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mercoledì 22 dicembre 2021

Legge di Bilancio, ok in commissione, ora all’esame dell’Aula del Senato. Superbonus, via il tetto Isee sulle villette. Tutte le novità.

 

Lo scoglio del bonus rischiava di rallentare ulteriormente l'iter del testo: oggi, infatti, la commissione deve chiudere i lavori per trasmettere la legge all'Aula, in tempo per portarla al voto giovedì. Maratona notturna per approvare gli altri emendamenti.

La commissione Bilancio del Senato ha terminato l’esame della manovra, approvando gli emendamenti, ed ha dato mandato ai relatori che ora riferiranno in Aula. La commissione ha dato via libera a tutti gli emendamenti del governo. Da quello ‘omnibus’, che introduce in manovra il taglio di Irpef e Irap (senza modifiche), la rateizzazione delle bollette, riscrive il patent box e rifinanzia il bonus tv, a quelli su delocalizzazioni e stabilizzazione delle toghe onorarie. Si sblocca quindi la situazione in commissione dopo la maratona notturna, più volte sospesa. Il governo si attende a questo punto che il via libera al Senato alla legge di Bilancio venga approvato in prima lettura al Senato tra il 23 e il 24 dicembre.

Tra le misure principali e più attese c’è il via libera al Superbonus del 110% senza alcun tetto Isee. La commissione Bilancio del Senato ha votato l’emendamento alla legge di bilancio che modifica la norma eliminando il vincolo dei 25.000 euro di reddito per le villette unifamiliari. La battaglia è stata portata avanti da tutta la maggioranza che è riuscita ad ottenere il via libera del governo alla cancellazione del paletto per accedere al credito d’imposta al 110%.

Il testo riformulato nella notte cancella il tetto Isee per le le villette e applica il Superbonus anche agli impianti solari fotovoltaici fino a 48mila euro di spesa. Detrazioni al 75% nel 2022 sono inoltre previste per gli interventi con cui si eliminano barriere architettoniche. Ma in questa riformulazione, avevano lamentato i gruppi di maggioranza, il meccanismo del decalage dopo il 2023 non era soft come richiesto, in particolare dal M5s.

C’è poi un secondo aspetto di conflitto che riguardava gli immobili con il teleriscaldamento, per i quali non è prevista l’applicazione degli interventi agevolati. Un problema di classificazione energetica che la maggioranza contava di sanare con un emendamento interpretativo, per includere anche questo tipo di immobili fra quelli a cui si applica il Superbonus. Nell’emendamento è incluso anche un bonus del 75% per abbattere le barriere architettoniche. Si prevede una detrazione da scontare in 5 anni per le spese sostenute dal 1 gennaio al 31 dicembre 2022, con tetto a 50mila euro per le villette, 40mila ad appartamento per i piccoli condomini e 30mila per le abitazioni nei palazzi oltre le 8 unità. Il bonus serve per installare ad esempio ascensori o montacarichi, e sarà esteso anche a “interventi di automazione degli impianti degli edifici”, comprese le spese di smaltimento dei vecchi impianti.

Ecco le altri principali novità della legge di bilancio:

Prolungamento dei tempi per le cartelle – Il termine per il pagamento delle cartelle notificate nel primo trimestre del 2022 è prolungato da 60 a 180 giorni. Come si legge nella relazione tecnica, l’intervento non determina oneri per la finanza pubblica perché “a pari del termine ordinariamente previsto di 60 giorni dalla notifica, il nuovo termine di 180 giorni ricade comunque nell’anno 2022”.

Stop all’iva per il terzo settore fino al 2024 – La norma è contenuta in un emendamento alla legge di bilancio riformulato e blocca gli effetti del decreto legge fiscale per due anni. Dal primo gennaio del 2022, secondo quanto prevede il dl, gli enti non profit che non svolgono attività commerciale avrebbero dovuto aprire la partita Iva. Con la proposta di modifica si rinvia l’entrata in vigore della norma fino al 2024.

Regole per i tirocini – Un riordino delle regole per i tirocini e una stretta contro l’uso “distorto” di uno strumento che deve essere finalizzato “all’orientamento e alla formazione professionale”: la commissione Bilancio del Senato ha approvato nella notte una norma contro gli abusi sui tirocini, dando 180 giorni a governo e Regioni per stilare delle nuove linee-guida, che prevedano tra l’altro “indennità” di partecipazione e multe da 1000 a 6000 euro per chi non le paga. I tirocini non curriculari andranno indirizzati “in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale”. Andranno fatti “bilanci delle competenze” acquisite dai tirocinanti.

Fondo per i disturbi alimentari – Viene istituito un Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Caterina Bini, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, precisa su Twitter che il fondo, istituito presso il Ministero della Salute, avrà una “dotazione di 25 milioni per il biennio 2022/23”.

Prolungato lo stop alla tassa sui tavolini all’aperto – Con la manovra arriva lo stop al pagamento della cosiddetta “tassa sui tavolini” per i primi tre mesi del 2022: è stato infatti approvato dalla commissione Bilancio del Senato l’emendamento riformulato, su cui hanno trovato un’intesa maggioranza e governo. Si tratta dell’azzeramento nel primo trimestre del Cup (canone unico patrimoniale, vale a dire l’ex Tosap/Cosap) e vale anche per i commercianti ambulanti.

Fondo di solidarietà per i proprietari di immobili occupati abusivamente – Fondo di solidarietà da 10 milioni di euro per il 2022 a favore dei proprietari di immobili residenziali non utilizzabili perché occupati abusivamente. Lo prevede un emendamento riformulato, approvato dalla commissione Bilancio del Senato. Un impegno in questo senso era stato richiesto al governo da parte di Fratelli d’Italia. Secondo la norma, le modalità di attuazione saranno dettate con decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con quello della Giustizia e con quello dell’Economia, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio.

Esame di maturità, possibile da remoto  Passa anche l’emendamento alla manovra che consente al ministro dell’Istruzione, per esigenze legate al Covid, di modificare con ordinanza la valutazione degli apprendimenti e le modalità di svolgimento dell’esame di Stato. La norma, dopo l’opposizione di Italia viva, è stata approvata con una modifica: sulle ordinanze del ministro sarà comunque necessario un passaggio davanti alle commissioni parlamentari competenti. Il potere di modificare l’esame di maturità con ordinanza è previsto dalla norma solo per l’anno scolastico in corso, 2021-2022.

Stretta contro la produzione delle pellicce naturali – Scatta il divieto di allevamento, riproduzione in cattività e uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie utilizzati per ricavarne pelliccia. La misura consente in deroga agli allevamenti di mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. Sono stanziati 3 milioni di euro per il 2022 per indennizzare gli allevamenti.

Proroga per interinali – Arriva una proroga per i lavoratori interinali impiegati nell’esame delle domande per la regolarizzazione dei migranti, introdotta nel 2020 con il decreto Rilancio. La commissione Bilancio del Senato ha approvato nella notte un emendamento che consente di allungare fino a 18 mesi questi contratti e stanzia per il 2022 altri 20 milioni.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/12/21/legge-di-bilancio-maggioranza-ancora-in-stallo-sul-superbonus-ecco-le-altre-principali-novita-approvate-nella-notte/6433226/

mercoledì 6 ottobre 2021

Decreto fisco, da riforma catasto a riscossione: ecco la delega.

 

Aliquote Iva, Irap e Irpef: tutte le novità.

Il taglio delle microtasse e la semplificazione delle norme, ma anche progressività del sistema e lotta all'evasione: sono quattro i principi cardine della delega fiscale approvata dal Consiglio dei ministri.

In primis, nelle intenzioni del governo la futura riforma punta a stimolare la crescita economica attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione; secondo, la razionalizzazione e semplificazione del sistema anche attraverso la riduzione degli adempimenti e l’eliminazione dei micro-tributi; terzo, la progressività del sistema, che va preservata, seguendo i dettami della Costituzione che richiamano un principio generale di giustizia e di equità. Infine, quarta linea guida: il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale.

IRPEF - Il disegno di legge, secondo quanto si legge nella nota di Palazzo Chigi, interviene sul sistema duale e sull'Irpef, poggiando su due pilastri: il completamento del sistema duale e quindi la distinzione tra redditi da capitale e redditi da lavoro e la riduzione delle aliquote effettive che si applicano ai redditi da lavoro. Per i redditi da capitale è prevista la tassazione proporzionale, tendenzialmente con un’aliquota uguale per tutti i redditi da capitale, ma con gradualità, con l'obiettivo di razionalizzare l’attuale sistema e rendere più efficiente il mercato dei capitali.

Per i redditi da lavoro è prevista la riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell’Irpef incentivando così l’offerta di lavoro, in particolare nelle classi di reddito dove si concentrano i secondi percettori di reddito e i giovani. Ripensamento poi della giungla delle deduzioni-detrazioni fiscali sulla base di una valutazione attenta dell’equità e dell’efficienza. Infine, si prevede il riordino della tassazione del risparmio, facendo attenzione alla necessità di non generare spazi per l’elusione dell’imposta.

IRES - In materia di tassazione del reddito d’impresa, il testo intende rendere coerente il futuro sistema con l’approccio duale. Quindi nel processo di attuazione della delega si potrà modificare la struttura delle imposte (aliquote e basi imponibili) a carico delle imprese in modo da allinearla a quella tendenzialmente e gradualmente omogenea prevista per la tassazione di tutti i redditi da capitale. All’interno di questo contesto, in ogni caso gli interventi potranno anche favorire la semplificazione dell’Ires con l’obiettivo di ridurre gli adempimenti a carico delle imprese.

IVA - Per quanto riguarda l’Iva, si stabilisce l’obiettivo di razionalizzare l’imposta, con riguardo anche ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le aliquote stesse. Si mira a semplificare la gestione del tributo e a ridurre i livelli di evasione e di erosione dell’imposta.

IRAP ADDIO - La delega prevede il superamento in maniera graduale dell’Irap.

REVISIONE CATASTO A IMPATTO ZERO SU TRIBUTI - E’ prevista l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati. Si prevede, inoltre, l’avvio di una procedura che conduca a integrare le informazioni sui fabbricati attualmente presenti nel Catasto, attraverso la rilevazione per ciascuna unità immobiliare del relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico. Questo intervento non ha tuttavia alcun impatto tributario.

IMU TUTTA AI COMUNI - Il disegno di legge prevede la sostituzione delle addizionali regionali e comunali all’Irpef con delle rispettive sovraimposte. Il nuovo sistema potrà essere disegnato al fine di garantire comunque che nel loro complesso Regioni e Comuni abbiano un gettito equivalente. Si prevede la revisione dell’attuale riparto tra Stato e comuni del gettito dei tributi sugli immobili destinati a uso produttivo, al fine, tra l’altro, di rendere l’Imu un’imposta pienamente comunale.

RISCOSSIONE - Riforma del sistema della riscossione superando l’attuale sistema che vede una separazione tra il titolare della funzione di riscossione (Agenzia delle Entrate) e il soggetto incaricato dello svolgimento dell’attività (Agenzia delle Entrate-Riscossione). Il potenziamento dell’attività potrà derivare dall’adozione di nuovi modelli organizzativi e forme di integrazione nell’uso delle banche dati che andranno valutati e definiti in sede di decreti delegati.

CODICI - Si prevede la codificazione delle norme tributarie e si mira ad avviare un percorso per giungere a un riordino di tutte le norme all’interno di Codici.

AdnKronos

sabato 2 ottobre 2021

Così la fattura elettronica sta riducendo l’evasione Iva. - Marco Mobili e Giovanni Parente

 

(Illustrazione di Giorgio De Marinis)

L’effetto della fatturazione elettronica e dello split payment spingono il recupero dell’imposta oltre il 6%. Per la prima volta nel 2019 il sommerso risulta in discesa sotto i 100 miliardi.

L’evasione Iva per la prima volta scende sotto la soglia del 20 per cento. Il che vuol dire che nella decennale lotta al sommerso si restringe la forbice tra l’Iva dovuta e l’imposta effettivamente incassata dall’Erario. Nella «Relazione sull’economia non osservata e l’evasione fiscale e contributiva» del 2021 allegata alla Nota di aggiornamento del Def approvata mercoledì 29 settembre dal Consiglio dei ministri, i tecnici evidenziano dunque una netta riduzione della propensione all’evasione e non solo dell’imposta più evasa dagli italiani, ma di tutte le principali tasse che gravano su cittadini e imprese.

Nelle tasche degli evasori 81 miliardi.

Va detto subito, comunque, che anche se sull’Iva il Fisco recupera sulle mancate entrate un buon 6% tra il 2018 e il 2019, l’Erario lascia ancora nelle tasche degli evasori, tra mancate dichiarazioni e omessi versamenti, qualcosa come 80,6 miliardi, considerando anche la Tasi. E non è finita. Il dato 2019, come si legge nella relazione disponibile sul sito del Mef, è ancora parziale e dovrà essere aggiornato il prossimo mese di novembre così come indicato nel Pnrr.
Al calcolo dell’evasione mancano all’appello, infatti, i dati del sommerso contributivo e del mancato gettito dell’Irpef per i lavoratori dipendenti ma “irregolari”. Due valori che alla luce dell’andamento dell’evasione degli anni precedenti fanno alzare l’asticella del tax gap complessivo relativo al 2019 di almeno altri 15 miliardi.
Se questi dati saranno confermati per la prima volta l’evasione fiscale in Italia è destinata a scendere sotto i 100 miliardi di euro attestandosi su circa 95 miliardi complessivi tra tasse e contributi. In sostanza si tratta di una sensibile riduzione di circa 14 miliardi rispetto ai 109 stimati nella relazione sull’evasione del 2020.

Lotta al sommerso senza fine.

Nella lotta al sommerso c’è ancora molto da fare. Se l’evasione Iva si riduce lo stesso non si può dire per le imposte dirette sui redditi da lavoro autonomo e d’impresa dove la propensione al gap nel 2019 aumenta del 2,4% per l’Irpef e di 1,4 punti percentuali per l’Ires. C’è anche poi la componente accise dove l’evasione è cresciuta di altri 2 punti.

La fuga dall’Irpef di oltre 1,7 milioni di piccole imprese e professionisti passati nel regime forfettario e in quello dei contribuenti minimi pesano sulle mancate entrate dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Come si legge nelle relazioni allegate alla Nadef la base imponibile dei contribuenti in flat tax al 15% (o addirittura al 5% per le start up) ha ormai oltrepassato i 21 miliardi.

A parziale spiegazione dell’aumento della propensione all’evasione i tecnici ricordano che la presentazione delle dichiarazioni dei redditi relative al 2019 è caduto nel pieno della pandemia che questo può aver influenzato il comportamento dei contribuenti.

Riduzione del tax gap consolidata.

La riduzione del tax gap Iva, comunque, è frutto di una tendenza consolidata negli ultimi anni soprattutto grazie agli strumenti di contrasto all’evasione messi in campo dall’amministrazione finanziaria. Il primo su tutti è lo split payment che tra il 2017 e il 2018, al netto dello stock dei crediti d’imposta da restituire ai contribuenti, ha ridotto l’evasione Iva di 2,3 miliardi.

Nel biennio successivo, poi, si è registrata una forte propensione all’adempimento spontaneo e questo grazie soprattutto alla fatturazione elettronica inizialmente introdotta per i fornitori della Pa e successivamente, nel 2019, estesa a tutti i contribuenti Iva. Un processo che ha consentito, secondo le stime del Mef un recupero di gettito di altri 3,5 miliardi, pari a una riduzione del gap non dichiarato di circa 2,4 punti percentuali.

La spinta di questi strumenti, per altro in alcuni casi come quello dello split payment soggetti a nuova autorizzazione comunitaria, potrebbe però essere destinata ad esaurirsi nei prossimi anni. A meno che il Governo non riesca, come ha più volte dichiarato, a utilizzare l’enorme mole di dati ricavati con la digitalizzazioni delle fatture sia in entrata sia in uscita, per incrociare le informazioni acquisite e monitorare così la rischiosità dei contribuenti aumentando contestualmente la loro propensione all’adempimento spontaneo.

I limiti imposti dal Gdpr.

Un passaggio chiave, quest’ultimo, legato soprattutto al superamento dei limiti imposti dalla privacy e alla piena adozione del regolamento comunitario Gdpr in tema di trattamento dei dati personali. In questo senso la delega fiscale, che potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana come ha annunciato nelle ultime ore il presidente del Consiglio Mario Draghi, potrebbe contenere uno specifico principio da attuare in tal senso.

Anche perché l’incrocio delle informazioni potrebbe servire sempre di più in fase preventiva, per accompagnare i contribuenti all’adempimento spontaneo e ottenere così risultati quasi in tempo reale in termini di recupero del gettito. Un’operazione «win win» rispetto alle logiche del passato che puntavano prevalentemente sulla repressione ex post e la cui rendicontazione avveniva a distanza di tempo.

IlSole24Ore

giovedì 23 settembre 2021

Bollette, il governo valuta il taglio dell’Iva solo per il gas. - Celestina Dominelli e Carmine Fotina

 

Energia. Decreto al Cdm di oggi, ma resta l'ipotesi di un rinvio a martedì: intervento da 3-3,5 miliardi, di cui 2,5 miliardi di riduzione una tantum degli oneri di sistema. L'aliquota potrà scendere al 5-10%.

Governo al lavoro fino alla tarda serata di ieri sulle misure per contenere i rincari delle bollette dell’energia. Misure attese al consiglio dei ministri di oggi salvo cambiamenti dell’ultima ora, perché il provvedimento potrebbe fino alla fine slittare a martedì prossimo. Se non ci saranno correzioni in corsa, l’esecutivo darebbe il via libera già oggi a un pacchetto da 3-3,5 miliardi, in cui la fetta principale sarà rappresentata dal taglio una tantum degli oneri di sistema per famiglie e microimprese che rientrano nel mercato tutelato da circa 2,5 miliardi concentrati, in particolare, sulla riduzione della componente Asos che sostiene lo sviluppo delle rinnovabili.

Accanto a questa voce, si lavora anche ad altri due interventi: il taglio dell’Iva temporaneo per le tariffe del gas per circa 500 milioni e l’estensione, anche questa a tempo, per il bonus sociale (lo sconto in bolletta per le famiglie in difficoltà) per un taglio complessivo di circa 400 milioni, equamente divisi tra luce e gas.

L’entità del taglio dell’Iva per il gas al 5-10% in relazione alle fasce (attualmente si paga un’aliquota del 10% o del 22% a seconda del consumo annuale di gas), è stato oggetto di un confronto tra i tecnici del Mef e del Mite fino a tardi e la decisione se inserirlo in questo pacchetto di misure o posticiparlo sarà presa solo oggi. Ad ogni modo, la scelta di applicare la riduzione solo al gas è legata alla maggiore incidenza delle imposte su questo versante rispetto all’elettricità: il 35,6% di tutta la bolletta considerando anche accise e addizionali regionali.

Quanto all’intervento sul bonus, ci si starebbe concentrando sull’ampliamento dell’assegno più che su un’estensione della platea dall’attuazione molto più farraginosa. In sostanza, si punterebbe a dare uno sconto più consistente nella bolletta a chi già percepisce il bonus per il disagio fisico (al momento 41mila famiglie) e ai titolari di reddito di cittadinanza. Anche in questo caso, la misura sarebbe temporanea, ma le discussioni sul possibile perimetro di questo allargamento ieri erano ancora aperte senza contare che il bonus sociale è finanziato proprio con gli oneri di sistema.

Fin qui i contorni del decreto predisposto dall’esecutivo, ma anche Bruxelles si prepara a intervenire come ha spiegato ieri la commissaria Ue per l’energia, Kadri Simson : le misure contro l’aumento dei prezzi dell’energia «saranno in conformità con le attuali normative». L’Europa, insomma, darà indicazioni in «una scatola degli attrezzi» che «sarà pubblicata nelle prossime settimane».

Il Sole, 24 Ore

martedì 20 luglio 2021

Irpef, forfait e Iva: riforma del Fisco in 20 punti chiave. - Marco Mobili e Salvatore Padula

Illustrazione di Giorgio De Marinis / Il Sole 24 Ore

Delega entro fine luglio. Certezza delle norme, forfait, Ires, Iva, anti-evasione: ecco per ciascun tema il grado di convergenza, la fattibilità e il nodo dei costi.

I prossimi giorni sveleranno i progetti del Governo sul nuovo Fisco, una delle «riforme di accompagnamento» previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Entro fine mese, salvo sorprese, verrà approvato il disegno di legge delega per riordinare alcuni aspetti del sistema tributario, a partire dall’Irpef e con possibili affacci – vedremo quanto ampi, profondi e ambiziosi – su ulteriori ambiti della fiscalità nazionale.

Nella definizione dei principi del Ddl delega, il Governo terrà in considerazione il documento conclusivo dell’«Indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef e altri aspetti del sistema tributario», approvato il 30 giugno dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato con il voto favorevole di tutti i partiti, eccetto l’astensione di Leu e il voto contrario di Fratelli d'Italia.

La scrittura della riforma vera e propria richiederà più tempo. E le proposte arriveranno da una Commissione di esperti, che il Governo nominerà. Difficile immaginare che le nuove norme possano entrare in vigore già nel 2022, almeno non nella loro interezza.

La grande incognita delle risorse.

L’ampiezza della riforma dipenderà anche dalla disponibilità di risorse e dalla capacità di finanziare i nuovi interventi recuperando gettito con tagli e razionalizzazioni. Visti livelli e dinamica del debito pubblico, sembra difficile immaginare che il Governo voglia avventurarsi in una riforma interamente o prevalentemente in deficit. Qualche risorsa si potrà trovare nelle pieghe del bilancio (per altro, già esiste un fondo al quale sono state destinate risorse per avviare la riforma), ma serviranno coperture aggiuntive ad hoc.

Quale contributo può arrivare dalle indicazioni contenute nel documento finale delle Commissioni Finanze di Camera e Senato? Una lettura complessiva del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla riforma - si veda la mappa in 20 punti nelle infografiche in questo articolo tracciata dal Sole 24 Ore del Lunedì - può fornire qualche indicazione. Il documento è il risultato di una serie di compromessi tra i partiti, vedremo quanto solidi, e alla capacità di mediazione dei due presidenti, Luigi Marattin (Iv, Camera) e Luciano D'Alfonso (Pd, Senato). Alcune tematiche non hanno trovato spazio nella sintesi finale: non è difficile capire che, su quelle materie, non si siano trovati spiragli di compromesso (Catasto, tassazione immobiliare, patrimoniali).

Posizione unanime dei partiti su semplificazione (anche con la soppressione di un lungo elenco di tributi minori) e certezza delle norme.

In questo senso, la strada per avviare la redazione del Codice tributario non sembra avere ostacoli, anche se, come sappiamo, le difficoltà oggettive non mancano, soprattutto se il risultato finale non deve essere una “raccolta” di norme, ma a una reale razionalizzazione e semplificazione.

La condivisione può durare?

Il documento parlamentare suggerisce l’adozione di un modello di imposta personale basato sulla «Dit» (Dual income taxation): imposta proporzionale sui redditi finanziari (con aliquota coincidente o prossima alla nuova prima aliquota Irpef) e tassazione progressiva per i redditi da lavoro. Con alcune eccezioni, tra cui, quella dell’imposta fissa sulle partite Iva (forfait), insieme ad altre possibili “deviazioni” dal modello, che indeboliscono il presupposto teorico di questo impianto.

Al Governo toccherà una riflessione su una serie di misure proposte per riequilibrare il prelievo, rendere più equa l’imposta personale e favorire la crescita. Vanno in questa direzione sia l’alleggerimento del prelievo per i redditi tra 28 e 55mila euro; sia l’introduzione del reddito minimo esente; sia ancora l’adozione di meccanismi che possano favorire l'ingresso nel mondo del lavoro del secondo percettore di reddito in ambito familiare (mantenendo l’individuo come unità impositiva); sia quella di agevolare fiscalmente i giovani (under 35) che iniziano un’attività lavorativa.

Proposte coraggiose che tuttavia – come in fondo è comprensibile – trasferiscono l’idea che il Parlamento abbia in mente una riforma “a spendere”.

C’è da chiedersi se la “condivisione” che il testo restituisce potrà durare nel tempo. La Lega disposta a rinunciare alla “sua” flat tax generalizzata; il Pd disposto ad accettare la sopravvivenza del forfait per le partite Iva (e, di fatto, anche una sua estensione, per favorire l’uscita morbida dall’agevolazione al superamento del limite di 65mila euro di ricavi/compensi); Italia Viva rinuncia al bonus Renzi da 80-100 euro (buona notizia, guardando alla coerenza del sistema, ma, probabilmente, non sarà facile destinare alla riforma gli oltre 15 miliardi di risparmio senza penalizzare gli attuali percettori del bonus).

Il groviglio tax expenditures.

Su spese fiscali e agevolazioni varie dal documento parlamentare arriva una (cauta) apertura a semplificazione e riduzione, ma con un esplicito riferimento a quelle con benefici e beneficiari minimi. Il che renderebbe l’operazione poco utile, almeno se l’obiettivo è quello di destinare le risorse così risparmiate alla copertura di altri “pezzi” di riforma.

Ed è anche un po' la conferma che tutti sono d’accordo sul taglio delle agevolazioni ma che è più facile metterne di nuove che non eliminare le vecchie: solo pochi giorni dopo l’approvazione del documento condiviso, il Parlamento ha approvato un decreto che introduce un’altra ventina di bonus di varia natura, con un costo complessivo di circa 800 milioni di euro.

Dall’Irap all’Iva.

Tutti d’accordo anche sull’abolizione dell’Irap, che verrebbe di fatto assorbita con un’addizionale Ires/Irpef, che garantirà la parità di gettito ma la cui applicazione determinerà comunque un rimescolamento dei livelli individuali di prelievo.

Nel documento c’è anche un accenno all’Iva, con la proposta di prevedere una delega al Governo per il riordino, in chiave di semplificazione e di possibile riduzione dell’aliquota ordinaria. È una mediazione importante, soprattutto se si pensa che la Lega, nel suo documento conclusivo, escludeva categoricamente qualsiasi intervento sull’Iva. Come molti sostengono, l’Iva avrebbe bisogno di un robusto riordino, finalizzato anche a ridurre gli spazi di evasione (resta l’imposta con il maggiore tax gap), legati anche alla frammentazione delle aliquote.

A Draghi e ai suoi ministri il difficile compito di conciliare i desideri con ciò che è davvero possibile e necessario.

IlSole24Ore

mercoledì 12 agosto 2020

Il salame disseta. - Marco Travaglio

BorderlineZ I segni più bugiardi dello zodiaco - BorderlineZ, blog
Chi pensa che i colpevoli dello scandalo bonus-povertà siano i ricchi che l’hanno chiesto è totalmente fuori strada.
Alessandro Sallusti ha scoperto che è tutto un “trabocchetto organizzato da Di Maio e soci con la complicità del loro uomo all’Inps, quel Tridico”: “Siamo sotto elezioni regionali e i partiti di governo (5Stelle e Pd) sono in affanno nei sondaggi”. Insomma “è un’invenzione di quel genio di Casalino” e altri “scagnozzi di Conte” che “scovano 5 parlamentari disgraziati dell’opposizione che hanno chiesto il bonus povertà”. E, astuti come sono, per risollevare le sorti dei 5Stelle, fanno in modo che uno dei cinque furbastri sia dei 5Stelle. Ammazza che volpi. Del resto “a Di Maio e alla sua famiglia (come si evince dalle disavventure del padre), gli euro non hanno mai fatto orrore”. E, se non avete capito che cazzo c’entrino il padre di Di Maio e lo scandalo dei laterizi abbandonati su una carriola nel suo orto, non sapete cos’è la logica. Ah, il titolo dell’editoriale sallustiano è “Non scriviamo sotto dettatura”. Si ride di gusto.
Per Vittorio Sgarbi, è tutta colpa di una “legge idiota fatta da cretini come Fico” (che non scrive leggi, essendo il presidente della Camera, e poi quello è un decreto del governo). L’altro è Feltri: “Non me la sento di accanirmi contro coloro che hanno incassato furbescamente gli oboli, perché in fondo essi (gli oboli, ndr), e anche in cima (qualunque cosa voglia dire, ndr), erano concessi in ossequio a una legge firmata dagli amministratori dello Stato”. Quindi la colpa è di “un esecutivo talmente inetto da permettere a cani e porci di incamerare quattrini” e chi deve “liberarci della loro mefitica presenza” non sono i percettori indebiti del bonus, ma chi l’ha previsto per quelli debiti. Analogamente la colpa delle pensioni ai falsi invalidi non è di chi si finge invalido per intascarle, ma di chi le ha volute per gl’invalidi veri.
Stefano Folli, su Repubblica, teme che lo scandalo “potrebbe gonfiare le vele ai fautori del ‘sì’ nel referendum sul taglio dei parlamentari”. Ma poi si rassetta il riportino e si rassicura da solo: “Il punto è la qualità di chi viene mandato in Parlamento, non la quantità di deputati e senatori che oggi (senza i tagli) è in linea con i principali Paesi europei” (falso, ma fa niente). Dunque “il ‘sì’ alla sforbiciata non cura nessuno di questi mali, anzi li aggrava”. Se ne deduce che, per curare “lo squallore dei 600 euro”, il numero dei parlamentari non andrebbe ridotto, ma aumentato: da 945 a 1.890 o, perché no, 5mila cifra tonda. Vuoi mettere, a quel punto, la qualità. È la legge del circo: “Più gente entra, più bestie si vedono”.
Dimenticavo: “Il salame fa bere, bere disseta, dunque il salame disseta” (Montaigne).

giovedì 25 giugno 2020

Tutte le proposte del Piano: treni, green e meno contanti. - Patrizia De Rubertis

Tutte le proposte del Piano: treni, green e meno contanti

Il Piano di rilancio con le cifre ancora non c’è, ma gli obiettivi per rimettere in piedi l’Italia sono già tracciati dal governo: Alta velocità, pagamenti digitali, investimenti in ricerca e scuola, taglio del cuneo fiscale e l’addio al combustibile fossile. Il premier Giuseppe Conte ora avrà una settimana di tempo per tradurre le proposte raccolte durante gli Stati generali dell’economia in misure concrete per riuscire a “reinventare il Paese, affinché sia moderno, sostenibile e inclusivo”. Un piano che verrà poi presentato a settembre per ottenere le risorse del Recovery plan europeo. Ecco, in sintesi, le linee di intervento.
Iva. Ieri il premier Conte intervistato dal direttore de ilfatto.it Peter Gomez ha ribadito che si sta valutando l’eventualità che l’Iva possa essere abbassata per un breve periodo di tempo seguendo l’esempio della Germania che ha scelto di tagliarla dal 19 al 16% per 6 mesi. Il problema è il costo: ogni punto di aliquota vale 4,3 miliardi nel caso di un taglio dal 22% al 21% e 2,9 miliardi dal 10% al 9%. Sarebbe da finanziare con risorse in deficit. Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, la riduzione andrebbe inserita in una riforma fiscale di ben più ampio respiro.
Cashless. È uno dei cavalli di battaglia del premier: il piano per i pagamenti digitali, e quindi tracciabili, che consentirà il contrasto al nero. E che in futuro potrebbe anche essere legato alla riduzione dell’Iva. Per ora la proposta, presentata in passato ma mai attuata, prevede di far pagare meno soltanto se si utilizza il bancomat o la carta di credito. Intanto restano su carta le due misure previste dalla legge di Bilancio 2020: il fondo da 3 miliardi del bonus Befana è finito tra le risorse del dl Rilancio e la lotteria degli scontrini è stata rinviata al 2021.
Cuneo fiscale. Un’altra ipotesi per rilanciare l’economia è quella di proseguire sulla linea del taglio del cuneo fiscale e, quindi, del costo del lavoro attraverso una riduzione del prelievo su certi scaglioni dell’Irpef. “Già a luglio avevamo predisposto una misura. È una direzione giusta che va perseguita”, ha detto Conte. La viceministra dell’Economia Laura Castelli ha promesso che nella prossima legge di Bilancio ci sarà un intervento più organico di riforma per la riduzione delle tasse, Irpef compresa.
Alta velocità. È uno dei progetti sui quali governo e maggioranza hanno siglato la tregua: le infrastrutture al Sud. Il primo traguardo potrebbe essere il via alla realizzazione di una linea di Alta velocità da Brindisi a Napoli. L’obiettivo che interessa a Conte è “quello pratico” che consente di accorciare i tempi di percorrenza e che permetta anche al Sud di avere “treni buoni, efficienti e funzionanti”.
Donne manager. C’è la proposta di un voucher per 500 donne per un master in Business administration executives dal valore di 35 mila euro, visto che tra i primi 100 manager più pagati in Italia le donne sono solo 4. La ministra dell’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, ha spiegato che “è anche importante che la società aiuti le donne lavoratrici che sono anche madri”.
Green e Digitale. L’impianto del progetto prevede una spinta per la definitiva transizione energetica ed ecologica che punta ad abbandonare i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili anche grazie ai progetti che verranno realizzati nei distretti dell’economia circolare. Vanno resi strutturali gli incentivi fin qui erogati che, nelle intenzioni del governo, porteranno l’Italia ad “avere l’energia blu e l’idrogeno integrati”. Il governo punta anche colmare il divario digitale esploso con la didattica a distanza e lo smart working. Per farlo va resa Internet accessibile a tutti.
Abuso d’ufficio. Il premier Conte ieri è tornato sulla riforma che già aveva annunciato a maggio: “La immagino per il fatto che i reati debbano essere legati alla certezza. Dobbiamo collegare l’abuso d’ufficio alle deviazioni delle condotte e non ai principi costituzionali”.
Povertà educativa. Reinventare il Paese passa anche per gli investimenti nell’università e nella scuola. C’è bisogno di risorse: per ora il governo ha stanziato 1,4 miliardi per fare ripartire la scuola, ma comunque non bastano.

mercoledì 24 giugno 2020

Giorgio Mulè: "Non serve adesso tagliare l'Iva, due punti di Iva non inciderebbero affatto sul rilancio dei consumi."

Regionali, Forza Italia: "L'On. Mulè sempre in prima linea per gli ...

Mi rivolgo a quel genio di Giorgio Mulè, FI, che a SkyTG24 ha criticato il governo per l'intenzione di abbassare le aliquote dell'Iva mettendo in evidenza che chi deve acquistare una maglietta che costa 120€ non viene invogliato a comprarla perchè con l'abbassamento di 2 punti di Iva risparmierebbe poco o nulla, per spiegargli che ciò che vuole fare il Governo non è abbassare l'Iva solo sulle magliette, ma su altri prodotti più costosi come auto, elettrodomestici ed altro, per sbloccare quel tipo di commercio che, per ora, è in stallo. 

E mi rivolgo anche a chi, possibilmente, ha assentito ascoltando l'intervento, chiedendogli di riflettere per non farsi abbindolare da questi falsi profeti, demagoghi in cerca di consenso popolare.

Questo tipo di persone, prestate alla politica per mero interesse personale, infatti, non può permettere che siano altri a decidere come impiegare la gran mole di denaro che sta per arrivare dalla UE. Il fatto che, molto probabilmente e come spero che avvenga, non potranno mettere le mai sul denaro in arrivo li manda nel pallone e farà di tutto, con tutti i mezzi possibili, legali ed illegali, per far cadere il Governo e tuffarsi nel ben di Dio.

Cetta.

mercoledì 2 ottobre 2019

Il cappotto e l’asola - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 2 Ottobre:

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

Tutto avremmo immaginato, nella vita, fuorché di concordare in pieno con Dario Franceschini: “Avviso ai naviganti: la smania quotidiana di visibilità logora i governi. Già visto tutto. Si inventano litigi sull’Iva, quando nessuno vuole aumentarla, solo per avere qualche riflettore acceso”. Ce l’ha con i renziani e alcuni M5S che han montato una polemica sul nulla, come se qualcuno volesse aumentare l’Iva e loro no. In realtà l’impegno di sterilizzare l’aumento dell’Iva dal 22 al 25% sarà rispettato.
Ma, siccome c’è anche quello di tagliare le tasse sul lavoro (sciaguratamente chiamato “cuneo fiscale”) e le coperture non ci sono, Conte e il Tesoro vorrebbero aumentare l’Iva dell’1-1,5% a chi paga in contanti oltre una certa soglia: per dare più soldi ai lavoratori e incentivare i pagamenti con carta (a costo zero), disincentivare il cash e recuperare evasione.
L’aumento sarebbe volontario: se tutti pagano “tracciabile”, l’Iva non sale per nessuno. Apriti cielo.
Risultato: chi pensava di lucrare per il suo ego e la sua bottega ha convinto milioni di italiani che il neonato governo sia già in crisi e regalato a Salvini&C. il pretesto per strillare al “governo delle tasse”, mentre gli onesti ne pagheranno un po’ meno e i disonesti un po’ di più.

È il morbo della “salvinite”, perché il re della sparata da titolo è Salvini, che però fa solo quelle che gli portano consensi, mentre i giallorosa sono specializzati in quelle che portano consensi a lui. O perché dicono cazzate, o perché dicono cose anche sensate, ma nei tempi e nei modi sbagliati. Fioramonti si candida a nuovo Toninelli con le trovate di tassare le merendine e levare i crocifissi dalle scuole. Che possono avere un senso in tempi normali, ma buttate lì senza prepararle né spiegarle, nel mondo dell’istruzione che ha ben altre urgenze, sono autogol da 2 a 0 per Salvini. Idem per Letta che lancia il voto ai sedicenni, subito cavalcato da 5S, Pd e Lega: davvero bastano un milione di studenti ambientalisti in piazza per abbassare l’età elettorale? Poi c’è l’auto-tripletta di Pisapia, che intima al governo di abolire i dl Sicurezza, approvare lo Ius culturae (altra denominazione assurda) e il suicidio assistito tutto d’un colpo, per la gioia di Salvini e Meloni che non vedono l’ora di farci la campagna elettorale per le Regionali. I diritti sono cruciali, ma nel 2019, con le destre al 45%, un governo d’emergenza dovrebbe prima rassicurare la maggioranza degli italiani su troppe tasse, poco lavoro, immigrazione clandestina incontrollata ecc. e poi dedicarsi alle minoranze. Sabrina Ferilli, donna di sinistra coi piedi ben piantati a terra, lo ripete sempre: “Uno chiede un cappotto e quelli gli parlano dell’àsola”.

martedì 1 ottobre 2019

Il piacere dell’onestà - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 1 Ottobre

L'immagine può contenere: 8 persone, persone che sorridono

Questi giallo-rosa sono dei bei tipi. Hanno l’occasione storica di cambiare l’Italia con una manovra che non solo combatte per la prima volta l’evasione, ma rende pure conveniente pagare le tasse a chi non le paga, le taglia a chi le paga e manda in galera chi continua a non pagarle. Questo è il senso del “patto con gli onesti” lanciato da Conte a tutti gli italiani: agli onesti perché lo rimangano senza sentirsi i soliti fessi, pagando meno tasse; e ai disonesti che vogliono diventare onesti perché si mettano in regola a condizioni vantaggiose, prima che cali la mannaia giudiziaria.

Ma, anziché fare a pugni per intestarsi questa campagna, strapparsela di mano e metterci la faccia, i leader della maggioranza fanno a gara a prenderne le distanze, a lanciare ultimatum su Iva e manette, a fare gli schizzinosi. Renziani e pidini difendono le loro soglie d’impunità, che rendono impossibile arrestare (e pure scoprire, intercettare e processare) un evasore o un frodatore, anche se s’impegna allo spasimo per finire dentro. Il M5S, che pure ha l’ottima legge Bonafede bocciata da Salvini, insiste sui “grandi evasori”, come se i 110-150 miliardi all’anno di evasione non fossero la somma di operazioni di varia grandezza: quelle grandi verso i paradisi fiscali, quelle medio-piccole verso i materassi, le cassette di sicurezza, l’economia nera e i pagamenti in contanti. Perciò Conte vuole agire su più fronti con incentivi alle condotte virtuose e deterrenti a quelle viziose.

Il primo vizio è quello che fa dell’Italia l’ultimo paese Ue (persino dietro la Grecia) per pagamenti elettronici. Lo si combatte alzando un po’ l’Iva (dell’1-1,5%) a chi paga in contanti e abbassandola (sotto le soglie attuali) a chi paga con carta, previa garanzia di commissioni bancarie gratuite sotto una certa soglia. Chi non ha la carta di credito o il bancomat basterà che vada alle Poste, anche per la pensione, e chieda una prepagata a costo zero; o, se naviga online, usi una app ad hoc. Così l’Iva non aumenterà per nessuno, salvo per chi se la aumenta da solo ostinandosi a pagare in contanti.

La seconda mossa è quella delle detrazioni fiscali sulle prestazioni da lavoro autonomo, sia a chi le fa sia a chi le riceve: se posso detrarre dalle tasse i lavori dell’idraulico, dell’operaio o dell’elettricista e anche qualche cena al ristorante, avrò interesse a chiedere la fattura o la ricevuta al professionista, che ci guadagnerà anche lui; e, se rifiuta, rischierà non solo la galera, ma anche la concorrenza dei colleghi pronti ad accettare. Un politico degno di questo nome si vanterebbe con gli elettori di questa rivoluzione e rischierebbe persino di guadagnarci dei voti: cosa vogliono di più, questi giallo-rosa?

martedì 25 giugno 2019

Iva, abbassare le aliquote non frena l’evasione. Almeno in Romania. - Riccardo Saporiti


Torna Fiume di denaro, l’inchiesta di Angelo Mincuzzi e Roberto Galullo sui paradisi fiscali. In quest’occasione l’attenzione si concentra sulla Romania, da vent’anni terra di delocalizzazione per molte imprese italiane. Infodata accompagna l’uscita di questa nuova puntata con un focus sull’evasione dell’Iva in questo Paese.
Sul grafico sono rappresentate, come percentuali, l’Iva incassata (in verde) e quella evasa (in rosso). Il dato arriva da un rapporto della direzione generale per la Fiscalità e l’unione doganale della Commissione Europea. Come si può osservare dal grafico, in buona sostanza il fisco rumeno riesce ad incassare solo due euro su tre di quelli che gli sarebbero dovuti.
Il risultato migliore, con un’evasione “ferma” al 34,47%, è il 2015, che è anche l’anno migliore per l’economia rumena. Nel senso che la previsione di incasso dell’Iva era pari ad oltre 87 miliardi di Leu, la cifra più alta nel periodo preso in considerazione.
Da notare che nel 2016 il governo di Bucarest ha introdotto una riforma fiscale che ha abbassato l’aliquota ordinaria dal 24 al 20%, con l’aliquota reale che è scesa dal 17,2 al 13,5%. Una decisione che però non è servita a ridurre l’evasione fiscale, che anzi è aumentata di un punto e mezzo rispetto all’anno precedente. Il risultato più significativo è rappresentato da una riduzione delle entrate fiscali legate all’Iva, scesi da 57 a 49 milioni di Leu. Cifra identica a quella incassata dal fisco rumeno nel 2012, quando però l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto aveva sfiorato il 39%. In Romania, dunque, l’abbassamento delle aliquote non è servito a porre un freno agli evasori fiscali.

mercoledì 6 luglio 2016

L'Iva sulle bollette? E' illegittima e va rimborsata.

L'Iva sulle bollette? E' illegittima e va rimborsata

Basta dare un'occhiata alla bolletta del gas o della luce per accorgersi che l'Iva viene spesso calcolata prendendo come base anche addizionali e accise. Tuttavia, questo rincaro sembrerebbe illecito, poiché non esiste alcuna legge che lo prevede. Come ricorda 'Studio Cataldi', i cittadini sarebbero legittimati a chiedere la restituzione delle somme indebitamente corrisposte, nella fattispecie solo della quota calcolata in eccesso.
Già nel 1997, la Cassazione aveva chiarito che un tributo non può gravare su un altro tributo simile, a meno che non sia la legge a prevederlo. Qualora la parte dell'Iva applicata sulle bollette fosse dichiarata illegittima per l'Erario potrebbero presentarsi delle conseguenze: se il rimborso per il singolo cittadino non è elevato, l'ammontare dei rimborsi complessivo potrebbe sfiorare cifre significative.
Tuttavia, sebbene con una recente sentenza la Cassazione abbia dichiarato illegittima l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tia) stante la sua natura tributaria, sull'argomento bisogna ancora fare chiarezza.

domenica 24 aprile 2016

Corte Conti: con Legge Stabilità 'balzo' sconti fiscali, +24 miliardi.



Possibili 5 miliardi nelle casse dello Stato con ritocchi all'Iva.

Aumentano gli sconti fiscali: "è da quest'anno - spiega la Corte dei Conti nel documento depositato in Parlamento durante l'audizione sul Def - a seguito del varo dell'ultima legge di stabilità, che si registra un balzo nel numero (delle 'spese fiscali') con altre 43". Un 'balzo' che, calcola la magistratura contabile, vuol dire un aumento dei costi di 24 miliardi. In tal modo il nostro sistema tributario "si trova a convivere con quasi 800 eccezioni alle regole base rinunciando ad un gettito potenziale dell'ordine di 300 miliardi".

Spostare circa l'8% della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l'aliquota ordinaria al 22% porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi. Scrive la Corte dei Conti in una simulazione sugli impatti di possibili interventi sull'Iva consegnata al Parlamento in occasione delle audizioni sul Def. Così si attuerebbe un innalzamento del "rendimento" dell'Iva che rappresenta "un obiettivo strutturale della politica fiscale", visto che l'Italia "si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, agendo sulla "redistribuzione tra le aliquote".

L'Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, con un valore che non raggiunge il 6% e che è di circa 0,8 punti inferiore al valore della media Ue-27. Nel documento si ricorda anche che "la quota di base imponibile assoggettata ad aliquota ordinaria al 22% è pari a circa il 57% mentre quella assoggettata alle aliquote ridotte al 4 e 10% (circa il 43%) è di gran lunga superiore al 25% sperimentato in media in Europa". Lo stesso vale per le aliquote: l'Italia "si colloca all'undicesimo posto per livello di quella ordinaria, anche se al primo tra i maggiori paesi, mentre solo altri 4 Paesi (Francia, Lussemburgo, Malta e Regno Unito) hanno aliquote cosiddette 'super-ridotte', inferiori cioè al 5%".


Chi aveva detto che non avrebbero aumentato le tasse?
Sarà anche vero che l'incidenza dell'Iva sia inferiore rispetto alla media europea, e pare che non lo sia, ma è anche vero che abbiamo gli stipendi più bassi e le tasse più alte....
Oltretutto, come spera il governo di dare uno sprone all'economia se aumenta l'Iva e, quindi, i prezzi?