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mercoledì 18 novembre 2020

Financial Times: ecco come si combatte il complottismo che dilaga sul web. - Gillian Tett

 

Il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie pericolose circolanti nel paese. Una ricerca spiega come possono agire i giganti di internet per fermarne la diffusione.

Nel 2016, durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, sui siti web di destra si è diffusa in modo virare una teoria del complotto nota come #Pizzagate. La sua tesi era che l’allora candidata democratica, Hillary Clinton, fosse coinvolta in un giro di pedofilia gestito da una pizzeria di Washington. All’apparenza sembrava una teoria ridicola, finché qualcuno non è entrato nel locale armato di un fucile d’assalto e ha cominciato a sparare.

Per fortuna nessuno si fece male in quell’occasione, ma l’episodio ha sollevato due interrogativi che rimangono attuali anche a quattro anni di distanza dai fatti, in un contesto di grande polarizzazione della politica statunitense. Perché il complottismo si diffonde così facilmente? Ed esiste un modo efficace per contrastarlo?

Le grandi aziende tecnologiche americane conducono da tempo studi molto approfonditi sul tema, di solito incrociando grandi flussi di dati e commissionando valutazioni psicologiche. L’anno scorso, invece, un team di ricercatori della controllata di Google Jigsaw ha provato a sviluppare un nuovo modello d’analisi unendosi agli etnografi della società di consulenza ReD. La loro idea era di condurre una ricerca qualitativa e mirata sugli atteggiamenti di 42 teorici del complotto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sostenitori di idee con vari gradi di pericolosità: dall’apparentemente innocuo terrapiattismo fino a teorie molto più pericolose come quella del genocidio bianco e quelle più recenti sulle pandemie.

Gran parte dello studio è tuttora riservato, ma è possibile farsi un’idea dei suoi interessanti risultati leggendo la sintesi che i ricercatori di Jigsaw e ReD hanno presentato qualche tempo fa a un gruppo di ricerca chiamato Ethnographic Praxis in Contest.

La questione centrale del complottismo è in che modo inquadrare il fenomeno. Joseph Uscinski, professore di scienze politiche dell’Università di Miami, ricorda in proposito che non è chiaro se oggi le teorie del complotto siano più diffuse di quanto fossero in passato, ma che senza dubbio “esistono forme di continuità”.

La particolarità della nostra epoca sta nella rapidità di propagazione che queste teorie hanno acquisito grazie a internet, e che le porta spesso sui media mainstream e nei discorsi dei politici. Le big tech provano a contrastare questa diffusione con una strategia che i vertici di YouTube hanno chiamano “quattro R”: rimuovere contenuti pericolosamente fuorvianti; relegare i contenuti complottisti agli ultimi posti dei risultati di ricerca; rilanciare i contenuti più affidabili sul tema; ricompensare le realtà che lottano contro la diffusione del complottismo (come per esempio l’interessante sito metabunk.org, creato dal divulgatore scientifico Mick West).

La strategia delle “quattro R” si fonda sulla separazione tra le teorie del complotto pericolose da quelle più innocue. Ma la ricerca di Jigsaw e ReD mostra che questo principio potrebbe non essere il più efficace.

Analizzando i comportamenti dei complottisti, infatti, il team di etnografi si è reso conto che quello che conta di più per loro non tanto è la pericolosità o meno delle teorie, quanto il grado di adesione che suscitano nelle persone. Insomma, “è più importante distinguere tra diverse tipologie di complottisti piuttosto che tra diverse tipologie di teorie del complotto”.

Il fatto è che una mente profondamente intrisa di complottismo ha la stessa probabilità di credere a teorie innocue o pericolose. Inoltre, i ricercatori sottolineano che non esiste “un complottismo innocuo di per sé” e che, all’opposto, anche nel caso delle teorie più pericolose è possibile convincere le persone ad attenuare le loro credenze in modo da renderle meno dannose.

Per questo motivo il team di ricerca propone una strategia articolata su più livelli. Chi è totalmente immerso nel complottismo non accetta controargomentazioni logiche, ma può per esempio rispondere a stimoli emotivi, quando gli vengono presentati con empatia e rispetto. I complottisti meno zelanti, invece, possono venire positivamente influenzati da interventi “a monte” come quello di portare in primo piano sui motori di ricerca i contenuti che sfatano le teorie del complotto.

I motivi che spingono qualcuno a sposare una teoria del complotto non sono solo psicologici (anche se i disturbi del sé giocano un ruolo importante), ma anche sociali. I ricercatori portano l’esempio di un’adolescente del Montana che ha abbracciato il complottismo per stare al passo con il suo gruppo di amici.

Inoltre, bisogna tenere conto di un certo numero di indici culturali, come il design dei siti web. Nel ventunesimo secolo, infatti, una persona mediamente colta e gli addetti ai lavori di internet tende a considerare più credibili le informazioni provenienti da siti esteticamente curati.

Al contrario, la ricerca di Jigsaw e ReD ha scoperto che i complottisti sono più propensi a credere ai siti dall’aspetto amatoriale, perché danno l’impressione di essere più “autentici”. Questo è un elemento che può sfuggire a uno sviluppatore di Google seduto nel suo ufficio di Mountain View, e non è il tipo di risultato che può emergere da un’analisi statistica dei flussi di dati, e tuttavia è un aspetto fondamentale del fenomeno complottista.

Occorre chiedersi se gli spunti emersi da questa ricerca siano ora utilizzabili dalle grandi aziende tecnologiche per evitare futuri #Pizzagate. Qualche piccolo successo c’è stato: lo studio riferisce per esempio di un utente di San Diego che ha abbandonato una teoria del complotto sulle scie chimiche dopo che Google ha messo in primo piano nel motore di ricerca contenuti alternativi sul tema.

Non sarà facile applicare questo metodo su larga scala e stare al passo con l’alta velocità di trasformazione delle teorie del complotto. Il #Pizzagate, per esempio, è ricomparso di recente sui social nonostante le numerose smentite, prendendo di mira il cantante Justin Bieber.

Il dato è allarmante se si considera che la ricerca del professor Uscinski ha messo in luce che il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie del complotto circolanti nel paese. Senza parlare di tutte le occasioni che offre la pandemia di Covid-19 e la conseguente ricerca di un vaccino.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/16/financial-times-ecco-come-si-combatte-il-complottismo-che-dilaga-sul-web/6004909/

giovedì 15 ottobre 2020

Giganti del web, 46 miliardi di tasse non pagate.

 

Nel 2015-2019 i giganti del web e del software (WebSoft) hanno più che raddoppiato il fatturato a un ritmo 10 volte superiore a quello delle grandi aziende manifatturiere. L'anno passato il fatturato dei primi 25 colossi ha toccato quota 1.014 miliardi in un mercato sempre più concentrato e dominato da nomi americani e cinesi: i primi tre, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft, hanno fatto circa la metà dei ricavi con Amazon che da sola ne rappresenta un quarto (249,7 miliardi). Secondo uno studio del'Area Studi di Mediobanca sono aumentati anche utili, forza lavoro e valore di Borsa. E l'emergenza sanitaria non ha frenato la loro corsa neanche quest'anno, anzi in molti casi l'ha aiutata

Circa la metà dell'utile ante imposte dei giganti del web e del software - continua la ricerca - è tassato in Paesi fiscalità agevolata, come l'Irlanda e Singapore ma pure Usa e Cina, con un conseguente risparmio fiscale di oltre 46 miliardi nel quinquennio 2015-2019. Secondo l'Area studi di Mediobanca il tax rate è pari al 16,4%, al di sotto di quello teorico al 22,2%. Da qui la spinta gli utili 25 big del comparto quasi tutti americani e cinesi, guidati da Amazon, Google e Microsoft, che hanno visto il fatturato aggregato superare nel 2019 i mille miliardi di euro e aumentare anche la forza lavoro e il loro valore di Borsa. L'emergenza sanitaria legata al Covid non ha frenato la loro corsa neanche quest'anno, anzi in molti casi l'ha aiutata.

I giganti del web e del software operano in Italia tramite controllate presenti in gran parte nelle province lombarde di Milano e Monza Brianza. L'aggregato 2019 delle filiali italiane, passate in rassegna dall'Area Studi di Mediobanca, ha un fatturato di oltre 3,3 miliardi (pari allo 0,3% del totale delle aziende web e software a livello mondiale) e occupa oltre 11mila unità (0,5% del totale) ,oltre mille in più rispetto al 2018. L'anno scorso hanno versato al fisco italiano circa 70 milioni, per un'aliquota fiscale effettiva del 32,1%. 

(foto ANSA)

https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/tlc/2020/10/14/giganti-del-web-46-miliardi-di-tasse-non-pagate_5775f4cc-0a33-44fc-8fc7-e23c3309bcee.html

giovedì 10 settembre 2020

La fogna web: non aprite quei tombini. - Antonio Padellaro

 Tombini come arieti per la spaccata, il video - Il Populista

L’altra sera nel suo tg, Enrico Mentana, dopo aver mandato il video di quel Di Folco che vomita insulti contro il povero Willy, si chiedeva come sia possibile che roba del genere continui a circolare sul web senza che nessuno intervenga. Qualche giorno prima, anche Carlo Verdone ha detto qualcosa che andava detto, a proposito dell’esasperazione del politically correct che – soprattutto nel mondo dell’arte – “è una patologia fortemente limitante della libertà d’espressione”.

Il rapporto tra le due affermazioni mi sembra chiaro. Per cui se Verdone mostra nel suo ultimo film il fondoschiena di sua figlia con gli slip, ecco i soliti critici occhiuti saltare su col ditino alzato. Una forma di censura, ci avverte, che in qualche modo può “incatenare” registi e sceneggiatori inducendoli all’autocensura (“avremo meno battute, non si potrà dire nulla, faremo meno ridere”). Mentre quell’altra feccia umana che si firma Gabriele Bianchi può tranquillamente congratularsi in Rete con gli assassini di Colleferro, tra gli applausi della fogna (“come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzé, siete degli eroi”). Una differenza di trattamento abbastanza evidente. Poiché i sacerdoti del politicamente corretto, esercitano una forma d’ipocrisia distruttiva, ricattatrice e dunque antieconomica e fuori mercato. Come del resto accade a ogni genere di spettacolo che giunga al pubblico stravolto, mutilato, castrato nella sua creatività.

Mentre i Di Folco & compari agiscono nel libero mercato globale dell’orrore, dove a prevalere è sempre la merce più infame e disgustosa. Tanto che spesso sembrano obbedire, come in certe pellicole porno, a copioni predefiniti dove l’accanimento razziale e l’oltraggio di genere (donne, gay) si accompagna al tipico insulto politico: “Buonisti di merda”. Più questi snuff movie appariranno osceni e disumani, e più clic faranno. E (non giriamoci intorno) più contatti generano mercato in Rete, e dunque più pubblicità, e dunque più quattrini (e grossi titoli-spot sui giornali).

È un particolare genere d’intrattenimento difficile da sanzionare. Uno, perché coperto quasi sempre dall’anonimato. Due, perché il sorcio che finisce in trappola provvede subito a piagnucolare sincero pentimento (o la superpanzana di qualcuno che gli ha smerdato lo smartphone a sua insaputa). Con un buon avvocato rischia al massimo una multa. Perciò (e con Mentana sfondo una porta aperta), la sola, efficace difesa contro i miasmi della cloaca web e degli odiatori di mestiere sono dei robusti tombini che non andrebbero mai sollevati. Mentre, caro Verdone, l’unico rimedio contro i bigotti della correttezza è farli incazzare ancora di più, con le tue strepitose e scorrettissime battute.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/10/la-fogna-web-non-aprite-quei-tombini/5926679/

lunedì 17 agosto 2020

Dall’inizio dell’epidemia i Nas hanno oscurano 36 siti web che vendevano farmaci vietati e pubblicizzati come curativi anti-Covid. I dati dell’attività operativa dei Carabinieri.

Carabinieri Nas

Il Nucleo Anti Sofisticazione dei Carabinieri, anche in collaborazione con Europol e Interpol, dall’inizio dell’emergenza coronavirus ha sequestrato oltre un milione di dispositivi medici e igienizzanti e oscurato 36 siti web che vendevano farmaci vietati e pubblicizzati come curativi anti-Covid. Sono alcuni dei dati resi noti dall’Arma a Ferragosto. Proseguono i controlli presso le strutture ricettive per anziani e disabili. I Nas hanno ricevuto 370 deleghe d’indagine dall’Autorità giudiziaria per verificare l’applicazione delle misure igieniche di prevenzione. Inoltre, di loro iniziativa hanno effettuato circa 500 ispezioni, segnalando alle autorità sanitarie e amministrative 118 strutture per le carenze organizzative rilevate.
Inoltre, nel quadro delle disposizioni di prevenzione sanitaria riguardanti le attività produttive, il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, in collaborazione con i Reparti dell’Organizzazione territoriale ha già ispezionato circa 2 milioni di attività commerciali e aziende, verificando il rispetto delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche in vista della piena ripresa produttiva. La fase della ripresa economica rappresenta un’occasione anche per le organizzazioni criminali che puntano al riciclaggio dei proventi illeciti, specie quelli provenienti dal narcotraffico.
Nella provincia di Milano, l’11 giugno i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 22 persone, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed estorsione, documentandone l’operatività della locale di ‘ndrangheta di Seregno (MI). Inoltre, il 6 luglio, un’ulteriore operazione ha condotto in carcere 17 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, appartenenti alla cosca “Barbaro Papalia” di Plati’ (RC), che operavano nell’hinteland milanese.
Sul fronte del contrasto al terrorismo internazionale, grazie alle informazioni provenienti anche dai 13 Teatri operativi all’estero in cui sono presenti assetti dell’Arma – dal Kosovo all’Iraq, dall’Afghanistan al Libano – 170 stranieri sono stati segnalati al Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo per l’emissione di provvedimenti di inammissibilità in area Schengen.
Un ulteriore impegno si registra sul fronte del controllo dei flussi migratori verso l’Italia. Nel 2020 sono stati oltre 1.800 i migranti rintracciati su tutto il territorio nazionale dai Reparti Carabinieri. Inoltre, l’Arma, al momento, impiega quasi 500 unita’ per la vigilanza ai Centri per immigrati. In particolare, a Lampedusa, i 23 Carabinieri in servizio – unico presidio di polizia sull’isola e posto di polizia di frontiera – sono impegnati nelle attività di rintraccio e gestione degli sbarchi, coadiuvati dalle 80 unita’ dei Battaglioni e Reggimenti Carabinieri.

sabato 27 giugno 2020

Wirecard, lo schianto tedesco con il suo gioiello tecnologico. - Uski Audino

Wirecard, lo schianto tedesco con il suo gioiello tecnologico

La società dei pagamenti che sfidava i colossi del web imbarazza la Germania, tra coperture politiche ed errori della vigilanza.
“Tutte le strade portano al successo”, era scritto fino a ieri sul sito di Wirecard, la società di servizi finanziari e pagamenti elettronici finita al centro del più grande scandalo finanziario tedesco dalla Riunificazione. Ma tanto ottimismo non gli ha portato bene. Le strade ieri hanno portato il gioiello della finanza tecnologica a presentare richiesta di insolvenza al Tribunale di Monaco e l’ex ceo dell’azienda, Markus Braun, in una cella della procura con l’accusa di falso in bilancio e manipolazione di mercato. Dalle stelle del Dax alle stalle della bancarotta. Una prima assoluta nella storia tedesca. Braun è uscito dalla custodia cautelare grazie al pagamento di una cauzione da 5 milioni di euro, ma sulla sua testa pende un’accusa molto grave: truffa. Dal bilancio della società mancano all’appello 1,9 miliardi di euro (il 255 del totale) depositati in due banche delle Filippine. Sono scritti in bilancio, ma non ci sono estratti conto che ne confermino l’esistenza. Le somme sui conti fiduciari a favore di Wirecard per un totale di 1,9 miliardi di euro molto probabilmente non esistono”, ha detto la portavoce delle autorità inquirenti.
L’ipotesi è che Braun volesse “far apparire l’azienda finanziariamente più forte e più attraente per gli investitori e i clienti”, dicono dalla Procura. La scelta della società di presentare ieri “un procedimento di insolvenza per il rischio di incapacità di pagamento e sovraindebitamento” fa mormorare. Che l’ammanco sia maggiore? Due terzi delle vendite, dicono fonti vicine ai creditori, potrebbero essere state falsificate. I 15 istituti bancari che hanno prestato a Wirecard 1,85 miliardi fanno sapere di “non aver staccato la spina”. Quanto duri, non si sa. Intanto il titolo ha perso l’80% del valore in pochi giorni. Per avere un’idea del tonfo basti pensare che all’ingresso in Borsa nel settembre 2018 l’azienda valeva 24,6 miliardi e ora ne vale circa 3, mentre le azioni vendute a 190 euro, ieri erano scambiate a 9,96. Con buona pace dei piccoli azionisti.
Tutto comincia a inizio 2019 quando l’azienda, fondata nel 1999 nella periferia di Monaco dall’allora 30enne austriaco Braun, subisce una perquisizione nella sede di Singapore. In quell’occasione il Financial Times scrive che i conti sul mercato asiatico potrebbero essere stati “abbelliti”. Il risultato è che le azioni sprofondano da 160 a 99 euro. Braun grida al complotto. L’autorità di vigilanza bancaria tedesca, il Bafin, per tutta risposta vieta di scommettere contro le azioni di Wirecard per due mesi e, invece di aprire le indagini, querela i giornalisti. Nell’ottobre 2019 FT torna a scrivere dell’azienda e la scena si ripete. Questa volta la stampa finanziaria tedesca si allarma, aspetta che il Bafin intervenga, ma lo dice sottovoce per non turbare la sensibilità di chi vuole continuare ad andar fiero di quel gioiello tecnologico made in Germany in competizione con i colossi del web. Per allontanare le critiche Wirecard incarica come revisori la società Kpmg. In aprile il responso: “L’azienda non ha fornito tutti i documenti richiesti” e “non è stato possibile verificare in modo sufficientemente approfondito l’esistenza dei volumi delle transazioni nel periodo dal 2016 al 2018”. In parallelo Ernst & Young, che lavorano alla certificazione del bilancio 2019, giovedì non lo certificano. Le due banche filippine dicono di non avere tra i loro clienti Wirecard e che i documenti sono stati falsificati.
Il ministro tedesco dell’Economia, Peter Altmaier, si dice scioccato: “Ci saremmo aspettati una situazione del genere ovunque, ma non in Germania”. Il danno di immagine per il Paese è serio. Più mirata è la reazione del ministro delle Finanze, Olaf Scholz, che punta il dito contro la Vigilanza: “Dobbiamo chiarire rapidamente come modificare i nostri requisiti normativi per monitorare in modo completo, tempestivo e veloce anche le reti aziendali complesse”, “revisori e autorità di vigilanza non sono stati efficaci”. Felix Hufeld, presidente del Bafin, ammette “il completo disastro”. Ci vorrà più di un mea culpa nell’audizione in commissione Finanze il primo luglio.
La stampa tedesca ora si chiede come l’illusione Wirecard sia potuta durare tanto. “Per troppo è stata vista come una piantina fragile cresciuta in casa che doveva essere protetta”, ha detto il deputato tedesco Fabio De Masi. Era il sogno che la Germania voleva sognare: guardare i giganti Usa del web “all’altezza degli occhi”.

mercoledì 3 luglio 2019

Assicurazioni, la maxi truffa delle polizze false: oscurati 222 siti web



Gli utenti, convinti di sottoscrivere assicurazioni vantaggiose per le proprie auto, le proprie case o le proprie barche, si sono in realtà ritrovati senza alcuna copertura assicurativa. 
È quanto capitava a centinaia di persone finite nella trappola digitale di oltre 200 siti truffa, finiti nel mirino del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza che sta eseguendo, in queste ore, provvedimenti di perquisizione locale, informatica e conseguente sequestro nei confronti di persone fisiche responsabili di truffe online, con le quali sono stati raggirati centinaia di cittadini ai quali sono state vendute delle false polizze assicurative.
L’indagine, diretta dal Procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco e coordinata dal Procuratore Aggiunto, Eugenio Fusco e dal sostituto procuratore Christian Barilli, ha consentito di individuare e di oscurare complessivamente 222 siti che proponevano assicurazioni online, contravvenendo alle prescrizioni imposte dal Codice delle assicurazioni private.
Il modus operandi, comune a gran parte dei portali individuati ed utilizzato per trarre in inganno gli utenti che si imbattevano nei siti Internet, prevedeva l’utilizzo indebito dei loghi delle più note compagnie di assicurazione operanti in Italia e l'indicazione di un numero Rui (Registro Unico degli Intermediari assicurativi) contraffatto, funzionale al raggiro.
L'attività investigativa, realizzata con la collaborazione attiva dell'Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), oltre all'oscuramento dei portali web, ha permesso di identificare 74 persone fisiche e di eseguire perquisizioni nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili del reato di esercizio abusivo dell'attività di intermediazione assicurativa e truffa aggravata.

venerdì 29 novembre 2013

Il Presidente Giorgio Napolitano: Troppa libertà sul Web, ADESSO BASTA. Polizia intervenga.

Napolitano
É davvero conflittuale il rapporto tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il web. Nell’Italia repubblicana esiste un reato che si chiama “Vilipendio”. L’articolo 278 del Codice penale lo riporta “Offese all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica. Chiunque offenda l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano,
prima che lei approdasse sul Web, avrebbe dovuto chiedere al suo ufficio stampa, cosa sono i Forum, blog o Social Network.
I Forum, Blog o Social Network, non sono controllati o gestiti da “editori o giornalisti leccaculo”, i quali scrivono solo quello che più le piace o conviene. I Forum, blog o Social Network, sono gestiti dal POPOLO, non ESISTE alcuna censura, silenzio o dittatura. Questi strumenti sono LIBERI.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano, credo che nel nostro Paese ci siano problemi ben più seri a cui pensare, non crede?
Anziché preoccuparsi OGGI del Web, perché in questi anni non si é mai preoccupato dei tanti corrotti, collusi e mafiosi, presenti in Parlamento?
  • Illustre Presidente, chi pagava e chi prendeva tangenti, non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato; ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
  • Illustre Presidente, i corrotti, i collusi ed i mafiosi, non andavano candidati, non andavano giustificati, non andavano elogiati: ma andava semplicemente isolati, puniti e CONDANNATI.
  • Illustre Presidente, chi usava i nostri soldi per farsi rimborsare massaggi, escort, iPhone, iPad, iPod, profumi, matrimoni, pranzi, cene, nutella e carta igienica; non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato: ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
Illustre Presidente, quando sbattete in faccia al popolo stremato e in recessione tutti i vostri privilegi e gli sprechi pubblici, quando chiedete tasse e sacrifici per finanziare le banche estere, quando spolpate fino all’osso il popolo mentre voi ve la godete tra auto blu, escort, benefits e pensioni milionarie… beh questo non è un vero e proprio insulto a tutti noi comuni cittadini?
Illustre Presidente, avrebbe dovuto tirare i pugni sulla scrivania, urlando ai suoi Parlamentari, Onorevoli e Senatori; chi DERUBA i soldi nelle casse dello Stato, non é un furbo da imitare o invidiare, ma un CRIMINALE da punire, condannare e detestare; perché deruba i soldi di tutti NOI comuni ed onesti cittadini. Cazzo!
Adesso può ordinare ai suoi “angeli custodi”, di farmi arrestare.
A cura di Andrea Mavilla
La Polizia intervenga ed arresti "loro" che hanno distrutto la florida economia del paese per incapacità a governare e corruzione dilagante. Ci hanno vessati e continuano a vessarci, ci hanno coartato privandoci di tutti i diritti, anche quello del voto, che come si è ben capito, non ha alcuna validità perchè pilotato da una legge elettorale esecrabile e riprovevole.
Ora vogliono privarci anche della libertà di parola!