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mercoledì 12 maggio 2021

Il governo scarica Mancini: “No incontri politici-007”. - Alessandro Mantovani

 

La prossima volta che vorrà regalare a Matteo Renzi i “babbi” di cioccolato della sua Romagna, Marco Mancini dovrà farsi autorizzare dal direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis), l’organo di coordinamento dei Servizi di cui è caporeparto. A seguito dell’incontro Renzi-Mancini in autogrill, immortalato dalla professoressa che ha girato le immagini a Report, il sottosegretario delegato ai Servizi Franco Gabrielli ha richiamato i direttori del Dis, dell’Aise e dell’Aisi al principio che gli appartenenti all’intelligence possono incontrare parlamentari, giornalisti, magistrati e altre categorie “sensibili” solo per motivi di servizio e con la preventiva autorizzazione del vertice dell’agenzia a cui appartengono.

A Palazzo Chigi ritengono che questa regola rientrasse già nell’obbligo di riservatezza. Però ieri il capo del Dis Gennaro Vecchione, sentito dal comitato parlamentare di controllo sui Servizi (Copasir), avrebbe detto di non essere stato informato da Mancini e che un obbligo specifico non c’era. Ora c’è. Vecchione ha sostanzialmente difeso Mancini. Il governo invece intende evitare che le relazioni tra gli appartenenti ai Servizi e i politici conducano a impropri do ut des. Il Copasir potrebbe convocare Renzi e Mancini. I due si sono incontrati altre volte in passato, l’ha detto il capo di Italia Viva.

La direttiva di Gabrielli è la prima conseguenza del polverone sollevato dalle foto del tête-à-tête, risalenti al 23 dicembre scorso e cioè all’inizio della crisi del governo Conte-2 apertasi anche sulla delega ai Servizi, mentre si discutevano le nomine dei vicedirettori dell’intelligence e Mancini aspirava a un incarico che poi non ha avuto. Secondo fonti qualificate il dirigente del Dis cercava il sostegno di Renzi, ma nessuno ha ascoltato il dialogo. Tranne il saluto a distanza: secondo la professoressa, che non l’ha registrato, Renzi avrebbe detto “sai dove trovarmi” e Mancini “a disposizione”, espressione tipica dei militari. Ex sottufficiale dei carabinieri di riconosciute capacità, Mancini è da decenni nei Servizi ed è stato protagonista di vicende note, dai sequestri di italiani in Medio Oriente all’inchiesta sul rapimento di Abu Omar da parte della Cia e allo spionaggio alla Telecom, da cui è sempre uscito pulito anche grazie al segreto di Stato. Era al Sismi nei primi anni Duemila con Nicolò Pollari, dove c’era Nicola Calipari che si fece uccidere a Baghdad per riportare a casa Giuliana Sgrena del manifesto, ma anche Pio Pompa che faceva dossier su politici, imprenditori e giornalisti. L’impressione è che il suo incarico sia a rischio.

IlFQ

venerdì 7 maggio 2021

“Complotto contro Renzi”: Lega, FI e dem ci cascano. - Giacomo Salvini

 

Il video di report - L’incontro in autogrill con lo 007 Mancini: solo M5S e FdI non credono alla “manina” ai danni del leader di Iv.

Il complotto c’è, ma al contrario. Non quello per far cadere il governo Conte-2 proprio usando l’argomentazione che l’ex premier giallorosa voleva tenere per sé la delega ai Servizi Segreti. Nossignori, quasi tutti i partiti – esclusi M5S e Fratelli d’Italia – ormai hanno maturato la convinzione che il 23 dicembre scorso all’autogrill di Fiano Romano Matteo Renzi e il capo reparto del Dis Marco Mancini fossero “pedinati”, “spiati” e che poi qualche strana manina abbia inviato il video del colloquio a Report per delegittimare l’ex premier. Una storia che, se vera, farebbe invidia ai romanzi di John Le Carré.

Sicché nelle ultime ore è stato tutto un profluvio di dichiarazioni in difesa delle prerogative di Renzi e contro la legittimità del servizio di Report. A partire dagli stessi renziani. Mercoledì, durante l’audizione del direttore di Rai3, Franco di Mare, in Commissione di Vigilanza Rai, il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone ha teorizzato una cospirazione anti-Renzi: “Un senatore è stato intercettato, spiato con un video abusivo e la Rai ha mandato in onda un servizio di una persona che stava commettendo un reato” ha detto Faraone senza spiegare quale. Poi l’accusa diretta alla trasmissione di Sigfrido Ranucci: “Come mai la Rai ha mandato in onda un servizio senza verificare la versione della signora? Questo non è giornalismo, sono illazioni”. A Faraone ha dato manforte il deputato renziano Michele Anzaldi: “è stata firmata una pagina nera del giornalismo – ha spiegato – lì sono stati tutti pedinati”. Secondo l’onorevole di Iv “è stata fatta una consecutio drammatica” tra il colloquio di Renzi con Mancini “e le nomine dei Servizi”. Per il direttore di Rai 3 Di Mare invece è stato tutto regolare perché “il diritto alla privacy di un personaggio pubblico come Renzi è limitato”. Ieri è intervenuto anche Ranucci che ha smontato le presunte incongruenze fatte notare dai renziani: il video della donna “non è di 40 minuti ma di 20 secondi”, ha iniziato a registrare “solo quando è arrivato Renzi” e, alla fine dell’incontro, Mancini “è partito per primo e si è diretto a Fiano Romano per poi tornare indietro” mentre Renzi “è rimasto in autogrill e poi ha proseguito per Firenze”. Poi il conduttore ha annunciato che nella puntata di lunedì interverranno la donna e anche il padre che si era sentito male per spiegare come sono andate le cose. Ma Renzi non ci sta lo stesso: fonti a lui vicine spiegano che la versione di Ranucci “è falsa” perché Renzi sarebbe partito “prima di Mancini” e che oggi l’ex premier farà un esposto in procura per acquisire le immagini delle videocamere dell’autogrill.

Ma non ci sono solo i renziani a teorizzare la cospirazione contro il proprio leader: anche Pd, Lega e Forza Italia sono della stessa opinione. Bastava sentire Andrea Ruggieri (FI): “Io non credo che quel video sia utilizzabile in tv, ammesso che sia davvero una cittadina curiosa non aveva il diritto di riprendere due personaggi, uno pubblico e l’altro no perché non è una giornalista”. Anche nel Pd si levano voci che teorizzano il complotto. Fausto Raciti parla di “porcheria” e di “accanimento di un pezzo dell’informazione” mentre Simona Malpezzi ieri a Omnibus si è detta “inquieta” sul fatto che “quelle immagini siano arrivate in altre mani”. D’accordo anche il leghista Riccardo Molinari secondo cui “sarebbe grave se il filmato fosse stato commissionato” e se Renzi “fosse stato pedinato”. Intanto ieri si è riunito il Copasir ed è stato deciso che la prossima settimana sarà audito il direttore del Dis Gennaro Vecchione e dopo quella testimonianza si valuterà se sentire anche Renzi e Mancini. Secondo fonti qualificate, il Copasir non si occuperà dell’inchiesta giornalistica o dell’autenticità della fonte, ma si concentrerà sull’incontro.

ILFQ