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domenica 21 settembre 2025

Chi di Mig ferisce…

Non si può credere ciò che può fare la grande stampa italiana quando si tratta di mentire e di baciare il culo al potere  che in questo disgraziato periodo si esprime sempre più spesso in maniera diretta, ovvero  attraverso la proprietà editoriale. Sì, lo so la frase è volgare, ma in un certo senso è perfetta, è il correlativo oggettivo della volgarità delle bugie che diffondono. Il Sole 24 ore ci ha detto la mattina dell’altro giorno che gli F35 italiani di stanza in Estonia avevano abbattuto tre Mig 31 russi… sì ovviamente nei sogni. Due o tre anni fa un generale dell’aviazione americana disse che se gli F35 avessero incontrato dei Mig, l’unica cosa che avrebbero potuto fare è scappare. Nella stessa giornata il Sole ha rinunciato alla gloria bellica e ha ammesso che i caccia russi erano stati solo intercettati e allontanati.

In realtà tutto questo è frutto di una menzogna collettiva Nato, come dimostrano ampiamente i tracciati di volo forniti dalla Russia, ma, come al solito, non resi noti dagli occidentali sempre alle prese con la loro coda di paglia: l’Estonia ha lanciato l’allarme secondo cui tre caccia russi avrebbero invaso, sia pure per pochi chilometri e per pochi minuti, lo spazio aereo estone ed è per questo che i caccia italiani si sono alzati in volo per intercettarli.  I tre mig stavano semplicemente tornando a Kaliningrad dalla Carelia come avviene normalmente, erano lontani dallo spazio aereo di quel buco nero chiamato Estonia e se ne sono altamente fregati dello stalking operato dai nostri caccia: non si sono mossi dalla loro rotta. Del resto avendo una velocità di almeno mille chilometri all’ora superiore, avrebbero potuto facilmente seminare gli F35. Ma la dinamica di questa narrazione svela che si tratta di una balla dall’inizio alla fine: anche ammettendo che i Mig russi avessero violato lo spazio aereo estone i tempi di tale violazione sono stati così ridotti che gli aerei Nato mandati ad intercettarli sarebbero giunti quando i caccia di Mosca erano di nuovo nello spazio internazionale. Insomma la violazione e la successiva intercettazioni sono stati studiati a tavolino.

Un mero e irresponsabile ballon d’essai della Nato per aumentare la tensione, ma che la nostra stampa ha addirittura trasformato in uno scontro aperto e per giunta vittorioso.  Menzogna sì, ma esagerata oltre ogni limite. È evidentemente un vizio nazionale che va ben oltre gli ordini di servizio. Tanto per fare un esempio ecco qui sotto il titolo del mirabile Corriere della Sera sulle prime fasi della battaglia di El Alamein che segnò definitivamente i destini della guerra fascista:

https://ilsimplicissimus2.com/2025/09/21/chi-di-mig-ferisce/

giovedì 12 giugno 2025

Ucraina, nel testo finale del vertice Nato i russi non sono più “aggressori”. - Giacomo Salvini

 

Un documento snello, come l’intero vertice. Per evitare uno scontro pubblico tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha confermato la sua presenza martedì. La bozza del documento conclusivo del vertice Nato dell’Aia del prossimo 24-25 giugno, che sarà discusso oggi a Palazzo Chigi tra il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Mark Rutte e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, però presenta anche un’altra novità rilevante che ha l’obiettivo di tenere ancorato il presidente americano Trump alla Nato: la Russia non viene menzionata come Paese aggressore dell’Ucraina, ma genericamente come “minaccia” alla sicurezza dell’Alleanza Atlantica.

LEGGI – Droni russi scatenati nei cieli dell’Ucraina

Questo a differenza delle dichiarazioni finale dei vertici Nato a Vilnius dell’11 e 12 luglio 2023, di Washington del 9-11 luglio 2024 e anche delle dichiarazioni di Rutte di lunedì a Londra in cui ha ipotizzato un attacco della Russia entro cinque anni. Manca anche qualsiasi riferimento all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, come invece sempre previsto nei vertici precedenti. Una posizione che ricalca quella dell’inquilino della Casa Bianca che ha più volte ribadito la sua contrarietà all’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica.
La bozza del documento a cui hanno lavorato in queste settimane gli sherpa Nato è stata anticipata ieri da Bloomberg e i contenuti sono stati confermati a questo giornale da fonti diplomatiche. Nei prossimi giorni sarà sottoposta ai leader per essere approvata all’Aia il 25 giugno, dopo la cena con i reali dei Paesi Bassi e la sessione plenaria unica del vertice Nato. Potrebbe ancora essere modificata.

Nel documento finale è confermato l’impegno di spesa del 5% per i Paesi membri – il 3,5% per la Difesa e l’1,5% per la Sicurezza – anche se le tempistiche per raggiungere l’obiettivo sono ancora in fase di trattativa. L’Italia punta a 10 anni, nel 2035, e di questo oggi Meloni parlerà con Rutte: la premier sembra isolata perché solo la Spagna, la Gran Bretagna e il Lussemburgo sono favorevoli alla scadenza, mentre Francia e Germania voglio anticipare al 2032 e i Paesi Baltici addirittura al 2030.
Oggi inoltre Meloni annuncerà a Rutte il raggiungimento del 2% per le spese per la Difesa rispetto al Pil che il governo ha raggiunto conteggiando diversamente alcuni parametri: la guardia costiera, la guardia di finanza, la cybersicurezza, i servizi meteorologici e così via.
In generale, sempre con l’obiettivo di accontentare il presidente americano, la bozza del documento finale si concentra sulle spese per la Difesa e non sul sostegno all’Ucraina. In particolare, non c’è il riferimento al fatto che la Russia venga considerata il Paese aggressore ma che rappresenti una “minaccia” nei confronti dell’Alleanza atlantica. Inoltre, manca l’impegno sul fondo da 40 miliardi per il sostegno all’Ucraina chiesto da Zelensky e che era stato annunciato nel 2024. Anche la Cina non viene mai menzionata.

Il sostegno all’Ucraina rischia di essere anche una questione spinosa al G7 che inizia domenica in Canada. A fine maggio, infatti, era stata resa nota la contrarietà degli Stati Uniti a firmare la dichiarazione finale del G7 che includeva nuovi aiuti e finanziamenti all’Ucraina e definiva “illegale” l’invasione russa nei confronti di Kiev. Poi ha fatto un passo indietro e alla fine Trump dovrebbe firmare il testo conclusivo dei grandi del mondo. Ma nelle ultime settimane ha continuato a non mostrare intenzione di sostenere Kiev. Zelensky si è lamentato pubblicamente perché si aspettava da Washington 20.000 missili anti-droni, che invece sono stati dirottati in Medio-Oriente.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/12/nato-nel-testo-finale-del-vertice-i-russi-non-sono-piu-aggressori/8023836/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook#Echobox=1749681481

giovedì 26 ottobre 2023

I russi sono matti? - Professor X - G. Middei

 

Chi non ha almeno una volta nella vita sentito parlare di Dostoevskij? O di Gogol e di Tolstoj? E no, non mi importa se oggi non è conveniente, politicamente corretto per la precisione, parlare della letteratura russa. Incominciai a leggere i russi da giovane e da allora non li ho più abbandonati. Ma perché leggere la letteratura russa?
Nella letteratura russa troverete le domande prime e ultime dell’uomo. È tutta un dibattersi di enigmi e dubbi morali, di personaggi dilaniati dai conflitti morali. Uno studente, afflitto dalla miseria, decide di uccidere una vecchia usuraia per dimostrare a se stesso di potersi ergersi al di sopra della legge; nei Fratelli Karamazov l’amore familiare diviene odio, ed un figlio assassina il proprio padre per interposta persona; in Guerra e pace il giovane Pierre si tormenta per capire il senso della vita, mentre Gogol nelle Memorie di un pazzo vi farà toccare con mano la follia.
Non aspettatevi i classici eroi senza macchia e senza paura, gli eroi russi sono sempre complessi, sempre disperati, sempre pieni di contraddizioni. Sono buoni? Cattivi? Sono folli? Non riuscirete mai a stabilirlo. Non del tutto. Dostoevskij vi parlerà dell’amore e della passione, dove si crea, perché si crea, perché porta dolore, gioia e tormento. Tolstoj vi descriverà la vita in tutta la sua larghezza, in tutta la sua profondità, in tutta la sua immensità, ve ne mostrerà le infinite ramificazioni e di ogni cosa, di ogni uomo vi spiegherà le caratteristiche, i dettagli, le particolarità, le origini, le sfumature.
I russi pretendono tanto, chiedono tanto, pretendono attenzione, concentrazione, ma sono la più grande esperienza che possa capitare a un lettore. Leggendo i classici russi, provo sempre un brivido tra le scapole. Leggere un Tolstoj, un Dostoevskij, un Gogol, un Turgenev, è un’esperienza radicale, vi farà mettere in discussione voi stessi, tutto ciò che pensate, sentite, e credete. È la più grande esperienza che possa capitarvi, a patto di avere il coraggio di compierla. Ed è molto più facile dimenticare il numero del telefono del primo amore, che la prima lettura di Delitto e castigo o della Sonata a Kreutzer di Tolstoj. E voi che rapporto avete con la letteratura russa?
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (Se vi piace ciò che pubblico, potete trovarmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: https://www.instagram.com/ilprofessorx
#dostoyevski #dostoevskij #tolstoj #letteratura #letteraturarussa #libri

giovedì 7 aprile 2022

NON VOGLIO VEDERLO. - Toni Capuozzo

 

Mi trattengo. Come tutti posso commettere degli errori, ma ci sono errori che so di non voler fare. Ho davanti un video, girato nei dintorni di Bucha, di un’imboscata ucraina a un gruppo di soldati russi in ritirata. I soldati russi sono a terra, e dalle pozzanghere di sangue e dalla gola di qualcuno si capisce che sono stati sgozzati. Gli ucraini si aggirano tra loro, uno a terra muove un braccio, gli sparano. E’ la scena di un piccolo crimine di guerra. Che senso ha mostrarla ? Entrare nella curva delle tifoserie contrapposte ? Far vedere che gli ucraini, per quanto aggrediti, non sono dei boy scout ? Bilanciare il piatto dei crimini commessi ? Lo conservo, quel filmato. perché si vedono i volti degli autori, fieri, mentre dicono “Gloria all’Ucraina”, e magari un giorno ci sarà una piccola inchiesta (il video è loro, non è rubato, è esibizione tronfia). No, non aggiunge nulla che io già non sappia: la guerra peggiora tutti, giorno dopo giorno, e anche se agli ignoranti sfugge, in guerra i nemici tendono ad assomigliarsi, alla fine: odio e paura, vendetta per l’amico ucciso, perdita dell’innocenza.
Non mi trattengo, invece, dal fare altre domande. Perché non è stata coinvolta, sulla scena del massacro di Bucha, la Croce Rossa Internazionale ? Lo sanno tutti che è il primo passo per denunciare un crimine, fare i rilievi, raccogliere testimonianze indipendenti. Una svista ? Il timore che vedessero, ad esempio la scena che vi ho descritto prima ? O che facessero domande indiscrete ?
Ho postato ieri il giornale ucraino che il 2 aprile annunciava un’operazione dei corpi speciali per stanare sabotatori e collaborazionisti dei russi. Com’è finita ? I giornalisti andati sul posto lo hanno chiesto, se lo sono chiesti ? Nessuno risponde-
C’è una documentazione, piuttosto sofisticata, che circola in rete che dimostrerebbe che la famosa foto satellitare del New York Times sarebbe stata scattata il 1 aprile. Non mi interessa molto perché se pure fosse stata scattata il 19 marzo non esiste che dei corpi restino all’aperto per quasi quindici giorni conservati in quel modo. Il New York Times fa il suo mestiere. Lo fa anche il Corriere della Sera. Non gli passa per la testa che sia improbabile che i corpi siano rimasti in strada 15 giorni. Ma avete mai visto il luogo di un massacro, anche dopo soli 2 giorni ? Torno a domandare: dando per certo che i russi durante l’occupazione di Bucha hanno ucciso e commesso crimini, testimoniati dalle fosse comuni, dove i cittadini di Bucha hanno sepolto i loro morti sfidando l’occupante, perché improvvisamente, all’inizio di aprile, i morti per strada non vengono più sepolti, in quelle fosse ? Se hai sfidato l’occupante nel gesto pietoso di seppellire, perché non lo fai più quando Bucha è libera ? Erano morti altrui ? Il primo fotografo giunto sul posto raccontò a Repubblica di aver visto in una cantina vittime con il bracciale bianco, collaborazionisti. Poi quel dettaglio è sparito. Lo intervistano, non glielo chiedono più. E lui, dovendo lavorare sul posto, non si dilunga.
Ho sentito e letto di Bucha come spartiacque valicato, di punto di non ritorno. Se cercavano un’autorizzazione a procedere sulla via della guerra, l’hanno trovata.
Non lo so se dietro quella strage ci siano menzogne o altro, so che, alla fine, è stata una strage, chiunque fossero quei morti e chiunque li abbia uccisi. Ma so che perfino lo spostamento di un corpo da esibire ai fotografi mi fa una pena infinita. Lo stesso morto, ma cambiamo la posa.


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