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giovedì 30 dicembre 2021

Nuova Irpef, bollette, Superbonus, ecco la manovra. - Silvia Gasparetto

 

Con la lotta al Covid interventi per 32 miliardi, pioggia di micronorme.

Arriva al traguardo sul filo dell'esercizio provvisorio la prima manovra del governo Draghi. Una legge di Bilancio tutta espansiva che distribuirà a famiglie e imprese oltre 32 miliardi nel 2022. Il voto finale del provvedimento oggi entro le 12.

Le novità sono tante: il taglio delle tasse, Quota 102, Ape social allargato e Opzione donna, in attesa della riforma delle pensioni, i nuovi ammortizzatori sociali universali, la stretta anti-delocalizzazioni, il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza, rivisto e corretto per evitare abusi, così come il Superbonus, alla fine confermato senza i paletti immaginati dal governo.

Non manca l'attenzione agli ultimi, dai disabili, ai malati rari, alla distribuzione di cibo per i più poveri, alle donne vittime di violenza.

E anche agli uomini che le commettono. Ma tra le norme, votate tutte in una notte dalla commissione Bilancio del Senato e confermate dalla Camera con il voto di fiducia in serata, l'hanno spuntata anche lo stop all'allevamento di animali da pelliccia e la proroga per i partiti per chiedere l'accesso al 2xmille.

ANCORA AIUTI ANTI-COVID. Sostanzioso il pacchetto anti-pandemia, con la proroga per tre mesi dell'esenzione della tassa per i tavolini all'aperto e un fondo da 150 milioni per turismo, spettacolo e auto. Non mancano interventi su singole filiere, dal tessile di Prato ai porti della Sardegna, mentre per proteggere i lavoratori ci sono 700 milioni per la Cig straordinaria. Arrivano nuovi stanziamenti per cure e vaccini (anticipati poi alle spese 2021) e per la struttura del commissario Figliuolo. Risorse anche per stabilizzare medici e infermieri.

SCUOLA, DALLO PSICOLOGO ALLA MATURITA'. Aiuti in chiave anti-Covid anche alla scuola, dai fondi per il sostegno psicologico degli studenti al cambio in corsa delle regole dell'esame di maturità solo con ordinanza, così come già successo quest'anno, per proteggere ragazzi e insegnanti dal contagio. Per ridurre i disagi legati ad assenze e supplenze per Covid prorogati fino a giugno sia i prof sia il personale Ata assunto in più durante l'emergenza.

LE TASSE CALANO, DA IRPEF-IRAP ALL'IVA. La nuova Irpef sarà a 4 aliquote (23%, 25%, 35%, 43%), e vengono riscritte anche le detrazioni, con una clausola salva-bonus 100 euro per i redditi bassi. C'è la cancellazione dell'Irap per 835mila autonomi. Nel pacchetto anche lo sconto, ma solo per un anno, di 0,8 punti percentuali dei contributi per i redditi fino a 35mila euro.
Sempre sul fronte fisco, viene sterilizzata l'Iva per il terzo settore fino al 2024, si riduce al 10% l'Iva sugli assorbenti e ci saranno 6 mesi di tempo per pagare le cartelle notificate nel primo trimestre.

BOLLETTE, LOTTA AL CARO ENERGIA. Per le famiglie arriva un sollievo, temporaneo, sulle bollette da gennaio ad aprile, che potranno essere spalmate in 10 rate. Nel primo trimestre annullati gli oneri di sistema per le utenze della luce fino a 16kwh. Giù al 5% l'Iva sul gas, tagliati gli oneri di sistema.

LAVORO, CASA, SPORT, SI PUNTA SUI GIOVANI. C'è la proroga dello sconto sul mutuo per gli under 36, ma anche lo sconto per l'affitto per i giovani under 31. Ci sono poi 2 milioni in più per le attività sportive universitarie e altrettanti per le spese informatiche degli studenti fuori sede. Arrivano 600mila euro per il Giro d'Italia Under 23. In più le Pmi che assumono con contratti di apprendistato avranno lo sgravio del 100% dei contributi per tre anni, con invece multe salate a chi non paga i tirocini.

SUPERBONUS ALLARGATO. Salta il tetto Isee per il Superbonus per le villette, basterà aver completato il 30% dei lavori entro giugno per godere della proroga fino a fine 2022. Per il prossimo anno ci sarà anche un bonus del 75% per abbattere le barriere architettoniche. Equiparati i lavori trainanti e trainati, compresi quelli per il fotovoltaico, e prorogati a tutto il 2025 gli interventi nelle aree colpite dal sisma. Per tutti i bonus restano sconto in fattura e cessione del credito.
Confermato il bonus mobili, con tetto rivisto a 10mila euro, e prorogato il bonus idrico. Tagliato invece il bonus facciate dal 90% al 60%.

GREEN. Molte le norme amiche dell'ambiente, dal fondo per accompagnare le imprese nella transizione, alla garanzia per gli investimenti green al nuovo Fondo italiano per il clima. Non mancano risorse per la lotta agli incendi, per il riassetto dei corsi d'acqua e per il potenziamento dei centri di riutilizzo.
Il "Fondo per la strategia di mobilità sostenibile" servirà al rinnovo del parco autobus, per i treni a idrogeno, per i carburanti puliti e per le metro di Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino.

PIOGGIA DI MICRONORME. Il record dei micro interventi è quello dei 7.000 euro per esentare dal pedaggio autostradale vigili del fuoco, forestale e protezione civile valdostana. Poi si va dagli 82mila euro per il comune di Verduno per assumere 2 amministrativi ai 600mila euro per i campi sportivi dell'istituto Mennea di Barletta. Oltre ai classici fondi per le api, gli esuli della ex Jugoslavia o per i carnevali storici, arrivano risorse per numerosi anniversari, dalla Dc a Berlinguer e Pasolini. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/12/29/nuova-irpef-bollette-superbonus-ecco-la-manovra_7ae9fc21-507e-4021-8d47-16f959f5aac0.html

mercoledì 29 dicembre 2021

Riforma Irpef, i grandi giornali “scoprono” che i maggiori vantaggi vanno ai redditi medio-alti. Tutti zitti quando Draghi al Fatto rispose: “Non è vero” - Chiara Brusini

 

Sei giorni dopo la conferenza stampa di fine anno Repubblica, Corriere e Stampa danno grande risalto a numeri che dimostrano come l'intervento su aliquote e detrazioni garantisca il risparmio maggiore a chi ha un imponibile di circa 40mila euro di reddito. Come è noto da tempo: bastava leggere le tabelle del Tesoro, pubblicate invece con titoli che avvaloravano le tesi del governo. Nessuno (con l'eccezione del Tg La7) rileva il contrasto tra le "nuove" simulazioni e la risposta data dal premier, che aveva scatenato ironie e trollate sui social.

“Il taglio dell’Irpef premia i redditi medio alti” (La Stampa). “Irpef, chi perde e chi guadagna: ai dirigenti il beneficio maggiore” (Repubblica). “L’Upb: favoriti i redditi medio alti” (Corriere). Dodici giorni dopo lo sciopero generale e sei giorni dopo la conferenza stampa di fine anno, durante la quale Mario Draghi rispondendo a una specifica domanda del fattoquotidiano.it ha detto che “i principali beneficiari della riforma fiscale sono lavoratori e pensionati a reddito medio basso”, i grandi giornali mettono nero su bianco che le cose non stanno così. Citando una nota dell’Ufficio parlamentare di bilancio oggi spiegano che la fascia per la quale arriveranno i maggiori vantaggi è quella poco sopra i 40mila euro di reddito, a fronte di un imponibile medio che per i lavoratori dipendenti si ferma a 21mila. Cifre che non sono certo una sorpresa: lo studio risale al 20 dicembre e tutte le precedenti simulazioni, comprese quelle del Tesoro, dicevano lo stesso, come scritto più volte dal fattoquotidiano.it. L’unica cosa che è cambiata, nel frattempo, è che Draghi ha lasciato intendere che non disdegnerebbe la salita al Colle, suscitando una reazione fredda – per la prima volta dopo 10 mesi di governo – da parte dei leader dei partiti di maggioranza.

Da notare che nessuno degli articoli (a differenza del servizio del Tg La7 andato in onda lunedì sera) rileva il contrasto tra le simulazioni dell’Upb a cui ora viene dato tanto risalto e l’affermazione tranchant del premier, che – di fronte alla richiesta di motivare la scelta di un intervento vantaggioso soprattutto per i redditi medio alti – aveva scandito: “Non è vero“. Scatenando l’esultanza di un gruppo di fan che via Twitter ha pesantemente ironizzato sulla domanda, spesso con l’hashtag #sdeng ma senza andare per il sottile sul merito della questione.

Manovra, alla Camera la Commissione finanze non esprime il parere: 'Poco tempo per pronunciarsi'
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Primo della lista il deputato renziano Luigi Marattin, presidente della commissione Bilancio della Camera, secondo cui il giornalista del fatto.it aveva “ripetuto le bufale su cui è stato indetto lo sciopero”: oggi Marattin riconosce che in effetti è vero, con la riforma si è “dato un po’ di più – in valore assoluto – alla fascia 40-50mila euro”, ma “era la fascia più ignorata negli ultimi 10 anni”. Non di bufala si trattava, dunque. Gran successo social anche per il tweet del giornalista e blogger esperto di internet Massimo Mantellini che ha colto l’occasione per blastare Il Fatto (“Il giornalista fa la domanda citando dati economici sul calo delle tasse. Draghi risponde: quello che ha detto non è vero, grazie. In pratica la storia del Fatto Quotidiano in dieci secondi”).

E dire che i numeri sono cristallini. Aver destinato i 7 miliardi disponibili al taglio delle aliquote Irpef per razionalizzare quelle marginali, invece che concentrarsi sulle imposte che gravano sulle buste paga dei lavoratori, comporta inevitabilmente che ci guadagni di più chi oggi versa di più. “Si è dato maggior peso all’efficienza rispetto all’equità”, come hanno sintetizzato su lavoce.info Silvia Giannini e Simone Pellegrino. Le stesse tabelle del Tesoro, mai presentate ufficialmente ma pubblicate da alcune testate proprio nel giorno dello sciopero con titoli che avvaloravano la versione del governo (“Così il mix favorisce i redditi più bassi”, era per esempio quello della Stampa), restituiscono dati identici a quelli elaborati dalla Cgil. Mostrando che l’intervento sulle aliquote e la riforma delle detrazioni garantiscono il risparmio maggiore in corrispondenza dei 40mila euro di reddito: 945 euro l’anno contro i 204 euro l’anno che resteranno in tasca a chi ha uno stipendio da 20mila euro lordi. Solo nel 2022 i redditi fino a 35mila euro avranno un piccolissimo vantaggio aggiuntivo grazie alla mini decontribuzione dello 0,8%. Sommando anche questo risparmio (come ha fatto Draghi leggendo le tabelle Mef) si ottiene in effetti che l‘incidenza percentuale dei benefici per un lavoratore single con 15mila euro di reddito è superiore a quella di uno che ne guadagna 40mila. Ma il confronto lascia il tempo che trova, visto che il taglio dei contributi a differenza della riforma Irpef vale solo per un anno. Per tacere il fatto che quel che conta, a fine mese, è la cifra assoluta e non certo la percentuale. E con 17 euro al mese non si fa molto.

La Stampa, 16 dicembre
La Stampa. 28 dicembre






Discorso analogo per l’assegno unico per i figli, che non è ovviamente incluso nelle simulazioni dell’Upb perché nulla c’entra con la riforma Irpef, dipende dall’Isee familiare e verrà versato solo a chi ne fa richiesta all’Inps (sulla carta ne hanno diritto poco più di 7 milioni di famiglie con figli, su una platea di 25 milioni di nuclei tra cui quelli composti da una sola persona). Anche in questo caso, comunque, le tabelle del Mef mostrano che i maggiori vantaggi della misura, ipotizzando un improbabile Isee pari a zero, andranno ancora una volta a chi ha redditi complessivi da 40mila euro annui: 2.068 euro l’anno per un nucleo monoreddito con due figli e 2.455 euro l’anno per una coppia con due figli in cui entrambi i coniugi lavorano e uno dei due guadagna 15mila euro. Una famiglia con lo stesso numero di figli e in cui entra un solo stipendio di 10mila euro lordi l’anno dovrà accontentarsi di un vantaggio netto, per effetto del nuovo assegno, pari a 1.100 euro annui. Sdeng?

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/12/28/riforma-irpef-i-grandi-giornali-scoprono-che-i-maggiori-vantaggi-vanno-ai-redditi-medio-alti-tutti-zitti-quando-draghi-al-fatto-rispose-non-e-vero/6439284/

venerdì 26 novembre 2021

Riforma del fisco, la simulazione delle nuove aliquote Irpef: risparmi fino a 920 euro l’anno. - Alessandro D’Amato

 

Così la riforma del governo Draghi impatterà sui portafogli dei lavoratori: quattro scaglioni e sei fasce di imponibile. Gli effetti del taglio delle tasse sulle famiglie.

Le simulazioni delle nuove aliquote Irpef spiegano oggi come la riforma del fisco del governo Draghi impatterà sui portafogli dei lavori dipendenti. Che, a seconda della soglia di reddito, risparmieranno fino a 920 euro l’anno. Non solo per effetto della riduzione da 5 a 4 degli scaglioni. Ma anche per le detrazioni, che andranno ad assorbire il bonus 80-100 euro e per l’incremento della soglia della no tax area per pensionati e autonomi. Anche l’Irap viene cancellata per un milione di società di persone, partite Iva, start up e professionisti oltre che per gli enti non commerciali. Il conto totale della riforma ammonta a 7 miliardi per l’Irpef e uno per l’Irap. Ma per adesso a imprese e sindacati la riforma del fisco non piace.

Quanto si risparmia con i 4 scaglioni.

L’accordo politico raggiunto ieri tra maggioranza e governo prevede in primo luogo la riduzione delle aliquote. Si abolisce lo scaglione al 41% e le aliquote diventano quindi quattro. Fino a 15 mila euro l’aliquota sarà al 23%; da 15 a 28 mila euro lo scaglione scenderà di due punti rispetto ad oggi e arriverà al 25%. I redditi da 28 a 50 mila euro invece avranno un imponibile del 35% (tre punti di taglio) mentre oltre i 50 mila euro scatta la trattenuta al 43%. Va spiegato però che l’Irpef è un’imposta progressiva. Se quindi c’è chi vede aumentare dal 38 al 43% l’imponibile sulla fascia di reddito, come quelli che guadagnano da 50 a 55 mila euro l’anno, dall’altra parte usufruisce del taglio degli scaglioni sulle quote di reddito precedenti. Che vanno a compensare l’incremento successivo.

Fatta questa premessa, le prime simulazioni delle nuove aliquote Irpef vanno valutate anche sulla base delle nuove detrazioni. Mentre per quanto riguarda la No tax area, quella dei pensionati passa da 8.125 a 8.174 euro. Quella dei lavoratori autonomi andrà da 4.800 a 5.500 euro. In questo quadro i risparmi per le classi di reddito vanno dai 100 ai quasi mille euro l’anno. Secondo la simulazione di Repubblica il beneficio è massimo per un reddito di 60 mila euro (970 euro) e poi arriva a 270 euro per chi ne guadagna da 75 mila in poi. In termini percentuali chi ha 45 mila euro di redditi porta a casa il 6% di tasse in meno. Ovvero 770 euro l’anno. Nella tabella del quotidiano la fascia dei 70 mila euro risparmia 370 euro, quella dei 65 mila ne risparmia 470, quella dei 55 mila ne risparmia 670.

Le sei fasce di imponibile.

E ancora: la fascia dei 40 mila euro l’anno risparmia 620 euro, la fascia dei 35 mila arriva a 470 e quella dei 30 mila a 320. La simulazione di PwC Tls Avvocati Commercialisti pubblicata da La Stampa invece prevede sei fasce di imponibile. E quindi, rispettivamente:

  • i redditi imponibili fino a 20 mila euro risparmiano 100 euro l’anno;
  • i redditi fino a 30 mila euro ne risparmiano 320;
  • la fascia da 40 mila euro risparmia 620 euro netti l’anno;
  • il reddito imponibile fino a 50 mila euro l’anno risparmia 920 euro l’anno;
  • la fascia da 60 mila euro ne risparmia 570;
  • il reddito da 75 mila euro risparmia 270 euro.

I calcoli del Messaggero riportano anche gli effetti su chi guadagna da 10 a 15 mila euro l’anno. In quel caso il beneficio è pari a zero. Per le fasce che vanno dai 16 ai 19 mila euro l’anno il beneficio aumenta progressivamente di 20 euro ogni mille di reddito. Le aliquote, come ricorda il quotidiano, rideterminano soltanto il 40% dell’effetto redistributivo. Il 60% è determinato da detrazioni per lavoro e famiglia.

Gli effetti del taglio per le famiglie.

Secondo invece la simulazione dei Consulenti del Lavoro citata dall’agenzia di stampa Ansa i vantaggi più significativi riguarderanno a partire dal 2022 chi ha un reddito tra i 30 mila e i 60 mila euro lordi l’anno. I dati del ministero dell’Economia dicono che sono circa 7 milioni di contribuenti. In questa simulazione per la fascia di contribuenti da 20 mila euro l’anno l’Irpef attuale, senza considerare alcun tipo di detrazione, è pari a 4.800 euro. Dal 2022, con il passaggio del secondo scaglione dal 27% al 25%, scenderebbe a 4.700 euro con un beneficio di 100 euro. Una famiglia con due lavoratori e 45 mila euro di reddito complessivo l’anno – equamente distribuito e non tenendo conto delle detrazioni per i figli – passa da un’Irpef lorda di 5.475 euro a 5.325 euro, con un beneficio di 150 euro a testa, pari a 300 euro per il nucleo. Infine, nel caso di un unico percettore di reddito da 30.000 euro si passa da un’Irpef lorda di 7.500 euro a 7.200 euro. Il vantaggio è di 300 euro ma concentrato su un’unica persona. Sale quindi al salire del reddito.

Confindustria e sindacati.

La riforma non piace a Confindustria e sindacati. Per gli imprenditori «se la bozza dovesse essere confermata, saremmo in presenza di scelte che suscitano forte perplessità perché senza visione per il futuro dell’economia del nostro Paese». E questo perché, secondo l’associazione datoriale, «la sforbiciata alle aliquote Irpef disperde risorse, con effetti “impercettibili” sui redditi delle famiglie, soprattutto se venissero eliminate le detrazioni per coprire i costi. L’intervento sull’Irap, poi, non migliora la competitività delle imprese». Il segretario della Cgil Maurizio Landini sostiene che gli 8 miliardi dovrebbero andare tutti ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Mentre il segretario confederale della Cisl Giulio Romani, responsabile del dipartimento fiscale, dice «no ad accordi già confezionati coi partiti che renderebbero solo consultivo il ruolo dei sindacati. Viale dell’Astronomia e i rappresentanti dei lavoratori chiedono al governo una convocazione urgente perché l’intesa non ha coinvolto le parti sociali».

https://www.open.online/2021/11/26/governo-draghi-nuova-irpef-simulazione-aliquote/

giovedì 25 novembre 2021

Taglio delle tasse, maggioranza verso una soluzione di compromesso che darà poco a tutti. I maggiori risparmi per i redditi medi. - Chiara Brusini

 

Il tavolo al Tesoro si riunisce di nuovo giovedì mattina. L'ipotesi che ha preso forma negli ultimi incontri è quella di ridurre le aliquote Irpef da cinque a quattro, alzare la soglia di esenzione totale e ripensare il sistema di bonus e detrazioni che oggi ha l'effetto perverso di gonfiare le aliquote marginali effettive, quelle che colpiscono premi e straordinari. L'Irap potrebbe essere azzerata per pmi e partite Iva con redditi medio bassi. Secondo l'Istat, se anche tutti gli 8 miliardi andassero ai lavoratori l'imposizione calerebbe solo dell'1,6%.

Se anche tutti gli 8 miliardi previsti in manovra per il taglio delle tasse fossero destinati ad abbassare il prelievo sulle retribuzioni, il vantaggio per le tasche del cittadino medio sarebbe quasi impercettibile. Secondo l’Istat, l’imposizione calerebbe dell’1,6% rispetto al 2020. Ma è probabile che vada peggio: il tavolo di maggioranza convocato al ministero dell’Economia per decidere come utilizzare le risorse a disposizione sembra vicino a un accordo sull’ennesima soluzione di compromesso, con l’obiettivo di dare un contentino sia ai sindacati che chiedono di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori sia a Confindustria che spinge per un altro aiuto alle imprese. I partiti si stanno convincendo ad accettare una soluzione che secondo il Tesoro beneficerà tutte le fasce di contribuenti Irpef oltre ad azzerare l’Irap per le piccole partite Iva. Risultato: pochi risparmi per tutti. Chi ha redditi medi dovrebbe godere dei benefici maggiori, ma anche i (pochi) contribuenti con imponibile alto avranno un piccolo taglio.

Gli 8 miliardi complessivi messi sul piatto dal governo Draghi, va ricordato, sono l’antipasto della complessiva riforma del fisco affidata a una delega da attuare nel prossimo anno e mezzo. L’articolo 2 della manovra prevede che siano usati per ridurre l’imposta sui redditi delle persone fisiche – sia attraverso la riduzione delle aliquote sia con una revisione delle detrazioni – e l’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive, ma lascia al Parlamento il compito di mettere nero su bianco le disposizioni scegliendo quindi chi privilegiare. Il Tesoro siede al tavolo con le forze di maggioranza per fornire le simulazioni di impatto sulle varie ipotesi di intervento.

Un’altra riunione, simulazioni alla mano, è in calendario per giovedì mattina. Ma la strada che ha preso forma negli ultimi incontri è quella di iniziare a ridurre le aliquote Irpef dalle attuali cinque – 23, 27, 38, 41 e 43% – a quattro: 23, 25, 34 e 43%, alzare la soglia di esenzione completa (oggi poco sopra gli 8.100 euro l’anno) e ripensare il sistema di bonus e detrazioni che oggi ha l’effetto perverso di gonfiare le aliquote marginali effettive, cioè quelle che colpiscono i proventi aggiuntivi come premi e straordinari. Chi percepisce redditi fino a 35mila euro e oggi ricade nel terzo scaglione, quello con aliquota “ufficiale” al 38% ma un’aliquota marginale effettiva al 45%, si ritroverebbe un domani nel secondo scaglione, mentre tra i 35mila e i 55mila euro di reddito si resterebbe nel terzo scaglione ma con aliquota ridotta al 34% (dall’attuale 38% con aliquota marginale effettiva al 61%): i maggiori vantaggi si concentrerebbero qui ma si parla comunque di non oltre una sessantina di euro al mese. Tra 55mila e 75mila euro l’aliquota legale si alzerebbe dal 41 al 43%. L’intervento sulle detrazioni dovrebbe comunque garantire un risparmio.

Il capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone, audìto sulla manovra, ha fatto però presente che se l’intenzione è quella di alleggerire il carico fiscale sui lavoratori intervenire sulle aliquote non è il modo più efficace: così facendo l’impatto positivo risulta diluito, perché a beneficiarne sono anche i redditi diversi da quelli da lavoro a partire da quelli da capitale. “L’obiettivo sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo”, ovvero l‘ex bonus 80 euro di Renzi aumentato a 100 euro dal governo Conte. “Ciò consentirebbe interventi più selettivi anche per l’obiettivo di riduzione delle aliquote marginali effettive, concentrando le risorse sulla platea di contribuenti esposta alle criticità più evidenti”.

Per quanto riguarda l’Irap, una delle ipotesi è quella di azzerare l’aliquota (3,9%) solo per pmi e partite Iva con redditi medio bassi, sotto i 30-35mila euro, che comunque sono circa la metà dei due milioni di imprese che oggi pagano l’imposta il cui gettito – 25 miliardi nell’ultimo anno prima della pandemia – va a finanziare il Servizio sanitario nazionale. In alternativa si potrebbe procedere con un taglio verticale in base alla forma giuridica, comunque premiano anche in questo caso i “piccoli”. Il centrodestra, Lega in testa, non avendo incassato l’allargamento della flat tax per redditi fino a 100mila euro insiste per ottenere l’abolizione dell’imposta: la quadra non è ancora stata trovata. Confindustria intanto, nonostante la manovra sia all’esame del Parlamento che ha circa 800 milioni a disposizione per le modifiche, ha già provveduto a rilanciare: secondo il presidente Carlo Bonomi “va fatta una scelta forte per cui 8 miliardi non bastano, ne servirebbero 13“.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/25/taglio-delle-tasse-maggioranza-verso-una-soluzione-di-compromesso-che-dara-poco-a-tutti-i-maggiori-risparmi-per-i-redditi-medi/6403513/