Una prassi di “riservatezza” sulla rendicontazione voluta dall’attuale segretario Maroni. Fu proprio lui infatti, quando era capogruppo della Lega Nord alla Camera, “a instaurare nel 2006 la prassi di non rendere il conto della gestione a fine anno al partito in quanto riteneva che tale gestione fosse di sua insindacabile pertinenza”. In occasione del suo interrogatorio in procura il 27 novembre 2012, l’ex tesoriere del Carroccio Piergiorgio Stiffoni aveva specificato ai pm che “tale intento perseguiva lo scopo di non devolvere al partito eventuali residui della gestione che sarebbero dovuti transitare, come di fatto transitavano, su un altro conto intestato al tesoriere per poi riconfluire sul conto originario nella gestione successiva; tale prassi si è trasferita anche al gruppo del Senato“.
Al pm Roberto Felici che lo aveva indagato per peculato per l’appropriazione, nella veste di segretario amministrativo, dei contributi erogati al partito trasferiti su conti personali con un ammanco di oltre 955 mila euro (tra il 2008 e il 2009), Stiffoni, espulso dal partito nell’aprile 2012, ha spiegato di aver aperto, “con il consenso del presidente Bricolo, due conti, il 10559 (il 5 novembre 2008) e il 10886 (il 19 gennaio 2010) per impedire alla segreteria amministrativa del partito di prendere ulteriori somme di denaro oltre a quelle che già versavamo alla Lega per scopi prettamente di partito”. E “nel fare ciò”, ha aggiunto, “mi sono adeguato a una prassi già esistente”. L’ex tesoriere ha poi precisato che “i fondi del Senato servono per pagare le spese di gestione del gruppo parlamentare, ad esempio, personale di segreteria, utenze, strumenti di lavoro; inoltre, una quota mensile veniva devoluta ai singoli senatori in parti uguali per gli stessi scopi: allo steso modo si utilizzano tali fondi per incontri conviviali, gadget, anche di un certo valore, eventi e ricorrenze”.
Stiffoni specifica inoltre che ben 400mila euro di contributi elettorali furono investiti dalla Lega in titoli di Stato e “di questa come di altre operazioni il presidente Bricolo era a conoscenza”. Stiffoni ha precisato di aver trasferito il 29 novembre 2011 “50mila euro dal conto n.10886 a un conto intestato alla Media World per l’acquisto di ‘carte regalo’ (duemila euro per i 25 senatori); ho fatto ciò su richiesta del presidente Bricolo, anche se la fattura è stata intestata a me, su richiesta di Bricolo, per non far figurare l’intestazione della Lega; i senatori hanno poi utilizzato la carta per l’acquisto di beni di consumo“. Acquisti su cui ora la procura di Roma ha già avviato un procedimento, anche alla luce della deposizione resa lo stesso giorno di Stiffoni dalla sua segretaria dell’epoca Maria Manuela Privitera, anche lei indagata per peculato. “Sempre il 29 novembre 2011 ho chiuso il conto n.10886 e ho trasferito il residuo di 188.661,78 euro al conto n.11399. Io non tenevo una rendicontazione analitica delle spese – ha specificato Stiffoni – ma tenevo tutte le ricevute; preciso comunque che la gestione della contabilità era stata affidata alla signora Privitera”. A fronte della contestazione della procura, Stiffoni ha replicato: “Non è vero che ho utilizzato queste somme per esigenze familiari, l’ho detto perché mi sentivo sotto pressione; faccio presente che in quella data sul conto n.10559 (di cui aveva l’esclusiva titolarità secondo chi indaga, ndr) c’erano depositati 307mila euro che nei giorni seguenti ho provveduto a girare sul conto n.9686 (acceso dalla Lega presso la Bnl, ndr)”.
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