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mercoledì 22 dicembre 2021

Mente sapendo di smentire. - Marco Travaglio

 

La notizia più esilarante fra quelle, già spassosissime, sulla corsa al Quirinale è che c’è ancora qualcuno che parla con Zerovirgola. Memori delle rocciose prove di affidabilità fornite nei suoi primi e ultimi 10 anni di carriera politica, diversi leader o presunti tali di destra, di centro e di sinistra trattano con lui sul futuro capo dello Stato che, ça va sans dire, dev’essere “condiviso”. Con chi? Ma con lui. Il fatto che lo Statista di Rignano non abbia mai mantenuto la parola data in vita sua, è un dettaglio trascurabile, in una classe politica affetta da una coazione a ripetere a livelli sadomaso. Stiamo parlando di uno che si fece eleggere segretario del Pd col programma di Grillo e poi realizzò il programma di B.. Uno che giurò fedeltà al governo Letta e poi lo rovesciò nello spazio di un mattino, anzi di untweet (“Enricostaisereno”). Uno che promise a Gratteri il ministero della Giustizia e poi ci piazzò Orlando. Uno che fece il Patto del Nazareno con B. impegnandosi a condividere il successore di Napolitano e poi si elesse da solo Mattarella, mentre l’altro che sperava in Amato restò con un palmo di naso, anzi di nano. Uno che giurò di ritirarsi per sempre dalla politica se avesse perso il referendum, poi lo straperse ed è ancora lì (anche se, coerentemente, si occupa soprattutto di affari). Uno che trattò con Di Maio per il governo 5Stelle-Pd, poi andò da Fazio e disse che non ci pensava proprio. Uno che un anno dopo propose il governo 5Stelle-Pd contro Salvini e, appena nacque il Conte-2, si scisse dal Pd per farsi un partito dopo aver detto peste e corna di tutte le scissioni, e prese a trescare con Salvini per buttar giù Conte e riportare su Salvini, fallendo solo a causa del Covid.

Ci riuscì 14 mesi dopo, mentre fingeva di trattare sul Conte-3, poi prese a dire che il governo Draghi l’aveva inventato lui (per la gioia di Draghi, immaginiamo): come uno che scassa la sua macchina e poi si vanta perché arriva lo sfasciacarrozze o un piromane che incendia il suo palazzo e poi si pavoneggia per l’intervento dei pompieri. Uno che chiedeva a tutti i politici di esibire il loro estratto conto perché chi sta in Parlamento non deve fare affari, poi corse a incassare da Bin Salman e si mise a piagnucolare perché i pm rovistavano nel suo conto corrente e i giornali ne parlavano. È per questo pedigree che l’altro Matteo, la cui affidabilità è quasi altrettanto proverbiale, tratta con lui sul Colle. E lo fa pure quel gran genio di Miccichè: “Renzi mi ha detto che voterà Berlusconi”. L’altro ovviamente l’ha negato. Ora, visti i precedenti, non si sa se abbia mentito quando gliel’ha detto o quando l’ha smentito. Ma è probabile che, violando pure il principio di non contraddizione, abbia mentito sia la prima sia la seconda volta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/22/mente-sapendo-di-smentire/6434211/

martedì 9 novembre 2021

L'UOMO CHE SUSSURRAVA ALLA ME...RDA . - Rino Ingarozza

 

"Enrico stai sereno".
Poco dopo aver pronunciato questa frase, silura Enrico Letta.

"Farò il Presidente del consiglio solo passando per le elezioni".
Diventa PdC dopo qualche giorno che ha pronunciato questa frase.
"Ignazio Marino ha la mia stima"
Qualche giorno dopo ne chiede le dimissioni da Sindaco di Roma.
"Sul mio conto corrente ho 15 mila euro e se un politico ha di più di questo vuol dire che c'è un problema".
Qualche mese dopo acquista una villa dal valore di 1 milione e trecentomila euro.
"Bisogna fare economia e metto in vendita le auto blu"
Qualche mese dopo acquista, per 168 milioni di euro, un aereo che ne valeva 7.
"Non è possibile che sulla benzina si paghi ancora l'accisa per la guerra d'Etiopia".
Non ha mai eliminato le accise sulla benzina. (Mica è sola una prerogativa di Salvini).
"Nessun imprenditore, all'estero, mi ha mai detto che non investe in Italia, perché c'è l'articolo 18"
Qualche mese dopo ha abolito l'articolo 18 dalla statuto dei lavoratori.
"Se perdo il referendum smetto di fare politica. Io non sono come gli altri".
Perde, alla grande, il referendum ed è ancora lì. Non solo, voleva abolire il Senato e alle elezioni si candida al Senato.
"Si deve finire questa storia che un partitino possa condizionare la politica in Italia".
Qualche anno dopo, dall'alto del suo 1% fa cadere il Governo Conte.
"Ho fatto cadere il Governo Conte perché non ha voluto accettare il fondo salvastati MES".
Qualche giorno dopo arriva Draghi che dice "il MES non serve" e lui non muove ciglio, anzi un suo parlamentare (Davide Faraoni) dice, rivolgendosi a Draghi: "Il mio MES è lei".
Lo filmano in un'autogrill mentre parla di nascosto con un dirigente dei servizi segreti, dice, fantasiosamente, che lo aveva visto perché gli doveva consegnare dei dolci (i babbi) ma nel filmato non c'è traccia di questa consegna.
"Il DDL Zan è una legge di civiltà".
Qualche giorno dopo i suoi seguaci
l'affossano in Senato, mentre lui se ne va in Arabia saudita nella "nuova culla del rinascimento".
"Non ho mai ricevuto contributi dai Benetton".
Qualche anno dopo si scopre, grazie a "Il fatto quotidiano", che invece ha ricevuto 19 mila euro proprio da una loro società.
E guarda caso lui avverso' la revoca della concessione delle autostrade ai Benetton.
E lui, i suoi adepti e giornalisti al seguito (vero Maria Teresa Meli?) invece di dare spiegazioni, gridano contro il Fatto perché ha pubblicato il suo conto corrente.
In pratica è come se un ladro si lamentasse perché viene scoperto perché c'erano delle telecamere.
"Il RDC è diseducativo"
Dopo qualche ora vola in Arabia Saudita da un Principe che viola le più elementari norme sui diritti umani e che è accusato di omicidio.
Forse vuole acquisire "la nuova educazione".
Si crede, probabilmente, il nuovo Enrico Berlinguer, che per primo parlò della questione morale ed è inquisito per finanziamento illecito ai partiti ed ha, per non farsi mancare nulla, tutta la famiglia indagata per vari reati.
Infine noleggia un aereo per la modica cifra di 135 mila euro in quanto non poteva prendere un aereo di linea perché, altrimenti, non poteva votare la sfiducia " a queste mer..de dei 5 stelle" ('parole sue).
In virtù di quanto racconta il suo curriculum, sopra citato, chiedo, a nome dei sostenitori del Movimento 5 stelle:
Chi è la mer..da?

Rino Ingarozza (09/11/2021)

venerdì 8 ottobre 2021

Carletto La Qualunque. - Marco Travaglio

 

Guardando Carlo Calenda che si limonava da solo a Otto e mezzo, abbiamo temuto per Giuseppe Conte. Con tutti i guai che ha coi 5Stelle gli mancava soltanto un benvenuto di Calenda nel “nuovo Ulivo”, che poi è la vecchia Unione prodiana da Mastella a Turigliatto, naufragata nel 2008 dans l’espace d’une année. Un endorsement di Calenda porta buono almeno quanto un endorsement di Ferrara, che infatti aveva endorsato Calenda. Ma Conte l’ha scampata: il noto frequentatore di se stesso l’ha riempito di insulti e annunciato che con i 5Stelle non si alleerà mai. Se Letta soffre della sindrome di Stoccolma, visto che si ripiglia due campioni di lealtà come Calenda e Renzi, Carletto Rolex è affetto dalla sindrome della mosca cocchiera, che si posa sul cavallo e si convince di essere lei a trainare il carro. Nessuno gli ha spiegato che Roma non è l’Italia, dove i sondaggi lo danno in zona Iv. Lì ha preso il 19,8% perché molti elettori di destra ridevano all’idea di Michetti sindaco. E han deciso giustamente che il vero candidato di destra era lui (ex Confindustria, ex Montezemolo, ex Monti, ex Renzi, autore col Pd di un furto con destrezza di voti da manuale: prendi il seggio europeo da 18mila euro al mese e scappa). Evento difficilmente ripetibile su scala nazionale, visto che a destra c’è già un discreto affollamento di leader, e purtroppo tutti più popolari di lui (persino B.). Una rondine non fa primavera e un Calenda non fa capoluogo.

Lui però se la sente calda: “Voto Gualtieri, ma la mia non è una dichiarazione di voto urbi et orbi” (testuale). Si definisce “socialista-democratico”, “liberalsocialista”, “liberaldemocratico”, “erede del Partito d’Azione” solo perché il suo partito si chiama Azione. Se gli domandano qualcosa di più preciso, dice “basta con fascismo e comunismo, berlusconismo e antiberlusconismo”, manco fossero la stessa cosa: un Cetto La Qualunque dei Parioli. E ora che fa? Un bel centrino con Renzi, Bentivogli e FI? “No, mi fa schifo”. Ah. E quindi? Una grande alleanza con i “popolari come la Carfagna” (sic) e pure con Fratoianni, “anche se dice un sacco di idiozie”. Ecco. Però, sia chiaro, “ho una pregiudiziale sui 5Stelle, populisti e trasformisti”: “Conte non so cos’è” e “ha governato con la Lega e col Pd”; e “Di Maio al Mise ha fatto un disastro epocale, in un Paese serio venderebbe i giornali”. Gli è forse sfuggito che Conte è il premier che ha gestito la pandemia e portato a casa il Recovery Fund. E Di Maio, al Mise, spuntò da Mittal molti meno esuberi di quelli avallati da lui. Quanto al trasformismo, lui è stato eletto nel Pd, i suoi tre parlamentari nel Pd, in FI e nel M5S, e Azione sostiene un governo con dentro M5S, Lega e Pd contemporaneamente. Quando arriva l’ambulanza?

ILFQ

venerdì 4 dicembre 2020

Censis, il sistema Italia è ruota quadrata che non gira.

 

Italiani per stretta festività. Covid amplia gap ricchi-poveri.


"Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest'anno eccezionale, sotto i colpi dell'epidemia".
Lo evidenzia il 54mo Rapporto Censis. "Il virus ha colpito una società già stanca", si rileva: "Quest'anno però siamo stati incapaci di visione" e "il sentiero di crescita prospettato si prefigura come un modesto calpestio di annunci già troppe volte pronunciati: un sentiero di bassa valle più che un'alta via".

Il rapporto rivela inoltre che quasi l'80% degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle prossime festività.
"In vista del Natale e del Capodanno - si legge - il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l'albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell'ultimo dell'anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Non andrà tutto bene: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori)".

Inoltre, "il 90,2% degli italiani è convinto che l'emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti". Se da un lato, da marzo a settembre 2020 "ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza (+22,8%)", dall'altro 1.496.000 individui (il 3% degli adulti) hanno una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): di questi, 40 sono miliardari e sono aumentati sia in numero che in patrimonio durante la prima ondata dell'epidemia.   

Secondo il Censis, poi, l'esperimento della didattica a distanza durante la pandemia sembra non aver funzionato adeguatamente. "Per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti" anche se "il 95,9% è molto o abbastanza d'accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l'insegnamento". 

"Il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l'automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile". Lo rivela il Censis nel suo 54/mo rapporto annuale. "L'82,5% delle Pmi - si legge - ritiene che in futuro nessun lavoratore potrà operare in regime di smart working. La percentuale scende al 66,4% tra le aziende di dimensioni maggiori (10-49 addetti). Si può stimare che 14 milioni di persone, tra settore privato e impiegati pubblici, opereranno presso le abituali sedi di lavoro e 3,5 milioni con modalità nuove che non prevedono una presenza giornaliera costante".

venerdì 30 ottobre 2020

Cosa dicono i numeri. - Marco Travaglio

 

Da una parte ci sono i politicanti: Salvini, che contesta il coprifuochino lombardo alle 23 e poi apre al lockdown totale; l’altro Matteo, che vuole riaprire tutto, poi preferisce chiudere tutto e infine virologheggia sull’inutilità delle misure del governo di cui fa parte a sua insaputa, senza accorgersi che sono simili a quelle di Merkel, Macron, Sánchez &C. né ovviamente precisare quali sarebbero le sue; il capogruppo renziano Pd Marcucci che, dopo la supercazzola del “comitato di salute pubblica” con scappellamento a destra, chiede a Conte se i suoi ministri siano tutti “all’altezza”, riuscendo solo a mostrare la sua bassezza ai limiti del nanismo. Dall’altra parte ci sono i cittadini depressi e disorientati che ti fermano per strada e ti domandano: “Ma è vero che il governo ha già deciso di richiuderci in casa?”. L’unica risposta sincera è: nessuno ha deciso nulla, dipende dai numeri dei prossimi 10 giorni, cioè dagli eventuali effetti dei Dpcm del 13, 18 e 25 ottobre. Non dal dato che fa titolo e clamore: i nuovi positivi (che raddoppiano ogni settimana, ma aumentano col crescere dei tamponi e sono all’80% asintomatici). Ma da altre tre curve: il tasso di positività (rapporto tamponi-positivi), i nuovi ricoveri in ospedali e terapie intensive. Che per ora non registrano l’aumento esponenziale vaticinato dagli apocalittici.

Da cinque giorni il rapporto positivi-tamponi pare stabilizzato sul 12,5-13,5% (domenica 13,1, lunedì 13,6, martedì 12,6, mercoledì 12,5). Naturalmente potrebbe sempre schizzare all’insù. Ma in tre settimane non s’erano mai registrati tanti giorni di stabilità, mentre dal 12 al 25 ottobre l’indice era salito dal 5 al 13. È presto per dirlo, ma la frenata potrebbe essere frutto dell’effetto-paura misto a quello delle mini-strette di 17 e 12 giorni fa. Se così fosse, sarebbe incoraggiante, perché un’altra frenata potrebbe arrivare tra 7-10 giorni dalle ultime misure. E scongiurare il lockdown. Tantopiù che neppure la crescita dei ricoveri è esponenziale: un migliaio di pazienti in più al giorno nei reparti Covid e oltre un centinaio in terapia intensiva, anch’essi costanti negli ultimi quattro giorni. La saturazione delle terapie intensive è lontana: 1.651 pazienti su 8.400 posti letto (più altri 2-3mila se le Regioni riusciranno a usare i 3.249 ventilatori acquistati da Arcuri e non ancora usati). Invece quella dei reparti ordinari è più vicina, visto che entrano molti più pazienti di quanti ne escano e molti ospedali delle regioni più colpite sono allo stremo. Perciò, per evitare il lockdown, occorrono subito zone rosse nelle aree più infette (Milano e Napoli, ma non solo). Sempreché i politicanti, nei ritagli di tempo tra un assalto e un agguato al loro governo, si ricordino del virus.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/30/cosa-dicono-i-numeri/5984988/

venerdì 7 novembre 2014

Cosa volete che vi spieghi? Lucrezia Ricchiuti



Cosa volete che vi spieghi? 

Che ho votato la fiducia e con essa un provvedimento che peggio di cosí non si può?
Che io e Mineo avevamo deciso di non votare ma che dopo pressioni e telefonate che ci invitavano a votare perché i numeri non c'erano e perché non ci potremmo permettere di far cadere il governo adesso, alla fine abbiamo deciso di votare?

Dico solo una cosa: così non possiamo continuare. Impedire ai parlamentari di discutere e poter migliorare provvedimenti sbagliati o clientelari come lo sblocca Italia, ci porterà solo nel burrone. Non è possibile andare avanti a colpi di fiducia: non va bene per l'opposizione ma neanche per la maggioranza.
Lucrezia Ricchiuti, senatrice PD.