Oggi leggo che una madre, a Verona, ha ucciso le due figlie ed è fuggita;
- un padre, nel padovano, ha ucciso i due figli adolescenti e poi si è ucciso.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
Oggi leggo che una madre, a Verona, ha ucciso le due figlie ed è fuggita;
- un padre, nel padovano, ha ucciso i due figli adolescenti e poi si è ucciso.
Imputati - Rinviata a giudizio anche la sorella Matilde.
Ieri Tiziano Renzi, Laura Bovoli e Matilde Renzi, padre, madre e sorella dell’ex premier Matteo Renzi, sono stati rinviati a giudizio per l’accusa di dichiarazione fraudolenta con uso di fatture per operazioni parzialmente inesistenti, e dichiarazione infedele dei redditi percepiti, intorno alla condizione della società Eventi6 srl di Rignano sull’Arno. “Chiederemo la riunione di questo filone – dice l’avvocato Federico Bagattini – al procedimento principale”. Si riferisce al processo per il fallimento della cooperativa di servizi di volantinaggio Marmodiv, e a quelli delle coop Delivery Service Italia e Europe Service, che inizierà il 1° giugno davanti al Tribunale di Firenze. Le due inchieste infatti sono connesse perché secondo le indagini dei pm fiorentini, Eventi 6 avrebbe documentato false passività per 5,5 milioni di euro evadendo imposte per 1,2 milioni, frutto di operazioni illecite scaturite dai rapporti dei coniugi Renzi con Marmodiv.
La tesi inquirente di quest’ultimo rinvio a giudizio, relativo solo alla società Eventi6, è che i coniugi Renzi avrebbero usato Marmodiv e le altre cooperative di cui sarebbero stati amministratori di fatto per aumentare il volume di affari di Eventi6, la società di cui la signora Bovoli era legale rappresentante, Tiziano Renzi amministratore di fatto e Matilde Renzi legale rappresentante solo per l’anno 2018. Nel dettaglio, i passivi fittizi sarebbero stati indicati nelle dichiarazioni dei redditi tra il 2016 e il 2018, che per i pm furono viziate dalla contabilizzazione di dieci fatture emesse da Marmodiv verso Eventi 6 nel 2017 e nel 2018. Tali fatture per il pm erano “gonfiate” (sovrafatturate) in quanto relative a prestazioni finte.
La srl si sarebbe formalmente avvalsa dei servizi della cooperativa Marmodiv, che sarebbe stata usata per gestire la manodopera per conto della Eventi 6 e si sarebbe accollata tutti gli oneri previdenziali, contributivi e fiscali. E le fatture contestate avrebbero determinato lo scarico per Eventi 6 di costi di manodopera quando invece – sottolineano gli inquirenti – si trattava del costo di lavoro dipendente fatto sostenere sotto mentite spoglie a Marmodiv, la coop andata in bancarotta. I diversi meccanismi irregolari avrebbero permesso ai titolari di Eventi 6 di evadere pagamento di imposte e Iva. I tre congiunti Renzi sono accusati in concorso della violazione dell’articolo 2 del decreto legislativo n. 74/2000 che punisce chi “al fine di evadere le imposte…, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni relative a dette imposte elementi passivi fittizi”. È contestato anche l’articolo 4 dello stesso decreto legislativo n. 74/2000 sui reati tributari. Punisce chi “al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto indica in una delle dichiarazioni annuali (…) elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti”. La prima udienza sarà il 7 marzo 2022. Se dovesse essere accolta la richiesta dell’avvocato Bagattini, il processo verrebbe riunito a quello Marmodiv.
IlFQ
La vicenda dei conti esteri e la presunta evasione fiscale del presidente lombardo Attilio Fontana sono descritte dalla Procura di Milano come “una complessiva messinscena” costruita “per motivi di immagine politica” e “per evitare di denunciare al fisco la propria pregressa evasione fiscale”. Parole nette quelle dei magistrati, scritte nelle conclusioni della richiesta di rogatoria inviata alle autorità svizzere. A pagina dieci (di 14), la Procura si fa più stringente: “La falsità ideologica che permea l’operazione di rimpatrio dei capitali illeciti ha consentito a Fontana di trarre illegittimo profitto dall’utilizzo della simulata causale della successione ereditaria”, risparmiando 171mila euro di sanzioni. Secondo i pm non tutti i 5,3 milioni scudati sarebbero da ricondurre al presunto “nero” dei genitori del presidente.
A pagina 2 si legge che, “secondo l’assunto investigativo” Fontana “nel corso della procedura di voluntary ha dichiarato falsamente che il denaro detenuto all’estero sarebbe da ricondurre all’evasione fiscale posta in essere dalla madre Giovanna Maria Brunella, malgrado siano emersi plurimi elementi per ritenere che si sia trattato di provento (tutto o in parte) riconducibile alla propria evasione fiscale”. Poco dopo: “A seguito dell’esito favorevole del procedimento in questione, Fontana ha poi impiegato tali proventi in attività speculative”. Seguendo l’impianto dell’accusa, a pagina 7 si riprende una nota dell’Agenzia delle entrate relativa ai redditi dei genitori del presidente: “Alla luce dei livelli reddituali dichiarati” tra “il 1988 e il 2004 si rileva che il patrimonio detenuto al 31 dicembre 2014 risulta potenzialmente incongruo”.
L’incipit delle conclusioni della richiesta rogatoriale è ancora più netto. È scritto che “gli elementi” raccolti dall’accusa “portano a concludere per la protagonistica gestione da parte” di “Fontana delle operazioni finalizzate a ripulire una parte consistente (almeno 2,5 milioni) dei proventi dell’evasione fiscale per il tramite di un distorto utilizzo della voluntary disclosure”. Distorsione legata anche al fatto che Fontana, secondo i pm, non ha fornito “i documenti (…) per spiegare come sono stati generati i capitali all’estero”. Tanto che “la relazione (…) al riguardo è totalmente muta”. Di più: i tentativi dei pm di recuperare i documenti sono falliti visto che “le procedure di voluntary” per come spiegato dai testimoni “hanno seguito percorsi (…) inverosimili”. Per questo il governatore lombardo è indagato per autoriciclaggio e false dichiarazioni in voluntary. Fontana è anche accusato di frode in pubbliche forniture rispetto al caso dei camici venduti alla Regione dal cognato.
Sempre a pagina 10 della rogatoria si spiega come è stato impiegato il denaro scudato nel 2016: “Non vi sono dubbi che il patrimonio ripulito (…) è stato reinvestito da Fontana in strumenti finanziari”, attraverso un mandato all’Unione fiduciaria e l’apertura di un profilo di investimento presso Ubs che, per la Procura, “è annoverabile nel genus delle attività speculative”. Dagli atti, poi, emerge che Fontana scuderà 5,3 milioni, ma solo 3,5 sono riconducibili al conto del 1997 intestato alla madre. Su altri 2,5 milioni vi sono dei buchi che la rogatoria tenterà di ricostruire. Si legge, infatti, che “con l’apertura della relazione (…) (quella del 2005) vi è stata “una immissione di liquidità ulteriore rispetto a quella proveniente dalla relazione (…) (quella del 1997)”.
Dalla rogatoria emerge poi un dubbio di autenticità sulle firme relative al conto del 2005 e anche al conto del 1997. Viene scritto: “L’elaborato peritale rileva (…) anomalie nelle firme apposte nel 1997 da Fontana e da sua madre all’atto dell’apertura del conto (…) in quanto apparentemente apposte in un primo momento dalla signora Brunella e solo successivamente in circostanze di luogo e di tempo diverse, da Fontana”. Insomma una “messinscena” e, per i pm, “un duplice movente: economico e di immagine”. Fontana dal canto suo ha inizialmente spiegato di aver saputo del primo conto nel 2015 e poi, ieri, di averlo saputo già allora, anche se il conto lo gestiva la madre. Ora da indagato, se vorrà, potrà spiegare tutto ai magistrati.
IlFattoQuotidiano
Laura Bovoli imputata. La madre di matteo accusata di bancarotta. Ieri l’udienza.
Il Tribunale di Cuneo ha acquisito alcuni scambi di email che collegano i genitori di Matteo Renzi alla Direkta srl, impresa al centro di un crac da quasi 2 milioni di euro. Direkta per diversi anni è stata subappaltante della Eventi 6, amministrata da Laura Bovoli, madre dell’ex premier, indagata per concorso in bancarotta fraudolenta. La corrispondenza è stata trasmessa alla Procura di Firenze, che indaga su altri fallimenti di aziende satellite dei Renzi. Il processo di Cuneo è entrato nel vivo e ieri i giudici hanno sentito alcuni testimoni ritenuti centrali: Mirko Provenzano, ex amministratore della Direkta, e la compagna Erika Conterno, entrambi già condannati e sentiti come testimoni assistiti. Al centro dell’attenzione dei giudici ci sono fatture che mostrano come le campagne pubblicitarie affidate alla Direkta, fossero “gonfiate”: “Fino al 70%” dei volantini stampati – ammette Provenzano – finivano al macero”. La sua azienda, in altre parole, “veniva pagata per 100, ma distribuiva 30”. Pratiche che, dice, erano “note ai clienti” (tra quelli citati Ipercoop Liguria). Sul perché accettassero tale pratica, l’imprenditore invita a chiedere altrove: “A questo non so rispondere”.
Dalla mancata distribuzione c’era ancora modo di ricavare qualcosa. “I soldi ottenuti dalla vendita al macero – domanda il pm Pier Attilio Spea – che fine facevano?”. La versione di Provenzano è che quel denaro veniva incamerato da Direkta. È a questo punto che il magistrato produce la corrispondenza: “Io ho mail che dicono il contrario”. La prima è datata 28 agosto 2013 e firmata da Bovoli: “Ti ricordo che questo è il quarto bilico di carta e non ci è stato riconosciuto ancora nulla”. In quello stesso periodo le fatture certificano carta consegnata al macero lombardo gestito dalla Maresca srl. Direkta (il cui fallimento è rappresentato dall’avvocato Vittorio Sommacal) versa già in grave condizioni, non riesce più a pagare le cooperative che distribuiscono i volantini che a loro volta salteranno in aria. L’11 settembre Erika Conterno propone ai Renzi di mettersi in diretto contatto con la Maresca srl. Le risponde Tiziano Renzi: “Per la carta preferiamo non apparire, per quanto riguarda il passato. Per il futuro, se non ritenete di continuare, provvederemo in altra maniera”.
Laura Bovoli è imputata per quello che agli occhi dell’accusa è un “favore” che al momento non trova spiegazione: su richiesta di Provenzano avrebbe modificato a posteriori le note di accompagnamento di alcune fatture, 80mila euro, trasformando costi concordati in penali per lavori svolti male. Una contestazione che avrebbe consentito a sua volta a Provenzano di ribaltare le accuse sulle cooperative. Il 3 febbraio saranno sentiti gli imputati. Laura Bovoli ha già fatto sapere che non ci sarà.