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venerdì 25 febbraio 2022

Ucraina, proteste in diverse città della Russia contro l’attacco militare: centinaia di persone fermate dalla polizia.
































































Nonostante il governo russo abbia vietato le proteste contro l’attacco militare all’Ucraina minacciando l’arrestocentinaia di cittadini russi sono scesi in piazza per manifestare contro la guerra. Sit-in e cortei sono stati organizzati in oltre 40 città della Russia, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Krasnoyarsk e San Pietroburgo. Anche a Mosca, sulla Piazza Pushkin, diverse persone si sono radunate per esprimere il proprio dissenso sull’operazione militare in corso. E sono almeno 800 le persone fermate dalla polizia per aver partecipato agli eventi pacifisti. Di queste oltre 200 a Mosca. Un altro centinaio di persone è stato invece arrestato a San Pietroburgo. Il  ministero dell’Interno russo aveva avvisato di essere pronto ad adottare “tutte le misure necessarie” per mantenere l’ordine in caso di proteste, minacciando di arrestare i partecipanti a manifestazioni non autorizzate.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/24/ucraina-proteste-in-diverse-citta-della-russia-contro-lattacco-militare-500-fermati-dalla-polizia/6506580/

mercoledì 9 febbraio 2022

Corruzione, arrestati l'ex sostituto procuratore di Salerno, avvocato e imprenditori ed ex GdF.



Figurano anche Roberto Penna, all'epoca dei fatti contestati sostituto procuratore a Salerno, e la sua compagna, l'avvocato di Salerno Maria Gabriella Gallevi, tra le cinque persone arrestate oggi dal Ros di Napoli nell'ambito di indagini coordinate dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo.

Si tratta di arresti ai domiciliari notificati anche agli imprenditori Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi, Fabrizio Lisi, quest'ultimo generale della Guardia di Finanza in quiescenza ed ex comandante della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di finanza di L'Aquila. Contestati, a vario titolo, la corruzione per l'esercizio delle funzioni, per atto contrario ai doveri d'ufficio e in atti giudiziari, oltre che induzione indebita a dare o promettere utilità. 

https://www.ilmattino.it/salerno/falso_documento_estinguere_un_debito_militare_agro_sotto_processo_salerno_scafati-6484842.html

Abusando della sua funzione e in cambio della promessa del conferimento di incarichi di consulenza professionale all'avvocato a cui era sentimentalmente legato, il magistrato Roberto Penna avrebbe promesso, e in alcuni casi anche fornito, agli imprenditori arrestati, aderenti a un consorzio, notizie coperte da segreto investigativo su indagini potenzialmente pregiudizievoli per le loro attività.

Emerge anche questo dall'attività investigativa del Ros, coordinata dalla Procura di Napoli, che oggi ha portato all'emissione, da parte del gip di Napoli, di un provvedimento di arresto per l'ex sostituto procuratore di Salerno, per la compagna. Lo scorso 14 luglio i carabinieri del Ros, su delega dell'ufficio inquirente partenopeo (pm Ardituro e Fratello) hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti degli arrestati. L'attività d'indagine dei carabinieri, che va dall'ottobre 2020 al luglio 2021, avrebbe fatto luce su un vero e proprio «patto corruttivo» tra il magistrato, a conoscenza, per ragioni d'ufficio, di informazioni coperte da segreto, e gli imprenditori del consorzio i quali avvalendosi della sua compiacenza sarebbero riusciti a evitare i provvedimenti interdittivi della Prefettura di Salerno, dove, peraltro, il consorzio in questione aveva la sua sede. Gli imprenditori, inoltre, sempre avvalendosi dell'aiuto del magistrato, avevano intenzione di allacciare rapporti privilegiati con i funzionari del Palazzo di Governo di Salerno per conseguire la collocazione del consorzio nella cosiddetta «white list». Tra gli obiettivi che si erano prefissati figura anche la sottoscrizione di un protocollo di legalità tra il loro consorzio e la Prefettura. 

https://www.ilmattino.it/salerno/corruzione_salerno_arrestati_ex_sostituto_procuratore_roberto_penna_avvocato_imprenditori-6492902.html

giovedì 9 dicembre 2021

La pulce e l’elefante. - Marco Travaglio


Una delle migliori tecniche di disinformazione è quella di ingigantire le notizie marginali per minimizzare quelle fondamentali. Infatti si fa un gran vociare – come se ne andasse delle sorti del centrosinistra e del Quirinale – sul no di Conte alla candidatura a Roma-1, gabellato per un voltafaccia o financo una fuga del leader di partito più popolare d’Italia per paura di due noti frequentatori di se stessi. Un monumentale chissenefrega, tanto più che Conte non ha mai detto di sì e, dopo averci riflettuto, ha declinato come già aveva fatto per le Suppletive a Sassari, Siena e Roma-Primavalle. Naturalmente la stessa canea impazzerebbe se avesse accettato: si direbbe che vuole arraffare l’ultimo treno per garantirsi 15mila euro al mese, con annessa immunità dall’arresto e dalle intercettazioni. Invece, dopo il rifiuto, nessuno segnala l’anomalia di un politico che non cerca immunità né soldi, anzi non vede un euro da otto mesi (non ha riaperto lo studio legale per evitare conflitti d’interessi ed è in aspettativa dall’università), né lo vedrà fino alle elezioni: fa politica gratis.

Ieri intanto il nostro sito raccontava uno scandalo gigantesco: l’ex senatore FI Giancarlo Pittelli, ai domiciliari per concorso esterno in ’ndrangheta (ma tu guarda), scrive alla ministra FI Mara Carfagna per chiederle di “aiutarmi in qualunque modo”. E torna in carcere perché non poteva comunicare con nessuno, salvo i familiari conviventi. Nella lettera, oltre ai consueti insulti agli inquirenti, che sono una specialità della casa (“sono un innocente finito nelle grinfie di folli”, cioè di Gratteri che “manipola” intercettazioni e inventa “accuse folli” e di giudici “asserviti”), il galeotto annuncia alla ministra: “Stiamo preparando un’interrogazione parlamentare che Vittorio Sgarbi proporrà quale primo firmatario. Piero Sansonetti, che non mi ha mai abbandonato, conosce tutti gli atti e i particolari dell’inchiesta”. Cioè: il detenuto sospettato di ’ndrangheta prepara un’interrogazione che un deputato-postino (Sgarbi: ma tu pensa) presenterà come farina del suo sacco e i soliti trombettieri rilanceranno in edicola. Gran finale: “Per eventuali comunicazioni ti lascio il recapito di mia moglie…. Le tue telefonate come ben sai sono tutelate ex articolo 68…”. Cioè chiede a una ministra – suscitandole prevedibile imbarazzo e forse anche un po’ d’inquietudine – di chiamarlo sul numero della moglie, così né lei né lui saranno intercettabili. Di qui il riarresto, perché – scrive il giudice di Vibo Valentia – Pittelli vuole “instaurare contatti” per “incidere sul regolare svolgimento del processo”. Cose che accadono quando si manda al governo la Banda B. e, soprattutto, si medita di lasciarla lì anche in futuro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/09/la-pulce-e-lelefante/6419495/

venerdì 9 luglio 2021

Furbetti del cartellino: 28 misure cautelari tra i dipendenti del comune di Palermo.

 

Otto sono ai domiciliari: indagati per truffa e danno a un ente pubblico

Foto Ansa / CorriereTv

Andavano a fare la spesa o a fare jogging pur risultando presenti al lavoro. Una nuova inchiesta sui "furbetti del cartellino" investe i dipendenti del Comune di Palermo e di alcune società partecipate, in servizio presso i Cantieri culturali alla Zisa. I finanzieri del comando provinciale hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del capoluogo nei confronti di 28 persone. Per 8 sono scattati gli arresti domiciliari; per altri 14 l'obbligo di dimora e di presentazione alla pg; per 6 solo quest'ultimo. Sono indagati a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. «L’attività investigativa ha svelato l’esistenza di un fenomeno illecito estremamente diffuso all’interno della struttura pubblica cittadina, un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa, un modus operandi divenuto cronico a tal punto da essere considerato come un comportamento `normale´». Lo dice il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo. «L’aspetto più allarmante - ha aggiunto Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo che ha condotto le indagini - è il diffuso senso di impunità che ha permeato un significativo numero di pubblici dipendenti che si sono sentiti liberi di violare sistematicamente le regole del rapporto di impiego. Comportamenti questi che determinano un danno economico e di immagine per la pubblica amministrazione e che incidono negativamente sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini».

Corriere Della Sera

giovedì 10 giugno 2021

Palermo, il fratello del boss Cillari gestiva un giro d’usura: 4 arresti. Fra le vittime il conduttore Marco Baldini. - Salvo Palazzolo

 

Nella rete degli strozzini sono finiti soprattutto antiquari, fra la Sicilia e Roma. L'indagine della Guardia di finanza ha fatto scattare un sequestro di beni per 500 mila euro, sigilli a un ristorante.

I suoi complici lo chiamavano “succhiasangue”. Salvatore Cillari, fratello di un boss all'ergastolo, era uno spietato usuraio, imponeva tassi di interesse fino al 140 per cento annuo. Stanotte, è stato arrestato dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, ai domiciliari sono finiti il figlio Gabriele e altre due persone, Matteo Reina e Giovanni Cannatella. Un quinto indagato, Achille Cuccia, ha il divieto di dimora a Palermo. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis  e dalla sostituta Federica Paiola hanno svelato un vasto giro di usura fra la Sicilia e Roma. Fra le vittime, anche il conduttore radiofonico Marco Baldini, che già altre volte era finito nelle grinfie degli strozzini. Dalle intercettazioni è emerso che nel giugno 2018 doveva dare ancora 60 mila euro a Cillari.

Le intercettazioni.

Sono drammatiche le conversazioni captate dalla Finanza: “Ora domenica parte – un complice raccontava l’ultima chiamata di Cillari a Baldini – ci ha telefonato… vedi che sto salendo, ti sto venendo a rompere le corna”. Nelle intercettazioni sono finite anche le telefonate fra l’usuraio e il conduttore. “Sti soldi, com’è finita Marco? Manco una lira”, diceva lo strozzino. Era il gennaio 2017. “Domani ci vediamo, stai tranquillo”, rispondeva Baldini. Tre mesi dopo, i toni di Cillari erano più pesanti: “Mi dai sempre delle notizie, poi sempre mi lasci in asso”. E ancora: “Tu dici che dovevi prendere i soldi, sono passati sette mesi, non prendi nulla. Marco io so solo una cosa, ti ho fatto solo del bene a te… Lo sai quanto ti voglio bene e quanto ti ho aiutato”. Nel giugno 2018, una nuova telefonata dell’usuraio: “Ora basta, sono passati anni. Ora basta Marco. Mercoledì sono a Roma e ci sto fino a venerdì”. Cillari, che ha 63 anni, aveva sempre modi alquanto sbrigativi. E, soprattutto, tante frequentazioni, anche con esponenti della criminalità organizzata. Il gip Marco Gaeta parla di "contiguità" con esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova, "favoriti dal rapporto con il fratello Gioacchino", ritenuto un killer di Cosa nostra.

Il ristorante L'Acerba sequestrato dalla Finanza 

Il riciclaggio.

I proventi del giro di usura sarebbero stati riciclati dal figlio di Cillari, Gabriele, che negli ultimi anni era diventato uno dei protagonisti della movida palermitana: aveva aperto un locale all’interno del mercato del Capo, l’Acerba osteria dinamica, a metà fra galleria d’arte e ristorante. Adesso, l’attività è sotto sequestro. Sigilli anche a due immobili, conti correnti e una moto.

Dice il generale Antonio Quintavalle Cecere, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo: “Purtroppo, dispiace registrare che le vittime non sono state collaborative con gli investigatori, nonostante le pressanti intimidazioni e minacce subite dagli usurai. Ribadisco ancora una volta che l’unico modo per uscire dalla morsa dell’usura, così come dell’estorsione, è denunciare questi criminali”.

Le vittime di Cillari sono soprattutto antiquari, come Cannatella, ritenuto il referente del gruppo nella Capitale. Gli usurai puntavano a nuovi affari. Cercavano di trarre il massimo di profitto dalla crisi economica dovuta all’emergenza Covid. “I rischi di usura sono sensibilmente aumentati – spiega il colonnello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – per questo, l’impegno investigativo è costante per contrastare ogni tentativo della criminalità di strumentalizzare le difficoltà di famiglie e imprese per ottenere ulteriori profitti illeciti”.

La Repubblica

giovedì 4 marzo 2021

Frode nel settore energie rinnovabili, sequestro da 14 mln.

 

Operazione Gdf nel Crotonese, eseguite sei misure cautelari.


(ANSA) - ISOLA DI CAPO RIZZUTO, 02 MAR - Un intero complesso aziendale per oltre 14 milioni di euro è stato sequestrato a Isola Capo Rizzuto dalla Guardia di finanza di Crotone nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Procura di Catanzaro per frode nel settore delle energie rinnovabili e del traffico illeciti di rifiuti. I militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e della Sezione operativa navale di Crotone, hanno eseguito sei misure cautelari, emesse dal Gip del tribunale di Catanzaro, Pietro Carè, nei confronti di altrettante persone.

In particolare il divieto di dimora a Isola Capo Rizzuto e l'interdizione per un anno dall'attività professionale riguarda S.A., di 55 anni, proprietaria di un'azienda agricola, il rappresentate legale C.A. (47) e due dipendenti amministrativi C.F. ( 57) anni e S.S. (42). Per altre due persone M.A., di 58 anni, e R.R. (50), è stato disposto l'obbligo di presentazione quotidiana alla p.g.. Il sequestro preventivo, anche per equivalente, ha riguardato oltre 14 milioni, quale profitto del reato conseguito dalla società.
I provvedimenti cautelari arrivano al termine di un'indagine, coordinata dal Procuratore. Nicola Gratteri e diretta dai sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, che ha consentito di far luce sull'esistenza di un'associazione per delinquere, con al vertice i proprietari della società agricola coinvolta, finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), per la produzione di energie da fonti rinnovabili. Scopo di tale forma di incentivazione è quello di sostenere economicamente le imprese che producono energia mediante l'uso di fonti alternative. Secondo quanto emerso dalle indagini la società non avrebbe fornito dati veritieri sia nella fase di progettazione e costruzione dell'impianto di biogas, di Capo Rizzuto con il percepimento indebito, dal 2011 al 2018, di incentivi pubblici per oltre 14 milioni di euro. Inoltre è stato verificato anche l'utilizzo di biomasse di origine animale e vegetale in difformità alla normativa che prevede la non utilizzabilità nel ciclo di produzione di energia pulita.

C'è anche Antonella Stasi, ex presidente facente funzioni della Regione Calabria, tra gli indagati dell'operazione Erebo condotta dalla Guardia di Finanza di Crotone. Stasi, già vicepresidente e che nel 2014 subentrò nella carica a Giuseppe Scopelliti, è stata raggiunta da una misura cautelare di interdizione per un anno dall'attività professionale e divieto di dimora nel comune di Isola Capo Rizzuto, emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale guidata da Nicola Gratteri con l'accusa di per avere fatto parte di un'associazione per delinquere finalizzata ad una truffa per indebita percezione di erogazioni statali e traffico illecito di rifiuti. Tutto parte da una società agricola, della quale Antonella Stasi è titolare e che produce energia elettrica tramite una centrale a biogas prodotta dalla digestione anaerobica di biomasse vegetali ed animali. Secondo le indagini ci sarebbero delle "violazioni rilevanti" per la costruzione e l'autorizzazione dell'impianto a biogas tramite il quale si produceva energia elettrica rinnovabile che - tramite una convenzione - è stata venduta al Gestore servizi energetici spa per 15 anni ad un prezzo di 28 cent per kwh. Il traffico illecito di rifiuti è contestato per le modalità con le quali la società si riforniva presso terzi di escrementi di animali e per i metodi di smaltimento del digestato (si tratta di letame in uscita dall'impianto biogas) che veniva sversato sui terreni senza un piano di utilizzo agronomico. Stasi ha ricevuto la notifica della misure cautelare insieme ad altre tre persone, il rappresentate legale della società, Anna Crugliano (47 anni) e due dipendenti amministrativi: Francesco Carvelli (57) anni e Salvatore Succurro (42). Per altre due persone, Antonio Muto 58 anni, e Raffaele Rizzo (50), è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

https://www.ansa.it/calabria/notizie/2021/03/02/frode-nel-settore-energie-rinnovabili-sequestro-da-14-mln_b541b6ee-8761-45c4-9f86-82223775a1a3.html

mercoledì 3 marzo 2021

Inchiesta mascherine, arresti e perquisizioni.

 


Operazione della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma sulle mascherine acquistate dalla Cina nella prima fase dell'emergenza coronavirus. I militari del comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il gip del Tribunale capitolino, su richiesta della procura di Roma, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Andelko Aleksic, 41 anni, Vittorio Farina, 66 anni, già attivo nel settore della carta stampata, e Domenico Romeo, 51 anni, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, Aleksic e Farina, anche per traffico di influenze illecite.

L’autorità giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei tre arrestati e della società milanese European network Tlc Srl, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione.

A seguito di una segnalazione dell’agenzia regionale della Protezione Civile del Lazio alla procura di Roma, i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine Ffp2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della European Network Tlc nella prima fase dell’emergenza sanitaria (tra marzo e aprile 2020), per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati Ce, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

L’attività di oggi testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma a tutela dei cittadini e, nel caso specifico, del sistema sanitario, cui era destinata gran parte della merce acquistata, dai danni arrecati da persone che operano sul mercato in modo spregiudicato, con particolare riferimento alle forniture di beni connessi all’attuale emergenza epidemiologica.

Ordinanza.

"Le condotte tenute sono gravi a maggior ragione se contestualizzate nel momento di emergenza sanitaria in cui sono avvenute. Sfruttando le opportunità fornite dalla legislazione emergenziale adottata, approfittando del momento di estrema difficoltà in cui versava il paese che stava affrontando una epidemia incontrollata, gli indagati (Romeo subentrata in un secondo momento) non hanno esitato a cercare di lucrare, acquisire facili guadagni favoriti dalla sostanziale impossibilità di controllo da parte del committente sulla qualità della merce che veniva fornita come dispositivo di protezione". E’ quanto scrive il gip Francesca Ciranna nell’ordinanza con cui ha disposto tre misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma per la fornitura di mascherine e camici destinati alla protezione civile del Lazio.

"Gli indagati hanno agito con grande spregiudicatezza - scrive ancora il gip - Romeo ha fornito (e sembrerebbe tuttora fornire) certificati di conformità falsi, Aleksic ha dimostrato di essere consapevole della falsità dei certificati; Farina è il "faccendiere" colui che ha tenuto i contatti con soggetti vicino alla struttura commissariale, al fine di ottenere agevolmente la conclusione di fornitura vantaggiose per la società".

''Sussiste il concreto pericolo di reiterazione del reato. L’emergenza sanitaria è ancora in corso e dalle intercettazioni effettuate emerge che è ancora in atto una intensa attività di procacciamento di nuovi contratti di fornitura', scrive ancora il gip.

''Il 24 giugno la Ent srl ha effettuato un bonifico di 58.784 sul conto corrente intestato ai coniugi Romano Francesco Saverio e (...) segnalato come operazione sospetta dalla Polizia Tributaria in quanto privo di causale'', scrive il gip.

"L’indagine scaturisce dalla segnalazione del 9 aprile 2020 del dirigente della Protezione civile regionale Carmelo Tulumello. La Protezione Civile del Lazio, in ragione dell’emergenza sanitaria, aveva provveduto ad affidare contratti di fornitura per dpi di diversa tipologia; nell’ambito di tale attività affidava alla società European Network tcl srl una fornitura di cinque milioni di mascherine Ffp2 marcate Ce", riporta ancora l'ordinanza. "In esecuzione di tale contratto, la società effettuava la fornitura attraverso plurime consegne a partire dal 31 marzo 2020 al 7 aprile 2020".

In relazione alla fornitura arrivata il 7 aprile 2020 - si legge nell’ordinanza - l’Agenzia delle Dogane comunicava che c’erano difficoltà nell’eseguire la procedura di sdoganamento, stante la presunta irregolarità dei certificati Ce e del marchio presente sulle confezioni. Nella relazione di servizio del 9 aprile 2020, infatti, il capo dell’ufficio Dogane segnalava alla protezione civile che la società European network tcl aveva richiesto lo sdoganamento della merce con marchio Ce, come indicato nella bolla, allegando certificazione rilasciata dalla società Ecm Srl.

Da un successivo controllo, le Dogane avevano accertato che la Ecm non è un organismo accreditato e, quindi le mascherine con marchio Ce non sembravano corrispondere agli standard previsti. Dunque veniva respinta la richiesta di sdoganamento.

Intercettazioni.

“Domenico mi ha promesso che se gli arriva la lettera, autorizza quell'acquisto''. E’ quanto si legge in una intercettazione contenuta nell'ordinanza del gip Ciranna. Secondo quanto si legge nel provvedimento, ''in occasione di un ulteriore viaggio a Roma, Farina Vittorio è riuscito ad incontrare il commissario straordinario Arcuri Domenico, come sembra emergere dai puntuali aggiornamenti effettuati da Farina ad Aleksic''.

In una conversazione intercettata Vittorio Farina ''ha giurato di aver parlato con Domenico Arcuri per inserire la Ent tlc Srl quale fornitore sussidiario" ad altre due imprese "per l’approvvigionamento di mascherine destinate alla riapertura delle scuole sul territorio nazionale'', scrive ancora il gip nell’ordinanza.

''Tu lasciami lavorare, c’ho ampia delega da te, te faccio diventare... mooolto molto benestante, forse potresti anche essere considerato ricco", quanto afferma Vittorio Farina in una conversazione intercettata con Andelko Aleksic, secondo quanto si legge nell'ordinanza.

E ancora: parlando dei camici, Andelko Aleksic riferisce di essere interessato al certificato e aggiunge ''tanto so tutti falsi sti certificati'', si legge nell'intercettazione riportata nell'ordinanza.

''Tu che sei grande amico di Arcuri, lanciati nel business delle scrivanie, hai sentito questa storia delle scrivanie?'', dice una persona rivolgendosi a Vittorio Farina in una conversazione intercettata e contenuta nell’ordinanza. Nella stessa conversazione Farina risponde: ''Sì, ma come faccio, troppo''. E l'altro: ''Tre milioni di scrivanie, a prezzo medio 50 euro''.

Arcuri non è indagato.

Due perquisizioni sono state effettuate dalla Guarda di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma per la fornitura di mascherine e camici destinati alla protezione civile del Lazio in cui si procede anche per traffico di influenze illecite. L’ indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, a capo del gruppo di pm che si sta occupando dei procedimenti riguardanti il contrasto ai reati legati all’emergenza coronavirus.

Secondo quanto si apprende l'ex commissario straordinario all'emergenza Domenico Arcuri è oggetto del traffico d'influenze e non indagato nella vicenda.

https://www.adnkronos.com/inchiesta-mascherine-arresti-e-perquisizioni_5oNT90HmcYMjFqsCMg5Wla

mercoledì 16 dicembre 2020

Maxioperazione anti-pedopornografia, arresti in tutta Italia.

 

Due italiani promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

Una maxioperazione anti-pedopornografia è in corso in tutta Italia, con l'impiego di oltre 300 uomini della polizia Postale che stanno eseguendo perquisizioni e arresti, in flagranza, in 53 province e 18 regioni. Gli agenti, che hanno lavorato per diversi mesi sotto copertura su Telegram e WhatsApp, hanno smantellato 16 associazioni criminali ed identificato oltre 140 gruppi pedopornografici.

Sono 432 le persone coinvolte in tutto il mondo: 81 sono italiani.

Due italiani coinvolti dell'operazione promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo. Quella della Postale di oggi è la più imponente operazione di Polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.    "Sono coinvolti affermati professionisti, operai, studenti, consulenti universitari, pensionati, impiegati privati e pubblici, tra cui un vigile urbano". E' in questo variegato elenco la portata dell'operazione contro la pedopornografia online coordinata dalla procura di Milano e condotta dalla Polizia Postale di Milano e del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma. "La più grande degli degli ultimi anni", sottolineano gli investigatori, che si sono avvalsi anche di agenti sotto copertura infiltrati per due anni nelle chat dei pedofili. Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della Postale, gli investigatori, diretti dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella, hanno individuato 432 utenti attivi su gruppi e canali Telegram e WhatsApp "finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori, a volte anche neonati". Sedici erano "delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti". In ogni "stanza" c'erano regole ben precise per limitare dal massimo l'esposizione e il possibile tracciamento da parte delle forze dell'ordine. Appena c'era il sentore di un pericolo, l'utente veniva espulso dal gruppo. Il 35% degli 81 italiani indagati dalla Postale milanese si concentra tra Lombardia e Campania. Tra questi ci sono un 71enne napoletano di professione ottico e con collaborazioni universitarie, e un 20enne veneziano disoccupato. I due sono ritenuti i promotori e gestori dei gruppi, attraverso i quali reclutavano altri complici da ogni parte del mondo. Questo carattere di transnazionalità accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono infatti 351 gli utenti stranieri coinvolti nell'indagine, ognuno pedinato online fino all'individuazione. 

Sono 15 le persone arrestate in flagranza dalla polizia postale nell'ambito dell'operazione 'Luna Park' contro vere associazioni criminali composte da centinaia di persone che si scambiavano foto e video pedopornografici attraverso le chat istantanee come Telegram e WhatsApp. Dopo due anni di indagini condotte "sotto copertura" su internet, la Postale di Milano e del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Fusco e Mannella insieme con i sostituti Barilli e Tarzia della Procura distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che utilizzavano canali e chat per scambiarsi il materiale che ritraeva vere e proprie violenze sessuali su minori. Gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Dei 159 gruppi individuati, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Tra i principali gestori e amministratori compaiono anche due italiani, un ottico 71enne napoletano con collaborazioni universitarie e un disoccupato 20enne veneziano. Coinvolti anche 351 stranieri, con arresti avvenuti anche in Europa e in tutto il mondo.

Oltre allo scambio di video e immagini di violenze su bambini, in alcuni casi i presunti pedofili individuati nel maxi blitz anti-pedopornografia, che ha fatto emergere una rete criminale in tutto il mondo, avrebbero offerto anche la possibilità di arrivare ad avere "contatti diretti" con minori vittime di abusi. Emerge dalle indagini della polizia postale, coordinate dagli aggiunti Letizia Mannella e Eugenio Fusco e dai pm Barilli e Tarzia. Durante il lockdown e la pandemia, ha spiegato Mannella, i bambini "sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti" e c'è stato un "aumento dei reati di pedopornografia". Dalle indagini è venuto a galla che in alcuni occasioni, nel corso degli scambi delle immagini sugli abusi, sulle chat individuate si parlava pure della possibilità di avere contatti diretti con i minori vittime delle violenze sessuali. Inquirenti e investigatori, nell'inchiesta con al centro il reato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico che ha portato a 15 arresti in flagranza a seguito dell'esecuzione di decreti di sequestri e perquisizioni, stanno approfondendo proprio i filoni relativi agli abusi filmati e poi fatti girare sui gruppi della rete criminale. E sono in contatto con le autorità di diversi Paesi, anche perché l'indagine sarebbe partita da una segnalazione arrivata dagli Usa. Il procuratore aggiunto Mannella ha voluto sottolineare come in questo periodo di emergenza sanitaria legata al Covid e in particolare durante i lockdown i bambini si ritrovano davanti ai pc "e sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti".

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/12/16/maxioperazione-anti-pedopornografia-arresti-in-tutta-italia_ee078a96-b341-472d-b7c6-6c1ca9b23b89.html

martedì 23 giugno 2020

Milano, tangenti su appalti metro: 13 arresti tra cui dirigente Atm. Greco: Gare truccate.



Tra gli indagati nell'operazione della guardia di finanza figura un dirigente responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane. Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm".

Tredici persone sono state arrestate dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano nell'ambito di un'inchiesta su presunte tangenti e appalti truccati relativi alle forniture per le metropolitane milanesi. Dodici, tra cui alcuni imprenditori, sono finite in carcere mentre un'altra persona è stata messa ai domiciliari. Al centro dell'indagine ci sono 8 appalti da 150 milioni di euro, mentre risultano indagate 30 persone fisiche e otto società tra cui Siemens Mobility, Alstom Ferroviaria, Ceit e Engineering Informatica. Tra gli arrestati figurano due funzionari Atm, Stefano Crippa e Paolo Bellini, dirigente dell'Atm (società municipalizzata del Comune di Milano) responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane, due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility.

Le accuse. 
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio. Il dirigente Atm, ritenuto pubblico ufficiale, secondo l'accusa avrebbe incassato o pattuito presunte mazzette per 125mila euro tra ottobre del 2018 e luglio del 2019. 
Tra gli appalti al centro dell'inchiesta, uno sulla manutenzione di impianti di telecomunicazione della linea 5 della metropolitana milanese e uno sui sistemi di segnalazione automatica della linea 2. Sono in corso perquisizioni in altre città d'Italia nelle sedi delle otto società indagate, oltre che in quelle Atm, a Cascina Gobba e in Viale Zara. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi ha portato all'ordinanza cautelare firmata dal gip Lorenza Pasquinelli.

Indagini anche su appalto per sistema frenate d'emergenza su M1.
Durante le indagini sono stati anche "raccolti elementi" su un "episodio di corruzione" del 2006 per "l'assegnazione dell'appalto relativo al sistema di segnalamento" della linea M1, "nel cui contesto sono emerse le recenti criticità (frenate brusche d'emergenza)". In Procura a Milano, infatti, sono aperte anche indagini sulle brusche frenate (FOTO) con feriti che si sono ripetute per mesi. Del sistema di sicurezza se ne occupa Alstom, società finita ora indagata nell'inchiesta sugli appalti.

Le intercettazioni: "Ho un lavoretto da 18 milioni".
"Adesso c'è l'altra gara importante di 18 milioni, e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l'installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi". Così in un'intercettazione parlava Paolo Bellini, il dirigente dell'Atm finito in carcere oggi. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare di oltre 400 pagine nella quale il gip parla esplicitamente di "metodo Bellini" sugli appalti. 
"C'è da chiudere la banchina e siccome non c'è da recuperare niente gli ho detto: con fiamma ossidrica e flessibile, due settimane, smantelliamo una banchina". In questo modo, intercettato nel marzo 2019, Paolo Bellini si interessava anche dell'esecuzione di lavori per la "eliminazione delle porte di banchina", da affidare ad una società a lui riconducibile, per il problema delle "frenate". 
Bellini inoltre avrebbe proposto all'amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare "la stampigliatura di un cavo" con caratteristiche diverse da quelle "richieste da Atm". Lo scrive il gip spiegando che per il dirigente, come emerge dalle intercettazioni, la "posa del cavo 'sbagliato'" sarebbe "sicuramente passata inosservata" salvo un incidente. "Un incendio, un cortocircuito ... per arrivare a quello deve bruciare la galleria", diceva l'uomo intercettato.

Negli ultimi 2 anni influenzate tutte le gare pubbliche.
Intercettazioni, come scrive il gip di Milano Lorenza Pasquinelli, che dimostrano "il livello di spregiudicatezza raggiunto da Bellini" che ha proposto a Piergiorgio Colombo, amministratore della Gilc impianti srl, una delle società che avrebbe ottenuto gli appalti grazie al "metodo Bellini", di falsificare "la stampigliatura di un cavo" per "occultare" all'Atm che "il prodotto fornito non corrispondeva a quello da contratto". Solo se ci fosse stato un incidente, come emerge dalle intercettazioni, per Bellini il "magistrato" avrebbe potuto prendere "il c.... di pezzo di cavo" e far fare "un'analisi chimica, tecnica". Per il giudice "l'imponente mole di elementi acquisiti descrive un fenomeno criminale in essere da ben più tempo rispetto all'inizio" delle indagini. Bellini avrebbe creato, infatti, una delle sue società, la Ivm, con la quale si inseriva "privatamente negli appalti" pubblici, già "circa 10 anni fa". Emergono, poi, elementi già del 2006 sulla gara per la "manutenzione del segnalamento" della linea M1, la "procedura gemella", scrive il gip, "a quella per la M2", ossia sul problema delle frenate, "oggetto di alcune delle attuali contestazioni". Dalle intercettazioni, aggiunge il gip, viene fuori che nemmeno "una procedura di gara pubblica negli ultimi 2 anni circa" si è salvata dal condizionamento, "più o meno penetrante", dell'intervento "abusivo di Bellini.”

Il procuratore Greco: "Metodica alterazione di gare".
Le indagini "hanno accertato l'esistenza di un sistema di metodica alterazione di gare ad evidenza pubblica indette da Atm spa gravitante attorno alla figura" di Bellini, "pubblico ufficiale con il ruolo di Responsabile dell'Unità amministrativa complessa sugli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane 1, 2, 3 e 5", e "alle società Ivm srl e Mad System srl", create dal dirigente per "interferire" negli appalti. Lo spiega il procuratore di Milano Francesco Greco.
Il "metodo" dell'associazione per delinquere, spiega ancora Greco, consisteva "nell'offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare" la "consulenza del pubblico ufficiale", il dirigente indagato, che avveniva "sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante". Alle imprese sarebbe anche stata garantita la "possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all'indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm", che è "parte lesa", per prevalere sulle concorrenti. In cambio il dirigente avrebbe incassato tangenti "proporzionali al valore dell'appalto e cadenzate mensilmente". In più le imprese vincitrici delle gare dovevano "coinvolgere nell'esecuzione delle opere", come subappaltatori, le società Ivm e Mad System o altre imprese con cui l'uomo "concordava" le mazzette. 

"Assunzioni pilotate."
Il dirigente Atm avrebbe anche pilotato "alcune procedure di assunzione di personale nell'azienda di proprietà comunale, favorendo soggetti privi delle necessarie professionalità e competenze, ma legati alle imprese che lo remuneravano illecitamente, e quindi inseriti nel gruppo di lavoro alla sue dipendenze, garantendogli così l'assoluta riservatezza nelle gestione illecita della fase esecutiva dei lavori", spiega ancora il procuratore Francesco Greco. Sono stati ricostruiti "decine di episodi corruttivi e di turbativa d'asta" in particolare su appalti "per l'innovazione e la manutenzione" delle linee metropolitane. Tra indagati e arrestati, spiega Greco, "spiccano in particolare gli esponente di Siemens Mobility spa, Alstom Ferroviaria spa, Engineering informatica spa, Ceit spa, Gilc impianti civili srl e Ctf impianti srl", tutte società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa, assieme alle due riferibili al dirigente Atm che, oltre a 125mila euro di tangenti, tra promesse e versate, avrebbe ottenuto anche "prestazioni di servizi e benefit" e "l'acquisizione di rilevanti subappalti" per le sue due aziende. 

Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm."
"Atm è un'eccellenza milanese e il suo lavoro non deve e non sarà infangato dalle malefatte di pochi. Ovviamente mi aspetto provvedimenti immediati da parte dell'azienda nei confronti di chi è stato coinvolto nei procedimenti giudiziari e una seria verifica dei processi aziendali". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "E' sconfortante scoprire che mentre tutti si impegnano e lavorano per il bene della comunità, qualche disonesto mette a repentaglio il lavoro fatto da una intera azienda", ha dichiarato. “Ho chiesto ad Atm - ha fatto sapere Sala - di prendere provvedimenti rapidi, queste persone devono essere allontanate, licenziate, quello che si può fare. Se le cose stanno così la giustizia intervenga rapidamente e le pene siano anche esemplari. Non me l'aspettavo e ho dentro tantissima rabbia perché tanti stanno facendo la loro parte in questo momento di difficoltà e due funzionari ti mettono in croce - ha aggiunto. È la dimostrazione che bastano due funzionari infedeli, ancora oggi per regole o per la mancanza di controlli, per gettare una macchia" sulla città "e questo non va bene”, ha concluso.

La nota di Atm.
In relazione "all’accesso della guardia di finanza di Milano alle sedi di ATM , al fine di acquisire documentazione e informazioni inerenti un’indagine in corso nei confronti, tra l’altro, di due funzionari ATM, Paolo Bellini e Stefano Crippa", l’azienda ha fatto sapere in una nota di aver "sin da subito prestato la propria fattiva collaborazione alle Autorità inquirenti anche al fine di determinare al più presto gli elementi relativi alle responsabilità dei soggetti indagati e assumere tutti i conseguenti provvedimenti a riguardo. L’Azienda - si sottolinea nella nota - è del tutto estranea ai fatti contestati, attribuiti ai singoli soggetti che, a quanto si apprende, avrebbero agito autonomamente in violazione del Codice Etico di ATM ancor prima che in violazione delle norme di legge. Di conseguenza, ATM ha già dato incarico ai propri legali al fine di tutelare l’Azienda in tutte le sedi opportune".

martedì 16 giugno 2020

Roma, blitz contro il clan Casamonica: arresti e sequestri per 20 milioni di euro. - Maria Elena Vincenzi

Roma, blitz contro il clan Casamonica: arresti e sequestri per 20 milioni di euro

Scattata all'alba l'operazione denominata "Noi proteggiamo Roma" come diceva uno di loro intercettato. Decisivo il ruolo di due ex mogli di componenti del clan.

Nuovo colpo ai Casamonica. La Polizia di Stato, su richiesta della Dda di Roma, ha eseguito ieri 20 ordinanze (15 in carcere e 5 ai domiciliari) e un sequestro di prevenzione da 20 milioni di euro ai danni del clan Casamonica. Le accuse sono per tutti di mafia. Una settantina di capi di imputazione, tra cui una trentina di episodi di usura ed estorsione e cinquanta di esercizio abusivo dell’autorità finanziaria. Reati che ai Casamonica garantivano un controllo assoluto del territorio, la Romanina, definito il loro “quartier generale”.

Roma, blitz contro Casamonica: arrestati esponenti del clan e sequestrati beni per 20 milioni di euro.

Dei 4 collaboratori che hanno aiutato un’indagine che ricostruisce 20 anni di storia della famiglia, due sono ex mogli di componenti del clan. Un clan che, come hanno spiegato gli inquirenti è autoctono, tanto da autoproclamarsi difensore di Roma (“Noi proteggiamo Roma”, dice in un’intercettazione Guido Casamonica) dalle mafie straniere, e ha una struttura orizzontale: non esiste un capo dei capi, ma singole famiglie, imparentate e legate da un comune senso di appartenenza.

Due, in particolare, le famiglie finite in questo filone di inchiesta, quelle di Ferruccio Casamonica e di Giuseppe Casamonica, cognati. “È un branco, si aiutano sempre”, ha detto una delle collaboratrici. Il tribunale ha disposto anche un contestuale sequestro da 20 milioni di euro, per i magistrati, il loro patrimonio era alla base del loro potere sul territorio.

Le intercettazioni: "Noi proteggemo Roma".

"Je da fastidio perchè noi proteggemo Roma". A dirlo è Guido Casamonica, figlio del boss Ferruccio, che si lamenta dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan della Romanina, periferia della Capitale. Secondo lui - spiegano gli investigatori - l'annientamento del sodalizio è finalizzato a consentire alle organizzazioni forti di mettere le mani sulla città. "Devono far entrare... Devono far entrare... Organizzazioni forti a Roma ecco perchè ce vonno distrugge a noi!! La Camorra e la Ndrangheta". Subito dopo sottoline che la presenza dei Casamonica sul territorio consente di proteggere Roma, sottraendo conseguentemente la città al controllo dei clan camorristici e delle cosche calabresi. "Perchè i Casamonica proteggono Roma ..invece hanno stufato...
i napoletani vonne entrà...la camorra vò entrà a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma". E ancora: " "Senti... mo scenno lo sai dove te butto io a te?? mo te darei na bastonata in testa.. te spaccherei la testa!!... le mascelle te romperebbi io!!". A dirlo Ferruccio Casamonica ad una delle sue vittime di usura.

Sequestrate case, ville e società del valore di 20 milioni e 140 conti su vari istituti di credito.

Il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro di  7 unità immobiliari site in Roma, tra cui le ville di Via Flavia Demetria 90 e Via Roccabernarda 8, il villino di Via Lunano 25 ed altri siti a Monterosi (VT) e San Cesareo (RM); quote di 5 società di capitali; quote di 1 società di persone; 1 ditta individuale; interi complessi aziendali di cui una stazione di servizio, sita in San Cesareo, e un bar tabacchi, ubicato a Montecompatri (RM); 1 contratto di concessione del godimento di un complesso immobiliare, con diritto di acquisto ai sensi del D.L. 12/9/2014 n. 133 (rent to buy); 140 rapporti finanziari con vari Istituti di credito.
 
Tra i beni immobili sequestratati anche  la villa di via Roccabernarda 8, unico immobile nella roccaforte storica della famiglia Casamonica ancora in possesso del clan, situato nella adiacenze delle due ville di via Roccabernarda n. 15 e n.14/16, già confiscate nel 2009 a Giuseppe Casamonica e destinate dalla Regione Lazio a parco pubblico denominato “Il parco della legalità” e a centro polivalente dell’Associazione nazionale Genitori Soggetti Autistici.


https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/06/16/news/roma_mafia_casamonica-259325872/