giovedì 21 gennaio 2021

Renzi voleva la crisi, fermato dai suoi: “Così non reggiamo”. - Tommaso Rodano

 

Iv si spacca.

Senato, 19 gennaio 2021. La maratona teatrale di 12 ore si risolve nel proscenio, nell’auletta del gruppo di Italia Viva. Matteo Renzi vorrebbe votare no e aprire la crisi, ma i suoi senatori gli fanno cambiare idea, sono pronti ad andarsene. Il resto è recita, una lunga serie di atti per lo più comici.

I – Ore 9.45 Giuseppe Conte entra in ritardo, parla poco più di un’ora, ripete in sostanza il discorso del giorno prima alla Camera. Riceve 31 applausi (blandi) e un’ovazione finale da Pd e 5Stelle. Parole definitive su Renzi: “Non si può cancellare quello che è accaduto”.

II – 11.00 Il senatore Tommaso Cerno, già renziano, antirenziano, dem e antidem, annuncia gaudioso ai giornalisti: “Torno al Pd e voto molto convintamente la fiducia a Conte”

III – 12.45 Si affacciano a Palazzo Madama Scilipoti e Razzi. Il primo: “È l’ora dei responsabili”. Il secondo: “Alla fine non cambia mai niente, ognuno si fa i cazzi suoi”.

IV – 14.17 Lezione di memoria e ironia di Sandra Lonardo, per i detrattori Lady Mastella: “Mai avrei immaginato di fare l’elogio della responsabilità di Salvini, che ruppe il patto con Forza Italia e Fratelli d’Italia e fece da costruttore per l’alleanza con gli odiati 5Stelle”. E poi “Meloni ieri ha parlato con disprezzo di una linea aerea della famiglia Mastella. Proprio lei che utilizzò il confortevole aereo Scilipoti per conservare il posticino di ministro nel governo Berlusconi”.

V – 17.35 Un idealista in cravatta verde di nome Matteo Renzi: “Conte mi ha offerto un incarico all’estero, ma ho detto no. Perderemo tutto? Forse sì. Per noi la politica non è cambiare idea per tenersi le poltrone”. Dietro le quinte si gioca tutto. Renzi riunisce i suoi, dopo aver parlato al telefono con Salvini e con Forza Italia. Ha deciso di schiacciare il tasto dell’atomica: votare no e giocarsi tutte le fiches sul ribaltamento di Conte. C’è un problema: i suoi senatori non gli vanno dietro, il gruppo rischia di spaccarsi. Renzi ripiega: alla prima chiama non si vota e si fiuta l’aria, alla seconda sarà astensione.

VI – 18.50 Parentesi lisergica del grillino Andrea Cioffi: “Lì, sulla superficie della foglia, nasce l’amore. Quando l’anidride carbonica entra nel verde e, ballando sotto i raggi del sole, ebbra del suo calore, si divide, lasciando l’ossigeno libero di volare e il carbonio libero di riunirsi, insieme agli altri convitati alla festa, per definire una meravigliosa collana”.

VII – 19.30 Un altro idealista di nome Matteo, con una sciccosa mascherina della Lega, cita una frase di Beppe Grillo: “I senatori a vita non muoiono mai, o muoiono troppo tardi”. Liliana Segre ringrazia.

VIII – 21.21 Doppio colpo di scena nella prima chiama: votano sì i forzisti Andrea Causin e Mariarosaria Rossi, un tempo nota come “la Badante” (di Berlusconi). L’ex grillino Mario Michele Giarrusso, eroe dell’antimafia e delle braciate di carne, vota no, nonostante le parole di Conte su Borsellino pare fossero dedicate a lui.

IX – 22.15 Casellati chiude la seconda votazione, ma – teatro – restano fuori, arrivati in ritardo, i senatori Riccardo Nencini (renziano, ultimo custode del socialismo italiano) e Alfonso Ciampolillo detto Lello (ex grillino, candidato sindaco a Bari nel 2009: 767 voti). Che fine avevano fatto? Qualcuno giura che si fossero attardati per parlare con Conte in persona. Specie Ciampolillo desta preoccupazione: il suo sì era dato come acquisito. Gli ex colleghi grillini lo insultano nelle chat: dove cazzo sta? I due riemergono e vogliono votare. Con sprezzo del ridicolo, Palazzo Madama inaugura il Var: la presidente Casellati studia i video della seduta con i questori. La richiesta è arrivata alle 22.14 – sostiene –, un minuto prima del triplice fischio. Nencini e Ciampolillo votano la fiducia. Il pallottoliere si aggiorna: 156 sì, 140 no, 16 astenuti. Dal Senato per ora è tutto.

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