Salvini, nuovo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha lanciato il nuovo CODICE DEGLI APPALTI.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 31 marzo 2023
VIVA I REATI NEGLI APPALTI! - Viviana Vivarelli.
giovedì 27 maggio 2021
Massimo ribasso, minima sicurezza: sai che impresa… - Antonio Padellaro
Nel leggere l’accusa per gli arresti di Stresa – avere manomesso i freni d’emergenza per non bloccare l’impianto, e avere dunque provocato la tragedia del Mottarone – insieme al disgusto mi è venuta in mente questa frase: l’Italia del massimo ribasso. Procedura che probabilmente non c’entra nulla con la criminale decisione d’inserire sulla funivia il letale “forchettone” (termine molto italiano), ma che molto invece ha a che fare con quella cultura, diciamo così, d’impresa, che pur di aggiudicarsi un appalto – o di garantirsi gli incassi di giornata – non bada a spese. Nel senso che riduce i costi all’inverosimile, comprimendo i salari e favorendo il lavoro in nero.
Ma è soprattutto sulla minima sicurezza che si rivale il massimo ribasso, come dimostrano i numeri assurdi degli infortuni sul lavoro: 554.340 denunciati all’Inail nel 2020, leggermente in calo nell’anno della pandemia, ma con 1.270 morti, più 16,6% rispetto al 2019. Senza contare il problema delle infiltrazioni mafiose che nella deregulation trovano sempre un terreno più che fertile. Principio quello di risparmiare su tutto il risparmiabile sul quale si preferisce non sottilizzare troppo nel momento in cui l’Italia riprende a camminare. Infatti, se qualcuno prova a obiettare che la giusta necessità di accelerare il processo produttivo, evitando le lungaggini burocratiche, non può avvenire a discapito dell’incolumità dei dipendenti e degli utenti, apriti cielo. Nel migliore dei casi le osservazioni prudenziali sulla indispensabile incolumità delle persone saranno catalogate come “ideologiche” (ovvero stataliste e dunque anti-industriali). Come se chiedendo verifiche più rigorose avessi parlato male di Garibaldi.
Speriamo che dopo le aspre critiche di sindacati, Pd e sinistra sulla bozza del decreto Semplificazioni – con costi abbattuti in eccesso, subappalti a volontà e controlli affidati ai controllati – non si debba un giorno parlare del governo Draghi come del governo del massimo ribasso. E che l’auspicata ripresa non debba mai più consentire che le vite umane siano giocate sulla ruota della fortuna. Fino a quando succede che un cavo si spezza.
IlFQ
giovedì 8 aprile 2021
Arresti domiciliari per il sindaco di Opera, Antonino Nucera: mascherine tolte alle Rsa per darle ai parenti e appalti a imprenditori amici. - Cesare Giuzzi
Aprile 2020: Antonino Nucera si fa fotografare mentre distribuisce mascherine |
Agli arresti anche la compagna e capo dell’ufficio tecnico comunale Rosaria Gaeta, coinvolti tre imprenditori. Le indagini dei carabinieri svelano anche illeciti smaltimenti di rifiuti. Nelle intercettazioni chiedeva per sé metà delle forniture date alle residenze per anziani.
Mentre il mondo intero travolto dal Coronavirus cercava disperatamente mascherine chirurgiche, il sindaco Antonino Nucera dirottava le forniture della Protezione civile direttamente ai suoi uffici per poi distribuirle ad amici e parenti. Dispositivi di protezione che in quei giorni — marzo e aprile dello scorso anno — erano stati inviati a Opera, comune di 13 mila abitanti alle porte di Milano, per i nonnini ricoverati nella Rsa «Anni azzurri Mirasole» della frazione di Noverasco, e per la farmacia comunale per poi essere distribuiti alla popolazione. In realtà, secondo le accuse, quelle mascherine venivano utilizzate dal sindaco stesso o messe a disposizione dei suoi familiari, come la ex moglie e i suoceri, a dipendenti comunali o agli agenti della polizia locale (che però le avrebbero dovute ricevere dalla Regione Lombardia). Quegli stessi agenti che, sulla base delle ordinanze molto restrittive emesse dal sindaco dopo il primo caso di Codogno, sorvegliavano strade e piazze con l’uso dei droni per scoprire chi uscisse fuori casa.
In totale oltre 2.800 i dispositivi di protezione finiti al centro dell’inchiesta «Feudum» che ha portato all’arresto del sindaco di Opera, della sua compagna e capo dell’ufficio tecnico e di tre imprenditori. Tutti sono finiti ai domiciliari. Nucera, nei primi mesi della pandemia aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook diversi attacchi al governo soprattutto legati alla questione della distribuzione delle mascherine. In particolare a fine aprile quando aveva anche scritto al premier Giuseppe Conte contestando il prezzo «politico» di 50 centesimi a mascherina in quanto, a suo dire, sarebbe stato impossibile per i Comuni ottenere forniture a simili prezzi e le amministrazioni avrebbero così dovuto coprire l’aggravio dei costi. In un’altra occasione, in concomitanza con il periodo delle indagini dei carabinieri, Nucera aveva pubblicato fotografie mentre distribuiva le mascherine agli abitanti.
L’affaire mascherine vale al sindaco Antonino Nucera, 49 anni, originario di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) l’accusa di peculato nell’ordinanza firmata dal gip milanese Fabrizio Filice con la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Stessa misura per il capo dell’ufficio tecnico di Opera Rosaria Gaeta, legata sentimentalmente a Nucera e per gli imprenditori Giovanni Marino, Giuseppe Corona (Marino costruzioni srl) e Rosario Bonina (Veria srl). Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri nelle province di Milano, Lodi, Varese e Messina.
Perché l’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dagli aggiunti Alessandra Dolci (Direzione distrettuale antimafia) e Maurizio Romanelli (pool anticorruzione della Procura) e dai pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi, ruota intorno non solo alla riprovevole sottrazione di mascherine agli anziani e al personale della Rsa, ma anche a giri di appalti pilotati assegnati alle imprese amiche e all’illecito smaltimento di materiali di scarto, da qui il coinvolgimento della Dda competente per il traffico di rifiuti. In cambio il sindaco e la compagna avrebbero ottenuto la ristrutturazione «a titolo gratuito» di una casa a San Donato Milanese, di proprietà della donna, da parte delle due imprese «favorite» negli appalti. L’inchiesta inizia proprio nei giorni dell’esplosione della pandemia e parte da una segnalazione che parla di stretti rapporti tra il sindaco di Opera, la sua compagna e alcuni imprenditori ai quali andrebbero sistematicamente appalti anche con il sistema dell’affidamento diretto.
Tra le opere finite nel mirino dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dai comandanti Michele Miulli e Antonio Coppola, il rifacimento del campo sportivo di Opera, i lavori nelle scuole Don Milani, la media di via Papa Giovanni e l’elementare «Sacco e Vanzetti» e parte dei lavori di manutenzione del cimitero di Assago (Gaeta è responsabile dell’area edilizia pubblica di quel Comune). Ma anche l’affare dei termoscanner per il Comune, la farmacia e gli uffici della polizia locale (quasi 11 mila euro) con l’impresa dei Marino che fa da procacciatrice di clienti per l’effettivo fornitore delle apparecchiature assicurandosi un guadagno triplo rispetto al costo di mercato, come scrivono i magistrati. Nucera e Gaeta, più un’altra serie di imprenditori, sono indagati anche per lo smaltimento dell’asfalto fresato a seguito dei lavori sulla ex Statale Valtidone. Materiali di scarto e di fatto rifiuti speciali che venivano riutilizzati per compattare il terreno su cui realizzare una tensostruttura, smaltiti nei campi del Parco Sud di due imprenditori agricoli, riutilizzati mescolandoli alla terra nel cantiere della passerella ciclopedonale sulla stessa strada, o smaltendoli abusivamente (1.000 tonnellate) grazie a imprenditori compiacenti. Nei confronti di un architetto bresciano, consulente del Comune di Opera, è stata emessa una misura interdittiva e il gip ha disposto il sequestro preventivo di 40 mila euro (il prezzo della corruzione) e di due camion usati, secondo la procura, per commettere i reati ambientali.
Corriere della Sera
mercoledì 10 marzo 2021
L’agenzia per i giovani dà l’appalto da 4 mln a E&Y (da cui viene la direttrice). - Stefano Vergine
L’ultimo appalto milionario porta la data di venerdì 5 marzo 2021. Quel giorno il gigante mondiale della consulenza Ernst & Young – un fatturato di 37,3 miliardi di dollari – ha ricevuto una bella notizia dall’Italia. Una delle sue controllate, EY Advisory Spa, si è aggiudicata la gara numero 7841608: un contratto di consulenza affidatole dalla Agenzia Nazionale per i Giovani, l’ente governativo che gestisce in Italia i programmi europei di istruzione giovanile come l’Erasmus. E proprio di questo si dovrà occupare Ernst & Young, una delle cosiddette Big Four della consulenza insieme a Deloitte, Pwc e Kpmg: aiutare l’istituzione italiana nella “gestione e attuazione dei programmi Erasmus+/Youth in action, European solidarity corps, degli analoghi programmi europei per i giovani del settennato 2021–2027 e delle iniziative proprie dell’Agenzia nazionale per i giovani”, si legge nel bando. Il tutto per un valore stimato dall’ente pubblico in 4,2 milioni di euro Iva esclusa. Fin qui niente di strano.
Da anni l’Italia, così come tante altre nazioni del mondo, affida infatti contratti di consulenza ai giganti mondiali del settore, come dimostra il controverso caso della McKinsey appena assoldata per assistere il ministero del Tesoro nella scrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’appalto assegnato lo scorso 5 marzo ad Ernst & Young ha però una particolarità. È il nome della dirigente al vertice dell’ente statale che ha affidato l’incarico alla multinazionale britannica: Lucia Abbinante. Barese, 33 anni, esperta di educazione, la direttrice generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani fino a poco tempo fa lavorava infatti proprio per Ernst & Young.
I documenti letti da Il Fatto raccontano che è stata proprio Abbinante a comunicare ai suoi ex datori di lavoro l’aggiudicazione del contratto. La commessa è stata vinta al termine di una gara d’appalto e la multinazionale londinese se l’è aggiudicata grazie a un eccellente punteggio: 98,33 su 100. Il fatto di aver affidato un contratto milionario all’azienda che fino a poco tempo fa le pagava lo stipendio deve avere però creato qualche imbarazzo alla stessa Abbinante. Lo suggerisce quello che c’è scritto sul sito internet della Agenzia Nazionale per i Giovani o, per essere più precisi, quello che non c’è più scritto. Fino a poche settimane fa, cliccando sul nome di Lucia Abbinante l’utente veniva infatti reindirizzato al pdf del suo curriculum in formato europeo, mentre adesso il sistema rimanda a una più semplice pagina web in cui sono riassunte in forma discorsiva le esperienze lavorative della dirigente pubblica.
Dieci anni come coordinatrice di Radio Kreattiva, “la prima web radio antimafia italiana partecipata dagli studenti e dalle studentesse”. I progetti sviluppati per ong internazionali come Save The Children e Terres Des Hommes. Le “docenze in comunicazione e progettazione sociale”. La collaborazione con il dipartimento per le Politiche giovanili e quello per le Pari opportunità. Fino al ruolo di consigliere dell’ex ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, l’esponente del Movimento 5 Stelle che lo scorso 7 agosto ha nominato la giovane project manager barese alla direzione generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani con uno stipendio annuale di 317mila euro (lordi) e un incarico che scadrà nel 2023.
Di tutte le esperienze citate sulla pagina web ora attiva sul sito dell’Agenzia ne manca una. Proprio quella in Ernst & Young, dove Abbinante ha lavorato a partire dal luglio del 2018 come consulente. Mansione svolta: “Servizio di supporto specialistico e assistenza tecnica presso il Comune di Bari per l’implementazione del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane”. Contattata per un commento, la dirigente conferma di aver lavorato per Ernst & Young “fino al settembre del 2019 come consulente junior”, si dice “dispiaciuta per il fatto che sul sito dell’Agenzia non sia più riportata quell’esperienza di lavoro”, ma garantisce che “l’affidamento della gara non ha nulla che fare con il mio passato: le decisioni sulle gare vengono prese da una commissione di cui io non faccio nemmeno parte”, spiega, “e comunque Ernst & Young lavora per l’Agenzia almeno dal 2016, ben prima che io arrivassi”. Il ministero incaricato di vigilare sull’Agenzia è quello delle Politiche giovanili e lo Sport. Oggi è guidato dalla 5 Stelle Fabiana Dadone.
giovedì 9 luglio 2020
Appalti e mazzette nelle forze armate col tariffario al 10 per cento. Coinvolti anche generali. - Maria Elena Vincenzi
Le accuse vanno dalla corruzione alla frode nelle pubbliche forniture passando per truffa e turbativa d'asta e coinvolge alti ufficiali. E gli appalti truccati, del valore totale di circa 18,5 milioni di euro, riguardano gli arredamenti per gli uffici, I sistemi informatici, la manutenzione delle aree verdi, i sistemi antiintrusione, le tende modulari e approvvigionamento dei gradi in velcro. Insomma, la logistica delle forze armate. Le tangenti avevano anche un tariffario: in genere veniva sborsato il 10 per cento del valore dell'appalto. Tra gli indagati anche alcuni generali.https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/07/09/news/appalti_e_mazzette_nelle_forze_armate_ai_domiciliari_anche_un_generale-261419505/
giovedì 28 maggio 2020
'Ndrangheta: appalti pilotati per favorire le cosche.
Decine di arresti in tutta Italia, coinvolti anche 11 funzionari pubblici.
mercoledì 15 aprile 2020
Salvini tanaliberatutti. - Roberta Labonia
martedì 3 marzo 2020
A Messina arresti per corruzione, un trojan svela un giro di mazzette.
Indagine della procura condotta dalla Polizia, in manette anche un autista giudiziario.
Un trojan piazzato nei telefoni di due sospetti ha svelato un giro di mazzette che ha coinvolto, oltre ad alcuni imprenditori, funzionari del genio civile di Messina e Trapani e un dirigente del Comune della Città dello Stretto.
L'inchiesta è nata dall'intimidazione subita da un commerciante, Pietro Ferrante, che ha negato di aver subito estorsioni, ma non ha convinto la polizia che ha iniziato a intercettarlo. Sono emersi così i suoi contatti con un imprenditore pregiudicato, Marcello Tavilla.
I due erano soci nella ditta di import-export di pesce Blu Marine Service. Tavilla, insieme all'amante Cinzia Fiorentino e a Pietro Ferrante, avrebbero corrotto un funzionario del Genio Civile di Messina, perché, in cambio di soldi, favorisse nell'aggiudicazione di lavori pubblici le ditte edili degli imprenditori Giuseppe Micali e Giovanni Francalanza.
Al funzionario erano stati promessi 2mila euro per ogni appalto vinto. Tavilla e i complici avrebbero corrotto anche un ex assessore Giorgio Muscolino amministratore del complesso di edilizia popolare "Sottomontagna", gestito dall'Agenzia per il Risanamento della città (A.Ris.Me.). Senza aver mai effettuato una selezione, e dunque in violazione di legge, Muscolino, che avrebbe intascato 400 euro, ha affidato alla ditta di Tavilla i lavori per la sistemazione del parcheggio di "Sottomontagna".
Dal trojan piazzato nel cellulare di Micali è poi venuta fuori un'altra storia di corruzione: quella di Giuseppe Frigone, funzionario del Comune di Messina in servizio al Dipartimento Immobili Comunali. In cambio di una mazzetta di mille euro il funzionario gli avrebbe affidato in somma urgenza, quindi senza gara, i lavori di manutenzione straordinaria al mercato cittadino Sant'Orsola. Ma l'azione di Micali, sempre ascoltato dalla polizia grazie al trojan, non si sarebbe fermata a Messina. L'imprenditore si sarebbe aggiudicato i lavori di dragaggio nel porto di Mazara del Vallo (TP), per un importo di oltre un milione. Insieme ad altri due imprenditori indagati avrebbe corrotto Giancarlo Teresi, ingegnere capo del Genio Civile di Trapani, responsabile dei lavori nel porto. Per assicurarsi l'appalto del dragaggio del porto-canale Micali avrebbe regalato al funzionario il denaro per l'acquisito di un'auto d'epoca, un soggiorno gratuito in un hotel di Messina e una cena per lui e per altre cinque persone in un ristorante di Milazzo.
E c'è anche un autista giudiziario in servizio al Tribunale di Messina tra gli arrestati. L'uomo, a cui sono stati dati i domiciliari, è accusato di rivelazione di segreti d'ufficio. In cambio di favori a una persona a lui vicina avrebbe dato a uno degli indagati informazioni su indagini in corso e sui movimenti di un magistrato.
L'autista giudiziario arrestato nell'ambito di un'inchiesta su un giro di mazzette scoperto dalla Polizia di Messina è Angelo Parialò: secondo l'accusa faceva da intermediario tra l'imprenditore Marcello Tavilla, finito in carcere oggi, e impiegati del Tribunale di Messina incaricati della nomina di amministratori di condominio. Il piano era fare avere l'affidamento degli incarichi a persone vicine a Tavilla e alla sua amante, Cinzia Fiorentino. Un meccanismo che avrebbe poi permesso ai due di beneficiare dell'eventuale assegnazione di lavori di manutenzione degli ascensori nei condomini in favore di una ditta riconducibile alla Fiorentino. L'autista in cambio avrebbe avuto l'assunzione, in una delle imprese di Tavilla, di un familiare della donna con cui aveva una relazione. L'arrestato svelava inoltre notizie su indagini in corso e sugli spostamenti di magistrati sottoposti a tutela.
https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020/03/03/-corruzionearrestati-imprenditorifunzionari-pubblici-_2b4a6492-be1e-469b-9bfb-c028d2cb6acb.html
sabato 16 novembre 2019
Pulizia nelle scuole, dal 2020 stop agli appalti: i lavoratori saranno assunti dallo Stato. Ma il bando non c’è ancora e qualcuno resterà fuori. - Lorenzo Vendemiale
La decisione risale allo scorso anno. Ma solo a ottobre, dieci mesi dopo, il governo ha varato il decreto che autorizza il concorso. Secondo gli ultimi dati, i posti a bando saranno 11.263 ma gli ex-Lsu sono di più: 16.019. Alcuni posti saranno spezzati in contratti part-time. Più serio l’ostacolo dei requisiti: 10 anni di servizio continuativo, licenza media, fedina penale pulita.
mercoledì 16 ottobre 2019
Palermo, il crac Sikelia ferma i cantieri di collettore fognario e policlinico. - Sara Scarafia
La ditta, che gestiva l'appalto insieme con la Tecnis, la stessa dell'anello, ha presentato richiesta per il concordato preventivo davanti al tribunale fallimentare di Catania.
L'ultima tegola - nel cuore della città già funestato dai ritardi dell'appalto dell'anello ferroviario - è lo stop ai lavori del nuovo collettore fognario, quello che ha chiuso l'incrocio tra via Roma e via Amari, rivoluzionando e sconvolgendo, la viabilità. Spariti gli operai, sparite le ruspe, restano solo i disagi. Il cantiere finanziato dal Comune: la ditta Sikelia, che gestiva l'appalto insieme con la Tecnis, la stessa dell'anello, ha presentato richiesta per il concordato preventivo davanti al tribunale fallimentare di Catania. E a fermarsi non sono soltanto i lavori della rete fognaria: fermo è anche il maxi-appalto del Policlinico con i reparti di Oculistica e Ginecologia, ma anche il nuovo pronto soccorso, che non sono ancora stati completati.
Ma che succede? In via Roma - tra via Guardione e piazza Sturzo - gli scavi sono fermi. "I lavori si sono fermati in attesa di capire che cosa succederà" dice la Fillea Cgil che racconta che gli operai, rimasti in 30, non ricevono lo stipendio da due mesi. Il nuovo sistema fognario, che trasporterà al depuratore di Acqua dei Corsari i liquami di buona parte della città, doveva essere completato a maggio 2020. Già con due anni di ritardo. Ma adesso non è più possibile fare una previsione.
I lavori - che hanno chiuso l'incrocio di via Roma e via Amari - sono completi al sessanta per cento. Manca ancora, per esempio, il tunnel sotterraneo che dovrebbe passare sotto via Roma. E intanto i costi del nuovo collettore - stimati in 26 milioni - sono aumentati in corso d'opera di almeno 3 milioni.
Pare che l'azienda abbia un acquirente, la Amec di Catania, gestita da Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, i vecchi proprietari della Tecnis, che era stata sequestrata nel 2016 e poi restituita. Ma non c'è ancora nessun atto ufficiale. E il Comune è in allarme. "La città non può permettersi un'altra incompiuta", dice l'assessora ai Lavori Pubblici Maria Prestigiacomo.
E in allarme c'è pure l'Università che ha affidato l'appalto per i lavori del Policlinico. Il restyling dell'ospedale doveva essere completato nel 2017. Poi, un aggiornamento del nuovo cronoprogramma, spostò la data al 2017. E ancora a novembre 2019. Ma dalle ferie d'agosto nessuno è rientrato: il cantiere è del tutto fermo. Sono solo due i padiglioni già consegnati e operativi: Oculistica e Medicina generale.
https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/10/15/news/palermo_il_crac_sikelia_ferma_i_cantieri_di_collettore_fognario_e_policlinico-238591288/?fbclid=IwAR3GdS4ohVj_ptEe10QQF8FICKHD0sLiFEBRMCXlR5wJFruEzUT64KC1nEc
martedì 14 maggio 2019
Ponte Morandi, le mani della Camorra nella demolizione: interdittiva antimafia a un’azienda coinvolta nei sub-appalti. - Giovanna Trinchella e Andrea Tundo
Si tratta della Tecnodem, che ha ottenuto lavori per 100mila euro dalla Fratelli Omini, tra le società scelte per la demolizione del viadotto: il prefetto di Genova ha emesso un'interdittiva antimafia, notificata dalla Dia di Genova. L'amministratrice della ditta è consuocera di Ferdinando Varlese, pluripregiudicato napoletano "legato" al clan D'Amico che figura anche tra i dipendenti insieme a due figli e a una nipote. La struttura commissariale chiede la risoluzione del contratto.
domenica 6 agosto 2017
Adesso l'Anac inguaia la Consip: "Gara truccata per 2,7 miliardi". - Luca Romano
Secondo l'Anac guidata da Raffaele Cantone, l'appalto di 2,7 miliardi di euro per la gestione dei servizi della pubblica amministrazione potrebbe essere stato truccato.
Colpo di scena nel caso Consip. Secondo l'Anac guidata da Raffaele Cantone, l'appalto di 2,7 miliardi di euro per la gestione dei servizi della pubblica amministrazione potrebbe essere stato truccato.
E di fatto l'Anac, come rirporta il Corriere, sottolinea un presunto accordo d cartello tra le imprese concorrenti. Il dossiere adesso arriverà sui tavoli della Procura di Roma che è titolare dell'inchiesta per cui è finito in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo e sotto indagine Tiziano Renzi e Carlo Russo. Questi ultimi due sono indagati per traffico di influenze illecite. E nella stessa inchiesta sono conincolti anche Luca Lotti, ministro dello sport, e il comandante dei carabinieri Tullio Del Sette con il generale Saltalamacchia.
Ora nell'indagine si apre un nuovo filone che mette nel mirino i vertici della "centrale acquisti". Bisognerà definire il loro ruolo nella spartizione tra le aziende delle commesse. Inoltre nel corso delle verifiche sull’appalto Fm4, Anac ha valutato anche la posizione della Manital, un'azienda esclusa dalla gara dopo aver vinto quattro lotti. Ad escluderla dalla gara una contestazione fiscale. Poi il ricorso al Tar. Secondo l'Anac l'esclusione dell'azienda dalla gara "presenta ripetute omissioni in materia di verifica, e l’avvio della procedura che determinò l’esclusione viene definito "irrituale". insomma a quanto pare il caso Consip non è del tutto chiuso. E adesso il nuovo filone delle indagini alla luce della relazione dell'Anac potrebbe avere nuovi colpi di scena.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/adesso-lanac-inguaia-consip-gara-truccata-27-miliardi-1428758.html