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venerdì 9 giugno 2023

Quando la notizia c'è…ma non si trova… - Massimo Erbetti

 

Ieri 8 giugno 2023 e precisamente alle 13:36 esce un'ANSA:
*Truffa da oltre un milione sui fondi del Pnrr, 4 arresti Inchiesta Gdf, 'contatti con 'ndrangheta e sequestro maxi villa'*
(ci ho anche fatto un post).

E siccome sono molto, ma molto curioso, ho cercato di approfondire…di cercare più notizie in merito…e anche di vedere se ci fossero altri giornali che ne parlassero…

Allora…cercando su internet però ho avuto un'amara sorpresa…la notizia non c'è…o quasi…ne parla solo "Il Giorno" "Strettoweb" il "Corriere di Calabria" è "La Sicilia"...insomma tranne l'ANSA sembra che un milione di euro e infiltrazioni della ndrangheta sia cosa di poco conto…notizie che non destano interesse…

Devo fare una precisazione…circa 9 ore fa (dal momento in cui sto scrivendo) ANSA esce con una precisazione:
"Sono fondi pubblici e non del Piano nazionale di ripresa e resilienza quelli al centro della presunta truffa oltre un milione di euro, di cui circa 500mila euro incassati, ai danni di Simest, società del gruppo Cassa depositi e prestiti"

Il che non è che migliori la situazione, o che renda la cosa meno grave…sempre di truffa e sempre di infiltrazioni mafioso camorristiche parliamo.

E la considerazione che avevo fatto al momento dell'uscita della prima ANSA non cambia di molto, allora avevo detto: "e adesso che facciamo? Aboliamo il PNRR?"

Al massimo posso modificarlo in:
e adesso che facciamo? Aboliamo i Fondi pubblici?"

Quello che però mi colpisce più di ogni altra cosa è che nessuno ne parli…dove sta la notizia? Quando c'erano gli "scandali" dei furbetti del reddito di cittadinanza avevamo titoli a nove colonne in prima pagina, intere trasmissioni televisive di ogni genere a parlarne per giorni e giorni anche per poche migliaia di euro…
e ora invece il silenzio? Perché? Come mai?

Ma niente niente, truffe e infiltrazioni mafiose non fanno notizia perché ormai "cosa normale"?
Ma non è che niente niente, c'è qualcosa che non funziona in questo paese?
Ma non è che niente niente, un poveraccio che ruba un tozzo di pane fa indignare…e la criminalità organizzata e i potenti fanno invidia?
(…rifletteteci…riflettiamoci…) 

https://www.facebook.com/photo?fbid=10223651795948585&set=a.2888902147289




Ci sono le truffe consentite, quelle loro, e quelle condannabili, quelle degli indigenti. In altri termini, chi è già ricco può rubare liberamente poichè la sua situazione patrimoniale non cambia, chi è povero non può farlo perchè non ha azzeccagarbugli da assoldare per farsi assolvere o per corrompere gli inquirenti...

cetta

domenica 7 giugno 2020

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano. - Gianni Barbacetto

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano

Gianluigi Torzi - Il molisano di Londra.
Nella storia italiana, il finanziere d’avventura è una figura ricorrente, che attraversa tutte le grandi vicende economico-finanziarie degli ultimi decenni. Chissà se Gianluigi Torzi ambisce a far parte di questa storia a suo modo grandiosa. Per ora, ha avuto il raro privilegio di essere arrestato dalle autorità vaticane, con le accuse di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio: per aver fatto svanire almeno 15 milioni di euro in una complessa operazione iniziata nel 2014 che ruota attorno alla compravendita di un immobile di pregio in Sloane Avenue a Londra. Sarebbero però oltre 400 i milioni dell’Obolo di San Pietro finiti nei magheggi di Torzi e dei suoi compagni d’avventura, il finanziere Raffaele Mincione e due responsabili dell’amministrazione vaticana, monsignor Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi. “Un malinteso”, secondo gli avvocati di Torzi, Ambra Giovene e Marco Franco.
Intanto Torzi esce dalle pagine finanziarie per entrare in quelle della cronaca. Chi è Torzi? Broker, molisano, basato a Londra. La sua immagine su Twitter è un mojito o comunque un cocktail variopinto. È nato a Guardialfiera, in provincia di Campobasso, dove mantiene le cariche nelle società di famiglia, tra cui la Microspore di Larino, che produce fertilizzanti. Le cronache locali si occuparono di lui per un’inchiesta giudiziaria (poi finita con un’archiviazione) sull’acquisto di una villa sul mare, a Termoli, per l’ex presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura (Pd). Poi la sua base è diventata Londra, il suo indirizzo il 33 di Bruton Place, a Mayfair, a due passi da Hyde Park, dove risultano basate molte delle sue società. Comincia come broker, poi passa all’investment banking e alla finanza corporate. Il Fatto quotidiano s’imbatte in lui nel luglio 2019, quando racconta alcune operazioni tentate (invano) dal consigliere delegato della Popolare di Bari, Vincenzo De Bustis, per “rafforzare” la banca. Emissione di un titolo per far entrare 30 milioni di euro. E sottoscrizione di quote di un fondo lussemburghese, Naxos, per far uscire 51 milioni di euro. Il titolo per 30 milioni doveva essere sottoscritto da una società maltese, la Muse Ventures Ltd, controllata da Torzi, nata nell’ottobre 2017 e con un capitale di soli 1.200 euro. L’operazione non si chiude, perché l’istituto di credito coinvolto nell’emissione dei titoli, Bnp Paribas, rileva problemi di trasparenza e di gestione dei rischi finanziari. Anche dentro la Popolare di Bari si nota “la sproporzione tra i mezzi propri del sottoscrittore” (la Muse) “e l’importo della sottoscrizione dei titoli”. Il meccanismo s’inceppa: Muse non sgancia un euro, in compenso Naxos fa causa alla Popolare di Bari per 51 milioni. Si muove il Servizio antiriciclaggio interno alla banca: rileva che “l’anagrafica e l’identificazione della società in discorso”, cioè la maltese Muse di Torzi, “risultano incomplete, essendo carenti le informazioni relative al titolare effettivo e al codice fiscale”. Dopo qualche approfondimento, emerge anche che l’amministratore di Muse, Gianluigi Torzi, insieme al padre Enrico, è nelle liste nere: presente “nelle liste mondiali di bad press (WorldCheck) per diverse indagini a suo carico avviate dalle Procure di Roma e Larino per reati di falsa fatturazione e truffa”. Risulta che anche la Procura di Milano abbia chiesto informazioni e documentazione su di lui. Risultato: l’operazione con questo personaggio è classificata “ad alto rischio” e con “evidenza antiriciclaggio negativa”. Altra storia che lo vede protagonista è quella che ha a che fare con la compagnia assicurativa romana Net Insurance. Sotto osservazione, un ammanco di titoli di Stato scoperto dal nuovo amministratore delegato di Net Insurance, Andrea Battista, relativo all’emissione di obbligazioni realizzata dalla gestione precedente e curata da Torzi.
Il nome del finanziere molisano era spuntato anche a proposito di 14 milioni incamerati nel 2018 da due sue società londinesi (Sunset Enterprice e Odikon Service) come mega-commissione per la cartolarizzazione del credito di 80 milioni vantato dal Fatebenefratelli di Roma nei confronti della Regione Lazio. Ora l’arresto in Vaticano. Se le accuse saranno confermate, Torzi rischia di entrare davvero nella galleria dei personaggi della storia della finanza all’italiana.

mercoledì 3 luglio 2019

Assicurazioni, la maxi truffa delle polizze false: oscurati 222 siti web



Gli utenti, convinti di sottoscrivere assicurazioni vantaggiose per le proprie auto, le proprie case o le proprie barche, si sono in realtà ritrovati senza alcuna copertura assicurativa. 
È quanto capitava a centinaia di persone finite nella trappola digitale di oltre 200 siti truffa, finiti nel mirino del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza che sta eseguendo, in queste ore, provvedimenti di perquisizione locale, informatica e conseguente sequestro nei confronti di persone fisiche responsabili di truffe online, con le quali sono stati raggirati centinaia di cittadini ai quali sono state vendute delle false polizze assicurative.
L’indagine, diretta dal Procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco e coordinata dal Procuratore Aggiunto, Eugenio Fusco e dal sostituto procuratore Christian Barilli, ha consentito di individuare e di oscurare complessivamente 222 siti che proponevano assicurazioni online, contravvenendo alle prescrizioni imposte dal Codice delle assicurazioni private.
Il modus operandi, comune a gran parte dei portali individuati ed utilizzato per trarre in inganno gli utenti che si imbattevano nei siti Internet, prevedeva l’utilizzo indebito dei loghi delle più note compagnie di assicurazione operanti in Italia e l'indicazione di un numero Rui (Registro Unico degli Intermediari assicurativi) contraffatto, funzionale al raggiro.
L'attività investigativa, realizzata con la collaborazione attiva dell'Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), oltre all'oscuramento dei portali web, ha permesso di identificare 74 persone fisiche e di eseguire perquisizioni nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili del reato di esercizio abusivo dell'attività di intermediazione assicurativa e truffa aggravata.

Frode fiscale e migranti, blitz della Finanza con 4 arresti: due a Monreale.

Frode fiscale e migranti, blitz della Finanza con 4 arresti: due a Monreale

Scoperto dalle Fiamme Gialle un complesso sistema di truffa allo Stato.

La Guardia di Finanza in seguito ad un controllo di routine su una piccola impresa edile ha scoperto un groviglio di interessi illeciti. E così l’inchiesta della Procura della Repubblica, partita da Palermo, si è spostata fino a Bologna nella sede di una grande Coop “rossa”. L’inchiesta è sfociata stamattina in 4 arresti, due persone sono di Monreale. 

Il giudice per le indagini preliminari su richiesta dei magistrati che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione ha disposto l’arresto di quattro persone, poste ai domiciliari. Si tratta di un ragioniere, i titolari di due imprese e un faccendiere che faceva da tramite con gli immigrati.

Qui viene fuori un altro capitolo dell’indagine. I fermi di questa mattina sono stati preceduti nei giorni scorsi dal fermo di tre ghanesi e bengalesi. Ai reati di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, riciclaggio, falso e truffa ai danni dell’Inps si è aggiunto quello del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I migranti giunti a Palermo venivano assunti fittiziamente e ottenevano così i documenti per restare nel territorio italiano. I falsi contratti sarebbero oltre 150. 

La cooperativa bolognese L’Operosa si è aggiudicata tramite Consip un grosso appalto in Sicilia nel progetto “scuole belle” finanziato dal Ministero dell’Istruzione per dare decoro egli edifici. La coop avrebbe sfruttato tra il 2017 e il 2018 un giro di false fatture per due milioni di euro emesse dalle imprese “cartiere palermitane”. Indagando scuole i finanzieri avrebbero scoperto che al lavoro c’erano anche degli extracomunitari e non solo gli ex Lsu come previsto dagli accordi con il governo nazionale.

Si è aperto il nuovo filone investigativo che ha fatto emergere il rapporto del ragioniere, già indagato e radiato dall’ordine, e la seconda associazione a delinquere composta dai tre fermati che negli ultimi anni avrebbero fatto ottenere il permesso di soggiorno a 150 clandestini. Come? Fingendo che lavorassero con regolari contratti. Nel corso di conversazione telefonica intercettata, uno straniero, dopo avere pagato e ottenuto il fittizio contratto di lavoro, chiedeva al ragioniere: “… vedi se ci sono lavori capito. Anche poco soldi non c’è problema”.

Alcuni dei 150 extracomunitari hanno pure tentato di truffare l’Inps (che ha rigettato le domande) chiedendo di potere accedere ai benefici dell’indennità di disoccupazione. 

I sostituti procuratori, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, hanno dispoto un sequestro preventivo emesso d’urgenza per circa un milione di euro. A tanto ammonta infatti la presunta frode fiscale. La false fatturazioni avrebbero consentito alla Coop bolognese e alle due imprese locali di pagare meno tasse.

“L’odierna operazione eseguita sotto la direzione della Procura di Palermo – Dipartimento Reati contro la pubblica amministrazione – spiega il colonnello del Nucleo di polizia economico-finanziaria Cosmo Virgilio – da un lato conferma il peculiare approccio operativo della Guardia di Finanza, che punta a colpire nella loro globalità tutti i fenomeni che si connotano per la capacità di mettere a rischio contemporaneamente più interessi economici e finanziari e, dall’altro, testimonia la costante e capillare azione di contrasto ai contesti di illegalità connotati da maggiore gravità, anche grazie all’integrazione delle funzioni di polizia economico-finanziaria con lo sviluppo di indagini di polizia giudiziaria, con l’obiettivo di aggredire non solo i soggetti responsabili di gravi condotte criminali, ma anche i loro patrimoni al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte illecite”.

https://www.filodirettomonreale.it/2019/07/03/frode-fiscale-e-migranti-blitz-della-finanza-con-4-arresti-due-a-monreale/#WjpriY5QcmvJipF2.99

martedì 4 ottobre 2016

Mail, video, messaggi su Facebook Boom di denunce per truffe online. - Monica Panzica

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Occhio ai virus su Internet. La polizia postale avverte sui rischi "a portata di clic".

PALERMO - Per finire in trappola bastano pochi clic. Una e-mail, un video, un messaggio ricevuto tramite Facebook possono nascondere insidie in grado di manomettere computer e dispositivi mobili. E' la strategia adottata dai truffatori virtuali, il quale meccanismo si ripercuote però, notevolmente, nella vita reale: c'è il rischio, infatti, che qualcuno al di là dello schermo entri in possesso di dati sensibili, compresi quelli bancari.

Il "phishing" è al una delle frodi informatiche più diffuse su Internet. Si tratta di un vero e proprio raggiro che si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli solo apparentemente proveniente da istituti finanziari (banche o società emittenti di carte di credito) o da siti web che richiedono l'accesso previa registrazione (web-mail, e-commerce). Il messaggio invita, riferendo problemi di registrazione o di altra natura, a fornire i propri dati di accesso al servizio. Solitamente nel messaggio, per "rassicurare" l'utente, è indicato un link che rimanda al sito web dell'istituto di credito o del servizio a cui si è registrati. In realtà il sito a cui ci si collega è soltanto simile a quello originale, realizzato ad hoc dai truffatori on line. Nel momento in cui l'utente inserisce i propri dati riservati, questi diventeranno disponibili. 

Il compartimento della polizia postale di Palermo, nell'ultimo anno ha ricevuto quasi quattromila denunce. In molti casi si tratta di utenti che sono stati raggirati su internet o sono caduti nella trappola non appena un virus ha "infettato" il proprio computer. I virus informatici, infatti, rappresentano una minaccia subdola almeno quanto il "phishing". La finalità, anche in questo caso, è quella di ottenere dati di accesso a servizi finanziari on-line. La più diffusa è sempre il classico allegato al messaggio di posta elettronica: i virus si diffondono celati da false fatture, contravvenzioni, avvisi di consegna pacchi. Nel caso si tratti di un “financial malware” o di un “trojan banking”, il virus si attiverà per estrapolare dati finanziari.

In questo contesto rientrano gli allarmi lanciati dalla polizia postale nelle ultime settimane. Un virus, infatti, si diffonde attualmente tramite Facebook, il social network più utilizzato al mondo e, inevitabilmente, quello in cui il più grande numero di utenti è a rischio. "Si viene taggati da un proprio contatto in un video - spiegano dalla polizia postale - in una delle versioni il video in argomento riporta come prima immagine la foto reale del profilo del contatto che ci ha taggati. Una volta cliccato sul video, che potrebbe anche essere di natura pornografica, il virus si installa e viene replicato a tutti i nostri contatti. Il consiglio è di non cliccare sul video, ma di rimuoverlo immediatamente. Poi è bene avvisare il contatto che ci ha taggati della trasmissione del virus e modificare le password di accesso al social network. A quel punto bisogna effettuare una scansione del pc con un antivirus aggiornato".

Gli esperti hanno accertato che ultimamente il pericolo si nasconde anche dietro ad e-mail "che hanno come falso mittente la Procura della Repubblica presso Tribunale. Viene notificato l’avviso di un procedimento penale a carico del destinatario per una serie di illeciti commessi, ma nel messaggio in questione viene invitato il destinatario a seguire un link per scaricare un documento informativo. Se si clicca sul link il pc viene infettato". Insomma, le truffe fioccano e se si considerano quelle messe a segno sui siti di e-commerce, il numero delle denunce, a livello nazionale, sale ad almeno 80 mila. 

Basti pensare a coloro che, credendo di fare un ottimo fare, si ritrovano con un pugno di mosche in mano dopo aver sborsato dei soldi: dalle case vacanze in affitto a prezzi stracciati alle auto "usato garantito", che celano truffe da centinaia di euro. Proprio come è successo ad un gruppo di giovani palermitani la scorsa estate. Su un noto sito di annunci avevano contattato il proprietario di un appartamento a Favignana, ma al loro arrivo sull'isola, dopo aver già versato una caparra di trecento euro, sia della casa che dell'uomo non c'era alcuna traccia.


http://livesicilia.it/2016/10/04/mail-video-messaggi-su-facebook-migliaia-di-denunce-per-truffe-on-line_787498/

giovedì 10 marzo 2016

Spesa pubblica: Gdf; truffe e sprechi, danni per 4 miliardi.

null © Ansa


Appalti irregolari per un miliardo. Aumentano gli evasori totali, quasi 8.500 nel 2015.


Tra sprechi nella Pubblica Amministrazione e truffe ai finanziamenti pubblici, lo Stato italiano ha subito nel 2015 un danno patrimoniale superiore ai 4 miliardi. Il dato è contenuto nel Rapporto annuale della Guardia di Finanza pubblicato oggi e disponibile on line sul sito internet e sul profilo Twitter ufficiale del Corpo. (LEGGI IL RAPPORTO

In particolare, gli uomini della Guardia di Finanza hanno scoperto che sono stati chiesti o percepiti in maniera illecita finanziamenti pubblici, comunitari e nazionali, per oltre un miliardo.
Complessivamente sono stati denunciati 4.084 soggetti, 38 dei quali arrestati. Le truffe al settore previdenziale e al sistema sanitario nazionale ammontano invece a oltre 300 milioni e hanno portato alla denuncia di 6.779 soggetti, 27 dei quali sono stati arrestati. Gli accertamenti svolti su delega della Corte dei Conti sono stati 2.644, che hanno portato alla segnalazione alla magistratura contabile di 8.021 soggetti.
Per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione, la Guardia di Finanza ha svolto 3.870 indagini e ha denunciato 3.179 persone - oltre la metà per abuso d'ufficio (56%), il 21% per peculato e il 23% per corruzione e concussione, 177 delle quali arrestate.
Appalti pubblici per oltre un miliardo, quasi un terzo del totale, sono stati assegnati in maniera illegale nel 2015. Dal rapporto annuale della Guardia di Finanza, infatti, emerge che sono stati controllati e monitorati appalti pubblici nel corso dell'anno per un valore complessivo di 3,5 miliardi e sono state riscontrate irregolarità per un miliardo. I finanzieri hanno inoltre denunciato 1.474 persone, 73 delle quali sono state arrestate.
E ancora, dai dati resi disponibiuli dalla Gdf emerge che aumentano gli evasori fiscali totali, vale a dire soggetti che pur avendo prodotto reddito risultano completamente sconosciuti al fisco: rispetto ai quasi 8mila individuati nel 2014, la Guardia di Finanza ne ha scoperti 8.485 nel 2015. Dal Rapporto annuale delle Fiamme Gialle, inoltre, emerge che sono stati denunciati per reati fiscali 13.665 soggetti, 104 dei quali arrestati. Ai responsabili di frodi fiscali sono infine state sequestrate disponibilità patrimoniali e finanziare per il recupero delle imposte evase per 1,1 miliardi ed avanzate proposte di sequestro per altri 4,4 miliardi. contro l'evasione e le frodi fiscali la Guardia di Finanza ha condotto nel 2015 quasi 20mila indagini di polizia giudiziaria e oltre 85mila tra verifiche, controlli e altre tipologie d'intervento. Servizi realizzati dopo una "attenta selezione preventiva e mirata degli obiettivi", sottolinea la Gdf, supportata anche dall'utilizzo di oltre 40 banche dati, dall'azione d'intelligence e di controllo del territorio. I finanzieri hanno inoltre individuato 2.466 casi di 'frodi carosello', attraverso la creazione di società fantasma e la costituzione di crediti Iva fittizi, e 444 casi di evasione internazionale, quasi tutti riconducibili ad una falso trasferimento della residenza all'estero. Individuati anche 5.184 datori di lavoro che hanno impiegato 11.290 lavoratori in nero e 12.428 lavoratori irregolari.
Quasi tre miliardi di sequestri per mafia. Beni mobili e immobili, 316 aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 2,9 miliardi sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nel 2015. Il dato è contenuto nel Rapporto Annuale dal quale emerge che sono stati eseguiti accertamenti patrimoniali a carico di 9.180 soggetti condannati o indiziati di appartenere ad associazioni mafiose e prestanome, e 2.182 società. Le confische hanno invece riguardato 1.819 beni mobili e immobili, 93 aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie per 747 milioni.
 Irregolarità nel 30% delle sale scommesse - Su 5.765 controlli effettuati dalla Guardia di Finanza in sale giochi e centri scommesse, sono state riscontrate irregolarità nel 30% dei casi. Dal Rapporto annuale emerge inoltre che sono stati sequestrati 576 apparecchi automatici da gioco e 1.224 postazioni di raccolta di scommesse clandestine. I finanzieri, inoltre, hanno scoperto oltre 36 milioni di giocate nascoste al fisco
Il giro della contraffazione - Nel 2015 la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 390 milioni di prodotti contraffatti e pericolosi, per un valore stimato di circa 3 miliardi. Complessivamente, dice inoltre il Rapporto annuale, sono state tolte dal mercato 8.800 tonnellate e 31 milioni di litri di generi agroalimentari contraffatti o prodotti in violazione della normativa sul made in Italy e sequestrati 603 siti internet utilizzati per lo smercio di articoli contraffatti.

martedì 2 febbraio 2016

Truffe degli statali tra sanità e appalti In 10 mesi un buco da 4 miliardi. - Fiorenza Sarzanini



Appalti truccati, assenteismo e consulenze inutili: i dipendenti pubblici infedeli finiscono nel dossier della Guardia di Finanza per il 2015.

Ormai si sfiorano i quattro miliardi di euro, cifra record di «buco» nei conti dello Stato. È la voragine creata dall’attività illecita di circa 7.000 dipendenti pubblici infedeli. Funzionari corrotti oppure impiegati che non hanno rispettato la legge nello svolgimento delle proprie mansioni e dunque hanno compiuto illeciti che vanno dalle omissioni agli abusi. Ci sono le truffe nel settore sanitario, i mancati controlli nell’erogazione di pensioni, indennità ed esenzioni, le procedure truccate per la concessione degli appalti. Ci sono gli appalti gonfiati e i medici assenteisti, le consulenze inutili e i doppi incarichi tra i casi più eclatanti scoperti dagli investigatori della Guardia di finanza. Sono gli ultimi dati relativi alle verifiche compiute nel 2015 a raccontare l’Italia dell’illegalità e degli sprechi che provoca danni alla collettività. Mostrando un andamento che inquieta: in soli quattro mesi, da giugno a ottobre dello scorso anno, la cifra contestata è salita di oltre 500 milioni di euro. Vuol dire oltre 100 milioni ogni trenta giorni a dimostrazione che molto ancora c’è da fare — soprattutto negli uffici pubblici più periferici — per stroncare il malaffare. Basti pensare che sono ben 3.590 le persone denunciate per aver compiuto reati nel settore delle gare pubbliche.
La sanità «assente»
A Modena è stato denunciato un medico che — pur risultando in servizio — rimaneva in ospedale appena un paio d’ore. Da almeno cinque anni «la regolare presenza veniva garantita solo una volta a settimana» e per cercare di giustificarsi «ha portato i tabulati del marcatempo di un’altra struttura ospedaliera dove svolgeva attività libero professionale intramoenia». Gli sono già stati sequestrati 40 mila euro, ma i controlli sono tuttora in corso. A Imperia i dottori del dipartimento di Medicina legale «certificavano la morte delle persone pur non avendo effettuato alcuna analisi perché erano altrove». Sono decine i documenti falsi trovati nel corso delle perquisizioni.
I farmaci inutili.
La truffa scoperta a Milano nel giugno scorso era ben più articolata e ha provocato un danno immenso. In una struttura sanitaria convenzionata con il servizio nazionale «sono stati eseguiti oltre 4.000 interventi chirurgici in violazione delle norme di accreditamento relative alla presenza minima di operatori e anestetisti, nonché di impiego di medici specializzandi». L’azienda ha comunque «autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso della prestazione sanitaria offerta, ottenendo indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro». A Brindisi si è scoperto che la prescrizione di 15.541 farmaci per l’ipertensione era stata compiuta in maniera illecita. Sono 482 i medici denunciati per un danno alla Asl pari a 194 milioni di euro.
Falsi moduli per l’Inps
Quello dei benefit percepiti grazie a certificazioni false è ormai un vero e proprio affare che coinvolge migliaia di persone in grado di contare sui dipendenti pubblici amici o parenti. A Potenza si è scoperto che molti anziani prendevano l’assegno sociale previsto per i residenti, pur avendo deciso di trasferirsi all’estero, grazie agli impiegati che avevano contraffatto i documenti. Soldi rubati: 259 milioni di euro. Addirittura 500 milioni di euro sono stati sottratti alle casse dell’Inps a Viterbo dove venivano «modificati i moduli per il riscatto della laurea o la ricongiunzione di periodi contributivi per ottenere indebitamente un notevole “sconto” sull’effettiva somma da versare all’Istituto previdenziale, per il riconoscimento di ulteriori periodi contributivi utili ai fini pensionistici».

I doppi guadagni.
A Potenza un dipendente del Comune svolgeva attività privata negli orari in cui avrebbe dovuto essere in servizio. Faceva il geometra. Compensi rubati: 70 mila euro. A Milano un dirigente della Regione truccava gli appalti e in cambio riceveva favori personali. L’ultimo, la ristrutturazione da favola del suo appartamento. Valore accertato: 150 mila euro.


martedì 12 novembre 2013

"I soldi per appalti e servizi nei conti privati", arrestati dipendenti regionali e imprenditori.

I mandati di pagamento per le aziende venivano preparati e successivamente i dipendenti regionali cambiavano l'Iban dei destinatari, inserendo quello personale.

PALERMO. Ruota attorno al funzionario regionale Emanuele Currao la maxi truffa alla Regione siciliana messa a segno da una vera e propria organizzazione, fatta di dirigenti dell'ente e imprenditori, costata alle casse pubbliche oltre 700mila euro.
Quindici le persone arrestate dai carabinieri che hanno condotto l'inchiesta coordinata dall'aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Alessandro Picchi; 13 dipendenti regionali e due imprenditori.
I meccanismi del raggiro, scoperto a seguito della denuncia sporta dall'ex dirigente della Formazione Ludovico Albert e dal dirigente regionale Marcello Maisano, erano diversi. In alcuni casi grazie alla totale assenza di controlli, a Currao e ai suoi complici sarebbe bastato sostituire gli Iban dei legittimi beneficiari di pagamenti dovuti dalla Regione con quelli dello stesso Currao o di altri imprenditori. In questo modo fondi pubblici dovuti a soggetti che avevano fornito materiali o prestazioni all'ente andavano ai componenti dell'organizzazione.
Fondamentale il ruolo di una ex dirigente, Concetta Cimino, ora in pensione: avrebbe fornito password e credenziali di accessi ai sistemi informatici della Regione.
Tra i beneficiari dei fondi pubblici anche un imprenditore, Mario Avara, che aveva costruito una casa a Currao a Sciacca. In altri casi, come quello del pagamento di un viaggio fatto in America Latina da alcuni funzionari nell'ambito del progetto Pacef Urbal III per la valorizzazione della donna nel Sudamerica, il piano sarebbe stato un altro. Il viaggio sarebbe stato pagato due volte all'agenzia che l'aveva organizzato. La prima attraverso un accredito lecito, l'altra, attraverso un decreto ingiuntivo richiesto dallo stesso Currao e il cui importo - 42mila euro - sarebbe stato girato sul conto corrente del dirigente.
Clamoroso anche il caso della distrazione di 200mila euro di cui era creditrice la Regione Veneto accreditati da Currao a una società appaltatrice dell'assessorato alla Formazione, la A.M.Ufficio srl, grazie all'alterazione dell'Iban.
Dalle indagini sono emersi anche una truffa nell'attribuzione degli straordinari e appalti per forniture di servizi irregolarmente aggiudicati a parenti di un cassiere e di un consegnatario regionali.
I tredici dipendenti dell'assessorato alla Formazione e alla pubblica istruzione finiti ai domiciliari e i due imprenditori in carcere sono accusati a vario titolo di peculato, truffa aggravata nei confronti dello Stato, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica. Un assessorato, quello della Formazione, dove sono stati scoperti nuovi illeciti. Come l'utilizzo dei soldi dello straordinario per organizzare viaggi; o ancora lavoro straordinario mai fatto ma pagato. «L'attenzione dell'arma dei carabinieri è massima non solo per i reati legati alla criminalità organizzata - dice il colonnello Pierangelo Iannotti, comandante provinciale dei carabinieri - ma anche per i reati contro la pubblica amministrazione, che comportano un depauperamento delle casse pubbliche». 


I nomi di regionali e imprenditori arrestati.

CURRAO Emanuele, nato a Palermo il 10.05.1967, funzionario direttivo dell’amministrazione regionale, associato in carcere;
AVARA Mario, nato a Palermo il 23.03.1964, imprenditore, associato in carcere;
CIMINO Concetta (*), nata a Caltanissetta il 25.10.1946, dirigente dell’amministrazione regionale in pensione;
INZERILLO Marco, nato a Lucca Sicula (AG) il 13.06.1964, funzionario direttivo regionale;
CURATOLO Gualtiero, nato a Palermo l’.8.02.1966, cassiere regionale;
RIZZO Maria Concetta, nata a Palermo il 7.12.1963, istruttore direttivo regionale;
CAVALIERI Maria Antonella, nata a Palermo l’8.5.1961, istruttore direttivo regionale;
BARTOLOTTA Federico, nato a Palermo il 4.2.1953, istruttore direttivo regionale;
DI PIETRA Vito, nato a Palermo l’11.4.1970, collaboratore regionale;
BONFARDECI Giuseppina, nata a Palermo l’8.09.1962,gione Sicilia,  istruttore direttivo regionale;
SPALLINO Giampiero, nato a Palermo l’ 11.5.1970, collaboratore amministrativo regionale;
ZANNELLI Carmelo, nato a Palermo il 29.4.1967, collaboratore amministrativo regionale;
DUCATO Michele, nato a Palermo l’8.02.1959, funzionario direttivo regionale;
GAZZELLI Marcella, nata a Palermo il 18.11.1965, collaboratore amministrativo regionale;
FILINGERI Amedeo Antonio, nato a Borgetto (PA) il 13.09.1962, imprenditore.


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