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mercoledì 26 maggio 2021

Ruby ter, no allo stralcio di Berlusconi a Milano. La pm: “Patologie neurologiche, verificare se può stare in giudizio”

 

La procuratrice aggiunta Siciliano in aula: "Le sue condizioni sono il segreto di Pulcinella". Sia l'accusa che la difesa avevano chiesto di separare la posizione, ma il collegio presieduto da Marco Tremolada ha deciso nel senso opposto. Saltano quattro udienze, si ricomincia l'8 settembre.

Stralciato a Roma il martedì, non a Milano il mercoledì. Il Tribunale del capoluogo lombardo ha respinto le istanze di accusa e difesa che chiedevano di separare la posizione di Silvio Berlusconi da quella degli altri 28 imputati per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza nel filone milanese del processo Ruby ter. “Tutte le parti concordano sulla sussistenza del legittimo impedimento per ragioni di salute, stimato come temporaneo e di durata non superiore a 90 giorni”, recita l’ordinanza. Il procedimento è stato aggiornato per tutti all’8 settembre prossimo, “saltando” quattro udienze che avrebbero dovuto tenersi fino a luglio. La decisione è opposta a quella assunta nemmeno un giorno prima dai giudici di Roma, i quali – per quanto riguarda la propria tranche – hanno considerato Berlusconi “assolutamente impedito a comparire”.

Intervenendo in aula a Milano, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano ha addirittura sollevato dubbi sulla capacità dell’ex premier di stare in giudizio, citando tre diverse consulenze prodotte dalla difesa sulle sue patologie, di cui – oltre a quella relativa agli strascichi del Covid – “una è psicologica e un’altra è psichiatrica-neurologica“. “Ritengo – ha detto – che emerga un quadro che merita particolare attenzione e mi domando sin da ora se non sia necessaria una valutazione in termini di accertamento, anche peritale, della capacità del dottor Berlusconi di partecipare al dibattimento. Le sue condizioni di salute sono un segreto di Pulcinella e non devono essere ammantate di eccessiva riservatezza, ma depositate agli atti e accessibili alle parti”.

Il presidente del collegio, Marco Tremolada, ha chiarito che la Procura potrà chiedere di disporre una perizia in questo senso alla prossima udienza, cosa che Siciliano ha anticipato di voler fare. Il giudice si è poi detto “ottimista” sul fatto che il processo possa effettivamente riprendere a settembre. Ai cronisti che gli hanno chiesto se il quadro delle condizioni di salute del suo assistito fosse “serio”, il difensore di Berlusconi, Federico Cecconi, ha risposto di sì. Lui stesso ha depositato un nuovo parere medico-legale che risale a domenica scorsa. Alla richiesta di approfondire i riferimenti alle patologie neurologiche e psichiatriche fatti in aula, il legale ha risposto: “Non faccio commenti su questo, ha parlato il pm”.

IlFQ

mercoledì 19 agosto 2020

Coronavirus, le discoteche non riapriranno. Il Tar respinge il ricorso dei gestori. “Il loro interesse è secondario rispetto alla salute”.

Coronavirus, le discoteche non riapriranno. Il Tar respinge il ricorso dei gestori. “Il loro interesse è secondario rispetto alla salute”

A tutela delle aziende coinvolte, il giudice ha ricordato che è emersa la "comune volontà" di governo e Regioni di aprire "con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato". Il presidente della Silb-Fipe: "Il no del tribunale è incentivo a feste in ville".

Niente da fare per discoteche e locali notturni: almeno per ora non riapriranno. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dai gestori contro l’ordinanza del ministero della Salute che, il 16 agosto scorso, ne ha disposto la chiusura a fronte dell’aumento dei contagi nel Paese. Lo ha deciso il presidente della terza sezione quater del tribunale amministrativo attraverso un decreto monocratico, in cui si legge che “nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”. Specie se si tiene conto che dalla Conferenza Stato-Regioni, aggiunge il giudice, è emersa la “comune volontà” di aprire “con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato”. Già fissata il 9 settembre l’udienza in camera di consiglio per la valutazione collegiale del ricorso.
Per il Tar, si legge ancora nel decreto, la tutela della salute “costituisce l’oggetto primario delle valutazioni dell’Amministrazione, caratterizzate dall’esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all’esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio“. Parole che ribadiscono la necessità, da parte di Palazzo Chigi, di contenere la diffusione del virus anche a costo di danneggiare specifici settori economici. Negativa, invece, la reazione della Silb-Fipe (l’associazione di categoria dei gestori che aveva presentato il ricorso). “Fino al 7 settembre staremo chiusi e ora prolifererà l’abusivismo“, ha dichiarato il presidente Maurizio Pasca. “Siamo già in possesso di centinaia di video di feste abusive in ville che sfuggono a ogni controllo. In un filmato con giovani che addirittura si dichiarano positivi al Covid“. Parziale soddisfazione, invece, per il fatto che “è stato riconosciuto il danno subito”, aggiunge. “Motivo per cui il giudice monocratico ha rimandato la decisione finale a quello collegiale”.
Tutto è cominciato il 16 agosto, quando ministri e governatori delle Regioni si sono riuniti per decidere cosa fare delle discoteche dopo le immagini degli assembramenti registrati nel weekend di ferragosto. In quell’occasione si è deciso di adottare la linea dura, disponendo la chiusura dei locali su tutto il territorio nazionale (senza possibilità di deroga alle Regioni) e garantendo allo stesso tempo dei contributi economici agli operatori del settore. Uno schema che comunque non è andato giù ai gestori dei locali della movida, decisi sin da subito ad impugnare l’ordinanza del ministero e a chiederne la sospensione cautelare urgente. La loro linea poi è cambiata quando Maurizio Pasca del Silb Filp ha annunciato di essere disposto a “ritirare il ricorso” se ci sarà “un impegno serio per aiutare economicamente tutte quelle discoteche che non hanno più riaperto dal 23 febbraio”. Nonostante questo, ieri il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli ha deciso di far saltare il vertice con le associazioni di categoria in attesa del pronunciamento del Tar. Ora la discussione potrà ripartire. Il nuovo incontro è atteso per oggi.

giovedì 9 luglio 2020

Ponte di Genova: Conte, 'O arriva proposta o scatta la revoca'. -



Per la Consulta 'Non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione'.

La vicenda Autostrade "si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati. Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Così il premier Conte. Quando? "Entro questo fine settimana". Ed "è una decisione di tale importanza che la porteremo in CdM".
Atlantia risente in Borsa della decisione della Corte Costituzionale di respingere il ricorso contro l'esclusione di Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione del ponte Morandi. Il titolo, in un listino nel complesso in leggero aumento, segna in avvio di seduta in calo del 5,21% a 13,5 euro con il futuro della concessione di Aspi che appare oggi ancora più in bilico.
Secondo la Consulta non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. La Corte costituzionale ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi.
"La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso": è quanto comunica l'ufficio stampa della Consulta in attesa delle motivazioni della sentenza.
"Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo", ha commentato il premier Conte. 
Intanto il Governo è diviso sulla decisione di affidare ad Aspi, anche se pro tempore e come atto dovuto verso l'attuale concessionario, la gestione del nuovo ponte di Genova. 
"Confermo che il nuovo Ponte Morandi sarà gestito da Autostrade. Ho scritto io la lettera al sindaco Bucci. La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi ma sulla vicenda c'è ancora l'ipotesi di revoca", ha detto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli a Radio 24 Mattino, come riportato anche da un tweet della trasmissione. 
"Ebbene, dopo due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata, il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il Governo M5s-Pd", ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti via Facebook. "Voi ridate il ponte ad Autostrade senza ottenere nulla. Noi continuiamo a lavorare per l'interesse dei liguri. E intanto per la tragedia del Morandi e per le sue 43 vittime nessuno ancora ha pagato. Mentre a Roma litigavate, noi in Liguria almeno abbiamo ricostruito il ponte. Forse abbiamo ringhiato meno di voi... ma visti i risultati...", commenta.
"Sulla concessione delle autostrade il governo ha lavorato senza sosta. Dopo aver raggiunto un risultato importantissimo, con il nuovo ponte Morandi costruito in meno di due anni, adesso è arrivato il momento di decidere, possibilmente entro questa settimana", ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e capo delegazione del Movimento 5 Stelle.
Intanto, sono iniziate in mattinata le operazioni di stesura del primo strato di asfalto sul nuovo viadotto sul Polcevera a Genova. Lo annuncia la struttura commissariale. Un 'tappeto' di circa 7 centimetri, chiamato binder, viene steso con un rullo sul materiale già applicato nei giorni scorsi (primer e cappa asfaltica). Una volta completata la posa, che avviene dal centro del ponte verso le estremità del viadotto, la strada sarà completata con lo strato di usura, un' ulteriore parte in asfalto dello spessore di 4 centimetri.
"Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton - scrive su Twitter il capo politico del M5s Vito Crimi -. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il Movimento 5 stelle non arretra di un millimetro". 
"Rinviare non significa risolvere i problemi! Il conto, salato, alla fine si paga sempre. I cittadini ci hanno eletto per cambiare e decidere e non per avere "l'anime triste di coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo" #NonInMioNome #ViaIBenetton", dice, sempre su Twitter Stefano Buffagni, viceministro allo sviluppo economico. Buffagni cita la definizione degli ignavi di Dante.
"Confermata la concessione ad Autostrade? Cosa non si fa per salvare la poltrona, 5 Stelle ridicoli e bugiardi, due anni di menzogne e tempo perso: #colpadisalvini anche questo???": scrive in un tweet il leader della Lega Matteo Salvini.
"Siamo rimasti basiti". Lo ha detto Franco Ravera, presidente dell'associazione 'Quelli del ponte Morandi' ex Comitato sfollati di Genova commentando a 'Radio 1 Giorno per giorno' la decisione di dare ad Autostrade la gestione del nuovo ponte di Genova. "Siamo stati due anni a sentire che quel ponte lì veniva ricostruito e non sarebbe più stato gestito da Autostrade. Noi ci abbiamo creduto, perché c'era, e c'è ancora in corso, una procedura della magistratura, una verifica sulle responsabilità".
E sul Ponte di Genova, da Madrid, interviene il premier Giuseppe Conte: "Io sono stato molto chiaro, ho detto che questo dossier va chiuso. Io ho già detto ai ministri più direttamente competenti che mi aspetto di chiudere ad horas o comunque a fine settimana. Dobbiamo evitare una situazione paradossale, dobbiamo chiarire questo passaggio". "Porteremo il dossier Autostrade in Cdm. E' una decisione di tale importanza che dovrà essere condivisa al di là dei due ministri direttamente competenti. Va coinvolto tutto il governo".
La questione della gestione del ponte di Genova va "subito risolta", "non voglio esprimere sentenze, né alimentare scontri, non ce n'è bisogno in questo momento", ma bisogna "mantenere le promesse fatte", scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Alle famiglie delle vittime avevamo promesso due cose: che il ponte non lo avrebbero costruito i Benetton, ma un'azienda di Stato. Infatti lo hanno costruito Fincantieri con Webuild. E che i Benetton non avrebbero più gestito le autostrade. Tantomeno il ponte. Entrambe queste promesse ora vanno mantenute. La politica senta dentro di sé il peso di queste due promesse. E passi ai fatti".

martedì 9 luglio 2019

Vitalizi, la Cassazione boccia il ricorso sui tagli. Di Maio: "Bellissima notizia"

Il palazzo della Corte di Cassazione © ANSA
Il palazzo della Corte di Cassazione.

Prevale autodichia Camere, bellissima notizia.

Tagli alle pensioni d'oro dei parlamentari, decide e giudica solo la Camera ma rimane aperta la strada per l'intervento della Consulta, tradizionalmente contraria alle 'decurtazioni pensionistiche'. E' questo il verdetto della Cassazione che si è occupata di uno dei cavalli di battaglia dei Cinquestelle, il taglio dei 'privilegi' dei parlamentari che esultano con il vicepremier Luigi Di Maio: "una bellissima notizia. Stop ai privilegi".
IL POST DI DI MAIO:
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Sforbiciati con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera, il 12 luglio di un anno fa, con effetto a partire dal primo gennaio scorso quando gli ex onorevoli hanno ricevuto l'assegno alleggerito del 44,41%. Ad avviso della Suprema Corte - chiamata ad occuparsi del taglio su istanza del costituzionalista Paolo Armaroli, ex parlamentare di An - la Camera è l'unica istituzione che ha il potere di decidere qualunque cosa su stipendi e pensioni del suo personale e dei parlamentari, ed è l'unico ente che può occuparsi delle controversie promosse dagli ex onorevoli per il ripristino delle pensioni 'piene'. Nessun altro giudice può intervenire, nè quello ordinario, nè quello amministrativo, scrivono le Sezioni Unite nel verdetto 18265. Ma non tutto è perduto, per l'esercito degli ex onorevoli, perchè c'è ancora lo spazio per chiedere l'intervento della Consulta, giudice di solito contrario alla perdita dei 'diritti acquisiti'. Tra i primi a gioire del verdetto, c'è il vicepremier cinquestelle Luigi Di Maio: "Qualcuno ha fatto ricorso per conservare il privilegio che percepiva ingiustamente da anni" ma "la Cassazione - prosegue Di Maio - lo ha bocciato! Perché sui vitalizi e sulle indennità parlamentari decidono solo gli organi dell'autodichia, a garanzia dell'autonomia del Parlamento" e "si è deciso di "tagliare questi privilegi assolutamente iniqui". Di Maio ricordata che così si risparmiano, tra Camera e Senato, "280 milioni a legislatura".
Tuttavia gli 'ermellini' non solo hanno lasciato la strada aperta alla Consulta, ma si sono anche espressi in favore dei vitalizi in quanto "l'assenza di un riconoscimento economico per il periodo successivo alla cessazione del mandato parlamentare varrebbe quale disincentivo, rispetto al trattamento previdenziale ottenibile per un'attività lavorativa che fosse stata intrapresa per il medesimo lasso temporale". I vitalizi - rileva ancora la Cassazione - sono funzionali alla "sterilizzazione degli impedimenti economici all'accesso alle cariche di rappresentanza democratica del Paese e di garanzia dell'attribuzione ai parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano, di un trattamento economico adeguato ad assicurarne l'indipendenza, come del resto accade in tutti gli ordinamenti ispirati alla concezione democratica dello Stato". Concetti che sono 'musica' per le orecchie di Antonello Falomi, presidente dell'Associazione degli ex parlamentari. "La Cassazione - sottolinea infatti Falomi - si è limitata a stabilire chi è il giudice che ha la competenza a giudicare. Sul merito, invece, ha ribadito quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che il vitalizio, come l'indennità parlamentare, non è un privilegio ma una garanzia. La garanzia posta dalla Costituzione a tutela dell'accesso dei cittadini alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e del libero esercizio della funzione del parlamentare senza vincolo di mandato".