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mercoledì 12 novembre 2025

Si chiamava Aaron Swartz.

 

Aveva ventisei anni.
E una mente che correva più veloce del tempo.
Scriveva codice come altri scrivono poesia.
Non cercava fama, né denaro. Cercava libertà.
Libertà per le idee. Per la conoscenza. Per l’uomo.
Si chiamava Aaron Swartz.
Era nato a Chicago nel 1986, e a tredici anni aveva già creato un’enciclopedia online, quando Wikipedia non esisteva ancora.
A quattordici contribuì allo sviluppo dell’RSS, il sistema che consente al mondo di ricevere aggiornamenti in tempo reale.
A diciannove lavorò alla nascita di Reddit, una delle piattaforme più influenti del pianeta.
Ma il suo talento non era ciò che lo definiva.
Era la sua idea di giustizia.
Aaron credeva che Internet non fosse un mercato, ma una biblioteca.
Un luogo dove la conoscenza doveva essere libera, e non venduta al miglior offerente.
Quando scoprì che milioni di articoli scientifici restavano chiusi dietro paywall, decise di ribellarsi.
Nel 2011, entrò nel sistema del MIT e scaricò milioni di documenti accademici dal database JSTOR.
Voleva liberarli.
Non per guadagno.
Per principio.
Lo Stato americano reagì come se avesse violato un segreto militare.
Lo accusarono di frode informatica, gli promisero trentacinque anni di carcere e una multa da un milione di dollari.
Aveva ventisei anni.
Era un idealista.
E il mondo lo schiacciò.
L’11 gennaio 2013, Aaron Swartz si tolse la vita nel suo appartamento di Brooklyn.
Aveva visto troppa ingiustizia, troppa miopia.
Aveva capito che la vera prigione non è fatta di sbarre, ma di regole cieche.
La sua morte fece rumore.
Non solo tra i programmatori.
Fece rumore tra chi crede che il sapere sia un diritto, non un privilegio.
Tra chi pensa che la cultura non debba avere un prezzo.
“L’informazione è potere,” scriveva. “E il potere va condiviso.”
Da allora il suo nome è diventato un simbolo.
Ogni volta che leggiamo qualcosa gratuitamente, ogni volta che una conoscenza attraversa un confine senza chiedere permesso,
c’è un po’ di lui in quell’atto.
Aaron Swartz aveva il dono di vedere Internet non come una rete di fili, ma come una rete di persone.
E forse, il suo sogno più grande non era liberare i dati.
Era liberare l’uomo dalla paura di condividerli.
Un ragazzo, un’idea, una vita breve.
Ma abbastanza lunga da ricordarci che la libertà — quella vera — non si compra.
Si difende.
Con un clic, o con il coraggio.


PS; Il 19 luglio 2011 è stato arrestato per aver scaricato 4,8 milioni di articoli scientifici dal database accademico JSTOR; liberato dietro cauzione, si è tolto la vita l'11 gennaio 2013 impiccandosi nel suo appartamento di Brooklyn.(wiky - https://it.wikipedia.org/wiki/Aaron_Swartz -)

domenica 9 novembre 2025

MARCO TRAVAGLIO - Siamo in Russia - IFQ - 9 novembre 2025

 

Articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Da due giorni non facciamo che rileggerlo, nel timore di aver capito male o di non esserci accorti che è stato abrogato. Invece è sempre lì e dice sempre la stessa cosa: non si possono discriminare cittadini per alcun motivo, ivi comprese le loro opinioni politiche.
Strano, perché quasi ogni giorno viene discriminato qualcuno. Di solito si tratta di russi, ma anche ucraini del Donbass o della Crimea, perlopiù artisti bravi e famosi invitati a esibirsi e poi cacciati a pedate su richiesta di entità straniere (siamo o non siamo governati dai sovranisti?), tipo l’ambasciata di Kiev, o gruppi esteri filoucraini e antirussi. E sempre per opinioni politiche o financo per luogo di nascita, che li trasformano in “putiniani” o “amici” o “complici” o “propagandisti di Putin”. Un’equazione (governo=popolo) che ovviamente non vale su Israele. Si dirà: ma sono stranieri, mentre la Costituzione si riferisce agli italiani anche se non lo specifica (sarebbe bizzarro se gli italiani fossero liberi di discriminare gli stranieri, ma lasciamo andare).

L’altro giorno però è stato discriminato un cittadino italiano: lo storico Angelo D’Orsi, laureato con Bobbio, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino dove ha insegnato per 46 anni, autore di oltre 50 volumi tradotti all’estero, biografo di Gramsci, Ginzburg e Gobetti, fondatore e direttore di riviste scientifiche e collaboratore dei principali giornali.
Il 12 novembre D’Orsi doveva tenere una conferenza su “Russofobia, russofilia, verità” al Polo del 900 a Torino, fra i consueti strilli preventivi di nazionalisti ucraini e noti “liberali” tipo i radicali, Carlo Calenda e Pina Picierno. Poi l’altroieri ha appreso dai social della Picierno, eurodeputata “riformista” Pd e (che Dio perdoni tutti) vicepresidente del Parlamento Ue, che “l’evento della propaganda putiniana è stato annullato. Ringrazio il sindaco Lo Russo (si chiama proprio così, ndr) per la sensibilità, il Polo del 900 e tutti coloro che si sono mobilitati a livello locale e nazionale”. Nobile mobilitazione finalizzata a tappare la bocca a un prof che minacciava di dire cose sgradite ai mobilitati, anche se nessuno ancora le conosceva: cioè a censurare le sue opinioni politiche, come fanno le autocrazie e come la Costituzione proibisce di fare (mica siamo in Russia).
Si attende ad horas il vibrante monito del capo dello Stato, massimo custode della Carta, e la dissociazione di Elly Schlein dalla sua eurodeputata e dal suo sindaco affinché D’Orsi possa parlare della russofobia. Senza più neppure il fastidio di doverla dimostrare.

https://www.facebook.com/photo?fbid=1113319071012658&set=a.119897573688151

domenica 14 luglio 2024

(il)libertà di stampa: il caso Italia in Europa.

 

Ancora fari accesi sull’esercizio della libertà di stampa e di opinione in Italia: i casi ci sono, e numerosi. Eccone alcuni.

“L’interferenza del governo nella RAI è cresciuta costantemente, minando ulteriormente la sua indipendenza”. E poi “il clima di intimidazione che i giornalisti devono affrontare in Italia”, citando una serie di casi tra cui anche “la presunta interferenza politica del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nella gestione della RAI, in particolare attraverso il suo stretto rapporto con il Direttore della RAI Paolo Petrecca, che dimostra la sottomissione della RAI alla linea del governo”.

Sono alcuni dei passaggi della lettera dell’European Movement International (EMI), insieme ad altre organizzazioni europee e di giornalisti, alla vicepresidente della Commissione europea Věra Jourová per chiedere un’indagine sullo stato della libertà di stampa in Italia. L’EMI già a maggio aveva sollecitato l’Europa a vegliare sulla singolare e preoccupante situazione italiana, ma ora sottolinea come i nuovi fatti intercorsi rendano ancora più urgente prendere una posizione.

Tra i firmatari della nuova lettera c’è anche la Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) che non a caso venerdì, 12 luglio, ha voluto sottolineare questo passo con un comunicato stampa che riporta un elenco sintetico ma esaustivo di tanti piccoli e grandi fatti: “La situazione della libertà di informazione in Italia continua a peggiorare. Il record di querele temerarie scagliate contro i cronisti, l’ulteriore stretta alla pubblicazione delle intercettazioni appena diventata legge, la paventata vendita dell’agenzia Agi al gruppo del parlamentare leghista Antonio Angelucci, un direttore che denuncia all’Ordine un Cdr che fa il proprio mestiere, il caso della sospensione inflitta dalla Rai alla collega Serena Bortone: sono solo alcuni esempi del continuo assalto all’indipendenza del giornalismo, che deve allarmare chiunque abbia a cuore il funzionamento stesso della democrazia”. Sono parole scritte e sottoscritte da Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

A suggello del quadro pericoloso, proprio venerdì 12 è arrivata la sentenza del Tribunale del lavoro di Roma che ha condannato la Rai per aver avuto comportamenti antisindacali durante lo sciopero organizzato lo scorso 6 maggio dall’Usigrai, il principale sindacato delle giornaliste e dei giornalisti della Rai. In particolare i giudici hanno dato ragione ai ricorrenti, Stampa romana (ASR) e Usigrai, per la mancata lettura in alcune edizioni del comunicato sindacale che in una nota hanno commentato così: “Il giudice ha disposto ampia pubblicità della decisione non solo sulle reti della Rai, ma anche su altri mezzi di informazione di rilevanza nazionale. È una severa reprimenda e un monito per chiunque pensi di mettere in discussione il ruolo e la funzione del sindacato dei giornalisti, attaccando i suoi diritti, a cominciare da quello di esprimere pienamente le proprie ragioni a tutti gli utenti del servizio pubblico”.

La dirigenza Rai si è invece auto assolta per la vicenda della copertura del ballottaggio delle elezioni francesi. Nella relazione consegnata alla Commissione di garanzia, l’amministratore delegato Roberto Sergio ha risposto con tono perentorio affermando che i risultati del voto d’oltralpe sono stati seguiti “nel modo giusto, con attenzione e impegno”, e ha riportato tutti i dati, telegiornale per telegiornale, speciale per speciale. 321 minuti su 12 ore, ha precisato. Le critiche erano state invece sulla programmazione alternativa di RaiNews proprio nei minuti in cui iniziava lo spoglio delle schede:

La sera dei risultati del voto in Francia, mentre gli altri canali di informazione sono in diretta no-stop, il canale all news del servizio pubblico decide di aprire alle 22 sul festival Città Identitarie, ideato da Edoardo Sylos Labini. RaiNews24 non aveva mai toccato il fondo in questo modo, mai aveva abdicato così alla sua missione informativa in occasione di un appuntamento elettorale così importante. Un tempo la nostra testata metteva in campo tutte le risorse per garantire un servizio impeccabile all’utenza, in occasioni simili. Chiediamo al direttore come sia possibile prevedere un approfondimento diverso quando tutte le tv del Continente hanno gli occhi puntati sulle elezioni d’Oltralpe. Verrebbe da pensare che alla debacle della destra il direttore preferisca non dedicare troppo spazio. Petrecca ritiene opportuno, in una serata come questa, dare spazio a un evento non scevro da interessi e legami personali. Una scelta che qualifica la deriva che ha preso da tempo la testata e per la quale ci sentiamo indignati.

COMUNICATO COMITATO DI REDAZIONE RAINEWS

All’indomani di questa presa di posizione, il direttore di RaiNews Paolo Petrecca ha presentato un esposto all’Ordine dei giornalisti contro il Cdr. Un contrattacco che la dice lunga sullo stato di tensione nel canale all news della Rai e che infatti è entrato di diritto nella nuova lettera di allarme alla Commissione europea.

A maggio, il rapporto annuale di Reporter Senza Frontiere aveva messo in evidenza la retrocessione dell’Italia al 46° posto nella classifica dei Paesi per libertà di stampa, slittando di cinque punti rispetto all’anno precedente.

https://www.libertaegiustizia.it/2024/07/13/illiberta-di-stampa-il-caso-italia-in-europa/

martedì 17 ottobre 2023

Cono di argilla Urukagina.

 

Era il nome del governatore della cittá sumera di Lagash
(Oggi Tell al - Hiba, in Iraq)
Le iscrizioni descrivono le leggi del
"Primo codice giuridico dell'umanitá"
Maggiore uguaglianza nella societá
Limite al potere religioso e dei grandi propietari
Combattere la fame, l'usura ed i furti
Per la prima volta nella Storia, si trova traccia della parola
"Libertá" ("ama - gi")
Museo del Louvre
Parigi
Estratto da...
Focus.it

martedì 22 agosto 2023

Avviso agli studenti di diritto costituzionale . - Prof. Guido Saraceni

Chiunque tra di voi avesse pubblicato un post in cui afferma che il generale Vannacci ha il diritto di scrivere ciò che vuole, in ragione dell’art. 21 della Costituzione, è pregato di sostituire il vino con l’acqua, il mojito con il the e gli studi di Giurisprudenza con il corso di laurea triennale in Scienze teoriche dei giochi da spiaggia per persone intellettualmente poco dotate.

La libertà di espressione del pensiero non è un diritto assoluto, deve essere contemperata con altri e altrettanto importanti diritti di pari rango costituzionale - come, ad esempio, la dignità altrui.
Peraltro, la costituzione (ex art. 54) pretende espressamente “disciplina ed onore” da chi svolge una funzione pubblica.
Sperando di essere stato chiaro, vi auguro una buona estate. E buona fortuna con l’esame di “karaoke e balli di gruppo uno” - fondamentale obbligatorio del primo anno, 9 CFU.
20.8.2023

mercoledì 2 agosto 2023

E voi, cosa state leggendo in questi giorni? - Professor X G. Middei

 

Non lasciate che nessuno vi dica cosa potete leggere! Non permettete a nessuno di farvi credere che ci sono libri difficili.
Se Shakespeare, Dante e Dostoevskij potessero parlare, vi direbbero: «Leggeteci, leggeteci voi stessi». Leggete e non abbiate pregiudizi. Se qualcuno vi dice che gli scrittori russi sono pericolosi, che studiare Shakespeare non serve a nulla, che leggere Dante significa essere antiquati, non credetegli. «Ogni volta che vedete un cartello che dice VIETATO L'INGRESSO, entrate subito».
È sapete una cosa? La letteratura è l’esperienza più democratica di tutte! Perché in letteratura tu puoi essere un principe o un re o un popolano, ma quando sei davanti a un libro, non conta più chi sei, quanto possiedi o che lavoro fai, ci sei soltanto tu e la pagina che ti sta davanti e la voglia di capire e di conoscere. Non ci sono né regole né leggi né frontiere, perché quando tutti dicono «questo è giusto, questo è sbagliato», c’è uno scrittore che ti spinge ad andare oltre la superficie e a domandarvi: perché Raskolnikov uccide? Perché Elisabeth Bennet è incapace di accettare l’amore di Mr Darcy? Perché Thomas Buddenbrook odia il fratello?
E se vi chiedete a cosa serve la letteratura, sappiate che essa non serve a nulla. Non ha un’utilità pratica. Non serve per fare carriera, per diventare ricchi o avere successo in società. «Serve però a nuocere alla stupidità, fa delle generalizzazioni e dei pregiudizi qualcosa di vergognoso.» Ma la cosa più importante di tutte è una sola: leggere da piacere.
Io ogni volta che guardo i miei libri mi sento bene. Perché? Perché so che mi aspettano delle meravigliose ore di lettura. E questo è un piacere che appartiene a me, a me soltanto e nessuno può portarmelo via. Quando leggo non mi accorgo più di nulla. Sono letteralmente in un altro mondo. E posso dimenticare i problemi, le incombenze, i fastidi quotidiani. Leggo e mi sento finalmente a casa.
E voi, cosa state leggendo in questi giorni?
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X #letteratura #istruzione #scuola#cultura

sabato 1 aprile 2023

Assange e la democrazia a stelle e strisce - Giuseppe Salamone

 

Non si tengono più da quando è uscita la notizia dell'arresto di Evan Gershkovich, trentaduenne giornalista americano del Wall Street Journal arrestato dai servizi d'intelligence Russi perché sospettato di essere una spia USA.

Politici, giornalisti, opinionisti e atlantisti compulsivi vari si stanno stracciando le vesti a reti unificate per questo giornalista. Non fanno altro che parlare di libertà di stampa, di democrazia e chi più ne ha che più ne metta. Alla Casa Bianca hanno iniziato a dare lezioni subito seguiti a ruota dai loro vassalli che ripetono a pappagallo ciò che impone Washington.

In tutto ciò c'è un uomo che sta morendo soffrendo come un cane, quest'uomo si chiama Julian Assange: privato della libertà da oltre un decennio e oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Tutto ciò solo perché ha avuto il coraggio di svelare i crimini di guerra delle stelle e strisce.

Se aveste dedicato per Assange solo un decimo del tempo che avete dedicato per questa vicenda, a quest'ora Julian sarebbe libero di giocare con i suoi figli, di stare con sua moglie e di informarci sulle porcate che fanno i potenti occidentali. Invece è lì che sta morendo piano piano. O per meglio dire, che sta venendo ucciso da ipocriti guerrafondai senza scrupoli. Vergognatevi perché siete dei grandissimi miserabili!

T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone II

https://www.facebook.com/photo?fbid=584482677046411&set=a.390859653075382

mercoledì 30 novembre 2022

Caso Assange, caso Renzi. - Alessandro Di Battista

 

Sul caso Assange sostengo da tempo una cosa: si vuole colpire Julian per educare tutti gli altri. “Colpiscine uno per educarne cento” fu lo slogan utilizzato dalle Brigate Rosse quando fecero il primo sequestro, quello di Idalgo Macchiarini. Le BR odiavano il sistema ma, come vedete, il sistema fa le stesse identiche cose e forse le fa in modo più subdolo. Il caso Assange è, chiaramente, molto diverso dalla vicenda Report incontro in autogrill Renzi-Mancini. Ma c’è qualcosa in comune. Ripeto, vogliono distruggere (e ci stanno riuscendo) Assange per evitare che vi siano altri Julian in futuro. Chi avrà ancora il coraggio di diffondere documenti scottanti sui potenti della terra, a cominciare dalla CIA, se Assange dovesse finire i suoi giorni in carcere? Colpirne uno per educarne 100. Tutti educati al silenzio, alla mansuetudine, ad abbassare la testa.

Ebbene guardiamo la vicenda Report Renzi-Mancini. Una cittadina italiana perbene, un’insegnante, un mattina in autogrill assiste ad un incontro molto strano tra un ex presidente del Consiglio, Renzi, ed un uomo che non riconosce. I due arrivano in auto di servizio e parlottano nella piazzola dell’autogrill. Lei ha la prontezza di riprenderli e invia il filmato a Report. I giornalisti di Report scoprono che quella persona è un agente dei servizi segreti italiani, tal Marco Mancini. Parte giustamente un’inchiesta giornalistica sull’incontro. Perché si sono incontrati lì, di cosa hanno parlato? Il prefetto Gabrielli, divenuto autorità delegata per la sicurezza della Repubblica emana, giustamente, una direttiva restrittiva sugli incontri tra politici e 007. Segno che filmare quell’incontro e dare il video a Report è stato un atto di pubblico interesse.

Ebbene quella donna, un’insegnante e, soprattutto, una fonte giornalistica, è indagata per aver filmato Renzi e per aver fornito il materiale a Report. Rischia 4 anni di carcere. Non rischia 175 anni di carcere come Assange, non finirà (speriamo) in prigione neppure per un giorno. Ma anche lei vuole essere colpita con l’obiettivo di educare altri cittadini attenti, coraggiosi e potenziali “giornalisti”.

Chi in futuro avrà il coraggio di filmare un politico in situazioni sospette o comunque “particolari” qualora l’insegnante che ha filmato l’incontro Renzi-Mancini dovesse finire sotto processo? Questa roba è vomitevole e ancor più vomitevole è il silenzio di gran parte della stampa italiana.

Oggi farò una diretta con Marco Lillo del Fatto Quotidiano. Giornalista che stimo e che ha sempre seguito queste vicende che sembrano di poco conto ma che hanno veramente a che fare con la libertà di stampa dunque con la libertà in generale. 

Alessandro Di Battista

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10225229906828265&set=a.10200749524234000

domenica 6 settembre 2020

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri. - Matteo Petri

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri

Ridurre i conflitti di interessi degli editori per garantire una stampa più libera. È con questo obiettivo, che diversi senatori 5Stelle (primo firmatario, Primo Di Nicola) hanno depositato in Parlamento la proposta di legge per ridurre al 10% il peso nelle società editoriali dei soggetti privati che hanno anche altre attività economiche con un fatturato eccedente 1 milione di euro all’anno. Il fine sarebbe quindi quello di normare definitivamente il rapporto tra due principi costituzionalmente garantiti: la libertà di iniziativa economica e la libertà di manifestazione di pensiero. “La commistione e i conflitti di interessi hanno raggiunto livelli tali di criticità da richiedere al Parlamento un intervento chiaro e risolutivo”, si legge nella relazione introduttiva della proposta. “Vogliamo assicurare l’equilibrio necessario tra la libertà di impresa e la tutela di una informazione credibile, plurale e completa. Ci sono vari esempi che mostrano come i gruppi economici con interessi prevalenti in altri settori tentino costantemente di orientare l’opinione pubblica”.
La proposta riguarderebbe tutti i tipi di editori, dalla tv alla carta stampata, alle testate online, e riguarderebbe anche le quote detenute dalla più ristretta cerchia famigliare: figli, coniugi, fratelli o sorelle degli stessi editori. Qualora fosse approvato, il disegno di legge avrebbe una valenza retroattiva, concedendo un periodo transitorio di tre anni per far adeguare le società alla nuova normativa. Gli editori con grandi patrimoni economici provenienti da altre attività dovranno quindi ridurre la quota eccedente il limite di legge: al 45 per cento entro un anno, al 25 per cento dopo due anni e poi al 10 per cento delle quote della società editoriale, entro il terzo anno dall’approvazione della nuova legge. Se approvata, la legge avrebbe effetti dirompenti: i maggiori gruppi editoriali italiani sono infatti detenuti da gruppi attivi in altri settori, da Fca (Repubblica e La Stampa) a Caltagirone (Il Messaggero).
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/06/senato-i-5stelle-depositano-la-legge-contro-gli-editori-impuri/5922081/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-06

domenica 16 agosto 2020

Le “liti temerarie” che minacciano la libertà di stampa. - Giovanni Valentini

Il valore della libertà di stampa | Roma
“La stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni o censure”.
(Articolo 21, II comma della Costituzione italiana)
Per un movimento politico come i Cinquestelle, approdato in Parlamento sull’onda della legalità e accusato spesso di giustizialismo, rappresentano senz’altro un titolo di merito i due provvedimenti che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è riuscito a far approvare nei giorni scorsi dal Parlamento: il primo sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura contro il correntismo e l’altro contro le “porte girevoli” fra l’attività giudiziaria e quella politico-parlamentare. Dimostrano, se non altro, che il M5S non soffre un complesso di subalternità o peggio di sudditanza nei confronti dei magistrati, come qualcuno continua a ritenere. L’impossibilità di tornare a fare il magistrato, dopo aver fatto il parlamentare e il consigliere comunale o aver ricoperto incarichi di governo, ripristina almeno parzialmente quella terzietà del giudice che può rassicurare il cittadino di fronte alle legge.
Ma ora c’è in lista d’attesa un altro provvedimento proposto dai Cinquestelle che riguarda i rapporti fra giustizia e informazione. E non è meno rilevante dei primi due. Punta a regolare la delicata materia delle cosiddette “liti temerarie”, quelle che in genere intentano i colpevoli contro i giornali, pretendendo risarcimenti pecuniari spesso superiori ai danni effettivamente subiti.
L’ha presentato da tempo il senatore Primo Di Nicola, già giornalista del settimanale L’Espresso e poi collaboratore del Fatto Quotidiano, insieme ad alcuni colleghi del M5S. Era stato approvato dalla Commissione Giustizia del Senato e messo in calendario a gennaio per la ratifica definitiva ma, nonostante fosse stato raggiunto un accordo politico di maggioranza, dopo sette mesi non è ancora arrivato in aula. A quanto pare, le resistenze di Italia Viva hanno frenato l’iter parlamentare e si sospetta che all’origine ci siano le numerose vicende giudiziarie che coinvolgono l’ex premier.
Oltre al pregio non trascurabile di essere composto da un solo articolo, il disegno di legge prevede una semplice aggiunta all’articolo 96 del Codice di procedura civile. Nei casi di diffamazione a mezzo stampa, “in cui risulta la malafede o la colpa grave di chi agisce in sede di giudizio civile per il risarcimento del danno”, il testo stabilisce che quando la domanda viene respinta dal tribunale l’attore è condannato a pagare al convenuto una somma non inferiore a un quarto di quella richiesta (in origine, si prevedeva la metà). Un sorta di deterrente, insomma, contro le liti temerarie che diventano in pratica una forma di intimidazione, di bavaglio o di censura preventiva nei confronti dei giornalisti e delle aziende editoriali: secondo i dati del ministero della Giustizia, raccolti da Ossigeno per l’informazione, nel 2015 le querele infondate sono state 5.125 (quasi il 90%) e 911 le citazioni per 45,6 milioni di euro di richieste per risarcimento danni.
C’è da augurarsi, dunque, che alla ripresa dell’attività parlamentare dopo la pausa estiva, il Senato trovi il tempo e la volontà, per non dire la decenza, di approvare definitivamente il provvedimento anche per rispettare l’articolo 21 della Costituzione in forza del quale “la stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni o censure”. Così Italia Viva avrà l’occasione per dimostrare che il suo garantismo non è a senso unico. E non mira a difendere gli interessi del suo leader perfino contro “la malafede o la colpa grave”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/08/15/le-liti-temerarie-che-minacciano-la-liberta-di-stampa/5900823/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-08-15

mercoledì 20 maggio 2020

Una stampa libera, ma libera veramente..- Massimo Erbetti

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La FCA chiede 6,3 miliardi di euro di prestito con garanzie statali e scoppia un caso: è giusto dare un prestito ad una società che ha sede legale in Olanda e domicilio fiscale a Londra? E giusto che una società per risparmiare sulle tasse se ne vada dall'italia e poi chieda all'italia stessa le garanzie per un aiuto così cospicuo? Chi dice si, chi dice no e poi forse, perché comunque da lavoro a 50 mila dipendenti italiani e poi c'è l'indotto...e poi c'è il passato...quanti aiuti ha avuto la Fiat nel corso degli anni da parte dello Stato? E poi non sempre l'azienda ha rispettato i patti...insomma una bella gatta da pelare...ma cosa c'entra FCA con la stampa libera? 
Purtroppo c'entra eccome se c'entra, siamo abituati a pensare che sia la politica a servirsi della stampa per ottenere consenso, ma non è così, o meglio non è solo la politica a farlo.

La finanziaria Exor ha acquistato nei mesi scorsi dai De Benedetti il 43,78% del gruppo Espresso e ne ha assunto il controllo. Dopo il Corriere della Sera, con una partecipazione in Rcs ceduta definitivamente solo nel 2016, e dopo una cessione di fatto de La Stampa proprio al gruppo Espresso, Exor la finanziaria della famiglia Agnelli si compra l'intera Gedi, riprendendosi così il quotidiano torinese ma anche La Repubblica, l'Espresso e varie radio, fra cui Deejay. “Siamo convinti che il giornalismo di qualità ha un grande futuro, se saprà coniugare autorevolezza, professionalità e indipendenza con le esigenze dei lettori, di oggi e di domani”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di Exor, John Elkann. “Con questa operazione ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso, per accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro”.

"... Giornalismo di qualità... Autorevolezza, professionalità..." e ciliegina sulla torta ".. indipendenza.." indipendenza? Elkann, parla di indipendenza? 

Indipendenza da cosa?
Notizia fresca fresca: "La Repubblica, Molinari, il nuovo direttore, non fa pubblicare un comunicato sindacale sul caso del prestito a Fca: i giornalisti convocano l'assemblea. Tensione all'interno della redazione del quotidiano, controllato da Exor, ovvero la holding proprietaria anche della casa automobilistica. Il direttore ha chiesto al Comitato di redazione di non pubblicare un comunicato sulla questione del prestito da 6,3 miliardi garantito dallo Stato alla casa automobilistica. All'ordine del giorno della riunione dei cronisti le "ricadute del caso Fca"

Capito? 
Si acquista un giornale, in questo caso un gruppo editoriale e poi si detta la linea..un articolo che potrebbe andare contro il capo? Si blocca. Notizie che potrebbero danneggiare il gruppo? Si bloccano. Alla faccia dell'indipendenza tanto sbandierata da Elkann.
Questa è la stampa italiana, questo è il modo di informare che c'è in questo paese. Una stampa libera, ma libera veramente? No, non in Italia, non in questo paese, non con queste regole e non con questi personaggi.
Se vogliamo una stampa libera, vanno riviste le regole, ci vogliono editori puri, che non si facciano condizionare, non bastano i tagli agli aiuti statali...ma forse è solo un'utopia perché per sopravvivere un giornale ha bisogno di pubblicità e la pubblicità che porta soldi veri è quella degli Agnelli, dei Benetton, è quella dei poteri forti che hanno interessi, grandissimi interessi affinché le cose non cambino mai.

martedì 3 dicembre 2019

Dell'Utri, che fu condannato per concorso esterno, da domani in libertà. - Aaron Pettinari


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Pena conclusa ma i fatti non possono essere dimenticati.
Da domani l'ex senatore Marcello Dell'Utri, ex senatore di Forza Italia che fu condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, finirà di scontare la pena e sarà un uomo libero.
Già è possibile immaginare i titoli dei soliti giornaloni o gli interventi di chi parlerà di persecuzione mediatica e giudiziaria. Del resto solo pochi giorni addietro l'ex premier Silvio Berlusconi, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha parlato di "affetto" e "profonda stima" nei confronti dell'ex braccio destro, addirittura dicendosi convinto che Dell'Utri, dopo la condanna in primo grado a 12 anni, sarà assolto in appello al processo sulla trattativa Stato-mafia. E pensare che ad inizio mese, chiamato a testimoniare dalla difesa Dell'Utri, davanti alla Corte d'assise d'appello si avvalse della facoltà di non rispondere di fatto, come sottolineato da diversi addetti ai lavori, abbandonando a sé stesso l'amico di un tempo. Anche la moglie di Dell'Utri aveva espresso il proprio rammarico quando già si prefigurava la via del silenzio.
Il "povero Silvio" si è subito smarcato dall'accusa di "tradimento" rilasciando dichiarazioni ed interviste a destra e a manca per ricucire il rapporto. "Ero disponibilissimo a rispondere a qualsiasi domanda ma i miei avvocati me lo hanno tassativamente vietato. Io non ho nulla da temere, ma i miei difensori ritenevano che essendovi un’indagine in corso (quella come mandante delle stragi del 1993, aperta a Firenze, ndr) - indagine che non potrà che concludersi con un’archiviazione, com’è già accaduto precedentemente - non fosse quella la sede corretta dove rendere dichiarazioni. Del resto avevo detto pubblicamente più volte che non vi era mai stata alcuna pressione o minaccia, né diretta né indiretta, da parte della mafia o di chicchessia durante i miei governi. Se fosse accaduto avrei immediatamente avvertito l’autorità giudiziaria". Quindi ha escluso "che vi sia stato qualsiasi intervento da parte di Marcello Dell’Utri, così come escludo totalmente e categoricamente che si volesse favorire la criminalità organizzata. Certamente Marcello non mi chiese mai nulla in tal senso e altrettanto certamente non chiese nulla neppure a nessuno dei protagonisti di quel decreto (il decreto Biondi, ndr), che altrimenti l’avrebbero già dichiarato. Sono convinto che Marcello, per il quale ho da sempre un grande affetto e una profonda stima, sarà assolto".
Non è difficile immaginare che la difesa Dell'Utri, così come ha fatto per un'intervista andata in onda su Rai News 24 dopo la sentenza dell'aprile 2018, ne chiederà l'acquisizione in dibattimento.
Sentenza canta.
Al di là dell'esito del processo di Palermo sicuramente non può essere dimenticato quanto è sancito dalla Cassazione. Nelle motivazioni della sentenza di condanna a sette anni per concorso esterno si legge chiaramente che per diciotto anni, dal 1974 al 1992, l’ex senatore è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimentol’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. Inoltre “la sistematicità nell'erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell'Utri a Cinà (Gaetano Cinà, boss mafioso, ndr) sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all'accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”.
La Cassazione ha poi evidenziato come “il perdurante rapporto di Dell'Utri con l'associazione mafiosa anche nel periodo in cui lavorava per Filippo Rapisarda e la sua costante proiezione verso gli interessi dell'amico imprenditore Berlusconi veniva logicamente desunto dai giudici territoriali anche dall'incontro, avvenuto nei primi mesi del 1980, a Parigi, tra l'imputato, Bontade e Teresi, incontro nel corso del quale Dell'Utri chiedeva ai due esponenti mafiosi 20 miliardi di lire per l'acquisto di film per Canale 5”.
Inoltre i giudici della Suprema corte, più che di una polizia privata assunta per proteggere sé e la sua famiglia, parlano di un “patto di protezione andato avanti senza interruzioni”. E Dell’Utri era il garante per “la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Ora Dell'Utri ha scontato la pena, seppur nell'ultimo periodo non in carcere, dopo le detenzioni a Parma ed a Rebibbia, ma ai domiciliari per ragioni di salute.
Lo ha fatto mantenendo l'assoluto silenzio. Ora però non si apra quel "processo di beatificazione" solita del popolo italiano che spesso dimentica i fatti ed il peso della storia. Del resto le vicende giudiziarie dell'ex manager di Publitalia non si sono ancora concluse: oltre ad essere imputato al processo Stato-mafia, ed indagato a Firenze per le stragi con lo stesso Berlusconi, è anche sotto processo a Napoli e Milano per la sottrazione di centinaia di libri antichi.

sabato 19 ottobre 2019

Impossibile spiegare all’estero... - Francesco Ersparmer

Risultati immagini per evasione fiscale, berlusconi

Impossibile spiegare all’estero questo titolo del “Fatto”: “Carcere grandi evasori, Berlusconi: ‘Arresto oltre i 50mila euro è un attacco alla libertà’”. Lasciamo stare l’encomio di uno dei crimini più dannosi, l’evasione fiscale (una delle tante idiozie del governo di D’Alema fu l’abolizione della legge 303 che puniva l’apologia di reati contro lo Stato); allarmante è il fatto che ai giornalisti, ormai servili per abitudine ancor più che per interesse, ma anche ai loro lettori, non sembri assurdo o umoristico che qualcuno possa definire l’arresto “un attacco alla libertà”. E che altro dovrebbe essere? “Restrizione della libertà personale” è la definizione dei vocabolari. Ma il liberismo non tollera limitazioni alla libertà personale ed è riuscito a convincere i popoli che l’unico valore sia fare quello che gli pare, soprattutto soldi e shopping; tutto il resto, incluse la giustizia, l’eguaglianza, la solidarietà, la dignità, sono dettagli, per non parlare di concetti ridicolizzati quali la virtù, l’onore, l’onestà, la saggezza.
In Italia poi si aggiunge il radicato antistatalismo, di cui si servirono radicali e liberal (travestiti da estrema sinistra) per favorire l’americanizzazione del paese con i soliti miti della deregulation, delle privatizzazioni e del buonismo. Almeno, Berlusconi è esplicito: la tolleranza per l’illegalità diffusa e la mitezza delle pene servono a creare una complicità di massa che consenta ai ricchi di rubare e corrompere impunemente. Sono milioni gli italiani che preferiscono i privilegi ai diritti e che proclamandosi vittime della società si esentano da ogni responsabilità e approvano chi corrode l’autorità dello Stato, anche se si tratti dei loro sfruttatori. Viene voglia di lasciare che tornino a essere i miserabili servi di tiranni locali e padroni stranieri. Invece bisogna resistere, anche in nome dei coglioni.
Occorre però essere abili. Stroncare l’evasione fiscale è la condizione necessaria e sufficiente di qualsiasi ulteriore riforma che incida in profondità. Come realizzarla? Facendo contemporaneamente tre cose:
1) Sbattendo in galera i grossi evasori e sequestrando i patrimoni loro e dei loro eredi, e se scappano all’estero, li si privi della cittadinanza e della possibilità di rientrare in Italia, neppure da morti.
2) Drasticamente abbassando la pressione fiscale sui piccoli e medi imprenditori, riconoscendo che l’evasione è spesso l’unica alternativa al fallimento o alla resa nei confronti delle multinazionali.
3) Impedendo alle multinazionali di evadere le tasse legalmente spostando le loro sedi all’estero; e se minacciano di tagliare gli investimenti, andiamo a vedere il loro bluff, e se non fosse un bluff tanto meglio.
Ripeto: le tre cose vanno fatte contestualmente. In modo che se l’Olanda o l’Irlanda continueranno a essere il paradiso della finanza e della libertà, l’Italia diventi il paradiso delle piccole e medie imprese e della solidarietà.


Francesco Erspamer


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giovedì 7 dicembre 2017

Problema Immigrazione.

Risultati immagini per terre distrutte dalla guerra


Se, invece di prendercela con i poveri immigrati, ci soffermassimo a pensare, forse non commetteremmo peccato di disumanità.

La realtà che riguarda l'immigrazione, va ben oltre il fastidio che alcuni di noi avvertono ed esternano.

Se noi occidentalisti non invadessimo gli altrui territori per mero interesse economico, non ci sarebbero le migrazioni.

Chiediamo a gran voce che gli Usa smettano di invadere terre che non gli appartengono e tutto tornerà nella normalità.

Non esiste l'imposizione della tanto decantata democrazia se la liberazione da una dittatura implica un'invasione di territori che si protrae per un ventennio e oltre.
E smettiamola di credere a ciò che la stampa asservita ai potenti vuole inculcare nelle nostre menti: non esiste una guerra che abbia come scopo la liberazione di un popolo, non è mai successo, non sta succedendo, non succederà mai.

Chi invade altrui territori lo fa solo per un unico scopo: imporre le proprie leggi, appropriarsi dei beni del posto, lucrare sulle guerre.

Non credo che noi occidentali accetteremmo di vivere in un territorio distrutto dalle guerre, privati di tutto ciò che avevamo anche se sotto dittatura.

I territori di chi scappa sono ormai terra bruciata da chi voleva far credere di portare benessere e libertà.

Apriamo gli occhi e vediamo le cose come stanno veramente!