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giovedì 13 novembre 2025

Oggi come 10 anni fa, viaggio nella vita giudiziaria di Totò Cuffaro. - Fulvio Viviano

 

Una nuova indagine della dda di Palermo punta, ancora una volta, i riflettori sull’intreccio tra politica e sanità. Su interessi di denaro, nomine da fare, posti da assegnare, concorsi da truccare. E anche questa volta dentro, ci sono tra gli indagati imprenditori, politici, esponenti delle forze dell’ordine. E poi c’è lui, di nuovo lui: Totò, detto “Vasa Vasa”.

13 dicembre del 2015. Totò Cuffaro lasciava il carcere romano di Rebibbia dove aveva trascorso gi ultimi 4 anni e 11 mesi da recluso. Condannato a sette anni per favoreggiamento dopo un processo iniziato a Palermo nel febbraio del 2005. Un’indagine della dda del capoluogo siciliano che puntava a fare luce sull’intreccio tra mafia, politica e sanità. Appalti da gestire e pilotare, nomine ai vertici della sanità pubblica, tariffari da rivedere per riempire le tasche di imprenditori collusi e contigui a cosa nostra. Talpe nelle forze dell’ordine che avvertono gli indagati. E, al centro di tutto, c’era Totò Cuffaro che all’epoca dei fatti era presidente della Regione Siciliana. Il governatore, dello “Totò vasa vasa (bacia bacia ndr)” per la sua caratteristica principale: baciare sulla guancia praticamente tutti i suoi interlocutori.

Un processo lungo, una indagine complessa fatta di migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Rapporti ricostruiti. Accuse pesanti che, alla fine, si trasformano in una condanna a sette anni per favoreggiamento nei confronti di Totò Cuffaro che, dopo la conferma della Cassazione, si presenta alla porta carraia di Rebibbia che lascia prima di Natale di dieci anni fa.

Intervistato nei giorni successivi alla scarcerazione dice di non voler più fare più politica, quantomeno attiva, per dedicarsi al volontariato e ad una missione in Africa. In Burundi per la precisione. Aiutare gli atri diventa, almeno a parole, il suo unico obiettivo. Ma quando viene “riabilitato” in tutto e per tutto, la svolta. Entra nella Nuova Democrazia Cristiana fino a diventarne il nuovo segretario nazionale. Il Burundi diventa un ricordo.

Adesso dobbiamo fare un salto nel tempo. In avanti di dieci anni.

4 novembre del 2025. Una nuova indagine della dda di Palermo punta, ancora una volta, i riflettori sull’intreccio tra politica e sanità. Su interessi di denaro, nomine da fare, posti da assegnare, concorsi da truccare. E anche questa volta dentro, ci sono tra gli indagati imprenditori, politici, esponenti delle forze dell’ordine. E poi c’è lui, di nuovo lui: Totò “Vasa Vasa”.

Per i magistrati della dda, guidati da Maurizio De Lucia, l’ex presidente della regione, nonostante la condanna scontata per favoreggiamento, sarebbe tornato a fare quello che sa fare meglio: gestire il potere, creare clientele, pilotare nomine e gestire il consenso politico. Pensava di non essere intercettato in casa Cuffaro, per il quale la procura ha chiesto gli arresti domiciliari assieme ad altre 16 persone (tra loro c’è anche il deputato di Noi Moderati, Saverio Romano). Era convinto di essere al sicuro. Ma le precauzioni non erano mai troppe. A tutti quelli che lo andavano a trovare in casa chiedeva di lascare in un’altra stanza i telefoni cellulari. Le microspie però erano state ben piazzate. Lì ed in tutti gli altri luoghi che l’ex governatore usava per i suoi incontri. Così come intercettate erano tutte le utenze cellulari in suo uso.

Leggendo le intercettazioni sembra di fare un passo indietro nel passato. Di nuovo si parla di gestione appalti nella sanità, di nuovo di nomine da pilotare, di persone da mettere in un posto piuttosto che in un altro sulla base del consenso politico cha hanno portato e possono ancora portare per il futuro. Un futuro che potrebbe, o forse avrebbe potuto, vedere di nuovo Cuffaro tra i candidati della politica regionale. E ancora esponenti delle forze dell’ordine, un carabiniere ed un poliziotto, che passano informazioni all’ex presidente della regione sulle indagini della procura. Insomma, un dejà vu. E nemmeno dei più imprevedibili.

Adesso, alla luce di questa nuova indagine, quasi fotocopia di quella che lo portò in carcere, Totò Cuffaro ha lasciato i suoi incarichi nella Nuova Democrazia Cristiana. Si è dimesso da segretario nazionale. Il suo coinvolgimento in questa nuova inchiesta della procura scuote anche il governo guidato da Renato Schifani e che ha avuto l’appoggio elettorale di Cuffaro e del suo partito. Il rimpasto della giunta è alle porte.

Intanto “Vasa Vasa” attende che arrivi il 14 novembre giorni in cui varcherà di nuovo la soglia del tribunale di Palermo da indagato per rispondere alle domande del Gip che poi dovrà decidere del futuro dell’ex governatore per il quale la procura ha chiesto l’arresto. Ancora una volta.

https://tg24.sky.it/cronaca/2025/11/12/toto-cuffaro-storia-giudiziaria.

lunedì 10 novembre 2025

L’Universo non sarebbe nato dal Big Bang, ecco come tutto avrebbe avuto origine.

 

Le recenti osservazioni del telescopio spaziale James Webb hanno alimentato un dibattito scientifico di portata rivoluzionaria che potrebbe ridefinire la nostra comprensione dell’origine dell’Universo. Lior Shamir, professore associato di informatica presso la Kansas State University, ha analizzato 263 galassie nelle immagini del James Webb Space Telescope Advanced Deep Extragalactic Survey, scoprendo che circa due terzi di esse ruotano in senso orario mentre solo un terzo ruota in senso antiorario, una distribuzione che contraddice le aspettative di un universo isotropo e casuale.

Questa anomalia nella distribuzione rotazionale delle galassie ha riacceso l’interesse per una teoria cosmologica alternativa proposta dal fisico teorico polacco Nikodem Popławski, secondo la quale il nostro Universo potrebbe essere nato all’interno di un buco nero appartenente a un cosmo di dimensioni maggiori. La teoria, che ha guadagnato riconoscimento internazionale quando National Geographic e Science l’hanno classificata tra le dieci più grandi scoperte scientifiche del 2010, suggerisce che il Big Bang non sia stato l’evento primordiale che ha dato origine al tutto, ma piuttosto il risultato di un processo di “rimbalzo” avvenuto all’interno di un buco nero preesistente.

Il modello di Popławski si basa su una reinterpretazione della fisica dei buchi neri che elimina il concetto problematico di singolarità gravitazionale. Secondo questa visione, quando la materia collassa oltre l’orizzonte degli eventi di un buco nero, non viene compressa indefinitamente fino a raggiungere una densità infinita, ma raggiunge invece uno stato di densità finita estremamente elevata prima di subire un “rimbalzo” che genera una rapida espansione, fenomeno noto come *Big Bounce. Questo meccanismo eliminerebbe gli infiniti matematici che rendono problematica la fisica tradizionale nelle singolarità e fornirebbe una spiegazione naturale per l’origine del nostro Universo.

Le osservazioni di Shamir pubblicate su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society rappresentano una potenziale evidenza osservativa a supporto di questa teoria cosmologica alternativa. In un universo casuale e *isotropo, come previsto dal modello standard del Big Bang, ci si aspetterebbe una distribuzione equa delle direzioni di rotazione galattica, con circa il 50% delle galassie che ruotano in una direzione e il 50% nell’altra. Tuttavia, i dati del James Webb mostrano una chiara preferenza rotazionale che potrebbe indicare che il nostro Universo possiede una rotazione intrinseca ereditata dal buco nero che lo ospita.

Parallelamente a queste scoperte, il telescopio spaziale Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea sta fornendo dati senza precedenti sulla struttura dell’Universo oscuro. Lanciato il primo luglio 2023 e operativo dal 14 febbraio 2024, Euclid ha già individuato 26 milioni di galassie in appena una settimana di osservazioni, alcune delle quali risalgono a oltre 10 miliardi e mezzo di anni fa, quando l’Universo aveva meno di un quarto della sua età attuale. Questi dati, che coprono tre campi profondi strategicamente selezionati, stanno permettendo agli astronomi di studiare la distribuzione della materia oscura e dell’energia oscura su scale cosmologiche.

La missione Euclid, progettata per mappare più di un terzo del cielo nel corso di sei anni, potrebbe fornire le prove definitive per confermare o confutare l’ipotesi dell’universo all’interno di un buco nero. Le osservazioni del telescopio si concentrano sulla mappatura tridimensionale dell’Universo attraverso lo studio delle lenti gravitazionali, fenomeni che rivelano la presenza di materia oscura invisibile. Già nelle prime osservazioni, Euclid ha identificato oltre 500 nuove lenti gravitazionali forti, un numero che eguaglia quasi quello di tutte le lenti scoperte in decenni di osservazioni precedenti.

Oltre alla teoria di Popławski, la comunità scientifica sta esplorando altre alternative al modello standard del Big Bang. Richard Lieu, fisico dell’Università dell’Alabama, ha proposto nel 2025 un modello secondo il quale l’Universo non avrebbe avuto origine da una singola grande esplosione, ma da una serie di “singolarità temporali” consecutive che hanno generato nuova materia ed energia espandendosi nello spazio. Questo modello potrebbe eliminare la necessità di invocare concetti enigmatici come la materia oscura e l’energia oscura per spiegare l’espansione cosmica.

Un’altra teoria alternativa è stata sviluppata da Christof Wetterich dell’Università di Heidelberg, che propone un modello in cui l’Universo non sarebbe nato da un’esplosione violenta ma da un lungo processo di “disgelo” cosmico. Secondo questa visione, le masse di tutte le particelle sarebbero in costante aumento mentre l’Universo si contrae per periodi prolungati, eliminando la necessità di una singolarità iniziale e proponendo un meccanismo di formazione completamente diverso da quello del Big Bang tradizionale.

Le implicazioni di queste teorie alternative vanno ben oltre la cosmologia teoretica, toccando questioni fondamentali sulla natura dello spazio, del tempo e della realtà fisica. Se l’ipotesi dell’universo all’interno di un buco nero dovesse essere confermata, significherebbe che ogni buco nero nel nostro Universo potrebbe contenere al suo interno altri universi completi, creando una struttura cosmologica di complessità inimmaginabile dove universi multipli si annidano l’uno dentro l’altro come matrioske cosmiche.

I prossimi anni saranno cruciali per determinare quale di queste teorie possa meglio spiegare le osservazioni cosmologiche emergenti. Le future campagne osservative di Euclid, che continuerà a mappare l’Universo fino al 2030, potrebbero fornire i dati necessari per distinguere tra il modello standard del Big Bang e le teorie alternative. Parallelamente, l’analisi approfondita dei dati del James Webb su campioni sempre più vasti di galassie permetterà di verificare se la preferenza rotazionale osservata da Shamir rappresenti effettivamente una caratteristica universale o sia limitata a specifiche regioni cosmiche. 

* grande rimbalzo - * corpo o ente che presenta le stesse proprietà in tutte le direzioni - 

https://newsroom24.it/notizia/2025/06/05/luniverso-non-sarebbe-nato-dal-big-bang-ecco-come-tutto-avrebbe-avuto-origine

mercoledì 13 maggio 2020

Coronavirus, gli anticorpi monoclonali la nuova arma.

Preparazione di anticorpi monoclonali presso il National Cancer Institute degli Stati Uniti (foto di Linda Bartlett/ Wikipedia) © Ansa
Preparazione di anticorpi monoclonali presso il National Cancer Institute degli Stati Uniti (foto di Linda Bartlett/ Wikipedia)

Il primo era stato scoperto a metà marzo e in nemmeno due mesi gli anticorpi monoclonali, ossia molecole mirate contro il nuovo coronavirus, sono molto più di una promessa: sono armi intelligenti e specifiche per bloccare il virus SarsCoV2, che l'Italia si sta preparando a sperimentare.

"Siamo tra i primi al mondo a fare un farmaco monoclonale derivato dal sangue dei pazienti convalescenti, che ci viene fornito dallo Spallanzani", ha detto Rino Rappuoli, chief scientist e head of external R&D della Gsk vaccine, che lo sta sviluppando presso la fondazione Toscana Life Sciences con l'Istituto Spallanzani di Roma. Nel dibattito online organizzato da Humanitas University, Istituto Nazionale Tumori di Milano e Università Bocconi Rappuoli ha detto inoltre che dal sangue dei pazienti si stanno prelevando gli anticorpi. "Ne abbiamo già isolati tanti e - ha aggiunto - speriamo di cominciare la fase industriale, per poterli poi usare in ambito clinico, tra fine anno e i primi mesi del 2021". Potrebbe essere il primo farmaco ad arrivare per la Covid-19 e verrebbe dato subito sia ai malati, sia agli operatori sanitari.

Sempre in Italia il gruppo del genetista Giuseppe Novelli, dell'Università di Roma Tor Vergata, sta collaborando con Pier Paolo Pandolfi, del Beth Israel Deaconess Medical Center dell'Università di Harvard, per chiedere l'autorizzazione alla sperimentazione clinica di tre anticorpi monoclonali sintetici capaci di bloccare la proteina Spike, principale arma cui il nuovo coronavirus invade le cellule.

Gli anticorpi monoclonali "potrebbero essere i primi farmaci intelligenti contro il virus", ha osservato Novelli, e "non sono in competizione con il vaccino". Gli anticorpi sono infatti farmaci destinati a chi ha la malattia, mentre il vaccino preventivo è destinato agli individui sani. Per Novelli sarebbe importante avere i farmaci in vista di ottobre, quando l'arrivo del freddo potrebbe far risalire il numero dei casi di Covid-19.

Le tre molecole, che sembrano avere un "altissimo potenziale applicativo e un alto potere neutralizzante", sono state selezionate grazie alla grande banca canadese di anticorpi ricombinanti, laTrac (Toronto Recombinanti Antibody Center). "Mostrano di avere i requisiti migliori, sono candidati fortissimi per diventare farmaci". L'idea è di organizzare uno studio clinico multicentrico fra Canada, india e Italia ed è in preparazione il dossier da presentare all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

La strada degli anticopri monoclonali specifici contro il sarsCoV2 è stata aperta a metà marzo con la scoperta del primo anticorpo monoclonale anti Covid-19 ottenuto dall'Università olandese di Utrecht. La molecola si chiama 47D11 e nei test in laboratorio si è dimostrata capace di neutralizzare il virus nelle cellule, attaccando la proteina Spike.