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giovedì 3 ottobre 2024

Scienziati sgomenti, ‘è grande quanto 140 Via Lattee’ | Porphyrion mette i brividi: buco nero più giovane e più forte del nostro Universo

 

Scoperto un nuovo buco nero spaventosamente grande e forte: una portata mai osservata prima nell’Universo. 

Le galassie e i buchi neri rappresentano alcuni degli oggetti più affascinanti e misteriosi dell’universo. Il loro studio permette di gettare luce su fenomeni cosmici che coinvolgono enormi distanze e incredibili quantità di energia. Tra gli aspetti più spettacolari legati ai buchi neri ci sono i getti relativistici, flussi di particelle che si muovono a velocità prossime a quella della luce. Questi getti, osservabili in diverse forme di galassie attive, offrono una visione diretta del potere immenso dei buchi neri supermassicci.

Le radiogalassie e i quasar sono solo due delle categorie di oggetti cosmici che producono questi getti. Attraverso le osservazioni, gli scienziati sono riusciti a mappare tali fenomeni in modo sempre più dettagliato. I getti relativistici possono estendersi per milioni di anni luce, influenzando l’ambiente cosmico circostante su scale vastissime. La loro osservazione consente agli astronomi di esplorare le prime fasi dell’universo, cercando di comprendere come l’energia generata dai buchi neri abbia contribuito a plasmare la struttura delle galassie.

Oltre a essere uno spettacolo visivo attraverso i telescopi, i getti di plasma ad alta velocità che fuoriescono dai nuclei galattici forniscono informazioni cruciali sull’evoluzione del cosmo primordiale. Studi recenti hanno suggerito che l’energia rilasciata in questi eventi potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale nella crescita delle galassie e nella distribuzione della materia oscura. Queste scoperte hanno rivoluzionato la nostra comprensione delle strutture cosmiche e dei processi che ne regolano la formazione.

Tuttavia, la ricerca non si ferma mai. Grazie a strumenti avanzati come i radiotelescopi, gli astronomi stanno continuamente migliorando la loro capacità di osservare getti di buchi neri a distanze sempre maggiori. Nuovi dati rivelano sistemi sempre più vasti e complessi, offrendo spunti per approfondire la nostra conoscenza dell’universo. Ogni nuova scoperta si aggiunge al mosaico, permettendo di comprendere meglio fenomeni che, fino a pochi decenni fa, rimanevano in gran parte un mistero.

Alla scoperta di un sistema senza precedenti.

Uno dei risultati più recenti e sorprendenti proviene da un team internazionale di astronomi. Essi hanno identificato un sistema di getti di buchi neri dalle dimensioni mai osservate prima, soprannominato Porphyrion. Questa struttura si estende per una lunghezza di 23 milioni di anni luce, un dato che colpisce per la sua imponenza e scala.

Per fare un confronto, si tratta di una distanza pari a 140 galassie come la Via Lattea allineate. Tale estensione rappresenta il sistema di getti più grande mai individuato, superando di gran lunga il precedente record. Questi numeri non solo impressionano per le dimensioni, ma anche per il loro impatto sulle nostre conoscenze attuali.

Porphyrion buco nero
Rappresentazione dell’enorme Porphyrion – www.aerospacecue.it(Space.com foto)

La rilevanza della scoperta di Porphyrion.

Questa scoperta, avvenuta grazie al radiotelescopio LOFAR, offre un’importante finestra sulle prime fasi dell’universo. Porphyrion si è formato quando l’universo aveva appena 6,3 miliardi di anni, in un periodo in cui le galassie si stavano ancora evolvendo e la materia era molto più densa. Ciò rende la scoperta particolarmente significativa: la formazione di una struttura di tale vastità in un’epoca così remota suggerisce che i buchi neri abbiano giocato un ruolo cruciale nell’influenzare la crescita e la distribuzione delle galassie.

Il sistema potrebbe avere implicazioni decisive per comprendere come si sviluppano le galassie e come la rete cosmica sia influenzata dall’attività dei buchi neri. Gli scienziati ritengono che altre strutture simili potrebbero essere ancora nascoste, e ulteriori ricerche potrebbero rivelare nuovi dettagli su questi fenomeni, aprendo nuove strade per lo studio dell’evoluzione dell’universo.

sabato 22 giugno 2024

La Via Lattea paragonata a TON 618: guarda il video impressionante. - Pasquale D'Anna


Un filmato da brividi, proporzioni spaventose: le dimensioni del buco nero TON 618 paragonate alla nostra Galassia.

10,4 miliardi di anni luce dalla Terra, in direzione della costellazione dei cani da caccia. E’ là che si trova il buco nero al centro del quasar TON 618, con una massa stimata in 66 miliardi di volte quella del Sole.

Facciamo il calcolo:

  • La massa del Sole è 2 × 10^30 kg;
  • La massa di Ton 618 è 1,32 x 10^41 kg.

Poco più di un 1 seguito da 41 zeri! Provate a scriverlo e a capire di che si tratta. Un numero da capogiro! Nel seguente video, lo trovate comparato con la Via Lattea, la nostra Galassia.

Cos’è un Quasar?

Sono manifestazioni altamente energetiche nei nuclei di alcune galassie, che si ritiene siano alimentate dall’accrescimento di gas su buchi neri supermassicci (con una massa minima superiore alle centinaia di migliaia di volte quella del Sole) posti al loro centro. Si stima che tali mostri ingoino la massa equivalente a centinaia di pianeti Terra al minuto! Questi buchi neri supermassicci si formano e crescono principalmente durante le fusioni di galassie. Quando due galassie di massa paragonabile si fondono, i loro buchi neri centrali si uniscono e una piccola percentuale del loro gas viene accumulata dal nuovo buco nero tramite la formazione di un disco di accrescimento, il tutto nell’arco di un tempo scala di circa 10 milioni di anni.

Durante questo tempo, la conversione della sua energia gravitazionale in energia termica, unita ai grandi attriti, provoca un enorme surriscaldamento del gas, fino a centinaia di migliaia di gradi. L’accelerazione del gas a velocità relativistiche, l’emissione termica ed altri meccanismi (come i processi di sicrotrone e compton inverso, rispettivamente nella banda radio e gamma) fanno così in modo che una frazione della massa accresciuta (fino a valori dell’ordine del 10%) sia emessa sotto forma di radiazione, raggiungendo luminosità enormi, fino a un milione di miliardi di soli!

https://www.passioneastronomia.it/la-via-lattea-paragonata-a-ton-618-guarda-il-video-impressionante/

sabato 4 maggio 2024

“Mai visto prima”: un buco nero espelle materia anni dopo aver inghiottito una stella.

 

Gli astronomi hanno scoperto un buco nero che eruttava resti stellari anni dopo aver distrutto e consumato una stella.

A ottobre 2018 una piccola stella è stata fatta a pezzi dopo essersi avvicinata troppo a un buco nero in una galassia che si trova a 665 milioni di anni luce dalla Terra. Sebbene possa sembrare emozionante, l’evento non è stato una sorpresa per gli astronomi, che occasionalmente assistono a questi incontri ravvicinati mentre osservano il cielo notturno. Ma quasi tre anni dopo il massacro, lo stesso buco nero è tornato a illuminare i cieli, stavolta non per “mangiare” altri oggetti cosmici.

Cosa sta succedendo e come lo abbiamo scoperto.

Gli scienziati ritengono che il buco nero stia espellendo materia a metà della velocità della luce. Il punto è che non sanno perché questo “deflusso” si sia verificato così tardi, dopo tutti questi anni. I risultati dello studio potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio il comportamento “alimentare” dei buchi neri, che i ricercatori paragonano al “ruttare” dopo un pasto. Il team ha individuato l’insolita esplosione mentre ri-osservava gli eventi di interruzione delle maree (TDE) – ovvero quando le stelle vengono spaghettificate dai buchi neri – che si sono verificati negli ultimi anni. I dati del radiotelescopio del New Messico hanno mostrato che il buco nero si era misteriosamente rianimato, a giugno 2021. Gli scienziati si sono affrettati a esaminare l’evento più da vicino.

I risultati dello studio.

Questo rilascio di materia nello spazio, noto come deflusso, normalmente si verifica rapidamente, non di certo anni dopo. “È come se questo buco nero avesse iniziato improvvisamente a eruttare un mucchio di materiale dalla stella che aveva mangiato anni fa“, spiegano. Il deflusso di materia viaggia ad una velocità pari al 50% della velocità della luce. Per fare un confronto, la maggior parte dei TDE hanno un deflusso che viaggia al 10% della velocità della luce“Questa è la prima volta che assistiamo a un ritardo così lungo tra l’alimentazione e il deflusso”. “Il prossimo passo è esplorare se ciò effettivamente accade con maggiore regolarità nell’universo” concludono i ricercatori.

https://www.passioneastronomia.it/mai-visto-prima-un-buco-nero-espelle-materia-anni-dopo-aver-inghiottito-una-stella/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0hYjdOjuJJMRbDpCWpZ0VRTaMXFUP87h27eoQQ725Gr8GjsKZkTewNB7I_aem_AfKNzj_Rdd48pT0WOnZkoNKN5-Z6_qd48ht2oAgxYp6wl4pcWVXKyB2-oD77nN3_RFecPicT-X6TvKI4Gg_kGn1r

lunedì 25 marzo 2024

Scoperto un mostruoso buco nero con 6 galassie intrappolate nella sua rete gravitazionale. - Pasquale D'Anna


Gli astronomi hanno scoperto nel 2020 sei galassie intrappolate nella “ragnatela” cosmica di un buco nero supermassiccio quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni: il video.

Gli astronomi hanno trovato nel 2020 sei galassie intorno a un buco nero supermassiccio osservato quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni (osservazioni effettuate grazie al VLT dell’ESO). Questa è la prima volta in cui un raggruppamento così compatto è stato visto così presto dopo il Big Bang e la scoperta ci aiuta a capire meglio come i buchi neri supermassicci, uno dei quali si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, si siano formati e siano cresciuti fino alle odierne enormi dimensioni così velocemente. La scoperta viene in supporto alla teoria secondo cui i buchi neri possono crescere rapidamente all’interno di grandi strutture, simili a ragnatele, che contengono gas in quantità sufficiente per alimentarli.

Queste galassie circondano un buco nero supermassiccio e sono contenute da una “ragnatela” cosmica di gas che si estende fino a 300 volte le dimensioni della Via Lattea. L‘Universo aveva solo 0,9 miliardi di anni!

La crescita dei buchi neri.

I primissimi buchi neri, che si pensa si siano formati dal collasso delle prime stelle, devono essere cresciuti molto velocemente per raggiungere masse di un miliardo di soli entro i primi 0,9 miliardi di anni di vita dell’Universo. Ma gli astronomi non riuscivano a spiegare come quantità sufficientemente grandi di “combustibile da buchi neri” avrebbero potuto essere disponibili per consentire a questi oggetti di crescere fino a dimensioni così grandi in così poco tempo. La “ragnatela” e le galassie al suo interno contengono abbastanza gas per fornire il carburante di cui il buco nero centrale ha bisogno per diventare un gigante supermassiccio.

Galassie deboli.

Le galassie che ora vengono rilevate sono tra le più deboli che gli attuali telescopi possano osservare. L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO studierà ancora questo incredibile oggetto.

https://www.passioneastronomia.it/scoperto-un-mostruoso-buco-nero-con-6-galassie-intrappolate-nella-sua-rete-gravitazionale/?fbclid=IwAR2qe7BzeLaIi0HW56r2n1RvyeQ04rcBWDQ5zYKXWWJt9J0F9bH1fJMno7w

lunedì 18 marzo 2024

Guarda come otto stelle vengono distrutte da un buco nero! Il video della NASA. - Pasquale D'Anna


Mentre si avvicinano, le stelle vengono tutte allungate e deformate dalla gravità del buco nero 1 milione di volte la massa del Sole, il video pazzesco.

Guarda come otto stelle si avvicinano ad un buco nero 1 milione di volte la massa del Sole in queste simulazioni al supercomputer. Mentre si avvicinano, vengono tutte allungate e deformate dalla gravità del buco nero. Alcune vengono completamente separati in un lungo flusso di gas, un fenomeno cataclismico chiamato evento di interruzione delle maree. Altre sono solo parzialmente distrutte, conservando parte della loro massa e tornano alla loro forma normale dopo il loro tremendo “incontro”. Queste simulazioni sono le prime a combinare gli effetti fisici della teoria della relatività generale di Einstein con modelli realistici di densità stellare.

Caratteristica delle stelle.

Le stelle simulate vanno da circa un decimo a 10 volte la massa del Sole. La divisione tra le stelle che distruggono completamente e quelle che sopravvivono non è semplicemente correlata alla massa (la sopravvivenza dipende più dalla densità della stella). Gli scienziati hanno studiato come altre caratteristiche, come le diverse masse dei buchi neri e gli avvicinamenti stellari ravvicinati, influenzano gli eventi di interruzione delle maree. I risultati aiuteranno gli astronomi a stimare la frequenza con cui si verificano interruzioni di marea complete nell’universo e li aiuteranno a costruire immagini più accurate di questi calamitosi eventi cosmici. Ecco la bellissima simulazione: buona visione!

Credit immagine di copertina NASA’s Goddard Space Flight Center / Taeho Ryu (MPA); music: “Lava Flow Instrumental” from Universal Production Music

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domenica 4 febbraio 2024

L’oggetto che non dovrebbe esistere potrebbe essere il più piccolo buco nero mai visto. - Angelo Petrone

 

I ricercatori del gruppo internazionale Transients and Pulsars con la collaborazione di MeerKAT (Trapum) hanno scoperto un oggetto invisibile, mai previsto da nessun modello astronomico attuale. Situato a circa 40.000 anni luce di distanza, il corpo potrebbe essere il buco nero meno massiccio mai rilevato. L’oggetto misterioso è stato scoperto quando gli astronomi hanno osservato un sistema di due corpi in orbita reciproca nell’ammasso globulare NGC 185, nella costellazione della Colomba. La natura di uno degli oggetti è chiara: si tratta di una pulsar, cioè dei resti di una stella collassata.

Cos’è una pulsar?

Si tratta di stelle di neutroni con forti campi magnetici. Il magnetismo delle pulsar crea coni luminosi che si muovono come un faro, a intervalli precisi di pochi secondi o addirittura millisecondi. Misurando l’orbita e la luminosità di questa pulsar e della sua misteriosa compagna, gli astronomi sono riusciti a determinare le masse di entrambi gli oggetti e sono rimasti sorpresi dal risultato: il secondo oggetto aveva una massa compresa tra 2,1 e 2,7 volte quella del Sole, qualcosa di veramente inaspettato, a meno che non si tratti di una stella ordinaria.

L'immagine mostra una struttura a onde luminose perpendicolari a due getti.

Quando i ricercatori hanno utilizzato il telescopio Hubble per osservare il sistema sono andati incontro ad un’altra sorpresa: non c’era nulla di visibile; quindi non si trattava di una stella o di qualsiasi altro tipo di oggetto luminoso. Non c’è dubbio che ci sia qualcosa che interagisce gravitazionalmente con la pulsar, ma non è possibile rilevare questo misterioso oggetto in nessun altro modo. L’unica spiegazione è che si tratti dei resti di una stella collassata; quindi, lì deve esserci una stella di neutroni o un buco nero. Il problema è che, secondo i modelli, le stelle di neutroni hanno sempre meno di due masse solari, mentre i buchi neri hanno sempre più di cinque masse solari. Ciò significa che potrebbe trattarsi della stella di neutroni più massiccia mai conosciuta o del buco nero più piccolo mai trovato.

Ma il team sta pensando anche a qualcosa di ancora più entusiasmante: potrebbe trattarsi anche di qualcosa di completamente nuovo. Lo studio propone che l’oggetto sia un buco nero di piccola massa, formato dalla collisione di due stelle di neutroni. Dopo l’impatto, l’oggetto avrebbe viaggiato ad alta velocità fino a incontrare un altro sistema, formato da una pulsar e da una stella comune. Successivamente, i tre oggetti avrebbero eseguito una complessa danza gravitazionale, finché la stella comune non sarebbe stata divorata dalla pulsar. Una volta divorata, la stella avrebbe lasciato dietro di sé una nana bianca, che alla fine sarebbe stata espulsa dal sistema da un “calcio gravitazionale”. Sebbene complicata, questa dinamica di interazione tra due e tre corpi è abbastanza comune nell’universo. È possibile che la proposta degli autori della ricerca sia corretta, ma per esserne sicuri saranno necessarie ulteriori osservazioni e studi.

https://www.scienzenotizie.it/2024/02/01/loggetto-che-non-dovrebbe-esistere-potrebbe-essere-il-piu-piccolo-buco-nero-mai-visto-3279183

giovedì 9 aprile 2020

Fotografato uno dei fenomeni cosmici più potenti: un getto di plasma emesso da un buco nero.

Fotografato uno dei fenomeni cosmici più potenti: un getto di plasma emesso da un buco nero

L'immagine è stata pubblicata su Astronomy and Astrophysics. Gli autori sono gli stessi della prima foto di un buco nero.

Un getto di plasma emesso dal buco nero al centro di una galassia. È stato fotografato per la prima volta uno dei fenomeni cosmici più potenti e l’immagine è stata pubblicata su Astronomy and Astrophysics, realizzata da Event Horizon Telescope (Eht), il primo anche ad avere colto l’immagine di un buco nero un anno fa.
L’obiettivo dello studio è una galassia della costellazione della Vergine che gli scienziati classificano come quasar (cioè sorgente “quasi stellare”). Al suo interno infatti brilla un punto di luce ultra-luminoso e variabile quando enormi quantità di gas e stelle cadono all’interno del gigantesco buco nero che si trova al centro. Il buco nero, la cui massa è circa un miliardo di volte quella del Sole, “ingoia” le stelle e il gas che si avvicinano, per poi espellerle in due sottili getti di plasma a velocità vicine alla velocità della luce.
“Ogni volta che apriamo una nuova finestra sull’universo, questo ci regala nuove emozioni”, commenta Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice all’INFN e professore all’Università Federico II di Napoli, membro della Collaborazione EHT. “Il risultato ottenuto ci permette ora di avere una maggiore comprensione della natura e dei processi fisici alla base di queste enormi sorgenti di energia – ha aggiunto De Laurentiis – siamo riusciti ad aggiungere un altro tassello al grande puzzle della storia dell’universo“.
Tra gli italiani a collaborare, anche Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

domenica 8 dicembre 2019

S5-HVS1, la stella ribelle espulsa dalla galassia. - DAVIDE LIZZANI

illustrazione_il-buco-nero-al-centro-della-galassia
Illustrazione: un buco nero supermassiccio, circondato da polveri e gas. | NRAO/AUI/NSF

È stata scoperta una stella che "scappa" dalla Via Lattea alla velocità record di 6 milioni di km/h, respinta da un buco nero supermassiccio.

La maggior parte delle stelle della nostra galassia ruota attorno a un gigantesco buco nero, chiamato Sagittarius A*. Ma alcune viaggiano veloci in altre direzioni. In un nuovo studio, per la prima volta, gli astrofisici descrivono come una di queste "stelle ribelli", la S5-HVS1, sia in fuga della galassia proprio a causa di un incontro ravvicinato con Sagittarius A*.

CENTRO DI GRAVITÀ NON PERMANENTE. La causa per cui alcune stelle viaggiano ribelli nella galassia è spesso la rottura dell'equilibrio di un sistema binario (ovvero un sistema di due stelle che ruotano l'una attorno all'altra). Se la gravità di una terza stella influenza il sistema, i suoi componenti possono separarsi lentamente, per poi continuare ad allontanandosi sempre più a causa della forza d'inerzia residua. Tuttavia S5-HVS1 sta viaggiando troppo velocemente e questa volta gli astrofisici sono sicuri: a farla scappare dal sistema binario è stata una forza gravitazionale molto grande, quella di un buco nero supermassiccio.


LA GRANDE FUGA. In questo momento la stella solitaria si sta allontanando dal centro della galassia a 1.755 km al secondo ed è destinata a lasciare la Via Lattea. Ma il destino della sua vecchia compagna è ancora peggiore. 5 milioni di anni fa, quando S5-HVS1 cominciava la sua fuga, la sua compagna veniva intrappolata dalla gravità del buco nero, per poi essere disintegrata nel disco di accrescimento.

La stella super veloce, con la massa di 2 soli e mezzo, è stata individuata dall'Anglo-Australian Telescope, che ha misurato la velocità a cui si sta allontanando da noi grazie al redshift. Questi dati, uniti a quelli del telescopio spaziale Gaia sul movimento delle stelle, hanno permesso di ricostruire la velocità e la rotta che porterà la stella nello spazio intergalattico. Qui, quantomeno, S5-HVS1 non dovrà temere altri incontri con buchi neri.

venerdì 27 settembre 2019

Anatomia di un buco nero.





Così è fatto un buco nero. Ad illustrarlo, una simulazione della Nasa nella quale, per la prima volta, viene mostrata con una estrema precisione nei dettagli l'anatomia di questi oggetti affascinanti quanto oscuri che popolano l'universo La ricostruzione è stata realizzata a partire dalla prima ‘foto’ di un buco nero, quello della galassia Messier 87, ottenuta lo scorso aprile grazie al lavoro di telescopi e interferometri situati in diverse parti del globo.

lunedì 29 luglio 2019

Nuova conferma per la teoria della relatività.



Rappresentazione artistica della stella S0-2 intorno al buco nero al centro della Via Lattea (fonte: Nicolle R. Fuller/National Science Foundation)

Il buco nero al centro della Via Lattea dà ragione ad Einstein.


La teoria della relatività generale di Einstein ha superato un altro esame. A confermarla sono le misure sul comportamento di una stella che ruota intorno all’enorme buco nero che si trova al centro della Via Lattea, chiamato Sagittarius A*, con una massa circa 4 milioni di volte il Sole. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science dal gruppo dell’Università americana della California a Los Angeles, coordinato dall’astrofisica Andrea Ghez.
La stella si chiama S0-2, si trova a circa 26.000 anni luce dalla Terra e negli ultimi anni si è avvicinata pericolosamente al cannibale cosmico che dimora al centro della nostra galassia, orbitandovi intorno a una distanza di sicurezza per circa 16 anni. Gli effetti di questo incontro ravvicinato sono stati studiati grazie agli Osservatori Keck e Gemini e al telescopio Subaru, tutti alle Hawaii. “Le osservazioni ci hanno permesso di ricostruire in 3D l’orbita completa di S0-2”, ha rilevato Ghez.
I buchi neri sono un buon banco di prova per testare il comportamento della gravità che, come ci ha insegnato Einstein, si deve alla curvatura dello spazio tempo in presenza di masse in movimento. Come i buchi neri, giganteschi aspirapolveri cosmici, con un’attrazione gravitazionale talmente elevata che nulla riesce a sfuggire al loro abbraccio, neanche la luce.
“Einstein ancora una volta ha dimostrato di avere ragione”, ha commentato Ghez. “Le nostre misure di astrofisica estrema del movimento della stella vicino al buco nero al centro della Via Lattea indicano che la distorsione della geometria dello spaziotempo provocata dal buco nero risponde alle previsioni della relatività generale”, ha aggiunto. “La teoria, però, non riesce a spiegare del tutto cosa avvenga all’interno di un buco nero. Abbiamo quindi bisogno - ha concluso l’astrofisica - di una teoria della gravità che vada oltre Einstein”.

martedì 7 maggio 2019

Da un buco nero getti di materia in tutte le direzioni.


Rappresentazione asrtistica del buco nero V404 Cygni, che emette getti di materia della stella che sta divorando (fonte: ICRAR)


Divora una stella, a 8.000 anni luce dalla Terra.


Oscilla come una trottola a 8.000 anni luce dalla Terra. E' un buco nero 'esuberante': emette getti di materia in piu' direzioni, quasi alla velocita' della luce e con regolarita'. Come un orologio cosmico. Le variazioni nel tempo di questi getti sono state osservate per la prima volta dal gruppo del Centro internazionale per la ricerca in radioastronomia (Icrar), coordinato da James Miller-Jones, dell'Universita' australiana Curtin. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, apre la strada alla comprensione dell'evoluzione dei buchi neri. Fra gli autori della ricerca l'italianoTomaso Belloni, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Brera. 

I ricercatori hanno studiato il sistema binario V404 Cygni, formato da una stella in orbita intorno a un buco nero. Le osservazioni sono state fatte dal Very Long Baseline Array (Vlba), una rete di 10 antenne negli Usa che si comporta come un unico grande radiotelescopio.
"E' la prima volta che vediamo un getto di materia di un buco nero cambiare direzione in poche ore", ha detto all'ANSA Belloni. "E' un sistema brillante con una massa 12 volte il Sole, individuato nel 1989. Dopo un periodo dormiente - ha aggiunto - nel 2015 e' tornato a brillare emettendo lampi di luce improvvisi e intensi, probabilmente perche' ha ripreso a divorare la stella compagna. In questo modo e' stato possibile studiarlo, e capire che ha oscillazioni regolari come un orologio. Dovute - ha rilevato - allo spazio-tempo che viene trascinato attorno al buco nero, come previsto dalla teoria della relativita' generale. Mentre cio' accade, la parte interna del disco di accrescimento formato dalla materia che cade nel buco nero oscilla come una trottola".

Secondo Belloni queste osservazioni potranno "aiutare a capire i principi fisici che, poco prima di raggiungere il punto di non ritorno dato dal cosiddetto orizzonte degli eventi, permettono alla materia di sfuggire al buco nero sotto forma di getti proiettati nel cosmo quasi alla velocita' della luce. Informazioni preziose - ha concluso - per capire come funzionano i buchi neri".


mercoledì 10 aprile 2019

Buco nero, oggi vedremo la prima immagine della storia. - Matteo Marini

Buco nero, oggi vedremo la prima immagine della storia

Alle 15 sei conferenze stampa internazionali mostreranno “la foto del secolo” tenuta finora segretissima. Ci si attende di vedere la linea dell’orizzonte degli eventi, la distorsione dello spaziotempo e testare, per la prima volta, la Relatività generale di Einstein in un laboratorio di fisica così estremo. All’osservazione hanno partecipato otto radiotelescopi di tutto il mondo.

OGGI finalmente vedremo “la foto del secolo” la prima immagine di un buco nero, qualcosa di invisibile per definizione, qualcosa che, fino a pochi decenni fa, anche parte della comunità scientifica non era convinta che esistesse. Fotografarla, o meglio, catturare la sua “ombra” è stata l’impresa portata a termine grazie a un grande sforzo internazionale. L’immagine è stata tenuta segretissima per i lunghi mesi serviti a elaborare i dati e a validare i risultati: fino alla sua presentazione, che avverrà oggi alle 15 in sei conferenze stampa internazionali. Evento che si potrà seguire anche in diretta streaming su Repubblica.it e sul canale dell’Unione europea.

Non è ancora chiaro quale sarà il “soggetto”: se il buco nero al centro della Via Lattea, Sagittarius A, oppure il quasar al centro della galassia M87, a circa 60 milioni di anni luce, un mostro massiccio quanto miliardi di soli.


La foto è stata ‘sviluppata’ grazie all’osservazione simultanea di otto radiotelescopi in tutto il globo del progetto Event Horizon Telescope (Eht), che ha visto coinvolti una sessantina di istituti scientifici nel mondo, tra cui anche l’Istituto nazionale di Astrofisica. Ben sei articoli scientifici usciranno in un numero speciale di The Astrophysical Journal Letters.


L’orizzonte degli eventi e Einstein.
Le aspettative sono altissime. È il sogno di ogni astrofisico, appassionato, o semplicemente amante del cinema di fantascienza. Quello di vedere finalmente il ‘confine’ dello spazio e del tempo, la linea dell’orizzonte degli eventi oltre la quale c’è solo il buio, tutto sparisce, inghiottito da una forza gravitazionale irresistibile, anche la luce. A emettere luce saranno, probabilmente, solo i gas che lo circondano, che si accendono proprio a causa della grandissima attrazione gravitazionale. Ma forse la risposta più attesa sarà quella sulla teoria della Relatività generale di Einstein. Osservare cioè come, un oggetto così massiccio, deforma lo spaziotempo attorno a sé, piega la luce di tutto ciò che lo circonda e l’immagine di quello che sta sullo sfondo. La Relatività finora è riuscita a spiegare tutto quello che vediamo accadere nell’Universo, ma non è mai stata testata in un ‘laboratorio’ così estremo. Trovare delle ‘crepe’ potrebbe significare dover cercare nuove formule, una nuova fisica, superando l’eredità di Einstein che ha retto per più di un secolo.

Un telescopio grande come la Terra. Otto radiotelescopi, situati a migliaia di chilometri l’uno dall’altro, dalle Ande cilene alle Hawaii, dal Messico alla Spagna, dagli Usa all’Antartide, hanno puntano contemporaneamente verso lo stesso angolo di cosmo. Tutte insieme è come se formassero un’unica, gigantesca, parabola, grande quasi come l’intero pianeta Terra. La tecnica usata è quella detta della “interferometria a lunghissima base”. I diversi radiotelescopi sono sincronizzati con un orologio atomico e i dati ottenuti da ognuno sono stati combinati attraverso algoritmi che gli scienziati hanno impiegato anni a sviluppare e poi a far girare. La risoluzione angolare stimata è di 20 secondi d'arco, come vedere una pallina da tennis sulla Luna.

Petabyte di dati. Ogni telescopio ha raccolto migliaia di Terabyte di dati, troppo pesanti per essere spediti via Internet. Gli hard disk hanno viaggiato in aereo verso i due centri di calcolo dove si trovano i supercomputer: all’Haystack Observatory del Mit, nel Massachusetts, e l’altro al Max Planck Institut fur Radioastronomie, a Bonn. A due anni dall’osservazione, che è durata in totale appena una decina di giorni, i ricercatori sono riusciti a mettere insieme tutti i tasselli e a comporre la foto scattata non con luce visibile, ma usando le frequenze delle onde radio. Quelle che più facilmente riescono a eludere la cortina di gas che circonda la galassia e ad arrivare fino a noi.

https://www.repubblica.it/scienze/2019/04/10/news/oggi_vedremo_la_prima_immagine_di_un_buco_nero-223681743/