Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
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Sandro Pertini sulla situazione tra Israele e Palestina (1981) #ilcapita...
martedì 3 giugno 2025
venerdì 16 maggio 2025
La fine di Israele. - Tommaso Merlo
Israele è moralmente e politicamente un progetto coloniale già fallito. È uno stato paria sempre più isolato ed odiato dal mondo intero tenuto artificialmente in vita coi soldi e la copertura politica dei suoi complici occidentali e in particolare degli americani. Il giorno in cui la lobby sionista non riuscirà più a corrompere il congresso americano e decidere la politica estera statunitense in Medioriente, il giorno in cui gli americani la smetteranno di tenere ostaggio le Nazioni Unite col loro veto e verrà ristabilito il diritto internazionale, ai sionisti non resterà che risalire sulle navi e tornarsene da dove sono venuti. In Terra Santa rimarranno gli ebrei che desiderano convivere in pace coi palestinesi come prima dello sbarco del 1948 ed insieme potranno autodeterminarsi democraticamente. È questa la soluzione più intelligente ed indolore, ripartire da zero con uno stato laico federale israelo-palestinese che bandisca il sionismo come successo per le ideologie del secolo scorso, e che dopo un processo di Norimberga che inchiodi i responsabili delle atrocità di Gaza consenta di girare questa atroce pagina storica per sempre. Una soluzione che andrebbe imposta dall’Occidente e da tutta la comunità internazionale anche attraverso l’embargo economico e militare che faccia cedere il regime di Netanyahu come successo con quello sudafricano ai tempi dell’apartheid. Già, sarebbe questa la soluzione più intelligente ed indolore per tutti, altrimenti la fine di Israele avverrà in un bagno di sangue. Il sionismo non vuole nessuna soluzione politica e pacifica alla crisi palestinese, vuole completare l’occupazione con la forza fregandosene di tutto e di tutti. Nessuna novità. A seguito del fatidico atto terroristico del 7 ottobre per mano di Hamas, il governo sionista di Netanyahu si è giusto tolto la maschera ed ha rotto ogni indugio convinto di avere finalmente carta bianca, ma non c’è nulla di nuovo se non la magnitudo e la sfacciataggine. Israele porta avanti da sempre una politica di pulizia etnica, Gaza è sotto assedio e sotto le bombe da decenni e dall’altra parte della Palestina l’oppressione e l’apartheid non hanno conosciuto un giorno di riposo. La novità è che col 7 ottobre i sionisti hanno finito per esagerare con le atrocità facendo crollare il loro schema propagandistico di copertura internazionale e compromettendo per sempre la reputazione loro e di Israele, un danno politico incalcolabile. L’ottusità e la violenza sionista, ha poi nel tempo favorito la nascita di movimenti di resistenza palestinese altrettanto oltranzisti e violenti compromettendo l’unico modo per uscirne che è il dialogo. E se non se ne esce con un accordo, non resta che il bagno di sangue con la fine di Israele che potrebbe avvenire con una cruenta guerra regionale che cova sotto la cenere come non mai. Netanyahu si è messo a bombardare anche i nuovi vicini siriani e quella è gente che non scherza. Lo Yemen intanto lancia missili che distruggono i deliri di onnipotenza sionisti mentre gli Hezbollah non hanno nessuna intenzione di andare in pensione. Pare poi che la Turchia si stia muovendo dietro le quinte mentre l'Iran non si e' mai mosso, e pare che il re giordano sia più traballante che mai mentre il regime egiziano passa il tempo libero a fare esercitazioni militari coi cinesi. Altro che solite trumpate, nessun palestinese potrà essere deportato altrove e dopo tutto il vento seminato, si preannuncia una tempesta tremenda che potrebbe riportare le bandiere dei seguaci di Maometto tra le mura di Gerusalemme. Ma la fine di Israele potrebbe anche avvenire con una guerra civile tra sionisti ed israeliani più democratici e con un minimo di sale in zucca, quelli che da mesi protestano per strada. La società israeliana è profondamente lacerata e anche a livello istituzionale si cominciano a intravedere inquietanti fratture. Ed essendo un paese militarizzato fino al midollo, che inizino a spararsi tra loro non è affatto da escludere. Potrebbe succedere quando gli israeliani con un minimo di sale in zucca capiranno che il sionismo non è altro che un autodistruttivo vicolo cieco e che solo un accordo coi palestinesi potrebbe salvarli. A quel punto magari vorranno tornare ai confini del 1967 e alla soluzione a due stati che potrebbe rivelarsi però pericolosa. Dopo decenni di massacri e traumi tramandati tra generazioni, non appena la Palestina sarà uno stato libero e indipendente sorgeranno movimenti politici che in nome della giustizia e della vendetta e di Gerusalemme o di chissà cosa, cominceranno a riarmarsi fino ai denti in vista di un conflitto che si preannuncia ancora più cruento perché tra due stati, tra due eserciti e coi palestinesi magari alleati con altri paesi limitrofi. L’unica fine di Israele che potrebbe prevenire un bagno di sangue è quella politica, con la comunità internazionale che costringe Netanyahu e tutto il sionismo alla resa anche attraverso l’embargo come successo con l’apartheid in Sudafrica. E che costringa israeliani e palestinesi a ripartire da zero con un processo costituente sotto l'egida dell'ONU che porti alla nascita di uno stato laico federale israelo-palestinese e a girare questa atroce pagina storica per sempre.
lunedì 16 ottobre 2023
LA GEOPOLITICA DELL’OPERAZIONE AL-AQSA FLOOD. - Pepe Escobar thecradle.co
L’operazione Al-Aqsa Flood di Hamas è stata pianificata meticolosamente. La data di inizio scelta sulla base di due fattori scatenanti.
Il primo era stato l’intervento del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre, quando aveva presentato la sua mappa del “Nuovo Medio Oriente”, in cui aveva completamente cancellato la Palestina e si era fatto beffe di ogni singola risoluzione ONU sull’argomento.
In secondo luogo, le continue provocazioni alla sacra Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, compresa la goccia che ha fatto traboccare il vaso: due giorni prima dell’Operazione Al-Aqsa Flood, il 5 ottobre, almeno 800 coloni israeliani avevano preso d’assalto i dintorni della moschea, picchiando i pellegrini e distruggendo i negozi dei palestinesi, il tutto sotto gli occhi delle forze di sicurezza israeliane.
Chiunque abbia un po’ di cervello sa che Al-Aqsa è l’ultima linea rossa, non solo per i palestinesi, ma per l’intero mondo arabo e musulmano.
Ma c’è di peggio. Gli israeliani hanno poi invocato la retorica di “Pearl Harbor”. Questo è quanto di più minaccioso possa esistere. L’attacco a Pearl Harbor era stato il pretesto dell’America per entrare in una guerra mondiale e bombardare il Giappone e questa “Pearl Harbor” potrebbe essere la giustificazione di Tel Aviv per lanciare un genocidio a Gaza.
I settori dell’Occidente che applaudono l’imminente pulizia etnica – compresi i Sionisti che si atteggiano ad “analisti” dicendo ad alta voce che i “trasferimenti di popolazione” iniziati nel 1948 “devono essere completati” – credono di poter ribaltare la situazione in breve tempo, annientando la resistenza palestinese e indebolendo gli alleati di Hamas, come Hezbollah e l’Iran.
Il loro progetto sull’Ucraina si è arenato, lasciando non solo uova marce sulla faccia dei potenti, ma intere economie europee in rovina. Eppure, mentre una porta si chiude, un’altra si apre: passare dall’alleato Ucraina all’alleato Israele e puntare sull’avversario Iran invece che sull’avversario Russia.
Ci sono altre buone ragioni per andare avanti a tutta forza. Un’Asia occidentale pacifica significherebbe la ricostruzione della Siria – in cui la Cina è ora ufficialmente coinvolta; la riqualificazione attiva dell’Iraq e del Libano; l’Iran e l’Arabia Saudita che entrano a far parte dei BRICS 11; il partenariato strategico Russia-Cina pienamente rispettato e attivo con tutti gli attori regionali, compresi i principali alleati degli Stati Uniti nel Golfo Persico.
Incompetenza. Strategia intenzionale. O entrambe le cose.
Questo ci porta al costo del lancio di questa nuova “guerra al terrorismo”. La propaganda è in pieno svolgimento. Per Netanyahu a Tel Aviv, Hamas è l’ISIS. Per Volodymyr Zelensky a Kiev, Hamas è la Russia. In un fine settimana di ottobre, la guerra in Ucraina è stata completamente dimenticata dai media mainstream occidentali. La Porta di Brandeburgo, la Torre Eiffel, il Senato brasiliano sono ora tutti israeliani.
L’intelligence egiziana sostiene di aver avvertito Tel Aviv di un imminente attacco da parte di Hamas. Gli israeliani hanno scelto di ignorarlo, così come avevano fatto con le esercitazioni di Hamas viste nelle settimane precedenti, compiaciuti della loro superiore consapevolezza che i palestinesi non avrebbero mai avuto l’audacia di lanciare un’operazione di liberazione.
Qualunque cosa potrà accadere, Al-Aqsa Flood ha già irrimediabilmente infranto la pesante mitologia popolare sull’invincibilità di Tsahal, del Mossad, dello Shin Bet, del carro armato Merkava, dell’Iron Dome e delle Forze di Difesa Israeliane.
Anche se ha abbandonato le comunicazioni elettroniche, Hamas ha approfittato dell’incredibile defaillance dei multimiliardari sistemi elettronici di Israele che monitorano il confine più sorvegliato del pianeta.
I droni palestinesi a basso costo hanno colpito diverse torri di sensori, hanno facilitato l’avanzata delle truppe in parapendio e hanno spianato la strada a squadre d’assalto in maglietta e AK-47 che hanno aperto brecce nel muro e attraversato il confine, una cosa che nemmeno i gatti randagi osavano fare.
Israele, inevitabilmente, ha iniziato a colpire la Striscia di Gaza, una gabbia completamente circondata di 365 chilometri quadrati con 2,3 milioni di persone. È iniziato il bombardamento indiscriminato di campi profughi, scuole, condomini civili, moschee e baraccopoli. I palestinesi non hanno una Marina, né un’aviazione, né unità di artiglieria, né veicoli da combattimento blindati, né un esercito professionale. Non hanno quasi mezzi di sorveglianza ad alta tecnologia, mentre Israele può avere accesso ai dati NATO, se li vuole.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha proclamato “un assedio completo sulla Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è chiuso. Stiamo combattendo contro animali umani e agiremo di conseguenza”.
Gli israeliani possono tranquillamente impegnarsi in una punizione collettiva perché, con in tasca tre veti garantiti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sanno di poterla fare franca.
Non importa che Haaretz, il più autorevole quotidiano israeliano, ammetta apertamente che, “in realtà, il governo israeliano è l’unico responsabile di quanto è accaduto (l’Operazione Al-Aqsa Flood) per aver negato i diritti dei palestinesi”.
Gli israeliani non potrebbero essere più coerenti. Già nel 2007, l’allora capo dell’intelligence della Difesa israeliana, Amos Yadlin, aveva dichiarato: “Israele sarebbe felice se Hamas prendesse il controllo di Gaza, perché l’IDF potrebbe trattare Gaza come uno Stato ostile”.
L’Ucraina invia armi ai palestinesi.
Solo un anno fa, il comico di Kiev con la maglietta sudata parlava di trasformare l’Ucraina in un “grande Israele” e veniva debitamente applaudito dalla claque del Consiglio Atlantico.
Ebbene, le cose sono andate diversamente. Come mi ha appena confidato una fonte del Deep State della vecchia scuola:
“Le armi destinate all’Ucraina finiscono nelle mani dei palestinesi. La domanda è quale Paese le pagherà. L’Iran ha appena concluso un accordo con gli Stati Uniti per sei miliardi di dollari ed è improbabile che lo metta a rischio. Ho una fonte che mi ha fornito il nome del Paese, ma non posso rivelarlo. Il fatto è che le armi ucraine stanno andando nella Striscia di Gaza e vengono pagate, ma non dall’Iran”.
Dopo l’incredibile incursione dello scorso fine settimana, Hamas si è già assicurata una leva negoziale maggiore di quella che i palestinesi avevano avuto per decenni. Significativamente, mentre i colloqui di pace sono sostenuti da Cina, Russia, Turchia, Arabia Saudita ed Egitto, Tel Aviv si rifiuta. Netanyahu è ossessionato dall’idea di radere al suolo Gaza, ma, se ciò accadesse, una guerra regionale più ampia sarebbe quasi inevitabile.
Gli Hezbollah libanesi – un fedele alleato dell’Asse della Resistenza palestinese – preferirebbero non essere trascinati in una guerra che potrebbe essere devastante sul loro lato del confine, ma le cose potrebbero cambiare se Israele perpetrasse un genocidio de facto a Gaza.
Hezbollah possiede almeno 100.000 missili balistici e razzi, dai Katyusha (gittata: 40 km) ai Fajr-5 (75 km), Khaibar-1 (100 km), Zelzal 2 (210 km), Fateh-110 (300 km) e Scud B-C (500 km). Tel Aviv sa cosa significa e rabbrividisce per i frequenti avvertimenti del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che la prossima guerra con Israele sarà condotta all’interno del Paese.
Il che ci porta all’Iran.
Plausibile negatività geopolitica
La principale conseguenza immediata di Al-Aqsa Flood è che il sogno erotico dei neoconservatori di Washington di una “normalizzazione” tra Israele e il mondo arabo svanirà semplicemente, se questo scontro si trasformerà in una guerra lunga.
Ampie fasce del mondo arabo, infatti, stanno già normalizzando i loro legami con Teheran – e non solo all’interno dei nuovi BRICS 11.
Nella spinta verso un mondo multipolare, rappresentato dai BRICS 11, dall’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), dall’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) e dall’Iniziativa Belt and Road (BRI) della Cina, tra le altre istituzioni innovative dell’Eurasia e del Sud Globale, non c’è posto per uno Stato d’Apartheid etnocentrico e amante delle punizioni collettive.
Proprio quest’anno, Israele si è visto disinvitato dal vertice dell’Unione Africana. Una delegazione israeliana si era comunque presentata, ma era stata espulsa senza tanti complimenti dalla sala principale, un’immagine diventata virale. Il mese scorso, durante le sessioni plenarie delle Nazioni Unite, un diplomatico israeliano aveva cercato di interrompere il discorso del presidente iraniano Ibrahim Raisi. Nessun alleato occidentale si era schierato al suo fianco e anche lui era stato fatto allontanare dalla sala.
Come aveva diplomaticamente affermato il presidente cinese Xi Jinping nel dicembre 2022, Pechino “sostiene fermamente l’istituzione di uno Stato palestinese indipendente che goda di piena sovranità sulla base dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale. La Cina sostiene la Palestina nel suo diritto a diventare un membro a pieno titolo delle Nazioni Unite”.
La strategia di Teheran è molto più ambiziosa: offrire consulenza strategica ai movimenti di resistenza dell’Asia occidentale, dal Levante al Golfo Persico: Hezbollah, Ansarallah, Hashd al-Shaabi, Kataib Hezbollah, Hamas, Jihad islamica palestinese e innumerevoli altri. È come se tutti facessero parte di un nuovo Grande Scacchiere supervisionato di fatto dal Gran Maestro Iran.
I pezzi della scacchiera erano stati accuratamente posizionati da nientemeno che il defunto comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, il generale Qassem Soleimani, un genio militare unico nella vita. Era stato determinante nel creare le basi per i successi degli alleati iraniani in Libano, Siria, Iraq, Yemen e Palestina, oltre a creare le condizioni per un’operazione complessa come Al-Aqsa Flood.
Altrove nella regione, la spinta atlantista per aprire corridoi strategici attraverso i Cinque Mari – il Mar Caspio, il Mar Nero, il Mar Rosso, il Golfo Persico e il Mediterraneo orientale – si sta arenando.
La Russia e l’Iran stanno già distruggendo i progetti statunitensi nel Caspio – attraverso il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC) – e nel Mar Nero, che sta per diventare un lago russo. Teheran sta prestando molta attenzione alla strategia di Mosca in Ucraina, anche se sta affinando la propria strategia su come debilitare l’egemone senza un coinvolgimento diretto: chiamiamola plausibile negatività geopolitica.
Addio al corridoio UE-Israele-Arabia Saudita-India
L’alleanza Russia-Cina-Iran è stata demonizzata come il nuovo “asse del male” dai neoconservatori occidentali. Questa rabbia infantile tradisce un’impotenza cosmica. Questi sono veri Paesi sovrani, con cui non si può scherzare, perché, in caso contrario, il prezzo da pagare sarebbe incalcolabile.
Un esempio chiave: se l’Iran, attaccato da un asse USA-Israele, decidesse di bloccare lo Stretto di Hormuz, la crisi energetica globale schizzerebbe alle stelle e il collasso dell’economia occidentale sotto il peso di quadrilioni di derivati sarebbe inevitabile.
Ciò significa, nell’immediato futuro, che il sogno americano di interferire attraverso i Cinque Mari non si qualifica nemmeno come un miraggio. Al-Aqsa Flood ha anche seppellito il corridoio di trasporto UE-Israele-Arabia Saudita-India, annunciato di recente e tanto sbandierato.
La Cina è ben consapevole di tutta questa incandescenza giusto una settimana prima del suo terzo Belt and Road Forum a Pechino. In gioco ci sono i corridoi di connettività BRI, quelli che contano: attraverso l’Heartland, attraverso la Russia, oltre alla Via della Seta marittima e alla Via della Seta artica.
Poi c’è l’INSTC che collega Russia, Iran e India – e, per estensione, le monarchie del Golfo.
Le ripercussioni geopolitiche dell’Operazione Al-Aqsa Flood accelereranno le connessioni geoeconomiche e logistiche di Russia, Cina e Iran, aggirando l’egemone e il suo impero di basi. L’aumento degli scambi commerciali e il transito ininterrotto delle merci favoriscono i buoni affari. In condizioni di parità, con rispetto reciproco – non esattamente lo scenario del Partito della Guerra per un’Asia occidentale destabilizzata.
Oh, le cose che possono accelerare delle truppe in parapendio in lento movimento sopra un muro di confine.
Pepe Escobar
https://comedonchisciotte.org/la-geopolitica-delloperazione-al-aqsa-flood/
giovedì 10 agosto 2023
Un disco in marmo di 2.500 anni fa è stato scoperto in Israele. - Angelo Petrone
Secondo gli archeologi, questo oggetto fungeva da amuleto per proteggere dal malocchio e dall’invidia e aiutava le navi da guerra e le navi mercantili a navigare.
Un disco di marmo a forma di occhio di 2.500 anni è stato trovato nel mare vicino alla spiaggia di Palmachim, in Israele, da un bagnino che stava facendo snorkeling. A renderlo noto sabato è il portale Arkeonews. Secondo gli specialisti, questo raro oggetto veniva utilizzato come amuleto contro il malocchio per le navi tra il V e il IV secolo a.C. Il disco è di marmo bianco e misura 20 centimetri di diametro. Uno dei suoi lati è piatto, ma l’altro è convesso e presenta una cavità centrale con tracce di vernice che formano due cerchi attorno al centro. In archeologia sono identificati con il motivo di un occhio, o ‘ophtalmoi‘ in greco. Tali dischi ornavano le prue di antiche navi da guerra e mercantili, e venivano fissati al legno con chiodi di piombo o di bronzo. “Attraverso disegni su ceramica, mosaici e monete antiche, oltre a fonti storiche del V secolo a.C., sappiamo che questo disegno era comune sulle prue delle navi e serviva a proteggere dal malocchio e dall’invidia, aiutava nella navigazione e fungeva da un paio di occhi che guardano avanti e avvertono del pericolo“, spiega Yaakov Sharvit, direttore dell’Unità di archeologia marina dell’Autorità israeliana per le antichità. L’esperto ha spiega, inoltre, che tali decorazioni sono ancora comuni sulle navi moderne in Portogallo, Malta, Grecia ed Estremo Oriente.

Nonostante il fatto che questi talismani fossero diffusi ai loro tempi, gli esempi reali sono molto difficili da trovare e fino ad oggi nel Mediterraneo sono stati scoperti solo quattro oggetti così antichi. Allo stesso tempo, le indagini archeologiche in questo territorio dimostrano che era un centro attivo di attività commerciali, come attestato dal numero di naufragi di navi mercantili.
mercoledì 12 maggio 2021
Guerra tra Hamas e Israele, ancora razzi da Gaza e raid sulla Striscia.
Sono 1.050 i razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Striscia contro Israele, ha detto il portavoce militare spiegando che l'85% è stato intercettato mentre circa 200 sono esplosi all'interno della Striscia. In risposta l'esercito ha compiuto oltre 500 attacchi contro obiettivi terroristici di Hamas e Jihad nella Striscia.
E nuovi disordini si sono verificati stamani nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nel corso delle preghiere del mattino, secondo quanto riferito dalla televisione pubblica israeliana: sette palestinesi sono stati arrestati dalla polizia dopo un fitta sassaiola contro gli agenti.
Questi incidenti si sono verificati alla vigilia dell'Id el-Fitr, la festa che conclude il digiuno del Ramadan. In Cisgiordania intanto l'esercito israeliano sta arrestando nelle ultime ore dirigenti locali di Hamas. Retate sono avvenute, secondo i media, a Jenin e a Tubas nel tentativo israeliano di impedire che le violenze palestinesi si estendano anche alla Cisgiordania. A Jenin e a Tubas le operazioni dell'esercito sono state accolte dall'opposizione della popolazione locale. Ci sono feriti.
Un uomo e una ragazza sono morti oggi nella città israeliana di Lod mentre erano in un'auto colpita da un razzo sparato dalla Striscia di Gaza. Lo ha riferito la polizia israeliana. E nel corso di uno degli attacchi di razzi da Gaza su Israele una donna è morta di infarto. Sono in totale 6 le persone morte finora in Israele per i razzi d Gaza.
La Jihad islamica, il secondo più grande gruppo armato palestinese nella Striscia di Gaza, ha annunciato oggi di aver lanciato 100 razzi dall'enclave palestinese nel territorio israeliano.
Due dirigenti militari di Hamas sono stati uccisi stamane a Gaza in un attacco aereo israeliano. Lo ha reso noto il portavoce militare.
In una terza salva di razzi sparati da Gaza nelle ultime ore verso ampie zone nel centro di Israele, Hamas ha cercato di colpire fra l'altro l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Lo riferisce Haaretz.
I combattimenti fra Israele e Hamas hanno elevato la tensione anche in Cisgiordania. Secondo la agenzia di stampa ufficiale Wafa, nel campo profughi al-Fawar (Hebron) ci sono stati scontri fra gli abitanti e reparti dell'esercito, ed un giovane (Hussein al-Titi) è rimasto ucciso.
Il consiglio di sicurezza dell'Onu terrà un incontro urgente oggi sul conflitto in corso tra Israele e palestinesi, su richiesta di Tunisia, Norvegia e Cina. Si tratta del secondo incontro in tre giorni, stando a fonti diplomatiche della Afp. Il primo, tenutosi lunedì, si è concluso senza un comunicato congiunto, secondo le stesse fonti perchè gli Usa ritenevano che commenti pubblici sarebbero stati controproducenti.
La spirale di violenza tra Israele e gli islamisti di Hamas che controllano Gaza si sta "intensificando verso una guerra su vasta scala", ha detto l'inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente Tor Wennesland, lanciando un appello: "Fermate immediatamente il fuoco".
ANSA
giovedì 25 marzo 2021
Covid, nuovo vaccino russo: da primi dati efficacia al 100%. In Israele oltre 50% immunizzato con due dosi.
La Russia ha pubblicato promettenti dati di sperimentazione clinica precoce per il suo secondo vaccino Covid-19, EpiVacCorona. I risultati, pubblicati in un articolo peer-reviewed sul Russian Journal of Infection and Immunity, hanno dimostrato che il vaccino era sicuro da usare e ha generato risposta immunitaria nel 100% negli individui testati. Non sono stati registrati effetti collaterali negativi, secondo la rivista scientifica. I dati provengono da un test di fase 1/2 controllato con placebo, con 86 volontari. È in corso uno studio di fase 3 in fase avanzata su circa 3.000 volontari per valutare l'efficacia del vaccino.
Una lettera aperta di questa settimana di diversi partecipanti agli studi clinici di EpiVacCorona ha affermato che il vaccino non ha generato una risposta immunitaria sufficiente. La Russia ha approvato il vaccino EpiVacCorona per l'uso in ottobre, in assenza di risultati di studi clinici pubblicati o studi su larga scala. Il vaccino a due colpi utilizza frammenti di virus, i cosiddetti antigeni peptidici sintetici, che addestrano il sistema immunitario a difendersi dal coronavirus. La Russia ha anche approvato un terzo vacino, chiamato CoviVac, sempre prima dei test su ampia scala. Gli sviluppatori del vaccino hanno oggi annunciato di star iniziando gli studi clinici di fase 3.
Lavoro, mancata vaccinazione giustifica sospensione retribuzione.
In Israele.
Il 50.07% della popolazione israeliana è stata vaccinata con due dosi. Lo ha detto il ministro della sanità Yuli Edelstein, citato dai media. Ad avere avuto almeno una dose è stato invece il 55.96%. La forte campagna vaccinale ha ridotto drasticamente le nuove infezioni. Il tasso di positività nelle ultime 24 ore -- secondo il ministero della sanità - è stato dell' 1.1%, mentre questa mattina dell' 1.3%: il primo è il più basso da aprile scorso; il secondo, da giugno. Il Fattore R - quello che indica la capacità di infettare altri da parte di un positivo - è sceso a 0.55.
Il Messaggero
sabato 23 giugno 2018
Trovata la scultura di un re biblico?

La statua del possibile re biblico, subito esposta nel Museo d’Israele di Gerusalemme (Ilan Ben Zion / AP Photo / Gtres)

Ben-Hadàd (re degli Aramei) ascoltò il re Asa (re del Regno di Giuda, in guerra col regno di Israele-Samaria);mandò contro le città di Israele i capi delle sue forze armate, occupò Iion, Dan, Abel-Bet-Maaca e l’intera regione di Genèsaret, compreso tutto il territorio di Nèftali.Re 1, 15:20

venerdì 24 novembre 2017
Città sommerse nel mondo.


lunedì 11 agosto 2014
Daniela Stella

Ci rivolgiamo a chiunque intenda dare il suo contributo al raggiungimento di una pace giusta in medio oriente.
Perché boicottare?israele ha sin ora ignorato tutte le risoluzioni ONU che imponevano il ritiro dei territori occupati.(…) l’unico modo per manifestare solidarietà col popolo palestinese è colpire Israele nei suoi interessi economici.
RICORDIAMO CHE ISRAELE IMPEDISCE ANCHE L’INGRESSO AGLI AIUTI FAMILIARI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO CHE OGGI MARCISCONO ALLE FRONTIERE ISRAELIANE ED EGIZIANI MENTRE I PALESTINESI MUOIONO DI FAME E DI GUERRA. (.....)
BOICOTTATE LE SEGUENTI MARCHE:
SHIREN
MCDONALD
COCACOLA
TELECOM
CATERPILLAR
LAVAZZA
CARREFOUR
JAFFA
CAXMEL
CODICE A BARRE INIZIO: 7290
AHAVA
COIS.94
TEVA
L’OREAL
BUITONI
NESTLE’
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204278061136793&set=a.10204272242591333.1073741911.1386381715&type=1&theater
martedì 29 luglio 2014
Norman G. Finkelstein.
Norman G. Finkelstein, ebreo scienziato politico americano e autore, specializzato in questioni legate al conflitto israelo-palestinese.
sabato 26 luglio 2014
Come l’Italia contribuisce ai raid israeliani. - Manlio Dinucci
http://www.voltairenet.org/article184728.html




