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venerdì 20 ottobre 2023

Chi ha creato il debito pubblico italiano?

 

Il debito pubblico italiano ha ormai superato in valore nominale quota 2.300 miliardi di euro, mentre la sua incidenza sul prodotto interno lordo era - a fine 2018 - pari al 132,1 per cento. È un fardello che condizionerà le scelte di politica economica per i prossimi anni. Vediamo in quali anni si è formato e sotto la responsabilità di quali governi, con i dati Banca d’Italia e Istat aggiornati nel 2019.

AnnoGoverniInflazioneDebito (Milioni di euro)Rapporto debito/Pil
1970Rumor, Colombo5,1%13.08737,1%
1971Colombo5,0%16.14642,0%
1972Andreotti5,6%20.10847,7%
1973Andreotti, Rumor10,4%25.78050,6%
1974Rumor, Moro19,4%32.40450,2%
1975Moro17,2%41.89956,6%
1976Moro, Andreotti16,5%52.31856,2%
1977Andreotti18,1%62.46055,2%
1978Andreotti12,4%79.09259,4%
1979Andreotti, Cossiga15,7%94.80158,2%
1980Cossiga, Forlani21,1%114.06656,1%
1981Forlani, Spadolini18,7%142.42758,5%
1982Spadolini, Fanfani16,3%181.56863,1%
1983Fanfani, Craxi15,0%232.38669,4%
1984Craxi10,6%286.74474,9%
1985Craxi8,6%347.59380,9%
1986Craxi6,1%404.33685,1%
1987Craxi, Fanfani, Goria4,6%463.08389,1%
1988Goria, De Mita5,0%524.52890,8%
1989De Mita, Andreotti6,6%591.61993,3%
1990Andreotti6,1%667.84895,2%
1991Andreotti6,4%755.01198,6%
1992Andreotti, Amato5,4%849.921105,5%
1993Amato, Ciampi4,2%959.714115,7%
1994Ciampi, Berlusconi3,9%1.069.415121,8%
1995Berlusconi, Dini5,4%1.151.539116,9%
1996Dini, Prodi3,9%1.213.535116,3%
1997Prodi1,7%1.239.879113,8%
1998Prodi, D’Alema1,8%1.258.223110,8%
1999D’Alema1,6%1.285.054109,7%
2000D’Alema, Amato2,6%1.302.548105,1%
2001Amato, Berlusconi2,7%1.360.285104,7%
2002Berlusconi2,4%1.371.679101,9%
2003Berlusconi2,5%1.397.460100,5%
2004Berlusconi2,0%1.449.657100,1%
2005Berlusconi1,7%1.518.640101,9%
2006Berlusconi, Prodi2,0%1.588.072102,6%
2007Prodi1,7%1.606.20399,8%
2008Prodi, Berlusconi3,2%1.671.401102,4%
2009Berlusconi0,7%1.770.230112,5%
2010Berlusconi1,6%1.851.817115,4%
2011Berlusconi, Monti2,7%1.908.004116,5%
2012Monti3,0%1.990.130123,4%
2013Monti, Letta1,1%2.070.254129,0%
2014Letta, Renzi0,2%2.137.322131,8%
2015Renzi-0,1%2.173.403131,6%
2016Renzi, Gentiloni-0,1%2.219.581131,3%
2017Gentiloni1,1%%2.263.479131,3%
2018Gentiloni, Conte1,1%%2.316.697132,1%
Fonte: Banca d’Italia, Istat


Il tasso di inflazione per motivi storici è misurato con l’indice Foi (famiglie di operai e impiegati) esclusi i tabacchi

https://www.irpef.info/chi-ha-creato-il-debito-pubblico

sabato 5 dicembre 2020

Eurointelligence - Dobbiamo parlare del debito dell'Italia. - (Pubblicato da Carmenthesister )

 

Wolfgang Munchau, il prestigioso editorialista del Financial Times direttore del sito Eurointelligence, auspicando una discussione franca e aperta, dice esplicitamente ciò che il governo italiano tenta maldestramente di nascondere, e cioè che i lavori per la riforma del MES hanno il preciso obiettivo di apparecchiare la prossima ristrutturazione del debito italiano, quando le regole di bilancio verranno ripristinate mentre l'economia italiana ancora si troverà al palo. Suggerisco in proposito l'ottimo commento di Liturri su Startmag e aggiungo un caloroso augurio al Governo che avremo nel 2023, di condurre con successo la nave Italia in queste acque pericolose.   

Newsbriefing, 27 November 2020

Quando David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, ha lanciato l'idea che la BCE cancellasse il debito pubblico contratto a seguito delle misure di sostegno economico del Covid-19, in Germania c'è stata una prevedibile reazione di indignazione. Ora la proposta è stata raccolta da Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Giuseppe Conte, in un'intervista a Bloomberg che rilancia la questione in maniera importante, pur se la proposta non arriva direttamente da Conte. Ma le reazioni negative sono state immediate. Christine Lagarde ha rifiutato di rispondere a una domanda in proposito, dicendo che la proposta è chiaramente illegale. Siamo d'accordo. Ma la proposta italiana nasce da un giustificato timore delle conseguenze che si avranno per l'Italia quando la Bce ritirerà il sostegno ai titoli di Stato della zona euro, e soprattutto quando verranno ripristinate le regole fiscali. Sembra probabile che ciò accadrà entro il 2023. Sembra inevitabile che il debito pubblico italiano finirà per dover essere ristrutturato. Una delle proposte di Fraccaro era quella di trasformare il debito pandemico in obbligazioni perpetue. Sarebbe di per sé una forma di ristrutturazione del debito.

Per dare alcune cifre, il parere della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell'Italia, pubblicato la scorsa settimana, prevede che il rapporto debito pubblico / PIL si stabilizzi nel 2021 appena al di sotto del 160% del PIL, in aumento di 25 punti percentuali rispetto alla fine del 2019. Le previsioni del bilancio italiano sono un po' più ottimistiche e prevedono che il debito scenderà ai livelli del 2019 entro il 2031. Si tratta in realtà di un ritmo sostenuto di riduzione del debito, di circa 2,5 punti percentuali all'anno, che però non sarà sufficiente a rispettare il limite dell'indebitamento.

Il Fiscal Compact prevede che il debito superiore al 60% del PIL dovrebbe essere portato a quel livello nell'arco di 20 anni. Partendo da un rapporto debito / PIL del 160%, ciò significa una riduzione del debito del 5% all'anno per 20 anni. È il doppio del ritmo previsto dal governo italiano, per il doppio del tempo. È molto probabile che sia impraticabile. La crescita del PIL nominale dell'Italia non è superiore al 3% da oltre 10 anni, quindi una riduzione del debito annuo di 5 punti percentuali richiede che il governo abbia un avanzo di bilancio del 2% del PIL con un'economia che cresce alla stessa velocità registrata in un qualsiasi anno dalla crisi finanziaria globale ad oggi, quando si sono avuti deficit superiori al 2% del PIL. Qualsiasi percorso di riduzione del debito del governo italiano per il prossimo decennio, anche il più agevole, richiederebbe al governo di mantenere un avanzo di bilancio nominale.

Quindi, non appena le regole fiscali saranno ripristinate, l'Italia si ritroverà in violazione dei vincoli di debito e soggetta a una procedura per disavanzo eccessivo, con la necessità di effettuare un aggiustamento strutturale di forse 4 punti percentuali del PIL. Anche se fosse possibile, con ogni probabilità questo ridurrebbe la crescita e allontanerebbe ulteriormente l'obiettivo del debito. Senza gli acquisti di titoli della BCE, che la banca centrale non potrebbe giustificare con la pandemia ormai sotto controllo, i rendimenti dei titoli italiani potrebbero aumentare di nuovo, aggravando il servizio del debito e rendendo più difficile per il governo italiano raggiungere i suoi obiettivi di riduzione del debito.

Come abbiamo già osservato, anche il governo italiano sta valutando una ristrutturazione del debito con la proposta di Fraccaro di trasformare il debito pandemico in obbligazioni perpetue. Nella zona euro una ristrutturazione del debito pubblico è avvenuta solo in Grecia, con un procedimento ad hoc. Da allora il Consiglio ha lavorato alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per creare un meccanismo per la ristrutturazione del debito. Ad esempio, nelle emissioni del debito pubblico europeo sono state introdotte delle clausole di azione collettiva. Queste prevedono le cosiddette clausole “single limb”, che consentono con un singolo voto di ristrutturare tutto il debito per tutti i creditori, piuttosto che avere voti separati per emissioni di debito separate. Il significato  sotteso a tutti questi sforzi è stato quello di gettare le basi per una ristrutturazione del debito italiano, senza dirlo esplicitamente. Il governo italiano lo sa, e ha ritardato il più possibile i lavori, a volte bloccando l'accordo sulla riforma del MES sfruttando le divergenze politiche, ad esempio sull'unione bancaria.

La ristrutturazione del debito italiano è una delle questioni politiche più spinose che non solo l'Italia, ma la zona euro e l'UE nel suo insieme, si trovano davanti. Un programma del MES in Italia sarebbe un anatema. Per quanto queste questioni siano difficili, è ora che si svolga una discussione politica onesta, preferibilmente senza toni moralistici. Ma non stiamo col fiato sospeso....

http://vocidallestero.blogspot.com/2020/11/eurointelligence-dobbiamo-parlare-del.html


venerdì 20 novembre 2020

Sherlock Holmes e il mistero del debito pubblico. - Fabio Conditi

 

Il debito pubblico è un autentico mistero. A scatenare la discussione è bastata una banale e sensata dichiarazione del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che in una intervista a La Repubblica “chiede di cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Apriti cielo !!! Sono volati gli stracci.

Il più veloce arriva subito dal Vicepresidente della BCE Luis de Guindos: “I Trattati lo vietano”. Un altro ben più importante arriva anche dalla Presidente della BCE Christine Lagarde: “Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento Ue e soprattutto i presidenti. La mia risposta è molto breve: tutto quello che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati”, ha spiegato.

Altri stracci sono volati dai cosiddetti esperti economici mainstream. Hanno gridato ai quattro venti per anni che il debito pubblico graverà sulle spalle dei nostri figli, ma si trovano oggi nella stessa condizione del Re della fiaba di Hans Christian Andersen, quando un bambino urla “Ma il Re è nudo!!!”. Come potrebbero costoro, seguitare a sostenere che l’Italia ha bisogno di tutti i prestiti elargiti dalla “generosa” Unione Europea ?

La questione è fondamentale e dirimente. Se fosse vero che il debito pubblico è cancellabile, allora diventerebbe inutile seguitare a fare politiche di austerity e soprattutto diventerebbe plausibile, come dice Sassoli, “cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Il debito pubblico è un autentico mistero

La maggior parte delle persone è davvero convinta che il debito pubblico graverà come un macigno sulle spalle delle future generazioni, e nonostante tutti i sacrifici che facciamo da anni, il debito pubblico cresce non solo in Italia, ma in tutti i paesi del mondo. Tanto che qualcuno si chiede “ma a chi li dobbiamo tutti questi soldi, agli alieni ?”.

Un mistero degno di Sherlock Holmes.

Vediamo di analizzarlo come farebbe il più famoso degli investigatori, immaginatelo pure nella stupenda e moderna versione di Benedict Cumberbatch. Rechiamoci idealmente a Londra, al numero 221B di Baker Street, ed immaginiamo di assegnare al nostro eroe l’incarico di spiegarci come si risolve il problema del debito pubblico.

Sherlock Holmes sorriderebbe con aria compiaciuta e, rivolgendosi al suo fedele aiutante, direbbe: “Elementare, caro Watson”.

Quando si ha a che fare con un debito e lo si vuole eliminare, ci sono due sole possibilità:

  • cancellarlo, ma deve essere d’accordo il creditore;
  • estinguerlo, ma il debitore deve avere i soldi per farlo.

Cancellazione del debito pubblico

Generalmente un creditore difficilmente sarà d’accordo a cancellare un suo credito, altrimenti sarebbe un benefattore. La questione è diversa se il creditore è una società controllata dal debitore, per la quale è lui che decide. Elementare …

Vediamo ora chi sono i creditori dello Stato e quale percentuale di titoli di stato posseggono, e proviamo a cercare tra essi qualcuno che sia disponibile a rinunciare al proprio credito:

  • famiglie italiane 5%;
  • banche e istituzioni finanziarie italiane 45%;
  • investitori esteri e BCE 30%;
  • Banca d’Italia 20%.

Lasciamo perdere banche e istituzioni finanziarie, investitori esteri e famiglie italiane, che non sono minimamente disponibili a rinunciare al loro credito, e dimentichiamoci per ora della BCE, che sulla base di quanto dichiarato dai suoi vertici, non sembra molto disponibile.

Rimane la Banca d’Italia, che come si potrebbe intuire dal nome, è dello Stato italiano perché nomina il Governatore e soprattutto ha diritto a ricevere a fine anno più del 95% dei suoi utili annuali (come si evince dal successivo piano di riparto dell’utile netto 2019 della Banca d’Italia).

Bilancio bankitalia 2019

Elementare, caro Watson” direbbe Shelrock Holmes “se la Banca d’Italia è una istituzione di diritto pubblico che rientra tra gli organismi dello Stato italiano, significa che in un eventuale bilancio consolidato, il suo debito viene annullato dal credito della sua controllata”.

Detta in parole povere, il debito dello Stato verso la sua Banca Centrale è una questione interna contabile che non ha effetti verso terzi. In particolare la cancellazione di questo debito/credito è ininfluente da un punto di vista macroeconomico.

Non è però ininfluente da un punto di vista degli interessi privati di una piccola categoria di soggetti, quelli che guadagnano enormi cifre dalla intermediazione di questi titoli.

Infatti quando i suoi titoli scadono, lo Stato deve pagare quanto promesso a Banca d’Italia, la quale provvede a ricomprarne altri, ma non direttamente da lui sul mercato primario, come sarebbe giusto e ovvio. Li compra sul mercato secondario, da istituzioni finanziarie che li avevano acquistati dallo Stato sul mercato primario e che li rivendono a Banca d’Italia, lucrando enormi guadagni da queste speculazioni.

Si capisce allora perché gli esperti mainstream gridano allo scandalo, qualcuno si vedrebbe sottrarre la “gallina dalle uova d’oro”.

Maaa … c’è un ma, che è di carattere giuridico-contabile. La cancellazione del debito/credito nel bilancio consolidato è una operazione contabile non solo fattibile, ma anche giusta, come dimostra il Regno Unito che da anni scrive nei suoi bilanci consolidati la frase “I titoli di stato detenuti da enti del settore pubblico, sono eliminati in sede di consolidamento e rimossi dal bilancio”.

Ma la cancellazione del debito/credito nei singoli bilancio ha effetti molto diversi:

  • nel bilancio dello Stato, la cancellazione del debito nei confronti della sua Banca Centrale è sicuramente un fatto positivo perché riduce le uscite costituite dai titoli di stato in scadenza ogni anno, che non devono più essere rinnovati;
  • nel bilancio della Banca d’Italia, la cancellazione del credito nei confronti dello Stato genera un “buco” nell’attivo che non può più compensare il passivo che aveva generato, le riserve che erano state utilizzate, al momento dell’acquisto dei titoli di stato, per pagare il corrispettivo.

Quindi se vogliamo risolvere anche il problema contabile, ci sono due possibilità, entrambe previste dalla norme sia della BCE che dello Stato:

– come affermato dalla BCE nel documento n.169 dell’aprile 2016, dal titolo “Profit distribution and loss coverage rules for central banks“, nota n.7 a pagina 14, le Banche Centrali “sono protette contro l’insolvenza a causa della loro capacità di creare denaro e possono perciò operare con patrimonio netto negativo“. Quindi la cancellazione dei titoli di stato dall’attivo del bilancio della Banca d’Italia genererebbe un passivo superiore all’attivo, quello che si definisce “patrimonio netto negativo”, e questo non è un problema per Banca d’Italia. Deve però essere una soluzione condivisa da tutti, all’interno del SEBC, cioè il Sistema Europeo delle Banche Centrali, e sappiamo già che la BundesBank ha qualche problema in Germania a far accettare questa soluzione, come dimostra la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca;

– uno Stato che ha emesso titoli di stato, può sempre consolidarli, cioè trasformarli in titoli irredimibili e rimborsabili a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua. Se questa operazione è ingiusta nei confronti di soggetti terzi come famiglie, banche, istituzioni finanziarie e investitori esteri, risulta invece vantaggiosa se effettuata solo per i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, la quale può mantenere quei titoli nell’attivo del proprio bilancio per un tempo indefinito e non è continuamente costretta a ricomprarne degli altri quando scadono.

La soluzione proposta da Sherlock Holmes per eliminare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia è semplicemente geniale: “È ormai evidente a tutti che il Quantitative Easing della BCE, nato come soluzione temporanea dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, è ormai una misura permanente e anche insufficiente all’interno delle sue politiche monetarie. Tanto vale renderlo stabile attraverso la trasformazione dei titoli di stato detenuti dalla Banca d’Italia in titoli irredimibili senza scadenza e rimborsabili solo a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua, che però lo Stato si riprende a fine anno quando gli verranno distribuiti gli utili della sua banca centrale. Questa decisione non influisce minimamente sulle regole dell’Eurozona ed è una decisione che lo Stato può sempre adottare unilateralmente, senza arrecare danni a nessuno”.

Estinzione del debito pubblico

Il debito pubblico si può sempre estinguere, ma dove trova i soldi lo Stato?

Dove trova i soldi lo Stato è un altro mistero degno di Sherlock Holmes.

Elementare, caro Watson” direbbe il famoso investigatore “lo diceva anche Aristotele che la moneta è uno strumento di scambio convenzionale, che non esiste per natura ma per nomos, cioè per legge, e per questo essa ha il nome di nomisma. I Trattati Europei hanno trasferito alla BCE le competenze che storicamente erano della Banca d’Italia, cioè le politiche monetarie, compresa l’emissione esclusiva di banconote, ma non hanno trasferito la sovranità monetaria che è ancora dello Stato italiano per il combinato disposto degli artt.1-11 della Costituzione, ma soprattutto dell’art.117 punto e) che assegna allo Stato la legislazione esclusiva nelle materie riguardanti la moneta”.

Infatti per i Trattati Europei (art.128 del TFUE), la BCE ha solo l’esclusiva delle banconote, mentre le monete metalliche sono ancora emesse dagli Stati con simboli riconoscibili e nazionali, anche se la BCE deve approvare il volume di conio. Quindi l’euro non è una moneta unica, ma la somma di tante monete nazionali aventi un rapporto di cambio fisso, ma questo è un altro discorso.

Nei Trattati Europei, però, non si parla mai di altri strumenti monetari che lo Stato può emettere:

  • biglietti di stato (stato-note o note di stato), fattispecie giuridica diversa dalle banconote (banca-note o note di banca) di cui ha ancora la competenza esclusiva;
  • moneta elettronica (art114bis del TUB) o moneta virtuale (basata sulla blockchain).

Questi strumenti potrebbero non essere “moneta a corso legale”, cioè ad accettazione obbligatoria come le monete metalliche e le banconote, ma possono tranquillamente essere “ad accettazione volontaria” come tutta la moneta elettronica bancaria, che costituisce oggi più del 90% di tutta la moneta che usiamo.

In conclusione

La soluzione migliore sarebbe quella di monetizzare il debito pubblico, attraverso il Ministero del Tesoro che ha ancora la sovranità monetaria, quindi può sempre emettere nuova moneta o creare un nuovo strumento di scambio che accetta per il pagamento delle tasse. Evitando solo l’emissione di banconote,  perché di competenza esclusiva della BCE.

La soluzione più semplice, però, è consolidare i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, trasformandoli in titoli irredimibili e rimborsabili solo a richiesta, così rimarranno permanentemente registrati nell’attivo del suo bilancio e lo Stato non sarà più influenzato dalle fluttuazioni di quei titoli sui mercati finanziari.

Dopo aver tratto le sue conclusioni, Sherlock Holmes ci ha congedati dicendo di avere casi ben più difficili a cui dedicarsi.

Quindi ci ha accompagnato all’uscita con una delle sue frasi più celebri:

Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate”.

Chissà cosa penserebbe di questa pandemia.

Glielo chiederò la prossima volta.

Fabio Conditi

Presidente dell’associazione Moneta Positiva - http://monetapositiva.blogspot.it/

https://comedonchisciotte.org/sherlock-holmes-e-il-mistero-del-debito-pubblico/