Banco Popolare, Unicredit e Ubi hanno iniziato ad applicare rincari fino a 25 euro a titolo di "parziale recupero dei contributi" versati al Fondo nazionale di risoluzione. Quello che è intervenuto in soccorso dei quattro istituti salvati lo scorso novembre. Piazza Gae Aulenti cita tra le motivazioni del nuovo balzello anche "l'entrata in vigore dell'accordo Fatca" e "l'aumento dell'Iva", che è del 2013.
Maggiorazioni di 25 euro sui costi dei conti correnti. E’ la sorpresa in arrivo a fine anno per i clienti del Banco Popolare. La motivazione? “Parziale recupero dei contributi versati al neo costituito Fondo nazionale di risoluzione“. Cioè lo strumento creato lo scorso novembre dopo il recepimento in Italia della direttiva sul bail in e utilizzato poco dopo per il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara, Carichieti. Gli altri istituti italiani sono stati chiamati ad anticipare anche le quote (500 milioni l’anno) che avrebbero dovuto versare nel 2016 e 2017. E ora alcuni hanno deciso di rifarsi sui correntisti: oltre al veronese Banco Popolare, si sono già mosse anche Unicredit e Ubi.
Come rivelato martedì da Linkiesta il comitato esecutivo del Banco, che a gennaio dovrebbe fondersi con Bpm, ha deciso la “manovra” il 6 settembre e ha già inviato la comunicazione in materia alla rete delle filiali e ai clienti, con l’ultimo estratto conto. Il gruppo, che al fondo di risoluzione ha versato 152 milioni di euro, spiega nella mail che “la maggiorazione di 25 euro riguarda le ‘Spese fisse di liquidazione‘ e troverà applicazione al 31/12/2016. Sono esclusi i rapporti di nuova apertura”.
Piazza Gae Aulenti, dal canto suo, ha ritoccato il canone mensile di alcuni conti (MyGenius Silver, Gold e Platinum) già da luglio: “Alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da autorità (…) hanno determinato dei costi e minori ricavi per la banca che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del canone mensile relativo ai moduli transnazionali”, recitava la comunicazione allegata all’estratto conto del 31 marzo, annunciando un aumento del canone mensile di 2 euro che porta i costi per le tre tipologie di conto rispettivamente a 5, 7 e 12 euro.
Il documento inviato ai clienti, nota Linkiesta, cita tra i fattori che hanno reso necessario l’incremento “l’accordo intergovernativo Fatca“, entrato però in vigore lo scorso anno, “l’aumento dell’Iva“, che è del 2013, le “disposizioni in materia di disaster recovery e adeguamento del sistema informativo”, “l’applicazione del regolamento europeo (…) che ha introdotto nuove regole sulle commissioni interbancarie applicabili alle carte di credito e di debito” e infine “l’accordo per la costituzione di un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie”.
Infine Ubi, sempre in estate, ha stabilito di aumentare da 40 a 64 euro i costi di gestione del conto corrente – un incremento del 60% – in seguito all’aumento delle spese sostenuto dal gruppo per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione”.
Secondo La Stampa, Intesa Sanpaolo, Mps e Bpm non hanno (per ora) applicato ricariche simili sui clienti.