L’idea di finanziare un prestito all’Ucraina utilizzando i circa 210 miliardi di euro di asset statali russi congelati si è rivelata, come i critici avevano previsto fin dall’inizio, una proposta giuridicamente controversa e carica di rischi imprevedibili.
In un vertice europeo durato 16 ore a Bruxelles, i leader dell’Unione Europea hanno infatti mancato l’obiettivo di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, segnando un clamoroso flop per i cosiddetti “falchi” della politica estera UE.
Al centro di questa débâcle ci sono proprio loro, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, che per settimane avevano spinto con forza per un piano estremamente controverso – anche per la Bce – volto a sequestrare fino a 210 miliardi di euro di beni statali russi immobilizzati.
L’esito rappresenta non solo un fallimento tecnico, ma un colpo alla credibilità dei falchi europei, che puntavano a punire Putin sottraendogli direttamente risorse finanziarie.
Il piano originale è stato accantonato in favore di un prestito di 90 miliardi di euro all’Ucraina su due anni,
garantito dal bilancio comune UE.
L’esito rafforza l’immagine di un’Europa divisa, costretta a finanziare l’Ucraina “dal proprio portafoglio”.
Leggi al link in stories l’articolo di @robertovivaldelli
Da Inside Over
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