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sabato 4 settembre 2021

Milano, le indagini sull'​incendio: altamente infiammabili i pannelli che rivestivano il grattacielo.

 

Il materiale di cui erano composti, e di cui non è stata ancora definita l'esatta qualificazione in quanto mancano alcuni documenti tecnici, avrebbe agito da 'conduttore' rendendo in sette minuti il rogo incontrollabile. Che si sia sciolto lo dimostrano le 'pozze' che si sono formate ai piedi dell'edificio nel momento in cui è andato a fuoco.

I pannelli del rivestimento esterno della Torre dei Moro di via Antonini, il grattacielo di 18 piani che domenica scorsa è incendiato trasformandosi in una torcia incandescente, sono di materiale plastico sintetico altamente infiammabile e che a temperature elevate si scioglie. E' un particolare che emerge dalle prime analisi di laboratorio condotte dal Nucleo Investigativo Antincendio disposte dalla Procura di Milano che ha aperto un fascicolo per disastro colposo      Secondo gli accertamenti finora effettuati, quel materiale, di cui non è stata ancora definita l'esatta qualificazione in quanto mancano alcuni documenti tecnici, avrebbe agito da 'conduttore' rendendo in sette minuti il rogo incontrollabile. E che si sia sciolto lo dimostrano le 'pozze' che si sono formate ai piedi dell'edificio nel momento in cui è andato a fuoco, fortunatamente senza causare vittime. L'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e Marina Petruzzella, che sta ricostruendo la dinamica dell'incendio con particolare riguardo all'aspetto della sicurezza, tra i vari capitoli, non solo punta a stabilire l'esatta composizione dei pannelli ma anche se questi corrispondano a quanto dichiarato nella pratica edilizia presentata in Comune. Le indagini, dunque, anche se al momento non hanno ancora accertato quale sia stata la causa effettiva dell'incendio che si è sviluppato in un appartamento al 15esimo piano e il cui proprietario non è ancora stato rintracciato, hanno però confermato che il rivestimento esterno a forma di vela probabilmente aveva fini estetici, non era ignifugo. Inoltre, non è emersa alcuna evidenza che fosse di Alucobond. Con questa premessa ora, oltre a far luce sulle presunte falle del sistema antincendio di cui si sa che era stato collaudato e certificato nel 2010, l'inchiesta mira ad accertare se i pannelli fossero a norma dato che non solo si sono sciolti ma alcuni pezzi sono diventati tizzoni e sono volati disseminando focolai in diversi piani del grattacielo. Mentre inquirenti e investigatori sono al lavoro anche sulle carte raccolte - come la pratica edilizia depositata in Comune e il fascicolo antincendio dell'edificio - oggi sono proseguite le operazioni di recupero degli oggetti personali degli inquilini che in pochi minuti hanno perso la loro casa. -

RaiNews

venerdì 13 agosto 2021

Pmi e brevetti, in arrivo bonus fino a 140mila euro: come fare domanda. - Roberto Lenzi

 

Al via i nuovi bandi 2021 per la concessione delle agevolazioni Brevetti+, Disegni+ e Marchi+

Al via i nuovi bandi 2021 per la concessione delle misure agevolative denominate Brevetti+, Disegni+ e Marchi+.

Le nuove versioni dei bandi contengono alcune novità rispetto al passato in relazione ai requisiti di accesso e alle agevolazioni concedibili. Per le misure Disegni+ e Marchi+, gestite da Unioncamere, è stata introdotta una nuova procedura telematica di presentazione delle domande che li ha uniformati a quella di Brevetti+ gestita da Invitalia. L’obiettivo è quello di semplificare l’accesso per le imprese richiedenti.

Le domande di contributo potranno essere presentate dal 28 settembre 2021 per Brevetti+, dal 12 ottobre 2021 per Disegni+ dal 19 ottobre per Marchi+.

In favore delle tre misure, con il decreto direttoriale di programmazione delle risorse, sono stati messi a disposizione per il 2021 38 milioni, di cui 23 milioni per Brevetti+, 12 milioni per Disegni+ e 3 milioni d per Marchi+. 

Le versioni integrali dei tre bandi sono scaricabili dal sito del ministero dello Sviluppo economico.

Brevetti +

Possono presentare domanda sul bando brevetti le Pmi, anche di nuova costituzione, aventi sede legale ed operativa in Italia.
Devono essere titolari di un brevetto per invenzione industriale concesso in Italia successivamente al 1° luglio 2017 ovvero titolari di una licenza esclusiva trascritta all’Uibm di un brevetto per invenzione industriale concesso in Italia successivamente al 1° gennaio 2017.

In alternativa, possono essere titolari di una domanda nazionale di brevetto per invenzione industriale depositata successivamente al 1° gennaio 2017 con un rapporto di ricerca con esito “non negativo” ovvero titolari di una domanda di brevetto europeo o di una domanda internazionale di brevetto depositata dopo il 1° gennaio 2017, con il relativo rapporto di ricerca con esito “non negativo”, che rivendichi la priorità di una precedente domanda nazionale di brevetto.

Il contributo per il bando sui brevetti è finalizzato all’acquisto di servizi specialistici correlati e strettamente connessi alla valorizzazione economica del brevetto e funzionali alla sua introduzione nel processo produttivo ed organizzativo dell’impresa proponente, al fine di accrescere la capacità competitiva della stessa.

Sono ammissibili i costi relativi a servizi. Questi devono riguardare la progettazione, ingegnerizzazione e industrializzazione, gli studi di fattibilità, l’ingegnerizzazione del prototipo; possono essere relativi anche all’organizzazione e sviluppo o riguardare il trasferimento tecnologico. Ai fini dell’ammissibilità, il progetto non può basarsi su un unico servizio. Nel progetto deve essere presente almeno un servizio relativo alla progettazione che deve prevedere costi pari almeno al 60% del costo totale.

Il bando sui brevetti prevede la concessione di un’agevolazione in conto capitale, nel rispetto della regola del “de minimis”, fino a 140mila euro. L’ agevolazione non può superare l’80% dei costi ammissibili e non è cumulabile con altre agevolazioni concesse al soggetto beneficiario, anche a titolo di de minimis, laddove riferite alle stesse spese e/o agli stessi costi. È invece cumulabile con la garanzia rilasciata dal Fondo di garanzia per le Pmi di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 662/96, sull’eventuale finanziamento bancario ottenuto dall’impresa beneficiaria per la copertura finanziaria della parte del piano dei servizi non assistita dal contributo.Al via il bonus terme, come funziona la app per controllare i green pass, i nuovi bersagli degli hacker.

Disegni +

Disegni+2021 mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle Pmi per rafforzarne la competitività sui mercati nazionale e internazionale. Le agevolazioni sono finalizzate all’acquisto di servizi specialistici esterni volti alla valorizzazione di un disegno o modello per la sua messa in produzione o per la sua offerta sul mercato. È prevista la concessione di un’agevolazione in conto capitale, nel rispetto della regola del de minimis, del valore massimo di 60mila euro per impresa.

Marchi+

Il contributo del bando Marchi+ è concesso per la registrazione dei marchi e per usufruire di servizi nello stesso ambito. Il bando prevede un prospetto puntuale suddiviso per voci di spesa ammissibili. L’importo massimo ottenibile per ogni marchio è di 6mila euro.

IlSole24Ore

lunedì 3 maggio 2021

Festa Inter in Duomo, la preoccupazione degli esperti. Pregliasco: “Rischio di un aumento dei contagi”. Galli: “Si è perso controllo ovunque”.

 

Gli assembramenti dei tifosi a Milano allarmano il coordinatore del Cts Locatelli: "Non possiamo permetterci queste immagini, così non si onorano i 121mila morti". Il virologo Pregliasco: "Speriamo che i guai siano pochi". Il primario Galli: "Incoscienza". Il governatore Fontana: "Era prevedibile". Il sindaco Sala per ora tace, mentre sulle sue pagine social i cittadini lo accusano: "Incompetenza ingiustificabile, si dimetta".

Circa 30mila persone per le strade di Milano, la maggior parte accalcate in piazza Duomo per la festa scudetto dell’Interpoche mascherine, sicuramente nessun distanziamento. Immagini che “assolutamente non possiamo permetterci”, avverte Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. Una preoccupazione condivisa da diversi esperti, che ora temono un nuovo aumento dei contagi nel capoluogo lombardo e un meccanismo che porti al “liberi tutti” generale, per usare la parole di Massimo Galli, a un mancato rispetto delle misure anti-Covid. “La gioia si può comprendere – ragiona Locatelli a Sky Tg24 – ma deve prevalere il senso di responsabilità e i 121mila morti devono averci insegnato qualcosa. Onorare la loro morte vuol dire evitare assembramenti”. Per il virologo Fabrizio Pregliasco il rischio di un aumento dei contagi è concreto: “Speriamo che i guai siano pochi perché comunque all’aperto sappiamo che il rischio è ridotto – dice all’Adnkronos – però cantare per lungo tempo diventa un elemento di rischio. Non vedremo subito questi effetti, speriamo che possa esserci solo un piccolo rigurgito di rialzo dei contagi, però il rischio c’è“. Le ragioni stanno nell’attuale situazione della pandemia in Italia, visto che la situazione non è ancora sotto controllo e occorre quindi non abbassare la guardia. Per Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco, il punto è proprio questo: nel weekend “non ci sono state solo manifestazioni di una tifoseria, svolte con pericolosi assembramenti all’aperto. Ma c’è stata la perdita di controllo delle minime misure: ieri (domenica, ndr) gli assembramenti erano ovunque“.

Intanto, dopo le critiche arrivate dal segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, anche sui social network le accuse sono soprattutto per il sindaco di Milano, Beppe Sala, per la gestione di una situazione che, a detta di molti, “poteva essere prevista“. Nonostante la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter fosse una possibilità concreta (dipendeva solamente dal risultato dell’Atalanta, in campo nel pomeriggio di domenica), in piazza Duomo non sono stati previsti varchi né controlli. Il primo cittadino per ora tace. “Era probabile che eventi del genere si potessero verificare. L’importante è che non si verifichino più”, commenta invece il presidente della Regione, Attilio Fontana. “Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza, perché onestamente queste scene rischiano di essere un po’ pericolose. Mi auguro e spero che non aumentino i contagi, ma questo lo potremo dire tra due settimane“, aggiunge il governatore.

L’analisi di Galli – La festa dell’Inter? “L’imprudenza non ha colore, l’incoscienza ha tutti i colori dell’arcobaleno. E’ chiaro a tutti che questo tipo di manifestazioni sono pericolose“, dice Galli all’Adnkronos, ricordando che abbiamo già sperimentato manifestazioni simili, “abbiamo visto lo scorso anno, quando è stato festeggiato un altro scudetto, in una situazione analoga a questa, nel senso che quando arriva un messaggio che può essere interpretato come ‘liberi tutti‘, le persone vanno oltre”. Il problema, spiega Galli, è che “la pandemia non è risolta. Il vaccino potrà contribuire in modo sostanziale a ridimensionare il problema ma la tranquillità è ancora lontana”.

Le parole di Locatelli – Locatelli a Sky Tg24 sottolinea che in Italia “i casi di Covid sono scesi a 148 ogni 100mila persone, ma la circolazione virale non può essere ancora sottovalutata. C’è un miglioramento ma non può esserci rilassamento rispetto ai nostri comportamenti”. Quindi gli assembramenti di domenica dei tifosi interisti in piazza Duomo sono da evitare, così come “è troppo presto per fare riflessioni sulla possibilità che fra vaccinati si possa non portare la mascherina”. Un rilassamento sarà ipotizzabile “quando crescerà il numero degli immunizzati, sempre in assenza di condizioni di rischio particolari”. Quello della mascherina, aggiunge il coordinatore del Cts, è “un sacrificio minimo, teniamo duro ancora per qualche settimana o qualche mese, per prudenza dobbiamo orientarci all’uso della mascherina anche d’estate”. Poi, conclude, “se i contagi diminuiranno si rivedranno le regole”.

Le critiche a Sala – Regole che però domenica in piazza Duomo sono completamente saltate. Il sindaco Sala, tifoso nerazzurro, non ha ancora fatto commenti. Sulla sua pagina Facebook e non solo in tanti gli hanno scritto indignati: “Sindaco, perché i tifosi dell’Inter possono fare questo casino, e noi comuni mortali dobbiamo rispettare le regole anche per andare a mangiare una pizza?”. “Che senso ha il coprifuoco e le limitazioni per poi permettere un maxi assembramento di persone molte delle quali senza mascherine né distanziamento?”, commenta un altro milanese. “Ma le forze dell’ordine dove sono? Milano è una bolgia in questo momento! Non siete stati in grado di gestire gli assembramenti al Duomo e a Piazza Castello! Una mancanza di rispetto per tutte quelle attività chiuse mesi e mesi! Vergogna!”, scrive un altro cittadino. Infine, c’è anche chi chiede le dimissioni di Sala: “Gentile sindaco. Esattamente che scusa avrebbe per giustificare l’assembramento di oggi? In un paese civile un politico al posto suo si sarebbe già dimesso. Questa incompetenza è ingiustificata e ingiustificabile”.

ILFQ

mercoledì 14 aprile 2021

Cesti di Natale e stage, a Milano arrestati quattro primari e un dirigente. - Raffaella Calandra

 

A volte, era un cesto di Natale particolarmente pesate. Altre, la promessa di uno stage alla figlia. Nella maggior parte dei casi erano borse lussuose, il pagamento di spese per congressi e soprattutto soldi, tanti soldi, per finte consulenze. Al punto che da una società produttrice di dispositivi medici il primario aveva ricevuto in cinque anni più della metà di quanto guadagnava nel suo lavoro in ospedale. Si nascondevano sotto diverse forme le mazzette che, secondo la Procura di Milano, quattro primari di due eccellenze della sanità lombarda avrebbero ricevuto da gruppi riconducibili ad uno stesso imprenditore. Che nel tempo aveva maturato una convinzione: «Il Pini è l'ospedale più facile del mondo, perché non ci sono gare. Se sei amico di un chirurgo - registrano le intercettazioni - usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero».

Sono queste alcune delle conversazione agli atti dell'indagine che, per il giudice delle indagini preliminari di Milano Teresa De Pascale contribuiscono a fare luce «sulle trame occulte dei rapporti tra imprenditori e medici fidelizzati». Tutti ora raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare. Tommaso Brenicci, titolare della società Eon medica di Monza, è finito in carcere per corruzione. Vanno invece ai domiciliari, due primari dell'Ospedale Cto Gaetano Pini - Carmine Cucciniello e Giorgio Maria Calori - la direttrice sanitaria, Paola Navone; insieme a due primari di un'altra struttura, fiore all'occhiello all'ombra del Duomo, il Galeazzi: il chirurgo Carlo Romanò e Lorenzo Drago, responsabile del laboratorio di analisi. Da un lato, medici dei principali ospedali milanesi, dall'altro soci di fatto, per l'accusa, della società che aveva il brevetto di una sorta di medical detector da loro utilizzato.

«Non è un mio amico che conosco da trent'anni. Prende le stecche su quello che fa un altro», dice Brenicci a proposito di Calori e così sintetizza il suo forte legame col primario, che era «abituale percettore di compensi da parte di imprese del settore», scrive il gip che calcola come dal 2011 al 2016 abbia ricevuto dal gruppo di Brenicci «più della metà degli emolumenti percepiti come dipendente pubblico». Emolumenti che potevano contemplare anche borse di lusso. «La Vuitton non ti piace? Stefi è possibile che me la regalino e allora non rompere i c...! », rimproverava alla moglie, negli stessi giorni in cui era in Turchia con lo stesso Brenicci. Nelle 283 pagine dell'ordinanza, il gip si sofferma più volte sulla «cupidigia» e sull’ «approccio interventista» del medico. Che sarebbe arrivato, stando all'accusa, a prospettare ad un facoltoso paziente anche un’infezione che non c’era. Nelle sue comunicazioni, al contrario, se non curata «avrebbe portato all'amputazione di un piede, per manifestare la necessità di procedere ad un'operazione in una clinica di Milano doveva operava privatamente». «Un delinquente vero», dice di lui l'altro collega dello stesso ospedale, raggiunto pure dall'ordinanza di custodia cautelare.

Si tratta della seconda parte di un' inchiesta, divenuta un nuovo terremoto per la sanità lombarda, dopo l'arresto di Norberto Confalonieri, ex primario del Pini, già rinviato a giudizio. Ancora una volta, il nodo è il rapporto tra i camici bianchi e le società produttrici di dispositivi medici: allora erano protesi, stavolta si tratta di vari “materiali ortopedici, commercializzati dal gruppo di Brenicci”. Per convincere ad esempio l'Ospedale Pini ad adottare un particolare dispositivo per la diagnosi di infezioni articolari, l'imprenditore avrebbe invece mandato al direttore sanitario, Navone, un cesto natalizio da mille euro, avrebbe poi pagato le spese per un congresso a Parigi e in Alto Adige, per poi promettere uno stage per la figlia in una delle sue società. Si tratta della stessa manager che dopo il primo scandalo nello stesso ospedale, l'arresto del primario Norberto Confalonieri rinviato a giudizio, raccontava in tv il “piano triennale per la prevenzione della corruzione”.

Poi per dimostrare, ad esempio, la “superiorità” del dispositivo brevettato da Brenicci per la diagnosi di infezioni osteoarticolare, “Micro DTTect” - “brevettato con i primari Drago e Romanò e poi venduto dalla Kubik Medical srl a loro tre riconducibile; si legge nell'ordinanza - “il direttore sanitario, con Calori avrebbero stipulato una convenzione per una ricerca scientifica sulle infezioni osteoarticolari” e proprio, in particolare, con Drago, primario del Galeazzi e brevettatore, ma anche docente di microbiologia”. Sta in questo continuo conflitto d'interessi, per la Procura e per il giudice, il cuore delle accuse
“Presenteremo presto un progetto di legge, per razionalizzare il sistema dei controlli, perché credo che episodi di questo genere - annuncia il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana - non possano e non debbano ripetersi”.

IlSole24Ore


martedì 3 novembre 2020

Milano, rapina in banca in piazza Ascoli: banditi scappati dai tombini, ostaggi indenni. - Gianni Santucci

 

L’assalto intorno alle 8.30 in un’agenzia dell’istituto Crédit Agricole. I dipendenti erano stati bloccati all’orario di apertura. I rapinatori sono entrati dai sotterranei, da un buco del pavimento, e si sono allontanati per la stessa via.

Allarme martedì mattina a Milano, intorno alle 8.30, per una rapina in banca all’agenzia del Crédit Agricole di via Stoppani, angolo piazza Ascoli. Alcuni rapinatori avrebbero assaltato la filiale dopo aver aggredito le due persone presenti all’interno, il direttore e uno dei dipendenti, mentre una terza collega è riuscita a scappare. Sul posto è intervenuta immediatamente la polizia, che con una decina di auto ha circondato l’agenzia e bloccato il traffico nella piazza, in una zona centrale della città, tra viale Abruzzi e piazzale Loreto. Diversi bus e tram sono rimasti fermi ai lati della piazza.

I rapinatori hanno fatto irruzione all’orario di apertura, intorno alle 8.35. «Sono entrati dai sotterranei, da un buco nel pavimenti, eravamo in tre all’interno dell’agenzia, quando mi sono accorto ho urlato “c’è una rapina” e una collega è riuscita a scappare», racconta il direttore della filiale. All’esterno sono subito arrivate una decina di auto della polizia, che hanno circondato il palazzo, bloccato gli accessi alla piazza e predisposto un’area di sicurezza per evitare rischi per i passanti.

I banditi sarebbero poi riusciti a fuggire attraverso le condotte fognarie, infilandosi nei tombini, dove proseguono le ricerche degli agenti. Gli ostaggi sono illesi: il personale del 118 ha visitato il direttore e il dipendente, sotto choc. Il direttore ha parlato tenendo del ghiaccio sulla nuca ed ha spiegato che c’è stata «una breve colluttazione ma non hanno infierito su di me». Non è ancora chiaro quanti fossero i rapinatori.

giovedì 29 ottobre 2020

Milano, manca il personale. Fiera svuota anche le Rsa. - Andrea Sparaciari

 

Doveva essere il jolly nel momento della crisi, invece l’Ospedale alla Fiera di Milano si sta rivelando un enorme problema per la sanità lombarda. Il motivo? La mancanza di personale. Mentre gli ospedali milanesi collassano sotto il peso dei ricoveri – “non c’è più posto per i pazienti. Avanti così, si rischia di morire in ambulanza o in casa, come accadeva in primavera”, avvertiva ieri Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all’ Ospedale Sacco – l’Astronave di Guido Bertolaso si prendeva cura di soli 12 pazienti, affidati ai medici del Policlinico.

Ma per rendere operativi tutti i 102 posti annunciati servirebbero 102 rianimatori e 306 infermieri. Forze che gli uffici dell’assessore Giulio Galera non trovano. A testimoniare l’affanno di questi giorni, le due delibere della Direzione Welfare emanate nell’arco di sei giorni. Con la prima, la determina del 21 ottobre – come anticipato dal Fatto – si stabiliva che 7 ospedali lombardi (Policlinico, Niguarda, San Gerardo, San Matteo, Varese, Legnano/Busto, Humanitas) dovessero fornire altrettante équipe sanitarie. Ognuna, composta da 16 medici e 48 infermieri che avrebbe dovuto occuparsi di un modulo da 16 posti letto di Ti, la “struttura a stecca”.

Un ordine di scuderia suonato a vuoto, perché, come racconta un medico al Fatto, “con il casino che c’è, è finita l’epoca nella quale Trivelli (Marco, dg della sanità, ndr) scrive e le direzioni sanitarie si mettono sull’attenti!”. E, infatti, le équipe non sono arrivate. Perché, come dice il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, “in guerra, gli eserciti si tengono stretti i loro soldati migliori”, nel caso specifico, gli anestesisti-rianimatori. Tanto che Trivelli è costretto a diramare un’altra delibera il 26 ottobre, con la quale rivolge al personale di “tutte le strutture accreditate regionali” una chiamata “a collaborare per consentire l’attivazione delle Strutture sanitarie temporanee” di Milano e Bergamo.

E così pur di occupare l’Astronave in Fiera, si svuotano gli ospedali e le Rsa. La nuova delibera prevede infatti sì di mantenere la struttura a stecca, ma le équipe saranno composte da sanitari (liberi professionisti, partite iva, precari) di strutture diverse, che non hanno mai lavorato insieme. E, per invogliare a rispondere alla call – “preferibilmente su base volontaria” – sono stati previsti premi e incentivi. “A tale personale verrà riconosciuta l’indennità di missione, la possibilità di alloggiare, senza alcun onere, in strutture ricettive nei pressi della temporanea sede lavorativa (…), nonché l’accesso a sistemi di premialità concordati con le Ooss di categoria”. Un sistema premiale che sta creando un effetto perverso: siccome di infermieri sul mercato ce ne sono pochi, molti di quelli che stanno rispondendo provengono dalle Rsa. Così sono sempre di più le residenze che si stanno ritrovando senza personale. Alla Fondazione Carisma di Bergamo, secondo la Fp-Cgil, “su 100 infermieri, hanno fatto richiesta di trasferimento in 50”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/29/milano-manca-il-personale-fiera-svuota-anche-le-rsa/5983593/

Ne avessero azzeccata una!

giovedì 3 settembre 2020

Milano ora subisce i consigli sgangherati di Repubblica a Sala. - Gianni Barbacetto

coronavirus, “fuga” da milano - la stazione ferroviaria presa d'assalto -  Cronache
A settembre Milano riparte, ogni anno. Il vero Capodanno, sotto la Madonnina, è il 1° settembre, quando si riavviano i progetti e riprendono attività, lavori, affari. Quest’anno, dopo la pandemia, tutto è più lento e incerto. La città è cambiata, sente di non essere più quella di prima, è più povera, meno festosa, riesce a nascondere meno di prima le disuguaglianze e gli squilibri, la narrazione trionfale della metropoli vincente e invincibile si è incrinata.
Siamo in attesa di capire se lo sviluppo immobiliare, soprattutto terziario, si è fermato, se la bolla è pronta a scoppiare, ora che lo smart working ha fatto scoprire alle aziende, comprese le multinazionali, che hanno bisogno di sedi di un terzo più piccole di quanto hanno previsto finora.
Proprio per questo, sarebbe importante avere chiarezza, fin da subito, sul progetto per la ripartenza elaborato e proposto dal sindaco della città. Invece Giuseppe Sala fa i capricci: è stufo di fare il sindaco, da tempo coltiva progetti alternativi (il suo sogno sarebbe diventare il manager della nuova società telefonica, che sta nascendo proprio in queste settimane, per gestire la rete italiana; ma si sente pronto anche per un ruolo politico nazionale e per fare il ministro di un governo “rimpastato” dopo le elezioni regionali, oppure nuovo di zecca, la chimera tanto desiderata dai poteri incerti: il fantagoverno Draghi).
Sala sa che, se sarà costretto a ripresentarsi per il secondo mandato, la vittoria non è affatto certa. È stato eletto, nel 2016, con soli 17mila voti in più del suo avversario-gemello, Stefano Parisi, e alle elezioni del giugno 2021 potrebbe andargli male. Ma almeno si decida subito a dire se si ricandida o no, non tenga un’intera città e i suoi destini amministrativi appesi alle sue inquietudini esistenziali, alle sue ambizioni manageriali, alle sue irrequietezze politiche.
Invece, incredibilmente, c’è chi gli consiglia di tirare in lungo, anzi in lunghissimo. Una cosa mai vista. Un giornale (Repubblica) ha da tempo assunto il ruolo di tutor di Sala e ora gli consiglia di non sciogliere la riserva neppure, come promesso, dopo le elezioni regionali. Lasci tutti nell’incertezza, gli aspiranti successori che si stanno scaldando a bordo campo (Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran) e soprattutto i cittadini. “C’è una questione tattica, se non addirittura strategica, che consiglierebbe di prolungare l’attesa a Milano”, scrive Repubblica. “Non sappiamo quello che Sala deciderà di fare con la politica, ma è improbabile che ai cittadini di Milano serva sapere il prossimo ottobre se nel giugno 2021 voteranno per lui o no. Il milanese ha fretta, ma se capisce che ne vale la pena, sa anche aspettare”. Invece ai cittadini serve sapere. Serve sapere se sarà Sala o qualcun altro a candidarsi per guidare la città nella fase della ripresa post-Covid. Serve sapere quali sono le idee per una ripartenza che sarà difficile. Serve sapere se continueranno i grandi affari immobiliari, il consumo di suolo, l’erosione di aree verdi ripagata con qualche alberello piantato qua e là, i regali alle Ferrovie dello Stato (sugli scali ferroviari) e agli anonimi fondi che si nascondono dietro Milan e Inter (a San Siro).
Quale “questione tattica, se non addirittura strategica” può mai far restare la Milano democratica in surplace per mesi? In attesa che la destra cali l’asso, se ne ha uno, con la speranza di prendersi la mano? Le elezioni del sindaco sono diventate per Repubblica un gioco d’azzardo, invece che il più bel rito della democrazia dei cittadini?

giovedì 20 agosto 2020

Milano, Sala è “stanchino”. Nel Pd la guerra dei 2 Pier. - Gianni Barbacetto

Milano, Sala è “stanchino”. Nel Pd la guerra dei 2 Pier

Il sindaco vuole tornare a fare il manager, la coalizione già scricchiola.
Nessuno, nelle stanze della politica milanese, si è stupito per l’articolo del Fatto quotidiano che due giorni fa raccontava che Giuseppe Sala non ha voglia di ricandidarsi per il secondo mandato a sindaco di Milano. “È un segreto di Pulcinella”, dice un giovane esponente del Pd, “sappiamo tutti che Beppe è stufo di passare molte ore ogni giorno nel suo ufficio di Palazzo Marino e che da tempo sta cercando alternative di vita”. Da cinque anni sta facendo il lavoro più noioso e peggio pagato della sua carriera. Ora vuole cambiare. Ha ripetuto, nei mesi scorsi, una frase già pronunciata da Grillo: “Sono un po’ stanchino”.
Gli piacerebbe molto tornare a fare il manager in un business strategico come le telecomunicazioni, alla guida della Tim 2 che potrebbe nascere dallo scorporo delle reti Telecom, sotto la regia di Cassa depositi e prestiti. È il progetto che piace molto a Beppe Grillo, che Sala è andato a incontrare il 10 agosto nella sua casa di Marina di Bibbona, sul litorale livornese. È anche il sogno – segreto ma non troppo – di Sala, che ne ha parlato con più d’un interlocutore. Il sindaco sa però che Tim 2 è un piano ambizioso e ancora tutto da costruire. Sta dunque considerando anche altre alternative a Palazzo Marino, più politiche. È disponibile ad andare a Roma a fare il ministro in quota Pd, nel caso di un prossimo rimpasto di governo. È tentato comunque dal giocare un ruolo politico nazionale, diventando per il Partito democratico – oggi molto “sudista” – il punto di riferimento per un fronte del Nord: non gli dispiacerebbe insomma essere per il Pd di Nicola Zingaretti quello che Luca Zaia è per la Lega di Matteo Salvini. Sta considerando molte strade, Sala, tutte aperte e tutte da costruire pazientemente. Con il Partito democratico nazionale che invece sta facendo di tutto per farlo restare a Milano: per non avere un ennesimo leader a Roma a competere con gli altri leader; ma soprattutto per non rischiare di perdere Milano, che senza la ricandidatura di Sala nella primavera del 2021 potrebbe finire nelle mani del centrodestra. Più pragmatici i “ragazzi” del Pd milanese, che da tempo si stanno preparando all’eventualità che “Beppe” – di cui rispettano la forza, ma che in fondo hanno sempre considerato un estraneo a casa loro – non si ricandidi. Se corre per il secondo mandato, la coalizione che lo sostiene resterà unita, Pd, civici, renziani di Italia viva, radicali, Più Europa…; se imboccherà altre strade, l’alleanza salta e ognuno farà il proprio gioco. Ada Lucia De Cesaris, già vicesindaco di Giuliano Pisapia con ambizione (frustrata) alla sua successione, è pronta a candidarsi come sindaco. Per piantare la bandiera di Italia viva a Milano, ma soprattutto per non lasciare la strada tutta in discesa ai “due ragazzini” del suo ex partito, il Pd: Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran. Sono “i due Pier” già pronti a sostituire “Beppe”. Il primo, ex assessore all’assistenza, oggi è parlamentare europeo, eletto con ben 90 mila preferenze, ma non ha smesso un minuto di presidiare Milano. Il secondo, assessore all’urbanistica, sta seguendo tutte le grandi partite immobiliari, dall’area Expo agli scali ferroviari fino al nuovo San Siro, cercando di ammantare di verde milioni di metri quadri di nuove edificazioni. Il primo presidia l’ala sinistra, il secondo l’ala destra. “I due Pier” si dovranno confrontare nelle primarie, unica strada per dirimere ambizioni personali e scontri politici interni e trovare un candidato sindaco da presentare alla città. Le primarie potranno essere arricchite da altri partecipanti possibili, come (sull’ala sinistra) Paolo Limonta, maestro e assessore alla scuola, e (sull’ala destra) Anna Scavuzzo, vicesindaco di Sala e assessore alla sicurezza. Più difficile la discesa in campo di “indipendenti” e rappresentanti della cosiddetta società civile, anche se circolano i nomi di Tito Boeri, economista ed ex presidente dell’Inps, e di Ferruccio Resta rettore del Politecnico, che curiosamente è accreditato come candidato sia per il centrosinistra sia per il centrodestra.
Il gran rifiuto di Sala, insomma, aprirebbe conflitti e incertezze tali da poter aprire la strada al ritorno della destra a Palazzo Marino. Per questo il Pd nazionale ha già cominciato il pressing sull’attuale sindaco per convincerlo a restare: anche l’altro Beppe (Grillo) si era detto “un po’ stanchino”, ma non si è affatto tolto di mezzo.

martedì 23 giugno 2020

Milano, tangenti su appalti metro: 13 arresti tra cui dirigente Atm. Greco: Gare truccate.



Tra gli indagati nell'operazione della guardia di finanza figura un dirigente responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane. Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm".

Tredici persone sono state arrestate dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano nell'ambito di un'inchiesta su presunte tangenti e appalti truccati relativi alle forniture per le metropolitane milanesi. Dodici, tra cui alcuni imprenditori, sono finite in carcere mentre un'altra persona è stata messa ai domiciliari. Al centro dell'indagine ci sono 8 appalti da 150 milioni di euro, mentre risultano indagate 30 persone fisiche e otto società tra cui Siemens Mobility, Alstom Ferroviaria, Ceit e Engineering Informatica. Tra gli arrestati figurano due funzionari Atm, Stefano Crippa e Paolo Bellini, dirigente dell'Atm (società municipalizzata del Comune di Milano) responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane, due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility.

Le accuse. 
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio. Il dirigente Atm, ritenuto pubblico ufficiale, secondo l'accusa avrebbe incassato o pattuito presunte mazzette per 125mila euro tra ottobre del 2018 e luglio del 2019. 
Tra gli appalti al centro dell'inchiesta, uno sulla manutenzione di impianti di telecomunicazione della linea 5 della metropolitana milanese e uno sui sistemi di segnalazione automatica della linea 2. Sono in corso perquisizioni in altre città d'Italia nelle sedi delle otto società indagate, oltre che in quelle Atm, a Cascina Gobba e in Viale Zara. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi ha portato all'ordinanza cautelare firmata dal gip Lorenza Pasquinelli.

Indagini anche su appalto per sistema frenate d'emergenza su M1.
Durante le indagini sono stati anche "raccolti elementi" su un "episodio di corruzione" del 2006 per "l'assegnazione dell'appalto relativo al sistema di segnalamento" della linea M1, "nel cui contesto sono emerse le recenti criticità (frenate brusche d'emergenza)". In Procura a Milano, infatti, sono aperte anche indagini sulle brusche frenate (FOTO) con feriti che si sono ripetute per mesi. Del sistema di sicurezza se ne occupa Alstom, società finita ora indagata nell'inchiesta sugli appalti.

Le intercettazioni: "Ho un lavoretto da 18 milioni".
"Adesso c'è l'altra gara importante di 18 milioni, e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l'installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi". Così in un'intercettazione parlava Paolo Bellini, il dirigente dell'Atm finito in carcere oggi. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare di oltre 400 pagine nella quale il gip parla esplicitamente di "metodo Bellini" sugli appalti. 
"C'è da chiudere la banchina e siccome non c'è da recuperare niente gli ho detto: con fiamma ossidrica e flessibile, due settimane, smantelliamo una banchina". In questo modo, intercettato nel marzo 2019, Paolo Bellini si interessava anche dell'esecuzione di lavori per la "eliminazione delle porte di banchina", da affidare ad una società a lui riconducibile, per il problema delle "frenate". 
Bellini inoltre avrebbe proposto all'amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare "la stampigliatura di un cavo" con caratteristiche diverse da quelle "richieste da Atm". Lo scrive il gip spiegando che per il dirigente, come emerge dalle intercettazioni, la "posa del cavo 'sbagliato'" sarebbe "sicuramente passata inosservata" salvo un incidente. "Un incendio, un cortocircuito ... per arrivare a quello deve bruciare la galleria", diceva l'uomo intercettato.

Negli ultimi 2 anni influenzate tutte le gare pubbliche.
Intercettazioni, come scrive il gip di Milano Lorenza Pasquinelli, che dimostrano "il livello di spregiudicatezza raggiunto da Bellini" che ha proposto a Piergiorgio Colombo, amministratore della Gilc impianti srl, una delle società che avrebbe ottenuto gli appalti grazie al "metodo Bellini", di falsificare "la stampigliatura di un cavo" per "occultare" all'Atm che "il prodotto fornito non corrispondeva a quello da contratto". Solo se ci fosse stato un incidente, come emerge dalle intercettazioni, per Bellini il "magistrato" avrebbe potuto prendere "il c.... di pezzo di cavo" e far fare "un'analisi chimica, tecnica". Per il giudice "l'imponente mole di elementi acquisiti descrive un fenomeno criminale in essere da ben più tempo rispetto all'inizio" delle indagini. Bellini avrebbe creato, infatti, una delle sue società, la Ivm, con la quale si inseriva "privatamente negli appalti" pubblici, già "circa 10 anni fa". Emergono, poi, elementi già del 2006 sulla gara per la "manutenzione del segnalamento" della linea M1, la "procedura gemella", scrive il gip, "a quella per la M2", ossia sul problema delle frenate, "oggetto di alcune delle attuali contestazioni". Dalle intercettazioni, aggiunge il gip, viene fuori che nemmeno "una procedura di gara pubblica negli ultimi 2 anni circa" si è salvata dal condizionamento, "più o meno penetrante", dell'intervento "abusivo di Bellini.”

Il procuratore Greco: "Metodica alterazione di gare".
Le indagini "hanno accertato l'esistenza di un sistema di metodica alterazione di gare ad evidenza pubblica indette da Atm spa gravitante attorno alla figura" di Bellini, "pubblico ufficiale con il ruolo di Responsabile dell'Unità amministrativa complessa sugli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane 1, 2, 3 e 5", e "alle società Ivm srl e Mad System srl", create dal dirigente per "interferire" negli appalti. Lo spiega il procuratore di Milano Francesco Greco.
Il "metodo" dell'associazione per delinquere, spiega ancora Greco, consisteva "nell'offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare" la "consulenza del pubblico ufficiale", il dirigente indagato, che avveniva "sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante". Alle imprese sarebbe anche stata garantita la "possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all'indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm", che è "parte lesa", per prevalere sulle concorrenti. In cambio il dirigente avrebbe incassato tangenti "proporzionali al valore dell'appalto e cadenzate mensilmente". In più le imprese vincitrici delle gare dovevano "coinvolgere nell'esecuzione delle opere", come subappaltatori, le società Ivm e Mad System o altre imprese con cui l'uomo "concordava" le mazzette. 

"Assunzioni pilotate."
Il dirigente Atm avrebbe anche pilotato "alcune procedure di assunzione di personale nell'azienda di proprietà comunale, favorendo soggetti privi delle necessarie professionalità e competenze, ma legati alle imprese che lo remuneravano illecitamente, e quindi inseriti nel gruppo di lavoro alla sue dipendenze, garantendogli così l'assoluta riservatezza nelle gestione illecita della fase esecutiva dei lavori", spiega ancora il procuratore Francesco Greco. Sono stati ricostruiti "decine di episodi corruttivi e di turbativa d'asta" in particolare su appalti "per l'innovazione e la manutenzione" delle linee metropolitane. Tra indagati e arrestati, spiega Greco, "spiccano in particolare gli esponente di Siemens Mobility spa, Alstom Ferroviaria spa, Engineering informatica spa, Ceit spa, Gilc impianti civili srl e Ctf impianti srl", tutte società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa, assieme alle due riferibili al dirigente Atm che, oltre a 125mila euro di tangenti, tra promesse e versate, avrebbe ottenuto anche "prestazioni di servizi e benefit" e "l'acquisizione di rilevanti subappalti" per le sue due aziende. 

Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm."
"Atm è un'eccellenza milanese e il suo lavoro non deve e non sarà infangato dalle malefatte di pochi. Ovviamente mi aspetto provvedimenti immediati da parte dell'azienda nei confronti di chi è stato coinvolto nei procedimenti giudiziari e una seria verifica dei processi aziendali". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "E' sconfortante scoprire che mentre tutti si impegnano e lavorano per il bene della comunità, qualche disonesto mette a repentaglio il lavoro fatto da una intera azienda", ha dichiarato. “Ho chiesto ad Atm - ha fatto sapere Sala - di prendere provvedimenti rapidi, queste persone devono essere allontanate, licenziate, quello che si può fare. Se le cose stanno così la giustizia intervenga rapidamente e le pene siano anche esemplari. Non me l'aspettavo e ho dentro tantissima rabbia perché tanti stanno facendo la loro parte in questo momento di difficoltà e due funzionari ti mettono in croce - ha aggiunto. È la dimostrazione che bastano due funzionari infedeli, ancora oggi per regole o per la mancanza di controlli, per gettare una macchia" sulla città "e questo non va bene”, ha concluso.

La nota di Atm.
In relazione "all’accesso della guardia di finanza di Milano alle sedi di ATM , al fine di acquisire documentazione e informazioni inerenti un’indagine in corso nei confronti, tra l’altro, di due funzionari ATM, Paolo Bellini e Stefano Crippa", l’azienda ha fatto sapere in una nota di aver "sin da subito prestato la propria fattiva collaborazione alle Autorità inquirenti anche al fine di determinare al più presto gli elementi relativi alle responsabilità dei soggetti indagati e assumere tutti i conseguenti provvedimenti a riguardo. L’Azienda - si sottolinea nella nota - è del tutto estranea ai fatti contestati, attribuiti ai singoli soggetti che, a quanto si apprende, avrebbero agito autonomamente in violazione del Codice Etico di ATM ancor prima che in violazione delle norme di legge. Di conseguenza, ATM ha già dato incarico ai propri legali al fine di tutelare l’Azienda in tutte le sedi opportune".