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mercoledì 23 gennaio 2019

Buchi neri, trovata una prova della radiazione di Hawking. - Viola Rita

(foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images)
foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images

Un gruppo di ricerca ha riprodotto in laboratorio un fenomeno che può essere assimilato a quello che avviene intorno a un buco nero. Per farlo ha utilizzato un particolare sistema con fibra ottica ed ha osservato un effetto che potrebbe essere proprio la radiazione di Hawking. 

Stephen Hawking aveva ragione: i buchi neri potrebbero emettere una qualche radiazione. Ora arriva una nuova prova sperimentale della radiazione di Hawking, formulata nel 1974 dal noto fisico, icona mondiale della scienza, scomparso nel marzo 2018. Un gruppo di scienziati, guidati dall’Istituto Weizmann, in Israele, ha ricreato in laboratorio un fenomeno che può essere considerato analogo all’emissione di radiazione da un buco nero. La ricerca è stata pubblicata su Physical Review Letters.

Il buco nero è una regione dello spazio-tempo dalle caratteristiche estreme, che non possono essere spiegate con la fisica classica. La sua gravità è talmente elevata che comprime la materia fino a una densità praticamente infinita e nulla, neanche la luce, può sfuggirgli e allontanarsi: secondo le teorie classiche, in particolare la teoria della relatività formulata da Einstein, nessun tipo di radiazione può uscire da un buco nero

Tuttavia, in tempi relativamente recenti, nel 1974, Stephen Hawking ha introdotto l’ipotesi che i buchi neri possano emettere una qualche radiazione, che prende il nome di radiazione di Hawking.

Hawking ha dimostrato, a livello teorico, che questa radiazione termica può fuoriuscire a causa di particolari effetti quantistici. L’emissione di una radiazione implica inoltre che ciascun buco nero stia evaporando, anche se molto lentamente. E questa radiazione sarebbe troppo debole per essere osservata, dato che è coperta da quella cosmica a microonde.

Ma non si possono riprodurre in laboratorio un buco nero e le sue emissioni. Per questo, da tempo gli scienziati studiano metodi alternativi per trovare fenomeni che possano essere assimilati a quello che avviene in un buco nero. Per esempio, si può utilizzare al posto della radiazione luminosa, quella sonora, in particolare le onde acustiche provenienti da un materiale, detto condensato di Bose-Einstein, che rappresenterebbe il buco nero: una prova che è già stata fornita in tempi recenti.

Un’altra ipotesi, poi, quella esplorata oggi, riguarda lo studio di onde luminose emesse da una fibra ottica. I ricercatori, coordinati da Ulf Leonhardt dell’Istituto Weizmann, hanno messo a punto un metodo basato sull’uso di fibre ottiche. Per capire come funziona il loro sistema, Leonhardt fornisce un paragone della vita reale. Si può pensare a un fiume che scorre sempre più velocemente fino a quando non confluisce in una cascata, che è appunto il buco nero. Subito prima di toccare la cascata, l’acqua del fiume raggiunge una velocità molto elevata, superiore a quella che consente a un pesce di nuotare e non essere risucchiato dalla cascata. Questo punto si chiama orizzonte degli eventi, che indica la superficie oltre la quale nulla può sfuggire al buco nero.

Per capire cosa succede in un buco nero bisogna trovare un analogo per ricreare in laboratorio l’orizzonte degli eventi, al di là del quale tutto viene risucchiato. Per farlo, scienziati hanno utilizzato una fibra ottica con micro-percorsi all’interno, che rappresenta il fiume. Nel piccolo tunnel della fibra vengono sparati due impulsi ultra-veloci di luce laser di colori diversi si inseguono fra loro. Il primo interferisce col secondo e questa interferenza, molto intensa, crea una sorta di orizzonte degli eventi – un po’ come quando il fiume sta per confluire nella cascata – che cambia le proprietà fisiche della fibra, in particolare generando una distorsione, un cambiamento del suo indice di rifrazione.

A questo punto, i ricercatori hanno utilizzato un terzo impulso luminoso: dalle osservazioni emerge che questa luce aggiuntiva genera una radiazione a frequenza negativa, ovvero una radiazione idealmente in uscita invece che in ingresso dal buco nero, emessa dal sistema che riproduce il buco nero.

Questa osservazione, spiegano gli autori, fornirebbe una prima prova della radiazione di Hawking, anche se l’obiettivo finale desiderato da tutti gli astrofisici sarebbe quello di ottenerla spontaneamente dal sistema che riproduce il buco nero invece che stimolarla con un ulteriore impulso luminoso.

https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/01/22/buchi-neri-prova-radiazione-hawking/?fbclid=IwAR2KAWuO-bSjB9Nlmi8ZljmXZdImRb3RpWkLH9T0mxEG4RcGbbbyz-2e3ZU

mercoledì 6 settembre 2017

Stephen Hawking ha captato la voce degli alieni? - Matteo Testa

Stephen Hawking ha captato la voce degli alieni?

Il team di ricerca guidato da Stephen Hawking ha scoperto “15 nuovi e misteriosi segnali radio” provenienti da una galassia lontana.
Da sempre l’uomo si è chiesto se fosse solo nell’Universo e oggi potrebbero essere arrivate le prove che ci sono forme di vita intelligente al di fuori del Sistema Solare. L’astronomo Stephen Hawking ha annunciato la scoperta di “15 nuovi e misteriosi segnali radio” provenienti da una galassia nana distante 3 miliardi di anni luce. Data l’enorme distanza che ci separa dall’origine del segnale è probabile che chi lo abbia emesso sia morto da tempo oppure potrebbe anche trattarsi di una stella di neutroni, uno dei corpi celesti più bizzarri.
La scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto Breakthrough Listen Project finanziato dal magnate russo Yuri Milner. L’iniziativa consiste nell’analisi di 10 miliardi di frequenze provenienti dalle 100 galassie a noi più vicine. In questo momento 9 milioni di volontari di tutto il mondo hanno messo a disposizione i loro computer per sostenere il centro di ricerca nello studio di questa enorme mole di dati. I misteriosi segnali radio potrebbero essere provocati dall’energia utilizzata dagli alieni per muovere le loro navi spaziali ma gli scienziati sono molto prudenti quando si parla di extraterrestri. “Non abbiamo idea da dove i segnali provengano. – ha detto con Vishal Gajjar, astronomo del Berkeley Research Centre – Ci sono solo 30 sorgenti di questi segnali nell’Universo e una sola che si ripete. Dobbiamo studiarla ancora. Ci sono più teorie che fonti di segnali, più domande che risposte. Più studiamo e più troviamo cose strane”.
Se davvero riuscissimo a metterci in contatto con gli alieni questo potrebbe essere l’evento più epocale della storia ma secondo Hawking, che ci ha messo in guardia sui pericoli derivanti dallo sviluppo delle intelligenze artificiali, c’è la possibilità che gli extraterrestri non siano ben intenzionati nei nostri confronti. “Avrebbero per noi lo stesso interesse che noi abbiamo per i batteri, – ha detto l’astrofisico – e se ci andasse bene ci tratterebbero come Cristoforo Colombo trattò gli indigeni che incontrò nel nuovo mondo”. Hawking comunque ritiene che lo spazio sia l’unica salvezza per il genere umano in quanto la Terra avrebbe ormai le ore contate. Secondo l’esperto abbiamo infatti appena 100 anni per trovare una nuova casa su un altro pianeta se non vogliamo estinguerci a causa di guerre, fame e cambiamenti climatici.

mercoledì 1 marzo 2017

Nuovo sistema planetario e forme di vita intelligenti, è solo questione di tempo. - Vladimiro Bibolotti

Nuovo sistema planetario e forme di vita intelligenti, è solo questione di tempo

Spettacolare conferenza della Nasa per confermare la scoperta di sette pianeti a 39 anni luce dal nostro sistema solare che orbiterebbero attorno a una stella, una Nana Rossa ultrafredda denominata Trappist 1, tre dei quali rientranti nella cosiddetta “fascia di abitabilità”. Come al solito la suggestione principale oltre la tipologia o la morfologia dei pianeti, riguarda la probabilità della presenza di acqua allo stato liquido e quindi la scoperta di trovare terre simili alla nostra e magari forme di vita anche intelligente. Ma se così fosse stato il bailamme generato per l’evento sarebbe stato certamente diverso e probabilmente avrebbe coinvolto anche le Nazioni Unite.
In realtà come ha affermato Thomas Zurbuchen, capo del Direttorato Missioni scientifiche della Nasa, nella conferenza stampa di Washington: “Per la prima volta abbiamo scoperto il maggior numero di pianeti di tipo terrestre attorno a una singola stella, e per la prima volta siamo stati capaci di misurarli. Questa scoperta ci dà un suggerimento: trovare una seconda terra non è più una questione di se, ma di quando“.
Quest’ultima notizia giunge a distanza di una settimana dall’altra importante notizia riguardante il nostro sistema solare: il 16 febbraio scorso la Nasa annunciava infatti, di aver individuato per la prima volta in modo inequivocabile tracce di materiale organico sulla superficie del pianeta nano Cerere. Tali composti possono essere considerati i “mattoni della vita” e sarebbero nati spontaneamente, cioè senza lo svilupparsi di quel processo previsto dalla teoria della Panspermia cosmica: piccole comete o meteoriti potrebbero aver contaminato il terreno inseminando la superficie.
Altra importante scoperta, quella fatta con il telescopio Kepler che ha portato il numero delle galassie da duecento miliardi a duemila miliardi elevando esponenzialmente il numero dei pianeti di tipo terrestre abitabili nella nostra Via Lattea dove le stime arrivano a calcolarne circa 60 miliardi. Un calcolo percentuale che permette anche al più pessimista dei ricercatori di elevare a centinaia di migliaia le possibilità di trovare non più solo sulla Terra, civiltà intelligenti magari tecnologicamente evolute.
Forse è questa la svolta della Nasa che in breve tempo ha prodotto una serie di conferenze mirate a creare interesse circa la possibilità e la scoperta di terre abitabili o abitate. Quasi in sincronia, bisogna ricordare le esternazioni del fisico Stephen Hawking, secondo cui la sopravvivenza del genere umano (prevista ancora per massimo 1000 anni) dipende dalla possibilità di trasferimento su altri pianeti simili alla Terra.
Se si aggiungono anche le nuove missioni previste per il 2022 sulle lune di Giove per trovare forme di vita sotto gli oceani, dobbiamo pensare che gli scienziati della Nasa, del Seti e di altre agenzie spaziali, stiano preparando l’opinione pubblica alla notizia della scoperta di forme di vita magari intelligenti nella nostra galassia.
Intanto sulle ali dell’entusiasmo anche il nostro astronauta Paolo Nespoli citando la statistica dei grandi numeri, subito dopo la conferenza di Washington, ha affermato: “E’ ormai sicuro che non siamo soli”.

mercoledì 26 agosto 2015

I buchi neri non sono neri come il pensiero, dice Stephen Hawking A New Theory. - Jonathan O'Callaghan

Stephen Hawking


Stephen Hawking dice che potrebbe aver risolto un problema che ha afflitto l'astrofisica per 40 anni: la perdita di informazioni paradosso.
Per decenni, gli scienziati hanno discusso su ciò che accade per le informazioni relative alla morte di una stella che forma un buco nero. E 'noto che nulla, nemmeno la luce, può sfuggire da un buco nero a causa della sua intensa attrazione gravitazionale. La meccanica quantistica, però, dice che l'informazione non può essere distrutta; relatività generale dice che deve essere. Quindi, il paradosso perdita di informazioni.
Nel 1970, Hawking ha detto che i buchi neri potrebbero emettere "fotoni di informazione-less" attraverso fluttuazioni quantistiche - piccole perturbazioni nello spazio-tempo - chiamata radiazione di Hawking, ma nel 2004 ha prodotto una nuova teoria che sosteneva informazioni potrebbe effettivamente uscire da un buco nero. Come che si verificherebbe non era chiaro, ma ora dice di avere una risposta.
"Propongo che l'informazione non viene memorizzata all'interno del buco nero come ci si potrebbe aspettare, ma il suo confine, l'orizzonte degli eventi", ha detto oggi al KTH Reale Institute of Technology di Stoccolma, in Svezia. In particolare, si dice "super Traduzione" si svolge, che è essenzialmente un ologramma delle informazioni. Ciò significa che le informazioni possono sopravvivere e fuggire da un buco nero all'orizzonte degli eventi, il confine a cui nulla si dice che sia in grado di liberarsi. 
Hanno la chiave per questa teoria è Hawking radiazioni. Hawking dice che può "raccogliere" informazioni e spostare oltre l'orizzonte degli eventi. Ma non è tutto una buona notizia; l'informazione è sostanzialmente inutile. "Le informazioni sulle particelle dosi aggiunte viene restituito, ma in una forma caotica e inutile", ha detto Hawking. "Il risultato paradosso informazioni. Per tutti gli scopi pratici, l'informazione viene persa. "
L'orizzonte degli eventi è il confine oltre il quale nulla, nemmeno la luce, può sfuggire. NASA / JPL-Caltech.
Hawking ha lavorato sull'idea di fisici teorici Malcom Perry presso l'Università di Cambridge e Andrew Strominger presso la Harvard University. Insieme con una schiera di fisici teorici a Stoccolma, si discuterà la ricerca per tutta questa settimana prima di presentare i loro pensieri conclusivi questo Sabato. 
"Il messaggio di questa conferenza è che i buchi neri non è così nero come sono dipinte", Hawking ha detto ieri. "Non sono le prigioni eterne che una volta si pensava. Le cose possono uscire da un buco nero sia all'esterno ed eventualmente uscire in un altro universo. "
Ha elaborato che, se un buco nero era abbastanza grande e la rotazione, si potrebbe avere un passaggio verso un universo parallelo. «Ma non si poteva tornare al nostro universo," ha detto. "Quindi, anche se io sono appassionato di volo spaziale, io non ho intenzione di provarci."
http://www.iflscience.com/space/black-holes-arent-black-thought-says-stephen-hawking-new-theory

Leggi anche:
http://www.washingtonpost.com/news/speaking-of-science/wp/2015/08/25/stephen-hawking-believes-hes-solved-a-huge-mystery-about-black-holes/

E anche: 

Stephen Hawking: "Sui buchi neri avevo torto"


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Il celebre fisico ingelese ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri. O la nostra incomprensione?

Stephen Hawking: "Sui buchi neri avevo torto"
Il celebre fisico ingelese ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri. O la nostra incomprensione?         Un'illustrazione di un buco nero, invisibile al centro di un vorticoso gorgo di gas incandescente. © A. Hobart/CXC.

Mercoledì scorso, nel corso di una conferenza a Dublino (Irlanda), il celebre fisico teorico Stephen Hawking ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri, corpi celesti così densi che nemmeno la luce può sfuggire alla loro attrazione gravitazionale.
Divoratori cosmici. Hawking, che è oggi titolare della prestigiosa cattedra Lucasiana di matematica dell'Università di Cambridge (UK), divenne famoso negli anni '70 proprio per i suoi studi su questi oggetti che divorano tutto ciò che si trovi nelle loro vicinanze, all'interno di una regione detta “orizzonte degli eventi”. Fin da allora, in realtà, fu evidente che questa proprietà portava a un paradosso. Se i buchi neri inghiottono tutto, infatti, allora devono distruggere anche l'informazione: in pratica, di ciò che è inghiottito si perderebbe qualsiasi traccia. Secondo un'altra importante teoria fisica, la meccanica quantistica, però, l'informazione contenuta nella materia non può andare persa del tutto.
Scommessa da pagare. Nel 1975, Hawking affermò che i buchi neri erano un'eccezione alla regola, perché potevano distruggere l'informazione di ciò che inghiottivano e, forse, farla riapparire in un altro universo. Insieme al fisico teorico Kip Thorne, scommise un'enciclopedia sul baseball con John Preskill, un fisico del Californian Institute of Technology che invece sosteneva il contrario.
Scienziati spiazzati. Nel suo intervento a Dublino, parlando con una voce sintetizzata al computer, Hawking ha ammesso dopo trent'anni di aver avuto torto. Lo scienziato, che è costretto alla sedia a rotelle dalla sclerosi laterale amiotrofica, ha motivato la sua nuova posizione sulla base di una teoria che ha colto impreparati gli altri scienziati. Preskill stesso si è dichiarato soddisfatto, ma ha ammesso di non avere ben compreso gli aspetti teorici. La comunità scientifica, dunque, attende ora la pubblicazione che, stando alle aspettative, sarà presentata tra circa un mese. http://www.focus.it/scienza/spazio/stephen-hawking-sui-buchi-neri-avevo-torto

mercoledì 25 marzo 2015

Ufo, John Podesta, gli scienziati e la minaccia dell’invasione extraterrestre. - Vladimiro Bibolotti



Nella comunità scientifica è tornato l’incubo di un altro tipo di invasione: la guerra dei mondi. Negli ultimi convegni o documenti prodotti dalle varie comunità accademiche è ripreso il dibattito sui rischi di estendere i sistemi di comunicazione Internet nello spazio
Non è mistero che il sogno di Mr. Cerf, co-creatore del programma Tcp/Ip, il protocollo Internet per intenderci, è portare il web a livello interplanetario per le future imprese di esplorazioni spaziali e più avanti di colonizzazione di Marte e della Luna
Intanto gli scienziati del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) per oltre mezzo secolo all’ascolto di eventuali segnali “intelligenti” provenienti da qualche galassia, tramite i radiotelescopi come quello di Arecibo, hanno riproposto la possibilità di inviare in maniera attiva, messaggi agli eventuali extraterrestri per rivelare la nostra presenza. 
Un programma come quello proposto di Internet nello spazio, permetterebbe ad eventuali visitatori, di studiarci in anticipo, magari attraverso lo studio dei nostri costumi attraverso Wikipedia.
Nell’ultima sessione della Aas (La American Association for the Advancement of Science), il prof. Douglas Wakoch, costatando che dopo 50 anni non avendo ricevuto messaggi, occorreva trasformare il Seti in Active seti, cioè inviare messaggi per farci notare, soprattutto ad esso con la scoperta di migliaia di pianeti Extrasolari di tipo terrestre
Ciò ha nuovamente animato il parere di alcuni scienziati come già negli anni ’70 fece il Premio Nobel Martin Ryle, che metteva in guardia dall’inviare messaggi a civiltà magari malvagie, pronte a sottometterci o peggio annientarci. 

Dello stesso parere il più noto Steven Hawking, letteralmente terrorizzato dall’arrivo degli alieni, poiché con la loro tecnologia dunque avanzatissima, faremo secondo lui, la fine degli indigeni con l’arrivo di Cristoforo Colombo
Ne emerge un quadro sconcertante. 
Nei vari simposi accademici, sia di tipo scientifico che economico, l’incubo di un annientamento del nostro pianeta per colpa di malvagi Et è ormai quasi una costante.
Per gli astrofisici e per il Seti la convinzione dell’esistenza di extraterrestri è un dato statisticamente accettato, ma non il fenomeno degli Ufo
Parere condiviso anche dal direttore dellaSpecola Vaticana Funes
Ma allora con quale mezzi potremmo essere invasi se non da dischi volanti, come nella cinematografia hollywoodiana? 
Gli Ufo intesi come astronavi extraterrestri non possono concettualmente coesistere per le “attuali” nostre conoscenze scientifiche e per le primitive tecnologie per viaggiare nello spazio e per le convinzioni della fisica nostrana. 
Eppure come afferma il Prof. Paul Davies e Wagner e prima di lui Carl Sagan, non si esclude che in un passato remoto qualcuno ci abbia visitato e magari abbia creato colonie sulla Luna e su qualche asteroide invitando la Nasa ad un attento monitoraggio del lato oscuro del suolo lunare.
E qui nasce una evidente contraddizione più che un dubbio. 
Ma se gli Ufo non possono esistere, come sarebbero giunti tali invasori? 
E se ne erano capaci migliaia di anni fa, perché negarle oggi? 
Oppure qualcuno sa che le cose non stanno come sembrano e affermato. 
Ricordiamo le dichiarazioni del Primo Canadese, Paul Hellier o del ex Presidente russo Medvedev (anche se qualcuno pensa ad uno scherzo mediatico), a cui si aggiunge ultimissima e con maggior clamore quella recentissima di John Podesta consigliere del Presidente Obama, già capo gabinetto di Bill Clinton che, proprio in questi giorni, tramite Twitter ha dichiarato che il suo più grande cruccio sia stato quello di non essere riuscito a far svelare la verità sugli Ufo e sugli incontri con gli Extraterrestri.
Incontri dunque, non contatti radio. 
Incontri sul nostro pianeta con civiltà extraterrestri giunte presumibilmente a bordo di dischi volanti o…Ufo!
Aggiornamento del 19 febbraio 2015 ore 15:15
Chiuso l’account twitter di John Podesta
Al suo posto compare quello di un certo Brian Deese Senior Advisor to President Obama. Questo episodio fa sospettare ma senza gridare al complotto, che forse le recenti dichiarazioni di Podesta, possono avere dato fastidio in certi ambienti. 
John Podesta non è un consigliere qualunque, già Capo di Gabinetto della Casa Bianca di Bill Clinton e ovviamente esperto nella comunicazione, dovrebbe diventare infatti  l’uomo di punta dello staff di Hillary Clinton, probabile candidata alla Casa Bianca, peraltro anch’essa appassionata come il marito Bill, della tematica ufologica (Rockefeller Initiative Documents – Paradigm Research Group). 
Allora perché fare autogol e screditarsi con dichiarazioni forti, da chi conosce bene il mestiere e l’arma della comunicazione digitale?  Forse lo scopriremo nei giorni a venire.