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domenica 5 agosto 2018

I diamanti blu colorati dagli antichi oceani.

Un diamante blu (fonte: pixabay) © Ansa
Un diamante blu (fonte: pixabay)RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa

Ulteriore prova del riciclo della crosta terrestre.


diamanti blu, come il famoso Hope appartenuto alla regina Maria Antonietta, sono stati colorati dagli antichi oceani e sono l'ulteriore prova dell'enorme meccanismo di riciclo della crosta terrestre. Queste gemme sono infatti tinte da un elemento presente nell'acqua degli oceani, il boro, che scivola alla profondità nella quale sono prodotti questi diamanti, compresa fra 410 e oltre i 660 chilometri grazie al movimento delle placche terrestri

La dimostrazione, alla quale la rivista Nature dedica la copertina, si deve al gruppo coordinato da Evan Smith, dell'americano Gemological Institute of America, e parla anche italiano con Fabrizio Nestola, dell'università di Padova. "Questi diamanti sono estremamente preziosi ed è difficile ottenerli a scopi di ricerca", ha osservato Smith. Inoltre, ha aggiunto "è molto raro trovarne uno che contenga inclusioni di minerali". Questi minerali sono i resti della roccia in cui il diamante si è formato e contengono informazioni cruciali su come le gemme sono nate. E' stato proprio l'italiano Nestola a identificare molte delle inclusioni presenti nei 46 diamanti analizzati e a calcolare la profondità a cui si sono formate, grazie a una strumentazione per analizzare i materiali con i raggi X, acquistata con i fondi di un progetto del Consiglio europeo della ricerca (Erc) vinto nel 2013. 

L'analisi dei minerali intrappolati nei diamanti blu, provenienti da Africa, India, Sud America e Borneo, è durata due anni e indica che le pietre si sono formate nelle rocce esposte a condizioni estreme di pressione e temperatura, come quelle che si trovano alla profondità compresa tra 410 e oltre 660 chilometri, ossia al confine tra mantello superiore e inferiore, che sono gli strati compresi tra la crosta e il nucleo terrestre. La maggior parte degli altri diamanti si forma, invece, a profondità di circa 150-200 chilometri

Secondo l'ipotesi dei ricercatori, il boro degli antichi oceani "è stato incorporato nelle rocce chiamate serpentiniti", ha detto Nestola. Le rocce sarebbero successivamente state portate in profondità dai movimenti delle placche terrestri e lì avrebbero rilasciato tutta l'acqua incorporata. "La maggior parte di quest'acqua - ha proseguito l'esperto - risale verso la superficie terrestre, ma una piccola frazione viene intrappolata in altri minerali che a loro volta vengono trasportati a profondità ancora più elevate, dove ad un certo punto rilasciano un fluido contenente il boro degli oceani antichi e altri elementi". Se tra tali elementi vi è sufficiente carbonio, l'elemento di cui sono fatti i diamanti, si generano pietre blu, perché in esse il boro sostituisce alcuni atomi di carbonio

Le gemme giocano quindi un ruolo cruciale nel comprendere come la Terra si sia trasformata nel tempo e sono un ulteriore prova del riciclo della crosta nel mantello. Mostrano inoltre che i minerali ricchi di acqua viaggiano molto più in profondità nel mantello rispetto a quanto si credesse e ciò indica che esiste riciclo dell'acqua anche nelle profondità della Terra.


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2018/08/02/i-diamanti-blu-colorati-dagli-antichi-oceani_db34d068-1c80-422b-983b-abcca0571354.html

giovedì 29 maggio 2014

Un Universo tempestato di diamanti. - Eleonora Ferroni



La composizione dei pianeti è in gran parte determinata dalla chimica e dall'evoluzione dinamica del disco durante la formazione dei planetesimi. Gli esopianeti "diamante" sarebbero molti di più di quanto finora creduto dagli astronomi. Lo studio su Astrophysical Journal.

Il nostro Universo potrebbe essere pieno zeppo di pianeti diamante, vale a dire quelli composti principalmente da carbonio allo stato cristallino. Secondo alcuni studiosi dell’Università di Yale, che si occupano di scandagliare il cielo alla ricerca di esopianeti, infatti, questi preziosi oggetti celesti sarebbero più comuni di quanto pensato finora. Alcuni di questi pianeti sono decisamente lontani rispetto al nostro Sistema solare e possono vantare enormi giacimenti di grafite e diamanti (entrambi derivati del carbonio anche se a diverse temperature di fusione).
“Nonostante la relativamente piccola quantità sulla Terra, il carbonio è stato fondamentale per la nascita della vita e la regolazione del clima attraverso il ciclo geochimico carbosilicato”, ha spiegato John Moriarty, che ha guidato la ricerca recentemente pubblicata su Astrophysical Journal. “È ancora una questione aperta. Ci chiediamo come il carbonio influenzerà l’abitabilità dei pianeti extrasolari”.
Lo stesso gruppo di astronomi aveva già studiato nel 2012 un pianeta che sembra essere composto per almeno un terzo di diamante e grafite. Il pianeta, che orbita intorno ad una stella simile al Sole, si chiama  55 Cancri, è due volte la grandezza della Terra e si trova a 40 anni luce da noi. I ricercatori generalmente ritengono che gli esopianeti rocciosi siano composti, proprio come la Terra, sostanzialmente da ferro, ossigeno, magnesio e silicio, con solo una piccola frazione di carbonio. Al contrario, i pianeti cosiddetti “diamante” potrebbero essere formati anche per tre quarti della loro massa da carbonio (la Terra ha solo lo 0,005%).pianeta-diamante
I ricercatori dell’Università di Yale hanno creato un particolare modello matematico per calcolare la composizione dei pianeti esxtrasolari. I modelli precedenti erano basati su immagini statiche dei dischi gassosi protoplanetari nei quali si formano i pianeti. Il nuovo modello, invece, è dinamico e tiene traccia delle modifiche nella composizione del disco con l’invecchiamento del pianeta. Cosa hanno scoperto i ricercatori? In dischi con rapporto carbonio-ossigeno superiore a 0.8, i pianeti diamante di carbonio si formano più lontano dal centro del disco. Hanno anche scoperto che i pianeti ricchi di carbonio si possono formare nei dischi con un rapporto carbonio-ossigeno a partire da 0.65, soprattutto quando il processo di formazione avviene molto vicino alla loro stella madre.
Questi risultati cambiano quasi totalmente ciò che era stato scoperto in passato. “Il nostro studio dimostra che i mondi extraterrestri (i candidati sono più di 3000) possono essere estremamente diversi tra loro per quanto riguarda la composizione chimica, e molti sono radicalmente diversi dalla Terra”, ha sottolineato Nikku Madhusudhan, secondo autore della ricerca.
Per saperne di più:
Leggi qui lo studio: “Chemistry in an evolving protoplanetary disk: effects on terrestrial planet composition”, di John Moriarty, Nikku Madhusudhan e Debra Fischer

martedì 16 ottobre 2012

Pianeta fatto di diamanti scoperto a 40 anni luce dalla Terra.



VICENZA - E’ due volte la Terra, è superveloce ed è fatto di diamanti. La rivista scientifica Astrophysical Journal Letters ha pubblicato lo studio di un gruppo di ricercatori coordinato da Nikku Madhusudhan del Centro per l’astronomia e l’astrofisica dell’Università di Yale, che ha osservato un gigantesco pianeta a 40 anni luce dal nostro sistema solare, composto in gran parte da diamanti.

«Questo è il primo assaggio di un mondo roccioso con una chimica fondamentalmente diversa da quella della Terra», ha commentato Madhusudhan. «La superficie di questo pianeta è probabilmente coperta di grafite e diamanti piuttosto che da acqua e granito». Il pianeta “55 Cancri e” ha un raggio doppio e una massa otto volte superiore rispetto alla Terra, dimensioni che lo rendono una «super-Terra». 

Si tratta di uno dei cinque pianeti in orbita intorno ad una stella simile al Sole, che si trova a 40 anni luce dalla Terra ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione del Cancro. Il pianeta orbita attorno alla sua stella ad iper-velocità e il suo anno dura, infatti, appena 18 ore, a differenza dei 365 giorni terrestri. Un pianeta per niente abitabile, spiegano i ricercatori, con una temperatura di superficie elevatissima che sfiora i 2.500 gradi. 

In base a stime precedenti, gli astronomi ritenevano che il pianeta contenesse una notevole quantità di acqua surriscaldata, “basandosi sul presupposto che la sua composizione chimica fosse simile a quella terrestre” spiega lo scienziato. Ma la nuova ricerca suggerisce che sul pianeta non c’è traccia di acqua e sembra essere composto principalmente da carbonio (come grafite e diamante), ferro, carburo di silicio e probabilmente alcuni silicati. Lo studio stima che almeno un terzo della massa del pianeta, circa tre volte la Terra, potrebbe essere composta da diamante.


http://www.ilmessaggero.it/tecnologia/scienza/pianeta_diamante_scoperto_cancri/notizie/225086.shtml