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mercoledì 31 maggio 2023

GIUSEPPE CONTE E IL CIRCO MEDIATICO. - Gioacchino Musumeci

 

La procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione dell'indagine a carico di Giuseppe Conte. L'ex presidente del consiglio esce immacolato da un' inchiesta surreale che per taluni avrebbe preluso a chissà quale condanna penale. Che grande disappointment ! Conte Kriminal se la cava sempre, non potrà mai ambire a un posto in commissione antimafia, per entrarci bisogna avere qualche pendenza in corso: processi ne abbiamo? Farsi avanti per favore che si avvicinano le europee.

Stabilito quindi che Giuseppe Conte ha fatto ciò che doveva e poteva, le più vive condoglianze e le più morte speranze a chi via media aveva condannato e decapitato l'ex premier per reati mai commessi, chi aveva millantato che fosse stato autore di epidemie colpose, chi ha sostenuto che avrebbe potuto salvare vite che non si potevano salvare. E soprattutto chi l'ha condannato per le vacanze a Cortina. Cioè siete dei tossici in crisi d'astinenza a piede libero.
E ricordiamolo, l'Italia è un paese serio: se Giorgia Meloni non è Mosè quindi non può fare niente per la siccità (e soprattutto Mosè con la siccità nulla ebbe mai a che vedere se non nelle narrazioni meloniane) e Sallusti, Belpietro, Minzolini e Porro nulla hanno eccepito, Giuseppe Conte non poteva compiere miracoli durante la pandemia dopotutto pure lui non è Gesù Cristo. Perciò ragazzi pretendere che sconfiggesse l'influenza (perché era influenza vero?) gesticolando o ululando come usano certe divinità con la gobba a Dx, pare troppo.
E se da Giuseppe Conte i miracoli si sono pretesi e guai a non averli compiuti, il nulla concentrato di Draghi è stato propagandato “qualcosa”. Poi è calata dal cielo la Meloni e da quella che vuoi pretendere se non la moltiplicazione delle cazzate, nemmeno quella di pesci, quelli li pesca ma non li sa moltiplicare.
Resta acclarato che il bailame montato ad arte per sporcare l'immagine dell'ex premier, s'è dissolto nel nulla con cui è stato creato. Così è altrettanto è acclarato che i cittadini italiani, politici e giornalisti compresi, confutano qualsiasi evidenza scientifica consolidata: sono infatti capaci di usare il nulla per riempire bocca e media di nulla facendolo sembrare qualcosa. Per esempio è un dato scientifico che da Renzi non si crea nulla e quando si crea qualcosa è immondizia. Apposta serve un giornale, Il Riformista, per divulgare nulla o immondizia.
Ma le spremute di nulla chi le produce e chi se le beve? Gente da nulla che vuole l'Italia da nulla sulle spalle di chi fa tutto a spese sue.

venerdì 12 marzo 2021

Consip, s’indaga sul giudice che non archiviò Renzi sr. - Antonio Massari

 

Il caso. Verdini a verbale: “Letta mi chiese di candidare Sturzo”, il gip che ha voluto nuove indagini sul padre di Matteo. Perugia ora ha aperto un fascicolo.

Gli scacchisti la chiamano zugzwang. È quella situazione in cui, fatta una mossa, l’avversario può rispondere solo in un modo, e così via, in una sorta di catena che porta a un risultato predeterminato. A quanto pare lo zugzwang avviato da Denis Verdini il 26 ottobre 2020 nella Procura di Roma un risultato l’ha prodotto: è stato sentito dalla Procura di Perugia dove è stato aperto un fascicolo che riguarda Gaspare Sturzo, il gip del caso Consip che in passato ha “bacchettato” i titolari del fascicolo – il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi – rigettando la loro richiesta di archiviazione nel filone che coinvolge Tiziano Renzi (indagato inizialmente per traffico di influenze illecite, ndr) e lo stesso Verdini, e delegando nuove indagini. La Procura guidata da Raffaele Cantone dovrà ora verificare se per Sturzo si profili l’ipotesi dell’abuso d’ufficio per non essersi astenuto per le vicende che riguardano proprio Verdini. Con lui è stato sentito – anch’egli come persona informata sui fatti – anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

L’indagine perugina riguarda quindi il gip che ha dato una sterzata al caso Consip, invitando i pm romani ad approfondire l’inchiesta anche sulla figura di Tiziano Renzi, ed è obiettivamente una bomba a ridosso dell’udienza preliminare prevista per il prossimo 26 aprile. Vediamo ora cosa ha dichiarato Verdini il 26 ottobre 2020 davanti al pm Mario Palazzi, in un verbale d’interrogatorio reso nell’ambito dell’inchiesta Consip dove, lo ricordiamo, è indagato per concussione e turbativa d’asta: “Mi sembra necessario rappresentare un episodio di cui sono a conoscenza: nell’ottobre 2012 si dovevano presentare le liste per elezioni regionali in Sicilia e vi erano interlocuzioni nell’ambito del centrodestra in cui militavo per individuare una candidatura unitaria alla Presidenza (risultato che in realtà non venne raggiunto perché il centrodestra si presentò infine con due candidati e venne sconfitto dal centrosinistra). Nei mesi precedenti, allorquando eravamo impegnati nella formazione delle liste e nella possibile individuazione di tale candidato unitario, venni contattato dall’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che propose la candidatura del magistrato Gaspare Sturzo alla Presidenza della Regione Siciliana. Avemmo anche numerosi altri incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche del centrodestra e io ebbi modo sempre di esprimere, con la schiettezza che mi è propria, ma per valutazioni politiche e non personali, la mia netta contrarietà alla candidatura del dott. Sturzo”. E ancora: “Non ricordo di aver parlato direttamente con lui, non lo escludo, ma era noto a tutti i miei interlocutori politici questa mia netta contrarietà”. In sostanza Verdini, con le sue parole, crea un collegamento tra il suo mancato appoggio alla candidatura Sturzo (lontana ormai ben 8 anni) e la decisione del gip che ha sollecitato indagini su di lui. Ed è da questo verbale che nasce il fascicolo a Perugia – procura competente a indagare sui magistrati romani – dove sono state sentite come persone informate sui fatti sia Verdini sia Letta. Sturzo avrebbe dovuto astenersi come previsto dall’articolo 39 del codice di procedura penale? Le fattispecie previste dalla norma sono tassative e una soltanto sembra avere un nesso con le dichiarazioni di Verdini: “Se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto e una delle parti private”. Soltanto nel caso in cui Sturzo – la vicenda risale a 8 anni prima della sua decisioni da gip – abbia nutrito una grave inimicizia nei riguardi di Verdini, insomma, avrebbe avuto l’obbligo di astenersi. E sarà questo che dovrà valutare la Procura guidata da Raffaele Cantone.

La storia è pubblica ed è nota: nel 2012 la Sicilia si avvia a eleggere il nuovo consiglio regionale. Sturzo – pronipote di don Luigi Sturzo – vanta una carriera da pm a Palermo fino al 2001. Dal 2004 si sposta alla Presidenza del Consiglio (con Berlusconi e Letta) in qualità di consigliere giuridico. Nel 2012 crea la lista civica “Italiani Liberi e Forti” con la quale si candida a presidente ottenendo lo 0,9 per cento. La destra si divide presentando due candidati – Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci – e la presidenza va a Rosario Crocetta e quindi al centrosinistra. Il Fatto, quando per la prima volta ha pubblicato il verbale in questione, ha contattato fonti vicine a Sturzo che hanno negano con forza la ricostruzione di Verdini specificando che il gip non l’ha mai incontrato, tanto meno per parlare con lui di candidature. L’unico fatto certo di quei giorni – non abbiamo trovato dichiarazioni pubbliche di Verdini, né di Letta, né a favore, né contro – sono le dichiarazioni rilasciate da Miccichè il 30 giugno 2012 a Libero su Sturzo: “La gente in Sicilia vuole vedere chi è bravo e affidabile, non come si chiama”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/12/consip-sindaga-sul-giudice-che-non-archivio-renzi-sr/6130742/

sabato 3 ottobre 2020

Caso Gregoretti, pm risollecita archiviazione per Salvini.

 

L'arrivo si Salvini al Palazzo di Giustizia di Catania - Ansa

E' cominciata al Palazzo di Giustizia di Catania l'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona dell'ex ministro dell'Interno.

La Procura di Catania ha nuovamente richiesto, come aveva fatto nella prima fase del procedimento, l'archiviazione di Matteo Salvini dall'accusa di sequestro di persona per la gestione dello sbarco di 131 migranti dalla nave Gregoretti. In aula, per l'accusa, è presente il sostituto procuratore Andreas Bonomo. L'udienza davanti al gup Nunzio Sarpietro sta proseguendo con l'intervento dell'avvocato Giulia Bongiorno per la difesa.

"Grazie davvero a Giorgia Meloni e ad Antonio Tajani che questa mattina a Catania, prima dell'udienza in tribunale, mi hanno portato la loro solidarietà e il sostegno delle comunità politiche che rappresentano". L'ha scritto il leader della Lega Matteo Salvini in un tweet mostrando anche la foto dei tre insieme, stamattina per un caffè sul lungomare di Catania.

È cominciata a Catania la manifestazione anti Salvini organizzata dal coordinamento mai con Salvini Sicilia. In piazza Trento ci sono circa 500 persone non lontano da piazza Verga, dove c'è il tribunale in cui si sta svolgendo l'udienza preliminare per il caso Gregoretti. Ad aprire il corteo è un furgone con uno striscione con la scritta abbiamo già la sentenza: Salvini m....! A fianco alcuni ragazzi spingono due carrelli del supermercato pieni di rotoli di carta igienica con la faccia del leader della lega. Ad aprire il corteo uno striscione con la scritta mai con Salvini, la giùstizia non la fa un tribunale.

Caffè a 3 fra i big del centrodestra prima dell'udienza preliminare prevista nel tribunale di Catania nei confronti di Matteo Salvini per il caso dei migranti della nave Gregoretti. Il leghista, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni si sono incontrati per una breve colazione in un hotel sul lungomare della città siciliana.

Precedentemente un incontro fra i tre era stato previsto in piazza Duomo, poi rinviato per motivi di sicurezza. Obiettivo, esprimere il sostegno degli alleati del centrodestra al segretario della Lega.

La Lega si stringe attorno al suo "capitano" a poche ore dall'udienza preliminare sul caso Gregoretti, ma la cosiddetta Pontida catanese non riesce. Il piazzale del porto, dove è stato allestito il palco con la gigantografia 'Processate anche me!', non si riempie. Ufficialmente è l'emergenza Covid a imporre numeri ristretti per evitare le folle tipiche del partito. Di fatto ad ascoltare il loro leader, intervistato sul palco da Maria Giovanna Maglie, ci sono parlamentari, amministratori, attivisti. Sventolano bandiere azzurre con la scritta 'Processate anche me!' e il tricolore. Di certo domani Salvini si gioca tanto: l'ex ministro dell'Interno rischia fino a un massimo di 15 anni per sequestro di persona nei confronti dei 131 migranti che rimasero quatto giorni sulla nave militare italiana Gregoretti, prima di poter sbarcare il 31 luglio 2019. Ma rispetto all'ipotesi di chiedere il giudizio abbreviato, nega categoricamente e anzi, a margine del palco, sentenzia: "Non ci sarà proprio un processo". Durante l'intervista ripete ostinatamente il mantra della tranquillità: "Stanotte dormirò sereno, c'è qui la mia compagna. Il rosario ce l'ho in tasca, ma lo tengo per me".

Ammette che "questo 3 ottobre me lo ricorderò comunque vada", ma insiste: "Sarei preoccupato se avessi la coscienza sporca, ma ho fatto solo il mio dovere". Ma la posta in gioco è alta e infatti rimane ancora avvolta nel mistero la linea che Salvini terrà domani nell'udienza di Catania, città peraltro che si presenterà blindata. "Non parlerò' davanti al Gup. Io sono tranquillo e penso di avere fatto il mio dovere, ho totale fiducia nella giustizia italiana", afferma poco prima di salire sul palco. Parole che necessitano però di una precisazione serale attraverso il suo staff: "solo domani Matteo Salvini deciderà se e quando parlare davanti al giudice e maturerà le proprie decisioni riguardo l'udienza preliminare", puntualizzano fonti della Lega. Nello stesso giorno in cui Lampedusa ricorderà le 368 persone affondate nel Mediterraneo nel più tragico naufragio del 2013, a Catania il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio l'ex vicepremier per un'accusa che la procura catanese ha chiesto di archiviare ma che il tribunale dei ministri ha sostenuto. Fino al sigillo finale messo dal Senato il 12 febbraio scorso, chiedendo che il 'capitano' della Lega andasse a processo. Gli viene contestata la gestione degli sbarchi dalla Gregoretti a una ventina di giorni dai "pieni poteri" chiesti agli italiani come uno tsunami, la sera del 9 agosto. Salvini sottolinea anche che la sua vicenda potrebbe essere un brutto precedente: "Non so se è la prima volta che in Europa che un ex ministro è processo non per reati economici, ma per un'azione di governo". Invoca quindi "una riflessione su qual è il confine tra l'azione di governo e quella della magistratura. Domani potrebbe andare a processo il ministro della Scuola, dei Trasporti o del Lavoro", osserva. Di certo non dimentica il 'tradimento' degli ex alleati 5 Stelle che un anno prima, per il caso simile dei migranti a bordo della nave Diciotti, lo 'salvarono' in Senato negando l'autorizzazione a procedere. "Gli altri cambiano idea nel nome della poltrona? Peggio per loro", taglia corto. Differenze soprattutto con il resto del centrodestra che ha espresso apertamente il sostegno a Salvini. In effetti la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani vengono a Catania ma non in piazza. Entrambi saranno vicini a Matteo ma nessun intervento dal palco al porto, dove dalle 10 è prevista una maratona oratoria prima e dopo l'udienza clou. "E' un nostro solido alleato - ribadisce Meloni da Agrigento - Ma ci siamo anche e soprattutto per difendere un principio sacrosanto: un ministro che fa quello che la maggioranza degli italiani gli ha chiesto di fare, non può essere processato per questo". Il leghista non fa alcun accenno agli alleati e denuncia invece la contromanifestazione organizzata domani, a poca distanza dal tribunale, da centri sociali e a cui ha aderito il Pd. Quindi rivolgendosi ai giornalisti ricorda: "Domani la Lega non ha organizzato nessuna manifestazione davanti al tribunale, mai mi sarei permesso di andare a occupare il libero e legittimo lavoro della magistratura e mi spiace che lì ci sia un partito che di democratico ha solo il nome e va in piazza augurando galere".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/10/03/caso-gregoretti_9399caad-ce21-403e-b7a9-407b32d66185.html

Uno che rifiuta di aiutare persone in difficoltà porta in tasca il rosario?
Con quale umanità?
E c'è ancora chi gli crede?
Spero che non gli concedano l'archiviazione, sarebbe indecoroso, se succedesse! Cetta.

sabato 20 gennaio 2018

Cantone indaga sull’assunzione di Nardella. - Davide Vecchi

Cantone indaga sull’assunzione di Nardella

Anac in azione -Dopo lo scoop del "fatto" sulla chiamata diretta si muove l'Anticorruzione.

Sarà l'autorità anticorruzzione guidata da Raffaele Cantone a far luce sulla correttezza o meno dell'incarico affidato per chiamata diretta dal sindaco Dario Nardella a Celeste Oranges che, per i casi del destino, oltre ad essere figlia del magistrato contabile che nel 2014 formulò la richiesta d'archiviazione di Matteo Renzi, appena 40 giorni prima di essere chiamata da Nardella era stata bocciata ad un concorso di Palazzo Vecchio.

Le opposizioni in Comune  hanno già presentato alcune interrogazioni : Tommaso Grassi, M5s e Fratelli d'Italia. E da Firenze sono partite due segnalazioni all'Anac che, però, può occuparsi esclusivamente di Nardella. 
Del possibile conflitto di interesse del procuratore amministrativo, invece, l'Anac non ha poteri di intervento nè di controllo. Le verifiche sulla posizione di Acheropita Mondera Oranges, da giugno alla guida della Procura della Corte dei Conti Toscana, può svolgerle il Consiglio della Corte dei Conti. 
"Prima di tutto si valuta se il suo operato possa avere dei condizionamenti" spiega una fonte apicale della Corte. " Si possono compiere accertamenti sul suo recente operato e si può agire a seguito di una specifica ovviamente." Dopo l'eventuale condizionamento si valuta "la compatibilità ambientale" e, " nel caso si ritenga legittima la sua permanenza nell'ufficio, si può adottare l'astensione da specifici interventi" ma è una strada "difficile per un organo di vertice" come in questo caso.

IL FATTO ha lungamente parlato con Acheropita Mondero prima della pubblicazione degli articoli. Martedì c'è stato un colloquio telefonico di circa 40 minuti. ma il procuratore ha chiesto che i contenuti non venissero divulgati. Abbiamo poi cercato la figlia Celeste, senza esito. 

In fine Nardella. Ancora ieri abbiamo rinnovato le domande al primo cittadino che non risponde e preferisce affidare una replica al Tgr della Toscana, bollando la vicenda come "un attacco vergognoso, segno del fatto che ormai siamo in campagna elettorale". 
Ancora. "Noi abbiamo rispettato tutte le regole. Non permetto che si facciano insinuazioni e calunnie". Insomma, Nardella continua a scappare. Attraverso il suo ufficio stampa fa sapere di avere ereditato un gruppo di lavoro già avviato in università. 
In quale ateneo, facoltà, dipartimento e con quale docente non è dato sapere. E nel decreto di nomina di Oranges da lui firmato non ne fa alcuna menzione. Anzi. E' scritto che la 28enne è stata scelta per il curriculum.

Ora se ne occuperà l'Anac. Alla quale sono stati già inviati due esposti, uno anche dall'Adusbef. "stiamo molto attenti a ogni segnalazione che ci arriva e non faremo eccezioni", esordisce Cantone. E spiega cosa, nel caso specifico, riguarderà la verifica: 
"Accerterà se il sindaco e l'ente hanno seguito le procedure eventualmente previste dal Piano di prevenzione della corruzione della città metropolitana di Firenze relativamente agli incarichi di questo tipo, compresi gli obblighi di trasparenza dell'avviso di selezione".

Quelle che appaioni come similitudini con altri casi, in particolare relativi alle nomine compiute al Comune di Roma da Virginia Raggi, in realtà secondo Cantone sono "totalmente diversi da questo". E spiega: "La nomina di Renato Marra era firmata dal fratello, quindi il conflitto di interessi era lampante" mentre "per quanto riguarda Romeo e Ranieri ce ne siamo occupati solo perchè fu la sindaca a chiedere all'Anac un parere, per sapere se era stata utilizzata una procedura corretta". Comunque. garantisce, ora si occuperà di Nardella.

https://www.pressreader.com/italy/il-fatto-quotidiano/20180120/281767039640579

venerdì 6 novembre 2015

Bancarotta Chil Post, chiesta nuova archiviazione per Tiziano Renzi. -

Bancarotta Chil Post, chiesta nuova archiviazione per Tiziano Renzi

Per la procura di Genova, il padre del premier non ha nessuna responsabilità per il crac del 2013 della società di distribuzione e marketing fallita nel 2013. E' questo l'esito dell'approfondimento di indagini disposto dal gip.

Tiziano Renzi, padre del premier, è estraneo al crac della Chil post, la società di distribuzione e marketing fallita nel 2013, tre anni dopo la vendita da parte sua. Ne è convinta la procura di Genova, che ha chiesto nuovamente l’archiviazione, dopo l’approfondimento di indagini disposto dal gip Roberta Bossi.
Tiziano Renzi era stato accusato di bancarotta fraudolenta per quel fallimento, ma alla chiusura delle indagini il pubblico ministero Marco Airoldi non aveva ravvisato responsabilità in capo al padre del capo del governo e così ne aveva chiesto l’archiviazione. Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta di uno dei creditori della società, aveva chiesto altri approfondimenti dando un mese di tempo, come ricorda l’Ansa. Adesso il giudice potrà chiedere altre indagini, oppure accogliere la richiesta di archiviazione o, ancora, disporre l’imputazione coatta.
Sotto la lente degli investigatori, dopo l’ordinanza del gip, erano finiti i rapporti contrattuali tra il gruppo Tnt e la Chil post. La Chil post era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà da Tiziano Renzi ad Antonello Gambelli eMariano Massone. Renzi senior era stato accusato di bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di tre mila euro, cifra non ritenuta congrua. Subito prima della cessione della Chil post, Tnt aveva ridotto la collaborazione con l’azienda e successivamente l’aveva implementa con la Eventi 6. Dalle nuove indagini non sarebbe emerso che questo avrebbe comportato un depauperamento della Chil e così il pm ha chiesto una nuova archiviazione.
Ad ostacolare la chiusura definitiva della vicenda giudiziaria potrebbe essere anche una nuova opposizione all’archiviazione da parte del proprietario dei locali affittati a suo tempo alla Chil che vanta un credito di 5000 mila euro. In tal caso il gip dovrebbe fissare una nuova udienza per ascoltare le parti. Prima della cessione della società, Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa. Quando l’attuale capo del governo venne eletto presidente della provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40 per cento delle quote e continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.

lunedì 24 dicembre 2012

Il caso Scarpinato verso l’archiviazione, la discussione del Csm.


Lo scorso 7 novembre il Plenum del Csm ha votato a favore dell'archiviazione della pratica relativa alle dichiarazioni del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, in occasione dell'anniversario di via D'Amelio. Quel giorno Scarpinato aveva letto una lettera a Paolo Borsellino.
“Caro Paolo – si leggeva nel testo - stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti  riservati alle  autorità,  anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e  di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco  le cui vite – per usare le tue parole - emanano quel puzzo del compromesso morale  che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà”. Parole ineccepibili, prive di alcun cenno offensivo o infamante, nella piena libertà di espressione che rientra in una democrazia compiuta. Ma non in Italia, dove, su decisione del Comitato di presidenza del Csm (su richiesta del laico del Pdl Nicolò Zanon), a seguito di quelle dichiarazioni, si era proceduto ad inviare gli atti riguardo la nomina del nuovo procuratore generale di Palermo al pg della Cassazione Gianfranco Ciani. In questo modo si metteva a rischio la domanda di trasferimento di Roberto Scarpinato da Caltanissetta al capoluogo siciliano, così da minare la sua nomina a procuratore generale di Palermo. A sostegno di Scarpinato era stata redatta una lettera-appello firmata da oltre 400 magistrati, da diversi familiari di vittime di mafia (tra cui Agnese, Salvatore e Rita Borsellino) e numerosi esponenti della società civile; anche l'Anm aveva criticato l'apertura della pratica nei confronti del pg nisseno.

Riportiamo di seguito il testo integrale della discussione al Plenum del Csm in attesa di conoscere la decisione dell’organo di autogoverno delle toghe.

SCARICA IL DOCUMENTO: Trascrizione discussione Csm