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venerdì 28 agosto 2020

Scoperto nesso tra terremoti Appennino e CO2 nelle falde.



A 4 anni dal sisma Amatrice attende la ricostruzione.

Lo studio ha preso in esame dati geochimici e geofisici raccolti dal 2009 al 2018, inclusi quelli relativi ai grandi terremoti dell'Aquila, di Amatrice e Norcia.

C'è un legame tra i terremoti che scuotono l'Appennino e la presenza di anidride carbonica nelle falde: i campionamenti fatti negli ultimi dieci anni mostrano infatti che la CO2 raggiunge la sua massima concentrazione in occasione di intensa attività sismica. La scoperta è pubblicata sulla rivista Science Advances dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall'Università di Perugia. "Dai dati emerge una correlazione tra i due fenomeni, ma non sappiamo ancora se la CO2 è un segnale che annuncia il sisma: per verificarlo si tenterà un monitoraggio continuo nel tempo", spiega Carlo Cardellini dell'Università di Perugia.
Lo studio ha preso in esame dati geochimici e geofisici raccolti dal 2009 al 2018, inclusi quelli relativi ai grandi terremoti dell'Aquila, di Amatrice e Norcia.
"Per quanto le relazioni temporali tra il verificarsi di un evento sismico e il rilascio di CO2 siano ancora da approfondire - precisa Giovanni Chiodini dell'Ingv - in questo studio ipotizziamo che l'evoluzione della sismicità nella zona appenninica sia modulata dalla risalita del gas che deriva dalla fusione di porzioni di placca che si immergono nel mantello".
Questa produzione continua di anidride carbonica in profondità e su larga scala favorisce la formazione nella crosta terrestre di serbatoi ad alta pressione. "La sismicità nelle catene montuose - aggiungono i ricercatori dell'Ingv Francesca Di Luccio e Guido Ventura - potrebbe essere correlata alla depressurizzazione di questi serbatoi e al conseguente rilascio di fluidi che, a loro volta, attivano le faglie responsabili dei terremoti".

martedì 17 aprile 2018

In Portogallo energia pulita al 100%. - Claudio Mastrodonato

Energia pulita? Si può. Lo scorso marzo l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha superato la richiesta del Paese.

Arriva un record dal Portogallo. E non ha a che fare con Cristiano Ronaldo, primo nome e argomento che ai più viene in mente se si parla della nazione lusitana. Questa volta il record ha a che fare con la sfera ambientale. Con le fonti di energia rinnovabili.

In Portogallo le rinnovabili superano il consumo totale.

Marzo 2018 sarà ricordato come il mese in cui l’energia pulita prodotta da fonti rinnovabili ha superato la richiesta totale del fabbisogno del Paese iberico.
Entriamo più nel dettaglio.
Risultati immagini per pale eoliche a sobral
Pale eoliche a Sobral de Monte Agraco, in Portogallo
Calcolando la media mensile, si è andati a constatare che la produzione di energia derivante dal sole, piuttosto che dal vento, è stata superiore (il 103%), e quando non lo è stato – ad esempio mercoledì 7 marzo – ha comunque raggiunto il confortante dato dell’86%.
Numericamente, sono 4812 i GW prodotti contro i 4647 richiesti.
Non è corretto, tuttavia, parlare di un exploit. Dietro questo successo ambientale ci sono anni di progressi del settore, di investimenti, di aggiornamenti e sperimentazioni sul campo. Già da 3-4 anni si sono registrati percentuali vicine al 90% del fabbisogno mensile del Portogallo, segno di un costante progresso. Adesso se ne raccolgono i frutti.
Nel dettaglio, i maggiori contributi derivano dall’idroelettrico – che da solo vale più della metà dei dell’energia pulita prodotta – e l’eolico, garantito dai venti che spirano incessanti dall’Oceano Atlantico.
E non ci si vuole fermare qui.
Spostando il naso un po’ più in là, si stima che entro l’anno 2025 si smetterà di utilizzare il carbone per la produzione energetica, ed entro il 2040 le energie rinnovabili saranno sufficienti a soddisfare – sempre, costantemente – il fabbisogno del Portogallo, andando drasticamente ad intervenire sulle emissioni di CO2.

Energia pulita in Italia?

Come i lusitani, anche il Bel Paese sta investendo in maniera massiva sulle rinnovabili, e condivide con lo Stato iberico la prospettiva del carbon free del 2025.
Tuttavia si è ancora lontani dal traguardo portoghese (e da altri Stati ad onor del vero, si pensi alla Penisola scandinava o alla Scozia, con percentuali anche qui vicine alla perfezione): allo stato attuale dalle fonti di energia alternative si copre solo un quinto della richiesta.
Estendendo il focus ai Paesi aderenti all’Unione Europea – comunque – l’Italia è il terzo Stato che genera energia pulita, con più di 10 punti percentuali, dopo Germania e Francia. Ma soprattutto è in linea con le direttive europee e con gli obiettivi fissati per il prossimo triennio.
C’è di più: la Strategia Energetica Nazionale, stipulata nel 2017, rappresenta un piano decennale adottato dall’Italia per meglio gestire la “rivoluzione energetica”
Il raggiungimento di questi scopi è legato a doppio filo con la modifica delle abitudini quotidiane di ogni singolo cittadino, dai loro consumi.
In Portogallo, evidentemente, si è raggiunta questa maturità sociale.
La strada intrapresa – anche dall’Italia e dagli italiani – appare altrettanto giusta.