venerdì 16 maggio 2025

La fine di Israele. - Tommaso Merlo

Israele è moralmente e politicamente un progetto coloniale già fallito. È uno stato paria sempre più isolato ed odiato dal mondo intero tenuto artificialmente in vita coi soldi e la copertura politica dei suoi complici occidentali e in particolare degli americani. Il giorno in cui la lobby sionista non riuscirà più a corrompere il congresso americano e decidere la politica estera statunitense in Medioriente, il giorno in cui gli americani la smetteranno di tenere ostaggio le Nazioni Unite col loro veto e verrà ristabilito il diritto internazionale, ai sionisti non resterà che risalire sulle navi e tornarsene da dove sono venuti. In Terra Santa rimarranno gli ebrei che desiderano convivere in pace coi palestinesi come prima dello sbarco del 1948 ed insieme potranno autodeterminarsi democraticamente. È questa la soluzione più intelligente ed indolore, ripartire da zero con uno stato laico federale israelo-palestinese che bandisca il sionismo come successo per le ideologie del secolo scorso, e che dopo un processo di Norimberga che inchiodi i responsabili delle atrocità di Gaza consenta di girare questa atroce pagina storica per sempre. Una soluzione che andrebbe imposta dall’Occidente e da tutta la comunità internazionale anche attraverso l’embargo economico e militare che faccia cedere il regime di Netanyahu come successo con quello sudafricano ai tempi dell’apartheid. Già, sarebbe questa la soluzione più intelligente ed indolore per tutti, altrimenti la fine di Israele avverrà in un bagno di sangue. Il sionismo non vuole nessuna soluzione politica e pacifica alla crisi palestinese, vuole completare l’occupazione con la forza fregandosene di tutto e di tutti. Nessuna novità. A seguito del fatidico atto terroristico del 7 ottobre per mano di Hamas, il governo sionista di Netanyahu si è giusto tolto la maschera ed ha rotto ogni indugio convinto di avere finalmente carta bianca, ma non c’è nulla di nuovo se non la magnitudo e la sfacciataggine. Israele porta avanti da sempre una politica di pulizia etnica, Gaza è sotto assedio e sotto le bombe da decenni e dall’altra parte della Palestina l’oppressione e l’apartheid non hanno conosciuto un giorno di riposo. La novità è che col 7 ottobre i sionisti hanno finito per esagerare con le atrocità facendo crollare il loro schema propagandistico di copertura internazionale e compromettendo per sempre la reputazione loro e di Israele, un danno politico incalcolabile. L’ottusità e la violenza sionista, ha poi nel tempo favorito la nascita di movimenti di resistenza palestinese altrettanto oltranzisti e violenti compromettendo l’unico modo per uscirne che è il dialogo. E se non se ne esce con un accordo, non resta che il bagno di sangue con la fine di Israele che potrebbe avvenire con una cruenta guerra regionale che cova sotto la cenere come non mai. Netanyahu si è messo a bombardare anche i nuovi vicini siriani e quella è gente che non scherza. Lo Yemen intanto lancia missili che distruggono i deliri di onnipotenza sionisti mentre gli Hezbollah non hanno nessuna intenzione di andare in pensione. Pare poi che la Turchia si stia muovendo dietro le quinte mentre l'Iran non si e' mai mosso, e pare che il re giordano sia più traballante che mai mentre il regime egiziano passa il tempo libero a fare esercitazioni militari coi cinesi. Altro che solite trumpate, nessun palestinese potrà essere deportato altrove e dopo tutto il vento seminato, si preannuncia una tempesta tremenda che potrebbe riportare le bandiere dei seguaci di Maometto tra le mura di Gerusalemme. Ma la fine di Israele potrebbe anche avvenire con una guerra civile tra sionisti ed israeliani più democratici e con un minimo di sale in zucca, quelli che da mesi protestano per strada. La società israeliana è profondamente lacerata e anche a livello istituzionale si cominciano a intravedere inquietanti fratture. Ed essendo un paese militarizzato fino al midollo, che inizino a spararsi tra loro non è affatto da escludere. Potrebbe succedere quando gli israeliani con un minimo di sale in zucca capiranno che il sionismo non è altro che un autodistruttivo vicolo cieco e che solo un accordo coi palestinesi potrebbe salvarli. A quel punto magari vorranno tornare ai confini del 1967 e alla soluzione a due stati che potrebbe rivelarsi però pericolosa. Dopo decenni di massacri e traumi tramandati tra generazioni, non appena la Palestina sarà uno stato libero e indipendente sorgeranno movimenti politici che in nome della giustizia e della vendetta e di Gerusalemme o di chissà cosa, cominceranno a riarmarsi fino ai denti in vista di un conflitto che si preannuncia ancora più cruento perché tra due stati, tra due eserciti e coi palestinesi magari alleati con altri paesi limitrofi. L’unica fine di Israele che potrebbe prevenire un bagno di sangue è quella politica, con la comunità internazionale che costringe Netanyahu e tutto il sionismo alla resa anche attraverso l’embargo come successo con l’apartheid in Sudafrica. E che costringa israeliani e palestinesi a ripartire da zero con un processo costituente sotto l'egida dell'ONU che porti alla nascita di uno stato laico federale israelo-palestinese e a girare questa atroce pagina storica per sempre.

Tommaso Merlo

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