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martedì 26 novembre 2024

Solidarietà, collaborazione.


Penso che: se magistratura, politica e Corte Costituzionale, invece di contrastarsi, lavorassero assieme, tutto andrebbe al suo posto e tutto funzionerebbe molto meglio!

Solidarietà e collaborazione sono le uniche armi che l'uomo possiede per amministrare bene e produrre progresso economico e sociale.

cetta

mercoledì 15 maggio 2024

La solidarietà salverà il mondo.

 















Il risentimento, quello assale chi ha dato e pretende di ricevere, non è una buona sensazione.
Si dà non per ricevere, ma per aiutare chi è in difficoltà, senza pretendere nulla in cambio, altrimenti sarebbe uno scambio, un mercimonio.
Chi dà è felice di aver fatto una buona cosa, è questa la vera ricompensa;
chi riceve nel momento di bisogno, sa bene che chi lo ha fatto è una persona positiva e non ha necessità di ricevere qualcosa in cambio, quindi, non si sente in dovere di sottomettersi ad esso.
Questo, l'atto di sottomissione, è un mercimonio abietto, utilizzato maggiormente da molti dei nostri politici, che rappresentano ciò che, chi dà per solidarietà e non per ottenere un riscontro, non vorrebbe mai essere.
Buona giornata a tutti, spero che vi capiti di fare qualcosa di buono per trarne soddisfazione morale e cominciare bene ogni giornata.

cetta

domenica 3 aprile 2022

Tre gocce di solidarietà tra il silenzio. - Antonio Padellaro

 

“Ma tu ospiteresti una famiglia di ucraini a casa tua?”.

Frase ascoltata in un bar.

Sera fa, nella chiesa romana di piazza dei Giochi Delfici, il presidente del Consiglio italiano per i Rifugiati, Roberto Zaccaria, ha riunito politici, giornalisti e personaggi dello spettacolo per parlare di Ucraina. Penso di non fare torto alle tante cose giuste che sono state dette sulle spaventose conseguenze umanitarie di questa guerra se cito in particolare Valeria Carlini, la portavoce del Cir che ha raccontato alcuni degli interventi di questo progetto fatto di solidarietà e generosità. Ecco, mi sono detto, queste sono le persone che fanno ciò che a noi piace pensare di voler fare, ma poi non facciamo mai. È la rete che comprende, non solo idealmente, i volontari che a Trieste curano i piedi sanguinanti dei profughi giunti dopo viaggi estenuanti e fornisce loro le scarpe per andare avanti. Poi, c’è la Fondazione Dario Fo e Franca Rame che insieme alla Fondazione Il Fatto Quotidiano (sostegno a donne vittime di violenze, a giovani che non possono permettersi gli studi e a categorie sociali particolarmente indigenti) condividono il progetto per prelevare al confine con la Romania, accogliere e assistere in strutture adeguate le famiglie in fuga dal conflitto. Sono tre esempi, tre modelli, tre gocce in quel vasto mare della solidarietà di cui si parla poco, o quasi per nulla, ma non fa niente perché la chiacchiera inutile rappresenta esattamente il codice opposto a quel rimboccarsi le maniche e agire per salvare la vita del prossimo, in un ospedale da campo o in un campo profughi, missioni di cui Gino Strada è stato lo straordinario eroe. Fateci caso a quanto sta diventando poco opportuno, quasi sconveniente, citare in un discorso pubblico la catastrofe umanitaria che la guerra, questa guerra, sta provocando. Se fosse possibile leggere nel pensiero di alcuni ospiti televisivi vedremmo sicuramente dei fumetti dove sta scritto: ecco il solito pacifista che per farsi bello fa il gioco di Putin. Perfino riportare le dure parole del Papa riguardo ai governanti “pazzi” che investono montagne di soldi sugli armamenti, mentre il mondo che va a rotoli suscita nel migliore dei casi silenzi imbarazzati (in questo caso il fumetto direbbe: ecco il solito né-né che vilmente si nasconde dietro la veste bianca di Francesco). Sì, perché parlare delle persone in fuga dalle loro case – avete presente quegli esseri viventi che affogano nello strazio il loro passaggio su questa terra? – non sta bene (molto meglio bullizzare il prossimo che non la pensa come te). Di ciò di cui non si può parlare è meglio tacere, diceva quel grande filosofo. Io ho quel che ho donato, diceva quel grande poeta (e a proposito della domanda al bar di cui sopra, la risposta è stata: non ci penso nemmeno).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/03/tre-gocce-di-solidarieta-tra-il-silenzio/6546621/?fbclid=IwAR2BAJ0JYobX3lCivLJRx_YygNsjNdpA8jyI6NzH_8D0FF8hPW8MrD9RxtA

domenica 29 marzo 2020

Coronavirus, l'Albania invia medici e infermieri: "Non dimentichiamo l'Italia che ci ha aiutato".

Coronavirus, l'Albania invia medici e infermieri: "Non dimentichiamo l'Italia che ci ha aiutato"

30 sanitari partono da Tirana. Il premier Rama: "Paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Noi non siamo ricchi ma neanche privi di memoria".

Non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all'Italia che l'Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l'Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l'Europa e il mondo intero". E' quanto ha detto il premier albanese Edi Rama, salutando all'aeroporto di Tirana un team di 30 medici e infermieri albanesi in partenza per l'Italia in aiuto ai colleghi impegnati nella lotta al coronavirus in Lombardia: "Voi membri coraggiosi di questa missione per la vita, state partendo per una guerra che è anche la nostra", ha aggiunto rivolgendosi al team sanitario.

"Trenta nostri medici e infermieri partono oggi per l'Italia, non sono molti e non risolveranno la battaglia tra il nemico invisibile e i camici bianchi che stanno lottano dall'altra parte del mare. Ma l'Italia  è casa nostra da quando i nostri fratelli e sorelle ci hanno salvato nel passato, ospitandoci e adottandoci mentre qui si soffriva", ha aggiunto Rama nel breve saluto cui era presente anche l'ambasciatore d'Italia in Albania, Fabrizio Bucci.

"Noi stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile. Le risorse umane e logistiche non sono illimitate, ma non possiamo tenerle di riserva mentre in Italia c'è ora un enorme bisogno di aiuto".

"E' vero che tutti sono rinchiusi nelle loro frontiere, e paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Ma forse è perche noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non possiamo permetterci di non dimostrare all'Italia che l'Albania e gli albanesi non l'abbandonano", ha concluso.

"Voglio ringraziare il premier Edi Rama, il governo e il popolo albanese per la solidarietà che ci stanno dimostrando", ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio accogliendo la delegazione a Fiumicino.  "La solidarietà che l'Albania dimostra è un valore comune che ha fatto nascere l'Unione europea e che sta ricordando a tanti Paesi dell'Ue in questo momento", ha aggiunto Di Maio spiegando che i medici andranno in Lombardia. I medici e gli infermieri albanesi arrivati oggi a Roma pernotteranno alla Cecchignola questa notte e domani partiranno per la Lombardia, ha spiegato il ministro Di Maio ribadendo il suo grazie "all'Albania e al popolo albanese". A Fiumicino, ad attendere il team albanese, oltre a Di Maio c'erano anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri  ed il vice capo Dipartimento della Protezione civile, Agostino Miozzo.


https://www.repubblica.it/esteri/2020/03/29/news/coronavirus_medici_albania_italia-252593099/?ref=fbpr&fbclid=IwAR202zU5gp1h25qkNDiZDjakKa9VKGfyAlxcwcNfBL17xY1R_f6jhqLhVPE

sabato 28 marzo 2020

Coronavirus: fratellini in quarantena da soli, il paese li aiuta.


Foto archivio

Per il Covid-19 la nonna è morta e la madre ricoverata. Il sindaco diventa tutore.


Due fratellini molto piccoli di età sono chiusi in casa da giorni, in isolamento sanitario per coronavirus, da soli, a Montevarchi (Arezzo), e per assisterli si è mossa una particolare catena di solidarietà ed assistenza della cittadina. Come riporta La Nazione, i bambini, in età scolare da elementari, sono in quarantena da soli dopo che per Covid-19 la nonna, 80enne, è morta giovedì scorso nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Arezzo, e sempre nello stesso ospedale è ricoverata anche la madre, un'operatrice sanitaria le cui condizioni sono in netto miglioramento. Il padre non c'è, quindi, adesso, tutore dei bambini per questa fase complicata è diventato lo stesso sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai Martini.

L'assistenza quotidiana ai due fratellini viene fatta da alcuni parenti, da persone della parrocchia che consegnano il cibo per pranzo, merenda e cena, da volontari. Nel giardino sotto casa, adeguatamente sanificato, staziona giorno e notte un camper, con un volontario a turno, pronto ad accorrere in caso di emergenza. Un operatore da fuori parla con i bambini affacciati al balcone. Inoltre i piccoli mantengono i contatti con la madre attraverso le videochiamate. Durante la notte è attivo un numero con un operatore sempre a disposizione per qualsiasi problema dovesse presentarsi. 

venerdì 20 marzo 2020

Solidarietà - Matteo Zorzoli,

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Un gesto che vale più di mille parole. Da qualche mese nel mio condominio è venuta ad abitare una famiglia cinese. Stasera in tutte le cassette della posta (più di 20) ci hanno fatto trovare questa busta con tre mascherine. Ne usciremo tutti migliori, ne sono sicuro.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=867596803705474&set=a.138143269984168&type=3&theater

venerdì 28 giugno 2019

Solidarietà a tema.

Risultati immagini per la capitana della sea watch i parlamentari del pd

Finita l'era dei cagnolini, (ricordate Berlusconi?) inizia l'era della solidarietà verso chi commette reati, come, del resto, è nella loro natura. Con la differenza che ai cagnolini non hanno dato un soldino, per la ricca capitana tedesca hanno subito indetto una raccolta fondi per aiutarla nel caso dovesse trovarsi a sostenere "eventuali future cause". 

Ma poi, il fatto che abbiano indetto immantinente una raccolta fondi non fa sorgere il sospetto che forse era già tutto premeditato, prestabilito?

Non ci resta che aspettare per vedere se i soldi raccolti per la capitana faranno la stessa fine di quelli raccolti per i terremotati e per l'Unicef.... 

Tornando ai solidali...
Sono ipocriti allo stato puro, sirene ammaliatrici di mammalucchi ipocriti come loro ai quali non gliene può fregar di meno di chi soffre perché gli occidentali emancipati (di 'sta cippa) nostri alleati, vanno a rompergli le scatole a casa loro costringendoli ad espatriare ovunque sia possibile trovare una vita a misura d'uomo...
Peccato che chi soffre, una volta arrivato nella terra promessa, trovi solo desolazione, corruzione e sfruttamento.
MI vergogno degli errori che l'uomo continua a commettere;
le guerre, le distruzioni, lo sterminio di intere etnie non ci hanno insegnato nulla, anche se, puntualmente, ci impegniamo ipocritamente a ricordarli ad ogni ricorrenza.
Sorge il dubbio che chi è al potere lo faccia per irretirci, per incuterci paura.

C'è un disegno incomprensibile che aleggia nell'aria e che non promette nulla di buono.
Un disegno dal quale mi dissocio.
Cetta.

domenica 2 luglio 2017

Leggetelo.......Questa è la Sicilia che Amo

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto


Leggetelo.......Questa è la Sicilia che Amo.

"È martedì 27 giugno e siamo in Sicilia, sull'autostrada A29 che collega Mazara del Vallo a Palermo, nel beve tratto tra le cittadine di Carini e Capaci.
Alle ore 18:30 si verifica un grave incidente, nel quale purtroppo perde la vita una giovane donna. Il traffico si paralizza, inspiegabilmente.
Nessun veicolo riesce più a muoversi.
L'autostrada si trasforma in un lungo serpente di metallo rovente ed inizia un terribile calvario per centinaia di persone che, loro malgrado, rimangono intrappolate in un vero e proprio inferno. Con una temperatura di quasi 40° e nessuna via di fuga, i malcapitati non possono che sperare in un miracolo. L'autostrada è un luogo dal quale non si può fuggire. Non si può lasciare la macchina lì ed andarsene a piedi, e non si può andare nè avanti nè indietro perché davanti e dietro ci sono centinaia di altri automobilisti intrappolati anche loro. Il calvario inizia alle 19:00 circa e durerà ben cinque ore. Una sofferenza immane, praticamente immobili, con le scorte d'acqua (per chi ne ha) che si svuotano vorticosamente e il terrore di non sapere cosa fare. Per ore interminabili, il serpente di metallo non avanza, rimanendo lì, come un rettile al sole. Dopo quattro ore la situazione diventa insostenibile. I bambini iniziano ad avere fame e sete, i più piccoli piangono. I genitori sono disperati. È il panico. Un panico diffuso che toglie il fiato.
Ci guardiamo attorno disperati, non sappiamo che fare.
Ma siamo in Sicilia, terra di grandi tragedie ma anche di grandi miracoli.
E il miracolo, accade.
Un drappello di temerari, composto da alcune persone che vivono nelle case di villeggiatura poste nei pressi dell'autostrada, si avvicina alle reti di protezione che delimitano la carreggiata.
I volenterosi, capeggiati da una donna che ha uno sguardo fiero e gentile, iniziano a chiedere se ci sono bambini e se qualcuno può avere bisogno di acqua o generi di conforto. Dalle vetture si alzano delle disperate richieste d'aiuto. Un padre implora un po' d'acqua "per il mio bambino, vi prego...".
Come naufraghi che, risucchiati dalle onde, cercano disperatamente di aggrapparsi ad un legno galleggiante, anche altre famiglie in coda da ore sotto il sole cocente chiedono dell'acqua per i propri bambini.
Parte una straordinaria gara di solidarietà. La donna chiama a rapporto i giovani del gruppo, impartisce precise direttive e, all'unisono, un nugolo di "picciotti" t verso le rispettive case. I ragazzotti compiono la missione con determinazione e destrezza. Si precipitano, non esitano un solo attimo. In pochi istanti i frigoriferi e le dispense vengono saccheggiati e una staffetta perfettamente improvvisata fa arrivare sul posto ogni ben di Dio. Le mani dei naufraghi si protendono oltre le barriere di protezione che dovrebbero impedire ai cani randagi di accedere in autostrada, le mani dei soccorritori si protendono verso i bisognosi, porgendo agli automobilisti esausti quello che sembra arrivare dal Cielo. Acqua, prima di tutto, ma anche merendine e gelati "pi li picciriddi" (per i bambini). Addirittura degli omogeneizzati. Quel papà che aveva chiesto l'acqua per il figlio si commuove, non sa come manifestare la sua gratitudine. Imbarazzato, prende il portafogli... cerca di dire qualcosa che non sia troppo fuori luogo, poi esordisce con un "almeno un caffè vorrei potervelo offrire".
Non l'avesse mai fatto. Dal popolo di soccorritori improvvisati ma efficentissimi si alza un coro unanime. Non accetteranno nulla per quel cibo che stanno offrendo. "U beni si fa senza addumannari nenti n'canciu" (il bene si fa senza chiedere nulla in cambio) dice sorridendo la direttrice dei soccorsi. "Si propriu voli, c"addumannu sulu na priera picchì i me figghi truvassiru travagghiu" (se proprio vuole, le domando solo di fare una preghiera per i miei figli, perché trovino un lavoro). L'uomo è imbarazzato, risponde solo "che Dio la benedica, signora ". Poi prende in braccio quel cibo, come fosse un bambino appena nato, da mostrare a tutti, ed inizia a girare per le macchine, distribuendolo anche agli altri automobilisti. Di macchina in macchina chiede se ci sono bambini e se qualcuno vuole dei gelati e delle merendine. Accanto a lui, il tizio che guidava la macchina che lo precedeva si occupa di distribuire l'acqua. In pochi minuti, decine di persone possono dissetarsi e i bambini possono mangiare qualcosa. Anche un signore anziano si avvicina timidamente... "potrei avere un gelato per favore...", anche lui trova un po' di ristoro.
Una piccola bimba indiana riceve un ghiacciolo e la madre ringrazia inbarazzata. Un ragazzino si avvicina incredulo, c'è un gelato anche per lui. Un giovane uomo di colore riceve l'offerta di un gelato, che rifiuta con grande cortesia, sorride dicendo "grazie ho già mangiato". Una frase che, pronunciata come un automatismo, avrà già ripetuto molte volte, anche quando i morsi della fame gli facevano attorcigliare le budella.
Poi qualcosa si muove.
Il serpente di metallo fa un balzo avanti, si riparte.
I soccorritori ci salutano con la mano, come si saluta un amico su un treno in partenza.
Bene.
Questa è la Sicilia.
Questa è la Terra che amo.
Vivendo questa esperienza ai limiti dell'assurdo, non ho potuto fare a meno di pensare che proprio lì, a poche centinaia di metri dal luogo dove il Giudice Falcone era stato orribilmente assassinato insieme alla moglie e alla sua scorta, per mano di alcuni siciliani, altri siciliani stavano spontameamente attuando una vera e propria gara di solidarietà verso il prossimo, verso dei perfetti estranei, offrendo loro tutto quello che avevano in casa. Privandosene, senza alcuna esitazione. Così, solo per altruismo. Tutto questo, senza chiedere nulla in cambio e senza chiedersi se chi avrebbe ricevuto quel cibo era italiano o straniero, se era un uomo o una donna, se era amico oppure nemico.
Perché non è questo, forse, il senso più profondo e vero dell'aiutare il prossimo?
Tendere una mano a chi ne ha bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno, senza chiedere nulla in cambio.
Come quella donna siciliana che martedì sera, senza saperlo, ai miei occhi ha onorato la memoria di Giovanni Falcone e di tutti gli altri caduti per mano mafiosa, nel miglior modo in cui questo poteva essere fatto.
Io dono tutto quello che ho, me ne privo per darlo a te, che neanche ti conosco, solo perché tu ne hai bisogno.
Onore".
Daniele Ammoscato.


https://www.facebook.com/daniele.ammoscato.5/posts/10211771051305489

giovedì 26 giugno 2014

Giuseppe Pipitone



Oggi pagina 26 del Corriere della Sera è piena di messaggi d'affetto per Marcello Dell'Utri, l'uomo trattino tra B e la mafia. Prossimo passo i pizzini tra Messina Denaro e soci pubblicati live sull'edizione on line.
Giuseppe Pipitone

La dice grossa sulla tendenza del giornale che antepone il guadagno alla morale e all'etica del settore dell'informazione.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204131422509242&set=a.1597254414696.2087700.1336071063&type=1&theater