Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 9 agosto 2025
Carte cosmiche di 6000 anni fa.
sabato 23 gennaio 2021
Il Sistema Solare si è formato in due tappe.
Il Sistema Solare si è formato in due tappe: è l'ipotesi suggerita da nuovi dati e una simulazione, capace di spiegare la diversità fra i pianeti rocciosi più interni, Mercurio, Venere, Terra, Marte e quelli gassosi, come Giove. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, si deve ai ricercatori coordinati da Tim Lichtenberg, dell'università britannica di Oxford.
"Il Sistema Solare interno, che si è formato prima ed è più asciutto, e il Sistema Solare esterno, che si è formato più tardi ed è più umido, sono diversi a causa di due diversi percorsi evolutivi" ha rilevato Lichtenberg. Questo, ha aggiunto, "apre nuove strade per comprendere le origini delle atmosfere di pianeti simili alla Terra".
Recenti osservazioni sui dischi di polveri e gas che si formano intorno alle stelle appena nate hanno mostrato che nella regione del disco dove nascono i pianeti possono esserci livelli di turbolenza tali che le interazioni tra i grani di polvere nel disco e l'acqua possono innescare due differenti esplosioni di formazione di mattoni di pianeti.
La prima avviene nelle regioni più interne del sistema planetario e la seconda avviene successivamente in una regione più lontana. I due distinti episodi di formazione determinano differenti modalità geofisiche di evoluzione: nella regione interna e più vicina alla stella i mattoni dei pianeti subiscono una rapida disidratazione, mentre nella regione più esterna si mantengono più umidi.
Per provarlo, i ricercatori hanno messo a punto una simulazione sulla formazione del Sistema Solare, mostrando che effettivamente la differenza fra i pianeti rocciosi interni e quelli gassosi esterni si può spiegare se questi pianeti sono nati in due fasi diverse. "I giovani pianeti del Sistema Solare Interno - ha osservato Lichtenberg - divennero molto caldi, svilupparono oceani di magma interni, formarono rapidamente nuclei di ferro e il loro iniziale contenuto di elementi volatili evaporò, portandoli a diventare dei pianeti asciutti".
(foto: Rappresentazione artistica della formazione del Sistema Solare in due fasi (fonte: Mark A Garlick / markgarlick.com)
domenica 8 dicembre 2019
S5-HVS1, la stella ribelle espulsa dalla galassia. - DAVIDE LIZZANI

Illustrazione: un buco nero supermassiccio, circondato da polveri e gas. | NRAO/AUI/NSF
È stata scoperta una stella che "scappa" dalla Via Lattea alla velocità record di 6 milioni di km/h, respinta da un buco nero supermassiccio.
lunedì 13 agosto 2018
UNA STELLA INTRUSA NEL SISTEMA SOLARE. - Barbara Bubbi
Rappresentazione artistica del Sistema Solare. Credit NASA
domenica 15 luglio 2018
Oggetto stellare gigante più grande di Giove è diretto verso il nostro Sistema Solare. -





sabato 17 marzo 2018
Scoperti 15 mondi alieni al di fuori del Sistema Solare.
Uno di loro potrebbe avere acqua liquida.
I nuovi mondi sono stati scovati dal gruppo dell'Istituto di Tecnologia di Tokyo coordinati da Teruyuki Hirano, grazie ai dati raccolti dal cacciatore di pianeti Kepler nel corso della sua ‘seconda vita’, la missione K2, e alle osservazioni fatte da telescopi terrestri come il Subaru alle Hawaii e il Nordic Optical Telescope (Not) in Spagna.
Le nane rosse sono le stelle più diffuse nell'universo: fredde e piccole, hanno massa tra 0,4 e 0,08 volte quella del Sole.
I 15 pianeti sono stati scoperti grazie alle oscillazioni nella loro luminosità provocate dal transito dei pianeti davanti al loro disco. Secondo i ricercatori adesso è necessario misurare temperatura e raggio della SuperTerra K2-155d e, soprattutto, verificare se abbia un'atmosfera prima di poter affermare con certezza abbia acqua allo stato liquido. In questo potrà essere d'aiuto il potranno arrivare dal nuovo cacciatore di pianeti Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa, il cui lancio è previsto in aprile.
sabato 23 dicembre 2017
L'intruso del Sistema Solare è una cometa interstellare.
Rappresentazione artistica di Oumuama, probavilmente una cometa interstellare protetta da una spessa corazza di molecole organiche (fonte: ESO/M.Kornmesser) RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa.
Protetta da una corazza di molecole organiche.
Il rivestimento di materiale organico avvolgerebbe un nucleo di ghiaccio e si sarebbe formato dal bombardamento di raggi cosmici nel corso di milioni o addirittura miliardi di anni.
Individuato il 19 ottobre 2017 dal telescopio Pan-STARRS 1 nelle Hawaii, Oumuamua e' davvero singolare, con il suo colore grigio-rossastro e la forma affusolata simile a quella di un sigaro. Sulla base delle prime osservazioni era stato classificato come un asteroide proveniente da un'altra stella e ricco di metalli; si è anche ipotizzato che fosse fatto di materia oscura, invisibile e misteriosa.
Il sospetto che fosse una cometa arrivata da un'altra stella gli astronomi l'avevano avuto subito, ma le osservazioni successive alla scoperta avevano dimostrato che l'avvicinamento al Sole non aveva generato i getti di vapore tipici delle comete. Oumuamua infatti si e' avvicinato a 37 milioni di chilometri dal Sole senza subire danni.
Adesso analizzando il modo in cui Oumuamua riflette la luce si sono osservate somiglianze notevoli con i pianetini e le comete fatte di ghiacci ricchi di carbonio, ''la cui struttura - ha rilevato Fitzsimmons - e' modificata dall'esposizione ai raggi cosmici''.
Per Bannister e' affascinante che ''il primo oggetto interstellare scoperto somigli a un corpo celeste del nostro Sistema Solare e questo suggerisce che il modo in cui e' nata la nostra famiglia di pianeti potrebbe essere simile al modo in cui si formano i sistemi planetari attorno alle altre stelle''.
mercoledì 14 giugno 2017
Quanta acqua c'è nel sistema solare?

Quanta acqua c'è nel Sistema Solare? Ne abbiamo parlato spesso, e forse qualcuno di voi ha già visto questa immagine comparativa impressionante.
Sembra paradossale, ma la nostra Terra non è il pianeta del Sistema Solare con più acqua. Con una profondità media degli oceani di 4 km, il nostro Pianeta rabbrividisce di fronte alla profondità degli oceani di Europa stimata in 100 km!
Inoltre non dobbiamo pensare solo all'acqua liquida, ma anche a quella intrappolata nel ghiaccio. Tutta la crosta di Europa è costituita da ghiaccio d'acqua, mentre gli oceani superficiali di Titano sono composti essenzialmente da idrocarburi, soprattutto metano. E allora dov'è l'acqua? Beh...su Titano è nella crosta e anche sotto! Pare che tutto il satellite sia composto al 40% da ghiaccio d'acqua e al 60% da silicati (rocce): sotto la superficie ci sono diverse centinaia di km di acqua liquida con un fondo ghiacciato prima del nucleo roccioso. E' come se il mantello di Titano fosse composto da acqua piuttosto che da magma come succede sulla Terra!
Stessa cosa accade su Ganimede, il più grande satellite di Giove, che presenta un mantello costituito da acqua liquida compresa tra due strati di acqua ghiacciata.
E la poca acqua di Marte? Quasi tutta concentrata nelle calotte polari, e in parte anche sotto la superficie.
Insomma, se cominciasse a mancare l'acqua sulla Terra, sappiamo dove andare a prenderla!
Massimiliano
https://www.facebook.com/NextSolarStorm/photos/a.244202209017088.45550.244186155685360/1148586741911959/?type=3&theater
giovedì 23 febbraio 2017
Scoperto un sistema solare con 7 pianeti 'fratelli' della Terra.
Rappresentazione artistica della stella Trappist-1 con il suo sistema planetario (fonte: NASA/JPL-Caltech)
Potrebbero avere le condizioni per ospitare la vita.
I pianeti ruotano intorno alla stella Trappist-1, molto più piccola e debole del nostro Sole. "E' un sistema planetario eccezionale, non solo perché i suoi pianeti sono così numerosi, ma perchè hanno tutti dimensioni sorprendentemente simili a quelle della Terra", spiega il coordinatore della ricerca, Michael Gillon. Utilizzando il telescopio Trappist, installato in Cile presso lo European Southern Observatory (Eso), i ricercatori hanno scoperto che tre dei sette pianeti dei Trappist-1 si trovano nella zona abitabile, cioè alla distanza ottimale dalla stella per avere acqua allo stato liquido. Potrebbero quindi ospitare oceani e, potenzialmente, la vita.
I sei pianeti più vicini alla stella sono paragonabili alla Terra per dimensioni e temperatura, hanno probabilmente una composizione rocciosa e si trovano in una zona in cui la temperatura è compresa fra zero e 100 gradi. Il sole di questo sistema planetario, Trappist-1, è una vecchia conoscenza per gli astronomi: era stato scoperto nel maggio 2016 insieme ai tre pianeti che si trovano nella fascia abitabile.
Trappist-1, nella costellazione dell'Acquario, è una stella nana ultrafredda, con una massa pari all'8% del nostro Sole. In termini stellari quindi è molto piccola, solo un po' più grande di Giove. Gli astronomi ritengono che queste stelle nane possano ospitare molti pianeti di dimensione terrestre in orbite molto strette, rendendoli quindi promettenti obiettivi per la caccia alla vita extraterrestre, ma Trappist-1 è il primo di questi sistemi a essere stato scoperto.
"La produzione energetica delle stelle nane come Trappist-1 è molto più debole di quella prodotta dal Sole. Perché ci sia acqua liquida in superficie, i pianeti dovrebbero essere in orbite più vicine di quanto vediamo nel Sistema Solare. Fortunatamente sembra che questa configurazione compatta sia proprio ciò che troviamo intorno a Trappist-1", spiega il co-autore della ricerca, Amaury Triaud, dell'università britannica di Cambridge.
Molti dei sette i pianeti di Trappist-1, osservati anche con il telescopio spaziale Spitzer della Nasa, potrebbero avere acqua liquida in superficie, anche se le distanze orbitali rendono alcuni candidati più promettenti di altri. Modelli climatici suggeriscono che i tre pianeti più interni siano probabilmente troppo caldi per avere acqua liquida. E il pianeta più esterno è probabilmente troppo distante e freddo per averne. Ma quei tre pianeti che si trovano con le loro orbite giusto nel mezzo rappresentano per gli astronomi una sorta di Santo Graal poiché hanno le condizioni ideali per poter ospitare la vita.
sabato 11 febbraio 2017
Ricostruita l'alba del Sistema Solare.
Ricostruita la storia delle nebulosa che ha dato origine al Sistema Solare (fonte: NASA/JHUAPL)
Primi pianeti nati in 4 milioni di anni, 4,6 miliardi di anni fa.
Per la prima volta è stato calcolato il momento in cui la nube di gas e polveri primitiva ha collassato, dando origine al Sole e ai pianeti. La struttura dei giganti del nostro sistema planetario si sarebbe formata entro i primi 4 milioni di anni dalla nascita del Sistema solare, avvenuta oltre 4,6 miliardi di anni fa. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, si deve a un gruppo di ricerca coordinato dal Massachusetts Institute of Technology.
Circa 4,6 miliardi di anni fa un'enorme nube di gas e polveri è collassata sotto il proprio peso, appiattendosi in un disco. La maggior parte della materia si è contratta al centro del disco dando origine al Sole, mentre il resto si è condensato per dare vita ai pianeti. Tutto questo era già noto, ma non sapevamo quando si fossero formati esattamente i pianeti.
Secondo Benjamin Weiss, del Mit, la struttura principale del nostro Sistema Solare, ovvero i giganti gassosi Giove e Saturno, si è formata nei primi 4 milioni di anni dal collasso della nebulosa, mentre il resto dei pianeti si è evoluto successivamente. Si tratta di una cifra più precisa rispetto alle precedenti stime, che collocavano l'epoca della formazione dei primi pianeti in un periodo compreso fra uno e dieci milioni di anni.
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione studiando gli orientamenti magnetici in campioni incontaminati di meteoriti molto primitivi, come le angriti, che risalgono a circa 4,6 miliardi di anni fa. Si tratta di rocce ferrose, originate da asteroidi e considerate dagli studiosi dei registratori eccezionali dell'epoca di formazione del Sistema Solare. Il loro elevato contenuto di uranio ha permesso di determinarne con precisione l'età.
I ricercatori hanno analizzato quattro di questi meteoriti, caduti sulla Terra in luoghi e tempi diversi. Sono stati ritrovati in Brasile, Antartide, nel deserto del Sahara e tutti in uno straordinario stato di conservazione. Uno è stato scoperto in Argentina, "da un contadino intento a coltivare il suo campo", racconta Weiss. "Sembrava un manufatto indiano o una ciotola e il contadino lo ha tenuto nella sua casa per circa 20 anni, prima di decidersi a farlo analizzare, per scoprire che si tratta di un rarissimo meteorite".
giovedì 21 gennaio 2016
Nuovi indizi sul nono pianeta, ai confini del Sistema Solare.
La sua esistenza è indicata da calcoli, ma non è stato visto.
I calcoli di Brown e Batygin riguardano le orbite, stranamente allineate, di sei piccoli corpi celesti che si trovano oltre l'orbita di Nettuno, nella fascia di Kuiper. E' la stessa area in cui si trova Plutone, nono pianeta del Sistema Solare fino all'agosto 2006 e declassato a pianeta nano. Una bocciatura del quale era stato responsabile lo stesso Brown, dopo aver scoperto un altro pianeta nano dalla massa superiore a quella di Plutone, Eris.
Gli stessi autori dei nuovi calcoli sono consapevoli che la loro non è ancora una scoperta: "Finchè non ci sarà un'individuazione diretta - ha detto Brown alla rivista Science - la nostra resta un'ipotesi, anche se un'ipotesi potenzialmente buona". .
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2016/01/20/nuovi-indizi-sul-nono-pianeta-ai-confini-del-sistema-solare_abe85f8b-4ad2-4913-aaed-b416c3dba283.html
lunedì 28 settembre 2015
Acqua su Marte, l'annuncio della Nasa.
In questa immagine in falsi colori si vedono chiaramente delle strisce scure che scendono dai pendii delle colline di Marte: che cosa sono? Un enigma che finalmente è stato risolto.|NASA
