Visualizzazione post con etichetta Arezzo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Arezzo. Mostra tutti i post

lunedì 16 agosto 2021

L’uso del cellulare alla guida è sanzionato anche se si è fermi al semaforo. - luisa Marraffino

 

La giurisprudenza ha precisato che è vietato utilizzare il telefonino nella circostanza: anzi, il conducente dovrebbe prestare particolare attenzione, essendo un momento di pericolo che non ammette distrazioni.

Domanda. Sono stato multato perché tenevo il cellulare con la mano destra, allo scopo di inviare un messaggio vocale, mentre ero fermo al semaforo. Posso impugnare il verbale?
B.G. Sondrio

Risposta. Si ritiene che la risposta sia negativa. L’articolo 173, secondo comma, del Codice della strada (Dlgs 285/1992) vieta al conducente di fare uso del cellulare durante la marcia, a meno che non utilizzi il viva voce o gli auricolari. La giurisprudenza ha avuto modo di precisare che è vietato fare uso del cellulare (inviando sms, mail, messaggi audio eccetera) anche quando si è fermi al semaforo: anzi, il conducente dovrebbe prestare particolare attenzione proprio durante l’arresto al semaforo, essendo un momento di pericolo che non ammette distrazioni (si veda Corte di cassazione, sezione II, sentenza 23331 del 23 ottobre 2020).
Inoltre è vietata la guida con una sola mano, mentre l’altra è impegnata a tenere il cellulare. In questo comportamento si ravvisa infatti una condotta pericolosa, visto che entrambe le mani devono rimanere libere per le operazioni che la guida comporta, prima fra tutte il cambio di marcia, in caso di necessità (Tribunale di Arezzo, sentenza 106 dell’8 febbraio 2021).

Il quesito è tratto dall'inserto L'Esperto risponde uscito in edicola con Il Sole 24 Ore di lunedì 9 agosto, un numero speciale dedicato alle domande e alle risposte sul tema “Liti, multe, famiglia ed eredità”.

Consulta L'Esperto risponde per avere accesso a un archivio con oltre 200mila quesiti, con relativi pareri. Non trovi la risposta al tuo caso? Invia una nuova domanda agli esperti.

IlSole24Ore

sabato 28 marzo 2020

Coronavirus: fratellini in quarantena da soli, il paese li aiuta.


Foto archivio

Per il Covid-19 la nonna è morta e la madre ricoverata. Il sindaco diventa tutore.


Due fratellini molto piccoli di età sono chiusi in casa da giorni, in isolamento sanitario per coronavirus, da soli, a Montevarchi (Arezzo), e per assisterli si è mossa una particolare catena di solidarietà ed assistenza della cittadina. Come riporta La Nazione, i bambini, in età scolare da elementari, sono in quarantena da soli dopo che per Covid-19 la nonna, 80enne, è morta giovedì scorso nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Arezzo, e sempre nello stesso ospedale è ricoverata anche la madre, un'operatrice sanitaria le cui condizioni sono in netto miglioramento. Il padre non c'è, quindi, adesso, tutore dei bambini per questa fase complicata è diventato lo stesso sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai Martini.

L'assistenza quotidiana ai due fratellini viene fatta da alcuni parenti, da persone della parrocchia che consegnano il cibo per pranzo, merenda e cena, da volontari. Nel giardino sotto casa, adeguatamente sanificato, staziona giorno e notte un camper, con un volontario a turno, pronto ad accorrere in caso di emergenza. Un operatore da fuori parla con i bambini affacciati al balcone. Inoltre i piccoli mantengono i contatti con la madre attraverso le videochiamate. Durante la notte è attivo un numero con un operatore sempre a disposizione per qualsiasi problema dovesse presentarsi. 

sabato 9 gennaio 2016

Banca Etruria, perquisite 14 società. Anche del settore outlet, in cui ex presidente Rosi era in affari con papà Renzi.

Banca Etruria, perquisite 14 società. Anche del settore outlet, in cui ex presidente Rosi era in affari con papà Renzi

Le aziende riconducibili a Rosi e all’ex consigliere Luciano Nataloni, indagati per conflitto di interesse, hanno ricevuto dall'istituto di credito finanziamenti che non sono poi stati restituiti. Contribuendo ad allargare il buco di bilancio. Ora si profila l'apertura, ad Arezzo, di un nuovo fascicolo: stavolta per bancarotta fraudolenta.

Blitz della Guardia di Finanza di Arezzo in quattordici società con sede in ToscanaEmilia Romagna e Lombardia riconducibili all’ex presidente di Banca EtruriaLorenzo Rosi e all’ex consigliere Luciano Nataloni, e nella sede della banca. Le aziende avevano ricevuto finanziamenti dall’istituto di credito e sono risultate “assegnatarie di affidamenti deteriorati, ovvero interessate a qualsiasi titolo all’erogazione di essi”. Vale a dire che non hanno restituito i prestiti ottenuti, contribuendo così al buco di bilancio da 3 miliardi di euro che ha affossato l’Etruria. Queste perquisizioni potrebbero dunque aprire per gli ex vertici un nuovo fronte giudiziario, stavolta per bancarotta fraudolentaRosi e Nataloni sono già indagati per conflitto di interessi ed è nell’ambito di questa inchiesta che la procura aretina ha disposto le perquisizioni.
Le società visitate dalle Fiamme Gialle sono la cooperativa di costruzioni La Castelnuovese, Casprini Holding, Casprini gruppo industriale, Praha Invest, Gianosa srl, Immofin, Cd Holding, Cdg srl, Consorzio Etruria srl, Etruria Investimenti, Td Group, Naos srl,Città Sant’Angelo sviluppo Città Sant’Angelo outlet
Della Castelnuovese Rosi è stato presidente fino a luglio 2014, quando è stato chiamato ai vertici dell’istituto. La cooperativa è tra gli azionisti di un’altra società di cui è amministratore Rosi: la Egnazia Shopping Mall. Tra i soci della Egnazia figura anche la Nikila Invest, che controlla il 40 per cento nella Party srl di cui è socio Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, e amministratore unico la madre del premier Laura Bovoli (leggi l’inchiesta di ilfattoquotidiano.it sugli affari di Tiziano Renzi nel settore degli outlet). Renzi senior ha lavorato anche come “consulente per il marketing” per la stessa Egnazia, nata per costruire e gestire l’outlet The Mall a Fasano, nonché per la realizzazione di un outlet a Sanremo e per il raddoppio di quello di Leccio Reggello.
Perquisita anche la sede di Banca Etruria, per accertare, anche attraverso i verbali, la regolarità delle sedute del consiglio di amministrazione in cui sono stati decisi gli affidamenti alle altre aziende perquisite. L’obiettivo dei pm è acquisire documenti e materiale utile a ricostruire i collegamenti tra le società e la banca salvata dal governo, i cui obbligazionisti subordinati, oltre che gli azionisti, hanno perso tutti i risparmi investiti. E accertare gli incarichi ricoperti dall’ex presidente e dell’ex consigliere nelle aziende alle quali sono stati concessi gli affidamenti.
I fidi alle società collegate per un totale di 185 milioni – I due avrebbero infatti approvato finanziamenti a società in qualche modo a loro riconducibili senza fare la necessaria comunicazione agli organi dell’istituto. Dal verbale dell‘ultima ispezione della Banca d’Italia, quella terminata il 27 febbraio di quest’anno e sfociata nel commissariamento dell’istituto, emerge che 13 amministratori e cinque sindaci cumulavano 198 posizioni di fido per un totale di 185 milioni di euro. In particolare a Rosi sarebbe riconducibile l’esposizione nei confronti della Castelnuovese e a Nataloni, stando al verbale ispettivo, “nove posizioni, di cui due a sofferenza per una perdita totale per la banca di 5,4 milioni”. Di qui la nuova procedura sanzionatoria avviata, a danno fatto, da Palazzo Koch nei confronti del vecchio consiglio di amministrazione, in cui sedeva con il ruolo di vicepresidente Pier Luigi Boschi.
E i pm ora possono indagare per bancarotta fraudolenta – Ma ora appare anche più vicina l’apertura da parte dei pm aretini, che hanno già chiuso le indagini per ostacolo alla vigilanza (a breve partiranno le richieste di rinvio a giudizio) e per false fatturazioni e continuano a lavorare sul fascicolo per truffa, di una nuova inchiesta, questa volta per il reato di bancarotta fraudolenta. Le informazioni raccolte, rende noto la procura di Arezzo, “saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare la sussistenza di condotte omissive tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca”. Il 28 dicembre il commissario liquidatore Giuseppe Santoni ha firmato la dichiarazione d’insolvenza per la “vecchia” Banca Etruria. Un atto formale e previsto, che però fornisce appunto alla Procura la pezza d’appoggio per procedere per bancarotta. E la stessa legge fallimentare prevede che la sua relazione sia esaminata per verificare se ci siano state “condotte distrattive” che hanno causato il crac.
Dal 28 dicembre sono scattati i 45 giorni che, come da prassi, il collegio del Tribunale di Arezzo ha a disposizione per riunirsi, verificare il ricorso e dichiarare lo stato di insolvenza. La riunione del collegio non sarebbe in programma prima del mese di febbraio. A quel punto il collegio trasmetterà gli atti al procuratore Roberto Rossi che verificherà se siano ravvisabili gli estremi per il reato.

sabato 20 ottobre 2012

Arezzo, consigliere Pd di Montevarchi arrestato per due chili di marijuana.


Arezzo, consigliere Pd di Montevarchi arrestato per due chili di marijuana


Leonardo Simoni è accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L'uomo ha già rassegnato le dimissioni dall'incarico depositando la lettera in comune.

Detenzione ai fini dispaccio di sostanze stupefacenti. Questa l’accusa che ha portato in carcere Leonardo Simoni, consigliere comunale del Partito Democratico e presidente della Commissione bilancio del Comune di Montevarchi, in provincia di Arezzo.
L’uomo, 46 anni, nel corso di alcuni controlli dei carabinieri di San Giovanni Valdarno e di Arezzo è stato trovato in possesso di circa due chili di marijuana. Simoni ha già rassegnato le dimissioni dall’incarico, depositando la lettera in comune.