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venerdì 11 dicembre 2020

“I super-ricchi alla base delle crisi. Come evitarlo? Misure fiscali”. Parla l’autore del libro che lega guerre commerciali e lotta di classe. - Mauro Del Corno

 

Intervista a Matthew Klein, editorialista del settimanale finanziario Usa Barron's e autore di "Trade Wars are Class Wars". Tra le altre cose spiega come scelte politiche di paesi come Cina, Germania, Stati Uniti che hanno favorito una distribuzione della ricchezza a favore di ceti più abbienti siano alla base degli squilibri commerciali e finanziari globali. E che i correttivi stanno nella redistribuzione delle ricchezze.

L’editorialista del settimanale finanziario Barron’s Matthew Klein e l’economista Michael Pettis sono gli autori di Trade Wars are Class Wars, edito da Yale University Press. Il libro spiega come una distribuzione della ricchezza troppo sbilanciata a favore dei ceti più abbienti sia alla base delle tensioni finanziarie e commerciali tra Stati. Una situazione che in una certa misura dipende da scelte politiche che negli ultimi decenni hanno interessato la Germania come la Cina o gli Stati Uniti, pur nella particolarità e differenza dei rispettivi sistemi. Se non verrà corretta, anche con interventi di natura fiscale, questa condizione presenta e presenterà rischi notevoli e crescenti, di natura sia economica che sociale. Ilfattoquotidiano.it ha intervistato Klein.

Come si intuisce già dal titolo, la tesi di fondo sviluppata nel vostro libro è quella secondo cui le tensioni commerciali internazionali dipendono, in ultima analisi, da una distribuzione disarmonica della ricchezza all’interno dei singoli Paesi. Ma esattamente come funziona questo meccanismo?
Questa è la questione cruciale, e infatti per spiegarla bene abbiamo dovuto scrivere un intero libro (ride, ndr). Ad ogni modo, la “versione breve” è che oggi tutti siamo interconnessi, attraverso il commercio internazionale e il sistema finanziario. Quello che accade e che cambia all’interno di una società, avrà inevitabilmente conseguenze per persone che vivono altrove indipendentemente dal fatto che questi effetti siano intenzionali o meno. Un buon esempio per cogliere bene il concetto è quello che accade con l’inquinamento.

Il secondo aspetto chiave della nostra tesi è che i ricchi, e le imprese che controllano, sono molto differenti da tutti gli altri. La maggior parte delle persone spende più o meno tutto quello che guadagna nel corso della vita. I ricchi no e questo accade in qualsiasi Paese del mondo. Le persone che si trovano al vertice della piramide della ricchezza risparmiano una buona fetta di quel che guadagnano. Guardato da un’altra prospettiva risparmiare significa comprare asset (come fondi, immobili, azioni, etc, ndrinvece che beni o servizi. Il motivo è semplice: per quanto i gusti possano essere raffinati e costosi, c’è un limite alla quantità di beni necessari per la loro soddisfazione (es non ha senso comprarsi 5 yacht o 10 Ferrari, ndr). Quindi cambiamenti significativi nella distribuzione del reddito dalla gente comune ai ricchi, spostano risorse da persone che spendono molto in beni e servizi a persone che acquistano molti asset.

Non dimentichiamo che ogni reddito proviene dalla spesa di qualcun altro. A livello globale questo significa che per chi è già ricco, arricchirsi ulteriormente è molto difficile, se si cerca di farlo unicamente comprimendo il reddito degli altri. La spesa complessiva diminuirebbe e così, in proporzione, calerebbero i ricavi delle imprese. Ciò che consente ai consumatori di continuare a spendere anche quando i redditi sono stagnanti, sono i prestiti. E infatti quello a cui abbiamo assistito a livello globale è che la crescente concentrazione del reddito ha coinciso con un forte aumento dei debiti di famiglie e governi. Se guardiamo a queste dinamiche dal punto di vista del commercio quello che vediamo è che un cambiamento della distribuzione del reddito in un Paese può avere conseguenze negative anche altrove, riducendo gli acquisti dall’estero di beni e servizi e spingendo così le persone che vedono calare i loro ricavi, a contrarre debiti che spesso non sono in grado di sostenere.

Nel libro scrivete che attualmente la zona euro è la principale fonte di squilibri globali. Il caso più emblematico è quello della Germania, dove i governi, sia di destra che di sinistra, hanno fatto scelte politiche a favore delle élite. Cosa dovrebbe fare Berlino per cambiare questa situazione? Pensi che una tassa sul patrimonio potrebbe essere una buona opzione?
Il problema fondamentale, per quanto riguarda la Germania, è che nel complesso i tedeschi hanno vissuto al di sotto delle loro possibilità per un ventennio. I redditi delle famiglie, gli investimenti pubblici in infrastrutture, e anche quelli aziendali, sono stati sacrificati per il benessere del bilancio pubblico. Il governo ha ripagato i suoi debiti, le aziende generano molto flusso di cassa per i loro proprietari, ma nel complesso la società tedesca sta peggio di come potrebbe stare. La notizia positiva è che questa situazione può essere corretta con decisioni piuttosto semplici. Il vincolo del pareggio di bilancio previsto dalla Costituzione tedesca dovrebbe essere sostituito con una regola più sensata, che offra margini per effettuare più investimenti pubblici.

Una volta che avessero una maggiore possibilità di indebitarsi, governo centrale e Lander potrebbero finalmente lavorare sul grande arretrato di interventi in manutenzione e sviluppo delle infrastrutture. Il governo potrebbe, ad esempio, finanziare con più risorse lo sviluppo della rete ferroviaria ad alta velocità, implementare la rete internet e favorire la transizione verso fonti di energia rinnovabili. Soprattutto governo e imprese dovrebbero considerare la possibilità di correggere alcune delle scelte fatte negli anni ’90 e 2000, mi riferisco soprattutto ai tagli al welfare che hanno aumentato l’insicurezza dei lavoratori, oltre che alla diffusione di lavori con orario ridotto. Infine, il governo potrebbe valutare un impegno nella redistribuzione diretta per trasferire il reddito dai ricchi imprenditori tedeschi, che hanno prosperato negli ultimi 20 anni, a favore della stragrande maggioranza della popolazione che viceversa non l’ha fatto. Modifiche al regime dell‘imposta sulle successioni e l’introduzione di un’imposta sul patrimonio, che tenga adeguatamente conto delle valutazioni immobiliari, sarebbero certamente utili a questo scopo.

Come spiegate bene nel vostro libro, e a proposito del fatto che le scelte di un paese producono conseguenze ben al di là dei suoi confini, quello che è accaduto negli ultimi 20 anni in Germania è alla base della crisi dei debiti sovrani che nel 2012 ha colpito Paesi come Italia, Spagna e Portogallo…
Ripeto, oggi viviamo in un mondo in cui tutti sono connessi. Nessun paese è isolato dal sistema globale, neppure paesi pariah come la Corea del Nord. La Germania è un’economia aperta e fortemente integrata con il resto d’Europa. Tutto ciò che accade qui ha quindi profonde conseguenze sui paesi vicini. Quando il governo e il mondo degli affari tedeschi hanno adottato una serie di decisioni che hanno causato una riduzione dei consumi delle famiglie e degli investimenti pubblici e privati nel paese, questo ha avuto ripercussioni anche sulle importazioni tedesche, che sono diminuiti. Nel frattempo però gli esportatori tedeschi hanno continuato a vendere senza problemi nel mondo e nei paesi vicini. I risparmi accumulati dai tedeschi più abbienti venivano infatti prestati all’estero attraverso il sistema bancario della Germania, sostenendo importazioni e consumi locali. A ricevere questi finanziamenti erano, tra gli altro, ItaliaSpagnaPortogalloIrlandaGrecia e Stati baltici. Quindi questi stati esportavano meno di quanto avrebbero potuto anche a causa di una domanda tedesca fiacca ma hanno mantenuto inalterato il loro livello di importazioni, grazie ai finanziamenti a basso costo che arrivavano dalla Germania. Il problema è che purtroppo questo sistema non è sostenibile a lungo.

Qualcosa di simile è accaduto negli Stati Uniti nel 2008. Il Paese ha dovuto assorbire un immenso flusso di denaro proveniente dall’estero, i risparmiatori di tutto il mondo vogliono comprare titoli Usa. Per soddisfarli ha emesso una grandissima quantità di titoli obbligazionari, anche di pessima qualità come quelli costruiti sui famigerati mutui subprime. Gli Usa amministrano il dollaro, la moneta di riferimento a livello globale, ma questo più che un privilegio, ha finito per diventare un peso.
Gli Stati Uniti si trovano in una situazione delicata perché, come hai ricordato, le persone, in tutto il mondo, vogliono possedere attività denominate in dollari. Tuttavia creare e distribuire quelle attività in dimensioni sufficienti per soddisfare questa gigantesca domanda finisce per avere effetti distorsivi sull’economia. E’ il motivo per cui nel libro definiamo lo status di valuta di riserva del dollaro un “fardello esorbitante” piuttosto che un “privilegio esorbitante” (definizione coniata negli anni ’60 dall’allora ministro delle finanze francese Valery Giscard D’Estaigne, ndr). Ci sono una serie di cose che gli Usa potrebbero fare per ridurre la domanda estera di asset su valori sostenibili. Se la Federal Reserve e il Fondo monetario internazionale rendessero più facile prendere in prestito dollari in caso di necessità, i governi stranieri avrebbero meno bisogno di detenere ingenti riserve. Tasse sugli investimenti esteri, e altri controlli sui capitali, potrebbero scoraggiare l’acquisto di beni statunitensi. Allo stesso tempo, il governo federale dovrebbe prendere atto di essere il soggetto più capace di soddisfare questa domanda. Essere quindi disposto ad emettere una quantità di titoli di Stato sufficiente per fare in modo che non debba essere il settore privato a farlo. Infine, vorrei sottolineare che non c’è motivo per cui il dollaro debba essere l’unica valuta di riserva. L’euro è un’alternativa valida e, in teoria, titoli di debito emessi dall’UE potrebbero essere attraente tanto quanto quelli del Tesoro degli Stati Uniti. Sarebbe un bene sia per gli europei, che potrebbero prendere in prestito e spendere più di quanto fanno ora, sia per gli americani.

Anche la Cina mostra forti squilibri nel suo modello di sviluppo, con i redditi della classe media sacrificati a favore degli investimenti decisi dal governo centrale. Voi scrivete che, in un modo o nell’altro, Pechino dovrà presto correggere questo stato di cose. Questo processo comporta dei rischi per la Cina o per gli altri Paesi?
Sì, la natura squilibrata dell’economia cinese pone sicuramente dei rischi, ma è importante capire quali sono questi rischi. Un crollo improvviso è improbabile, perché il governo mantiene uno stretto controllo sul sistema finanziario. Il risultato più probabile è che il tasso di crescita dell’economia tenderà a rallentare ancora più di quanto non abbia già fatto sinora. Il governo cercherà però di evitarlo. Come? Aumentando ulteriormente il suo surplus (differenza tra valore delle esportazioni e delle importazioni, ndr) , un comportamento molto nocivo per il resto del mondo.

Prima o poi il peso dei consumi sul Pil aumenterà. Questo potrebbe verificarsi perché la spesa delle famiglie accelera velocemente oppure, ed è più probabile, perché rallenterà la crescita degli investimenti. In una certa misura questo sta già accadendo. La crescita è rallentata notevolmente dal 2010, in parte grazie alla decisione del governo di frenare l’espansione del credito e di contenere la spesa per investimenti. Ma a questo punto tagliare ulteriormente gli investimenti, senza fare nulla per i lavoratori cinesi e i pensionati, deprimerebbe la spesa totale, e finirebbe per ridurre anche le importazioni con ripercussioni negative anche sulle economia del resto del mondo.

La pandemia come influenza e come sta cambiando la situazione che voi descrivete?
La pandemia ha causato un calo consistente sia della spesa globale per beni e servizi, sia della loro produzione. Ma i cali sono stati diversi da paese a paese, Cina e Stati Uniti in particolare hanno esperienze diametralmente opposte. In Cina, la spesa dei consumatori è diminuita drasticamente e il governo ha fatto poco per proteggere i redditi dei lavoratori. Ha invece aiutato le imprese, con prestiti a basso costo e deprezzamento della valuta. Così ha favorito l’export (una moneta svalutata fa si che i prodotti cinesi costino meno all’estero e quindi vengano venduti più facilmente, ndr) e il surplus commerciale ha raggiunto nuovi record. Viceversa il governo degli Stati Uniti ha fornito un enorme sostegno alle famiglie americane, che hanno speso i soldi in beni, molti dei quali importati. La produzione manifatturiera statunitense è invece rimasta debole, principalmente a causa della debolezza delle esportazioni. Gli squilibri di cui parliamo nel libro si sono ulteriormente esacerbati. L’unico fatto positivo che posso vedere, anche se probabilmente è prematuro dirlo, è che l’Europa ha mostrato un grado di solidarietà maggiore di quanto mi sarei aspettato. Se si dovesse affermare e consolidare la pratica di emettere debito comune per finanziare spese di interesse comune, per i singoli governi sarebbe più facile aiutare i cittadini, pur rispettando i vincoli di bilancio. Inoltre i titoli di debito comune dell’Ue sarebbe anche un’opzione di risparmio per gli europei alternativa ai titoli di stato statunitensi, favorendo così un riequilibrio tra le due sponde dell’Atlantico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/i-super-ricchi-alla-base-delle-crisi-come-evitarlo-misure-fiscali-parla-lautore-del-libro-che-lega-guerre-commerciali-e-lotta-di-classe/6009245/

venerdì 28 agosto 2020

Scoperto nesso tra terremoti Appennino e CO2 nelle falde.



A 4 anni dal sisma Amatrice attende la ricostruzione.

Lo studio ha preso in esame dati geochimici e geofisici raccolti dal 2009 al 2018, inclusi quelli relativi ai grandi terremoti dell'Aquila, di Amatrice e Norcia.

C'è un legame tra i terremoti che scuotono l'Appennino e la presenza di anidride carbonica nelle falde: i campionamenti fatti negli ultimi dieci anni mostrano infatti che la CO2 raggiunge la sua massima concentrazione in occasione di intensa attività sismica. La scoperta è pubblicata sulla rivista Science Advances dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall'Università di Perugia. "Dai dati emerge una correlazione tra i due fenomeni, ma non sappiamo ancora se la CO2 è un segnale che annuncia il sisma: per verificarlo si tenterà un monitoraggio continuo nel tempo", spiega Carlo Cardellini dell'Università di Perugia.
Lo studio ha preso in esame dati geochimici e geofisici raccolti dal 2009 al 2018, inclusi quelli relativi ai grandi terremoti dell'Aquila, di Amatrice e Norcia.
"Per quanto le relazioni temporali tra il verificarsi di un evento sismico e il rilascio di CO2 siano ancora da approfondire - precisa Giovanni Chiodini dell'Ingv - in questo studio ipotizziamo che l'evoluzione della sismicità nella zona appenninica sia modulata dalla risalita del gas che deriva dalla fusione di porzioni di placca che si immergono nel mantello".
Questa produzione continua di anidride carbonica in profondità e su larga scala favorisce la formazione nella crosta terrestre di serbatoi ad alta pressione. "La sismicità nelle catene montuose - aggiungono i ricercatori dell'Ingv Francesca Di Luccio e Guido Ventura - potrebbe essere correlata alla depressurizzazione di questi serbatoi e al conseguente rilascio di fluidi che, a loro volta, attivano le faglie responsabili dei terremoti".

giovedì 5 settembre 2019

Negli USA una mamma fa causa alla contea per aver dato il permesso al suo figlio minorenne di cambiare sesso senza il suo consenso. - Malachia Paperoga



Mentre i fatti di Bibbiano in Italia lanciano un avvertimento inquietante alle famiglie italiane su cosa può succedere ai bambini se i genitori vengono giudicati “non idonei”, negli Stati Uniti il processo è purtroppo molto più avanzato. I diritti di genitori “idonei” vengono completamente ignorati quando i figli vengono convinti a fare “la cosa giusta™”, come per esempio un’operazione di cambio di sesso quando sono ancora minorenni. 

Di Lisa Bourne, 24 luglio 2019 

Una mamma del Minnesota, il cui figlio è stato convinto a sottoporsi a “cambio di sesso” dai funzionari della sua contea, ha chiesto alla Corte Suprema USA di rivedere il suo caso. Accusa il governo di aver usurpato i suoi diritti genitoriali in quanto un agente governativo ha fornito a suo figlio i servizi transgender e gli stupefacenti contro la volontà della madre.

Mercoledì la Thomas More Society ha presentato una petizione all’Alta Corte  per conto di Anmarie Calgaro, sostenendo che i diritti al giusto processo della Calgaro sono stati “calpestati” quando la contea di St. Louis e i suoi operatori sanitari “hanno posto fine alla sua potestà genitoriale sul figlio minore senza alcuna ordinanza di emancipazione di un tribunale”.

“E’ il peggior incubo di un genitore” ha detto il consigliere speciale Erick Kaardal della Thomas More Society. “Il figlio di Anmarie Calgaro, mentre era minorenne, è stato avviato a un processo permanente di modificazione del corpo fisico, capace di determinare un cambiamento dell’intera vita, che lo ha reso una pedina dell’agenda sociopolitica di qualcun altro, influenzato da persone che non hanno alcun diritto giuridico o morale di usurpare il ruolo di un genitore”.

Nel 2016 la Calgaro ha citato in giudizio le agenzie statali e gli operatori sanitari davanti al tribunale federale per aver posto fine ai suoi diritti parentali senza il necessario processo, in quanto il suo figlio minore ha ricevuto assistenza medica per il cosiddetto “cambio di sesso” senza il consenso della madre o una sentenza legale di emancipazione.

Nella sua causa afferma che le autorità statali hanno deciso autonomamente che il ragazzo allora diciassettenne fosse emancipato.

La dichiarazione della “Thomas More” dice che gli imputati hanno gestito il caso del figlio della Calgaro come se fosse un minore emancipato, anche se non c’era stata alcuna azione giudiziaria in tal senso. Né il distretto scolastico, né la contea, né nessuna delle agenzie mediche indicate nella causa diedero alla Calgaro alcun preavviso o udienza prima di porre fine ai suoi diritti genitoriali sul figlio minore.

Un giudice distrettuale ha respinto la causa della Calgaro nel maggio 2017, ammettendo che il ragazzo non era legalmente emancipato da una sentenza del tribunale, ma ritenendo che tuttavia i diritti genitoriali della Calgaro “erano rimasti intatti”. La Thomas More Society dice che il giudice ha decretato che l’emancipazione de facto del figlio minore della Calgaro da parte della contea, della scuola e degli operatori sanitari non ha costituito una violazione dei diritti genitoriali costituzionalmente garantiti.

Il caso è andato in appello nel luglio 2017 e la sentenza la sentenza del tribunale distrettuale è stata confermata della Corte di Appello dell’8° Circuito nel marzo di quest’anno.

La Contea di St. Louis ha deciso senza alcuna base che il figlio della Calgaro era emancipato e poteva ricevere queste prestazioni sociali, anche se la Calgaro era un “genitore idoneo” non in accordo con le loro azioni, secondo la dichiarazione legale della Corte Suprema.

Secondo Kardaal: “Incredibilmente, lo Statuto del Minnesota autorizza una contea a ritenere un minore “emancipato” e in diritto di ricevere sussidi statali per vivere in proprio e permette agli operatori sanitari di ignorare il parere dei genitori se risulta che il minore vive in un luogo diverso dai genitori e gestisce personalmente le proprie finanze”.

“Ed è prassi corrente del distretto scolastico della contea di St. Louis in Minnesota di impedire a un genitore di essere conivolto nell’istruzione di un ragazzo per più di due anni dopo che il ragazzo è ritenuto, dal preside della scuola e non da una sentenza del tribunale, ‘emancipato’”. “Si tratta di una situazione inaccettabile per qualsiasi genitore e una seria violazione dei diritti genitoriali e del giusto processo”.

I termini dell’emancipazione in Minnesota sono vaghi, e la legge di stato non prevede alcun diritto procedurale per i “genitori idonei”, secondo Kaardal, sebbene li preveda per quelli non idonei.

“Perché non dovrebbe valere lo stesso per i genitori idonei?” ha chiesto.

Kaardal ha detto di essere particolarmente preoccupato per la contraddizione interna alle disposizioni giuridiche del Minnesota.

“La Corte di Appello USA ha ignorato la grande contraddizione nella decisione della Corte Distrettuale, in cui i diritti dei genitori sono ammessi ma non onorati, e la ridicola affermazione che le agenzie hanno violato i diritti della Calgaro, ma non hanno fatto nulla di male”. “La Corte Suprema USA ha ora l’opportunità di scongiurare questo scenario incompatibile e insostenibile; così che i genitori di tutti gli Stati Uniti possano continuare a fare i genitori senza interferenze governative”.

“Secondo la legge federale, il diritto dei genitori è considerato un diritto implicito, protetto dalle interferenze governative dalle Clausole del Giusto Processo del Quinto e Quattordicesimo Emendamento”, ha detto Kaardal. “La ‘garanzia’ delle clausole del Giusto Processo salvaguarda quei diritti sostanziali “così radicati nelle tradizioni e nella coscienza da essere classificati come fondamentali”.

La Corte Suprema USA si riunirà a ottobre.

http://vocidallestero.it/2019/08/27/negli-usa-una-mamma-fa-causa-alla-contea-per-aver-dato-il-permesso-a-suo-figlio-minorenne-di-cambiare-sesso-senza-il-suo-consenso/


Il classico caso del genitore padrone.
I figli non sono cose, sono persone, i loro diritti, le loro espressioni non vanno repressi, vanno scoperti ed accompagnati. Il compito di un genitore è aiutare il proprio figlio a fare emergere la propria essenza, le proprie aspirazioni, le proprie attitudini, non è possedere e cercare di cambiare la natura della persona: quella resterà sempre, anche se celata, ed emergerà in qualsiasi momento della vita con l'aggravante della rabbia repressa. C.

giovedì 17 novembre 2016

Scoperto un oceano ghiacciato sotto il 'cuore' di Plutone.

Un oceano ghiacciato si troverebbe sotto la superficie di Plutone (fonte: NASA/JHUAPL/SWRI)Un oceano ghiacciato si troverebbe sotto la superficie di Plutone (fonte: NASA/JHUAPL/SWRI)

Modella il pianeta nano e lo orienta.


C'è un oceano ghiacciato sotto la superficie di Plutone e gli indizi si trovano nella Sputnik Planitia, l'enorme bacino vasto mille chilometri situato nella vasta spianata a forma di cuore osservata sulla superficie del pianeta. Lo indicano gli articoli pubblicati sulla rivista Nature dalle Università dell'Arizona, a Tucson, e dall'Università della California a Santa Cruz, entrambi basati sulle immagini del pianeta nano catturate dalla sonda New Horizons della Nasa. 

L'oceano sarebbe responsabile di un riorientamento del pianeta nano
Sotto tutta la sua superficie, quindi, Plutone nasconderebbe un enorme oceano fatti di ghiaccio d'acqua e dalla consistenza viscosa. Entrambe le ricerche suggeriscono che la presenza dell'oceano abbia modellato la struttura del pianeta nano creando tensioni nella crosta e crepe sulla sua superficie. Non solo, secondo i ricercatori l'enorme massa di acqua ghiacciata è stata responsabile del riorientamento del pianeta e potrà esserlo di nuovo anche in futuro. 

Il ruolo giocato dalle maree
La Sputnik Planitia si sarebbe infatti spostata nel tempo, in conseguenza alle variazioni nell'accumulo di ghiaccio nel suo bacino. Cambiamenti, questi, nei quali avrebbero giocato un ruolo anche le maree generate da Caronte, la più vicina delle lune del pianeta nano.

martedì 7 aprile 2015

Stephen Hawking: il bosone di Higgs potrebbe distruggere l'universo. - Elena Re Garbagnati



Nella prefazione scritta per il libro "Starmus, 50 Years of Man in Space", lo scienziato allerta sui potenziali rischi legati agli esperimenti sulla cosidetta "particella di Dio"

IL BOSONE di Higgs - altrimenti conosciuto come "particella di Dio" - può avere il potenziale per distruggere l'universo. L'avvertimento è dell'astrofisico inglese Stephen Hawking, che lo scrive nella prefazione del libro "Starmus, 50 Years of Man in Space", una raccolta di conferenze tenute da scienziati e astronomi, tra cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Secondo il celebre fisico, a livelli di energia molto elevati, il bosone potrebbe improvvisamente diventare instabile, causando un "catastrofico decadimento del vuoto" tale da far collassare il tempo e lo spazio, e non ci accorgeremmo nemmeno che sta succedendo. Hawking sottolinea che questo scenario è molto improbabile, perché i colleghi non hanno a disposizione un collisore di particelle abbastanza grande per un esperimento di questa portata. Con una nota sarcastica infatti Hawking aggiunge che "un acceleratore di particelle capace di raggiungere 100 miliardi di GeV sarebbe più grande della Terra, ed è improbabile che si possano ottenere i finanziamenti per realizzarlo nel clima economico attuale".

Secondo il fisico comunque, nell'eventualità che lo si costruisse, il bosone di Higgs "potrebbe diventare metastabile a energie superiori a 100 miliardi di giga-elettronvolt (GeV)". In sostanza, se gli scienziati dovessero intraprendere un esperimento simile, l'universo potrebbe subire un catastrofico decadimento del vuoto, cioè la bolla del vero vuoto si espanderebbe alla velocità della luce. Il disastro secondo Hawking "potrebbe accadere in qualsiasi momento".

L'affermazione ha portato il professor John Ellis, fisico teorico del Cern, a rispondere prontamente per tranquillizzare gli animi: "Deve essere chiaro che la scoperta del bosone di Higgs al Large Hadron Collider (Lhc) non ha causato questo problema, e le collisioni nell'Lhc non potrebbero innescare instabilità, perché le loro energie sono troppo basse". È dello stesso avviso Nicola Mori, ricercatore in fisica all'Università di Firenze, che abbiamo contattato per capire meglio il problema sollevato da Hawking. Mori ci spiega che da una parte "è vero che i fisici stanno cercando di studiare il fenomeno a energie molto alte con Lhc, e che progettano in futuro di costruire nuove macchine per aumentare questa energia, ma è bene sapere che nell'universo esistono oggetti e processi fisici che lavorano a energie molto maggiori di quelle di Lhc - per essere precisi fino a un milione di volte - e per ora nessuno di questi processi ha causato un 'catastrofico decadimento del vuoto'". In altre parole, "oggi siamo in grado di osservare raggi cosmici che arrivano dal Cosmo sulla Terra con un'energia un milione di volte maggiore di quella delle particelle che girano dentro all'Lhc, ma nessuno di questi raggi cosmici ha causato danni".

"Quella di Hawking - che resta uno dei più grandi luminari del nostro tempo - è quindi da vedere come una speculazione teorica, un fatto che si potrebbe verificare a energie ancora maggiori di quelle dei raggi cosmici di cui si parlava sopra", conclude Mori e sottolinea che "la cosa più importante, al di là di speculazioni e idee pindariche, e l'unica cosa sicura è che non siamo ancora in grado di distruggere l'universo".


http://www.astronomia.com/forum/showthread.php?7757-Stephen-Hawking-il-bosone-di-Higgs-potrebbe-distruggere-l-universo