Un diamante blu (fonte: pixabay)RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa
Ulteriore prova del riciclo della crosta terrestre.
I diamanti blu, come il famoso Hope appartenuto alla regina Maria Antonietta, sono stati colorati dagli antichi oceani e sono l'ulteriore prova dell'enorme meccanismo di riciclo della crosta terrestre. Queste gemme sono infatti tinte da un elemento presente nell'acqua degli oceani, il boro, che scivola alla profondità nella quale sono prodotti questi diamanti, compresa fra 410 e oltre i 660 chilometri grazie al movimento delle placche terrestri.
La dimostrazione, alla quale la rivista Nature dedica la copertina, si deve al gruppo coordinato da Evan Smith, dell'americano Gemological Institute of America, e parla anche italiano con Fabrizio Nestola, dell'università di Padova. "Questi diamanti sono estremamente preziosi ed è difficile ottenerli a scopi di ricerca", ha osservato Smith. Inoltre, ha aggiunto "è molto raro trovarne uno che contenga inclusioni di minerali". Questi minerali sono i resti della roccia in cui il diamante si è formato e contengono informazioni cruciali su come le gemme sono nate. E' stato proprio l'italiano Nestola a identificare molte delle inclusioni presenti nei 46 diamanti analizzati e a calcolare la profondità a cui si sono formate, grazie a una strumentazione per analizzare i materiali con i raggi X, acquistata con i fondi di un progetto del Consiglio europeo della ricerca (Erc) vinto nel 2013.
L'analisi dei minerali intrappolati nei diamanti blu, provenienti da Africa, India, Sud America e Borneo, è durata due anni e indica che le pietre si sono formate nelle rocce esposte a condizioni estreme di pressione e temperatura, come quelle che si trovano alla profondità compresa tra 410 e oltre 660 chilometri, ossia al confine tra mantello superiore e inferiore, che sono gli strati compresi tra la crosta e il nucleo terrestre. La maggior parte degli altri diamanti si forma, invece, a profondità di circa 150-200 chilometri.
Secondo l'ipotesi dei ricercatori, il boro degli antichi oceani "è stato incorporato nelle rocce chiamate serpentiniti", ha detto Nestola. Le rocce sarebbero successivamente state portate in profondità dai movimenti delle placche terrestri e lì avrebbero rilasciato tutta l'acqua incorporata. "La maggior parte di quest'acqua - ha proseguito l'esperto - risale verso la superficie terrestre, ma una piccola frazione viene intrappolata in altri minerali che a loro volta vengono trasportati a profondità ancora più elevate, dove ad un certo punto rilasciano un fluido contenente il boro degli oceani antichi e altri elementi". Se tra tali elementi vi è sufficiente carbonio, l'elemento di cui sono fatti i diamanti, si generano pietre blu, perché in esse il boro sostituisce alcuni atomi di carbonio.
Le gemme giocano quindi un ruolo cruciale nel comprendere come la Terra si sia trasformata nel tempo e sono un ulteriore prova del riciclo della crosta nel mantello. Mostrano inoltre che i minerali ricchi di acqua viaggiano molto più in profondità nel mantello rispetto a quanto si credesse e ciò indica che esiste riciclo dell'acqua anche nelle profondità della Terra.
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