratti di un annuncio strategico, finalizzato a spianare la strada a un altro candidato gradito a Forza Italia: si parla di Francesco Cascio, già presidente dell’Ars.

Di sicuro sono aperti i giochi elettorali sul grande laboratorio politico che la Sicilia si appresta a diventare, per l’ennesima volta, in vista delle Politiche del 2023. Le amministrative ad aprile 2020 nel capoluogo e le Regionali l’autunno successivo sono il terreno sul quale gli schieramenti stanno preparando la corsa alle prossime elezioni. Ad aprire le danze degli annuncia è stato Nello Musumeci, un attimo prima di Renzi. Sabato sera il presidente della Regione in carica ha annunciato la sua ricandidatura sul palco della kermesse del suo movimento politico, Diventerà Bellissima, alle Ciminiere di Catania: “Stasera abbiamo sciolto l’incantesimo, il presidente della regione sta lavorando a preparare le liste delle prossime regionali, vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione”. Partiti che erano però i grandi assenti alla convention del presidente, i vertici – “tutti invitati”, ha sottolineato la consigliera regionale Giusi Savarino – non erano presenti nella folta platea catanese. La stessa Giorgia Meloni, il giorno prima a Palermo per la presentazione del suo libro, aveva mostrato una certa freddezza nei confronti del presidente: “Non intendo su questo fare fughe in avanti – ha detto venerdì Meloni -. Penso che la coalizione si debba muovere compatta e non voglio dare, in un momento nel quale invece ho come priorità di dimostrare la compattezza del centrodestra, alibi per eventuali discussioni ed eventuali divisioni”.

Come Renzi, anche Musumeci, pare dunque abbia voluto giocare d’anticipo, annunciando la sua candidatura in solitaria. Eppure alla kermesse del presidente mancavano i vertici dei partiti ma la giunta era quasi al completo. A mancare solo l’assessore leghista, Alberto Samonà, e i due vicini a Micciché, Marco Zambuto e Tony Scilla. E non si è fatta attendere, infatti, la reazione del forzista che ha gelato il presidente in carica subito dopo l’annuncio: “Quattro anni fa la sua fuga in avanti fu accettata da un centrodestra che non fu facile rimettere insieme – ha detto a caldo Miccichè -. Oggi insisto nel dire che il candidato sarà scelto dalla coalizione così come affermato anche dai leader nazionale”. Un laboratorio rovente quello siciliano, dove, nonostante le prese di distanza, le voci nel centrodestra danno per certa la ricandidatura di Musumeci, l’unico a potere garantire la compattezza della coalizione del centrodestra. A questo puntano i partiti da Roma, disposti pare anche a perdere la guida della Regione pur di non perdere l’unità alle Politiche. Nonostante le volate in avanti, e gli sconfinamenti nel capoluogo toscano, le candidature nel grande laboratorio siculo saranno decise nella capitale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/21/alla-leopolda-renzi-candida-faraone-sindaco-di-palermo-la-mossa-per-lanciare-lasse-con-forza-italia-in-sicilia/6400116/?fbclid=IwAR05LvbwW1BZxVtRjPUDBwevDHTD2vkBDNlL7qFcbvD4mVyzsrpDSeGXKG0#


Io non lo voterei mai!

mercoledì 22 dicembre 2021

Lo Voi, chi è il magistrato in pole per la procura di Roma: la nomina a Palermo (dopo lettera del Colle) e il sostegno trasversale per la Capitale. - Giuseppe Pipitone

 

Chi è il magistrato che il plenum nominerà al vertice dell'ufficio inquirente capitolino. Silenzioso e affidabile, avveduto e felpato, moderato ed equilibrista, il procuratore siciliano è sempre stato capace di raccogliere un gradimento bipartisan: negli anni è stato apprezzato da Giorgio Napolitano (che nel 2014 intervenne su Palazzo dei Marescialli, agevolandone la nomina a Palermo) a Silvio Berlusconi, che lo indicò come membro italiano a Eurojust. Più complesso il rapporto con Salvini, che ha fatto rinviare a giudizio per il caso Open Arms: i due furono fotografati insieme mentre si salutano a una cena romana.

Per Francesco Lo Voi il 22 dicembre rischia di essere un giorno magico. Un Natale anticipato da festeggiare ogni anno. E non solo perché è in questa data che il plenum del Consiglio superiore della magistratura formalizzerà la sua nomina al vertice della procura di Roma, salvo colpi di scena. Nel 2014 Giorgio Napolitano scelse proprio il 22 dicembre per firmare decreto di possesso anticipato che aveva consentito a Lo Voi d’insediarsi a tempo record al vertice della procura di Palermo: una scelta che all’epoca qualcuno interpretò come un modo per sopire sul nascere le polemiche su un’elezione contestata. Sette anni dopo pure la vittoria di Lo Voi nella corsa alla guida della procura di Roma è tutt’altro che estranea alle lotte intestine interne al mondo delle toghe. La successione di Giuseppe Pignatone, che di Lo Voi è amico e in un certo senso maestro, ha avuto un ruolo centrale nel terremoto che ha scosso il mondo della magistratura. Anzi per qualcuno la causa scatenante della faida che ha lacerato il mondo della toghe è rappresentata proprio dalla corsa alla guida della procura di Roma: titolato a indagare sulla maggior parte dei reati contestati ai politici, l’ex “porto delle nebbie” è l’ufficio inquirente più delicato del Paese.

Gennaio 2019 – Il saluto tra Salvini e Lo Voi

La corsa alla procura di Roma – In questo senso l’elezione di Lo Voi sembra un remake di quanto accaduto nel 2014. All’epoca la procura che maggiormente impensieriva i palazzi romani era quella di Palermo. L’inchiesta sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra aveva portato a un violento scontro tra i magistrati siciliani e il QuirinaleGiorgio Napolitano era arrivato a sollevare un conflitto d’attribuzione davanti alla Consulta per ottenere la distruzione delle intercettazioni con Nicola Mancino. E proprio un irrituale intevento del Colle aveva spianato la strada della procura di Palermo a Lo Voi, che all’epoca era il più giovane e inesperto dei candidati alla guida dell’ufficio inquirente siciliano. E che invece alla fine riuscì nell’impresa di torna a Palermo da procuratore capo. Questa volta, invece, l’elezione a Roma chiude un iter accidentato cominciato nella primavera del 2019. Prima l’inchiesta su Luca Palamara aveva azzoppato la corsa di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze (ma siciliano come Pignatone e Lo Voi) che fino a quel momento era il favorito. Poi, dopo lo scoppio dello scandalo sulle nomine, Palazzo dei Marescialli aveva optato per Michele Prestipino, ex procuratore aggiunto pure lui fedelissimo di Pignatone, scelto per guidare la procura di piazzale Clodio. Un regno breve, visto che quella nomina è stata annullata dal Tar e dal Consiglio di Stato. È in questo modo che Lo Voi è tornato prepotentemente in corsa a due anni e mezzo dal pensionamento di Pignatone.

Da Napolitano a Berlusconi: un magistrato trasversale – Si può dire che il magistrato siciliano è uno che sa aspettare il suo momento senza farsi influenzare da polemiche e veleni. E soprattutto senza fare rumore. Silenzioso e affidabile, avveduto e felpato, moderato ed equilibrista, Lo Voi è sempre stato capace di raccogliere un gradimento bipartisan: negli anni è stato apprezzato da Napolitano e da Matteo Renzi ma pure da Silvio Berlusconi, che lo indicò come membro italiano a Eurojust. D’altra parte già nel 2014 la sua candidatura a procuratore di Palermo era stata appoggiata al Csm da Maria Elisabetta Alberti Casellati, in quel momento membro laico in quota Forza Italia e oggi presidente del Senato. Più complicato il rapporto con Matteo Salvini: nel 2019 i giornali avevano pubblicato la foto che immortalavano il leader della Lega mentre salutava affettuosamente il magistrato siciliano durante un evento all’interno di un ristorante romano. Nell’aprile scorso, però, la procura guidata da Lo Voi ha ottenuto il rinvio a giudizio dell’ex ministro dell’Interno per il caso Open Arms. Questa capacità di ottenere un consenso trasversale ha portato Lo Voi a ottenere voti provenienti da tutte le correnti già in commissione: dopo il precedente della Casellati, anche questa volta il suo nome è stato proposto dal consigliere laico di Forza ItaliaAlessio Lanzi. A votarlo Alessia Dal Moro, consigliera togata di Area, la corrente progressita delle toghe, il moderato di Unicost Michele Ciambellini, il presidente della commissione Antonio D’Amato, esponente di Magistratura Indipendente, la componente più conservatrice della quale fa parte lo stesso Lo Voi.

Il no al processo Andreotti e il saluto a Salvini (suo indagato) – Nato a Palermo nel 1957, in magistratura dal 1981, Lo Voi era pm in Sicilia già ai tempi di Giovanni Falcone, del quale si è sempre professato amico. Resta sostituto procuratore anche durante la stagione di Gian Carlo Caselli, negli anni Novanta, quando si occupa di mafia militare, contribuendo all’arresto e alla condanna all’ergastolo di centinaia di boss, da Totò Riina a Leoluca Bagarella. Quindi passa alla procura generale: in molti a Palermo ricordano quando da sostituto pg rifiutò di rappresentare la pubblica accusa nel processo d’appello a Giulio Andreotti. Indelebile, nella memoria di alcuni colleghi palermitani, anche il suo rifiuto, nei giorni immediatamente successivi alla strage di via d’Amelio, a schierarsi con gli 8 pm che si erano dimessi in polemica con il procuratore Pietro Giammanco, principale oppositore di Paolo Borsellino. Dopo l’esperienza da sostituto pg, l’approdo al Csm come membro togato: nel 2006 a Palazzo dei Marescialli appoggiò Piero Grasso nella contestatissima corsa alla procura nazionale Antimafia contro Caselli, quindi votò Pignatone come nuovo procuratore capo di Palermo. Finito il mandato a Palazzo dei Marescialli vola all’estero: il governo Berlusconi, su indicazione di Angelino Alfano, lo sceglie per rappresentare l’Italia all’interno di Eurojust.

La nomina a Palermo dopo le lettere del Quirinale – È da lì che la carriera di Lo Voi spicca il volo. Da L’Aja il magistrato invia la sua candidatura alla guida della procura di Palermo. All’inizio sembrava non avere possibilità. Per prendere il posto di Francesco Messineo, infatti, al Csm erano arrivate le candidature di due magistrati più esperti: quella dell’allora procuratore di Messina, Guido Lo Forte, e quella dell’ex capo dell’ufficio inquirente di Caltanissetta, Sergio Lari. Sono più anziani di Lo Voi, che all’epoca non aveva ancora mai diretto un ufficio giudiziario. E infatti nell’estate del 2014 la commissione incarichi direttivi del Csm indica Lo Forte come candidato favorito. Dal Quirinale, però, era arrivata una lettera, che ordinava a Palazzo dei Marescialli di procedere con maggiore urgenza alla nomina degli incarichi vacanti da più tempo. La missiva era firmata dal segretario generale del Colle, Donato Marra, che aveva appena testimoniato a Palermo davanti alla corte d’assise che celebrava il processo sulla Trattativa. Il risultato è stato l’azzeramento del vantaggio di Lo Forte, il rinvio della nomina al nuovo plenum – rinnovato dopo le elezioni – e la consecutiva vittoria di Lo Voi. Che aveva provocato roventi polemiche. “Lo Voi? Aveva meno titoli e meno anzianità degli altri: e infatti ha vinto”, commentò sarcastico l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. “Perché ha vinto? – continuava l’ex pm – Perché al Csm contano di più le regole della politica rispetto a quelle del diritto”.

Palamara e la colazione di Pignatone – Anni dopo a spiegare che tipo di logiche si erano mosse dietro alla nomina di Lo Voi sarà Palamara, l’ormai ex pm al centro dell’indagine che ha terremotato il mondo della magistratura. Davanti alla commissione Antimafia, Palamara ha spiegato che Lo Forte “era considerato un magistrato sostenitore dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia, che come noto lambiva, per usare un eufemismo, il Quirinale”. Lo Voi, invece, “veniva ritenuto uno con un atteggiamento più morbido” nei confronti della medesima inchiesta. Dopo la vittoria di Lo Voi sia Lo Forte che Lari si opposero, facendo ricorso al Tar. E il tribunale amministrativo diede loro ragione, annullando l’elezione del procuratore capo di Palermo: una decisione che però venne poi ribaltata dal Consiglio di Stato alcuni mesi dopo. Nei giorni precedenti a quella sentenza, Palamara ha sostenuto di aver ospitato a casa sua un incontro a colazione tra Pignatone – grande sponsor di Lo Voi – e Riccardo Virgilio, presidente della sezione di Palazzo Spada che aveva in mano quel fascicolo. “Interloquirono tra di loro, ma io non ero presente a quel discorso. I fatti poi sono andati come sappiamo: il Consiglio di Stato ha ritenuto legittima la nomina di Lo Voi“. Sempre a Palazzo San Macuto, l’ex magistrato ha ricordato come nei mesi successivi sia Virgilio che Nicola Russo, il giudice relatore della sentenza favorevole a Lo Voi, finirono sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari. L’accusa era quella di aver “venduto” alcune sentenze del Consiglio di Stato. Le contestazioni, però, non riguardavano in alcun modo la decisione che ha blindato Lo Voi al vertice della procura di Palermo. Sette anni dopo il magistrato siciliano è pronto a incassare un nuova promozione. E’ anche questa volta è il 22 di dicembre.

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