lunedì 17 febbraio 2020

"Il post cazzarismo". - Tommaso Merlo




Se davvero saltano fuori senatori che rendono il cazzaro toscano e la sua Italia Morta superflui, potrebbe davvero aprirsi una fase politica interessante. Un post cazzarismo guidato dal governo Conte a trazione 5 stelle. Un governo finalmente libero dai ricatti e capace di macinare risultati. Salario minimo, conflitto d’interessi, acqua pubblica, nuovo modello di sviluppo ed ambientale e tutti i punti programmatici del 4 marzo che per colpa del cazzarismo si son persi per strada. Certo, non è che col Pd di Zingaretti si possa volare. Non hanno idee, non hanno energie. Sono uno partito vecchio che si regge su uno zoccolo duro (di testa), giornalume e qualche effimero pesciolino che gli nuota attorno. Ma senza Renzi tra i coglioni, perlomeno il governo Conte potrebbe ricominciare a “fare” che è l’unica ricetta vincente per liberare il suolo italico dal cazzarismo sfrenato di questi tempi. La cronaca sorride. Renzi è stato sommerso da una alluvione di sterco sulla prescrizione e perfino la sua servitù è pronta a ribellarsi. Della serie: se si vuole suicidare che lo faccia da solo. Sull’altro fronte cazzarista, invece, Salvini è dato in picchiata nei sondaggi. È venuto a noia e non ne azzecca più una nemmeno per sbaglio. Dopo la legnata emiliano-romagnola che ha scalfito la sua imbattibilità, lo attendono mesi di grane processuali, di fantasmi russi e man mano che perde smalto si comprende con sempre più nitidezza la follia politica che ha compiuto ad agosto. Salvini poteva onorare il voto del 4 marzo e partecipare da protagonista ad una fase politica di radicale cambiamento come richiesto a gran voce dagli italiani. Poteva impegnarsi e cogliere l’occasione per servire il proprio paese dopo anni di melina parassitaria e dimostrare la qualità da premier di cui si vanta. Ed invece il suo ego tossico lo ha trascinato in una inconcludente campagna elettorale permanente, in mesi di cazzeggio e di cazzate fino all’apoteosi, l’autocastrazione. Oggi il suo destino politico è in mano ai suoi nemici. Più il post cazzarismo guidato da Conte produrrà frutti, più Salvini ne uscirà sgonfiato. Già se ne intravedono i segnali. Per i transfughi di Forza Mafia e per il neofascistume nostrano, la Meloni è molto meglio. Più nera delle imitazioni. Magari un tantino burina ma perlomeno collega il cervello prima di aprire la bocca e così alla fine le sue amenità sovraniste appaiono più coerenti. Salvini ha dimostrato di essere del tutto inaffidabile ed imprevedibile, un cavallo imbizzarrito che nemmeno i suoi riescono più a seguire e che più si dimena più dimostra la sua totale inadeguatezza a guidare il paese. Evviva il post cazzarismo, dunque, che potrebbe riservare altri vantaggi. Oltre a liberarci dell’egopolitica cazzara e portare a casa altri storici risultati per i cittadini, il post cazzarismo potrebbe ristabilire la verità storica su quello che sta succedendo in Italia in questi anni. In giro è pieno di falsità e d’ipocrita revisionismo, il moribondo vecchio regime sta falsificando la storia per sopravvivere, ma il loro inganno restauratore non potrà durare all’infinito. Col tempo dovrà cedere. Sotto il peso della sua irrilevanza. Di fronte a nuove conquiste per la nostra democrazia, di fronte alla conferma della salubre direzione politica intrapresa il 4 marzo, i meschini e subdoli tentativi di tornare al passato finiranno in niente e l’Italia potrà continuare il suo percorso di cambiamento. Libera da ogni cazzaro.

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