I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'inchiesta sugli appalti dell'azienda sanitaria. Tra i reati contestati ai 6 imputati concussione, abuso d'ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. Per questa vicenda giudiziaria l'esponente di Forza Italia rassegnò le dimissioni da ministro del governo Letta.
Nunzia De Girolamo rischia il processo. La Procura di Benevento ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per la deputata di Forza Italia ed ex ministro del governo Letta per l’inchiesta sulle presunte irregolarità per falsi mandati di pagamento all’Asl locale. Tra i vari punti focali gli appalti per il servizio di 118. Oltre alla De Girolamo sono da oggi imputati il direttore sanitario Gelsomino Ventucci, il direttore generale Michele Rossi, l’ex capo della segreteria di De Girolamo Luigi Barone (ora nel direttivo nazionale di Ncd), un altro collaboratore della deputata Giacomo Papa e il sindaco di Airola (Benevento), Michele Napoletano, indagato per il trasferimento nel suo comune di una unità operativa allocata a Montesarchio. A decidere sulla richiesta del procuratore capo Giovanni Conzo e del sostituto Nicoletta Giammario sarà il giudice per l’udienza preliminare il 29 aprile. I reati ipotizzati dai magistrati sono concorso in concussione, abuso d’ufficio e offerta di utilità per ottenere voti elettorali. Proprio per questa vicenda nel gennaio 2014 la De Girolamo rassegnò le dimissioni da ministro dell’Agricoltura.
Il gip, nell’ordinanza che portò all’obbligo di dimora dell’ex direttore amministrativo dell’Asl beneventana Felice Pisapia, parlò di “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl”. Definì quel direttorio “un’associazione a delinquere”, andando oltre le ipotesi della Procura.
Ma oltre ai presunti reati che ora saranno al vaglio del gup per un eventuale processo, durante i mesi dell’inchiesta erano emerse anche le parole della parlamentare di centrodestra registrate di nascosto dallo stesso Pisapia e pubblicate da ilfattoquotidiano.it. E’ il 4 gennaio 2014 quando il Fatto Quotidiano pubblica alcuni stralci di registrazioni che proverebbero le pressioni e gli interessi politici e privati della De Girolamo sulla gestione dell’Asl. Pisapia le ha portate dai pm a sua difesa: nell’estate 2012 ha registrato di nascosto la De Girolamo che convocava a casa i vertici dell’Asl e i suoi più stretti collaboratori politici. Con loro, la deputata discuteva di come orientare l’appalto milionario del 118, di dove allocare presidi e strutture sanitarie secondo criteri di tornaconto elettorale, di come aiutare un amico che vende mozzarelle in pieno centro ma è stato appena colpito da un verbale sanitario, di come sfrattare il vecchio gestore e assegnare il bar dell’ospedale Fatebenefratelli allo zio e alla cugina prediletti.
La rivelazione dei colloqui in casa De Girolamo sono la palla di neve che nelle settimane successive, anche grazie agli articoli del Fatto Quotidiano, si tramuterà nella valanga che costringe la De Girolamo a dimettersi da ministro. “Mandagli i controlli e vaffanculo” si sente dire dalla De Girolamo nelle conversazioni registrate, rivolta a Michele Rossi, il manager dell’Asl riguardo al Fatebenefratelli e prospettandoli a mò di ritorsione. “Facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo… Altrimenti mi creano i coppetielli co’ sta storia (traduzione dal campano: mi prendono in giro)”. Si sente la De Girolamo porre un veto su un presidio sanitario a Forchia: “No, lì no, preferisco darlo a uno del Pd che mi porta 100 voti…”.
Pisapia ha depositato una quindicina di file audio, resi pubblici solo in minima parte. Su queste registrazioni è in corso una furibonda battaglia legale sull’utilizzabilità processuale: gli avvocati della ex ministra ne hanno chiesto la distruzione sul principio dell’inviolabilità della dimora del parlamentare, se ne discuterà il 23 marzo.
Nei riguardi dell’ex ministro e degli altri cinque indagati, la Procura di Benevento ha ipotizzato, a vario titolo, i reati di concorso in concussione, abuso di ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2010 e il 2013. Nel frattempo il gip Flavio Cusani ha già respinto le richieste di archiviazione firmate dai pm per altri protagonisti di questa vicenda giudiziaria: lo stesso Pisapia e il dirigente Arnaldo Falato.