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domenica 21 dicembre 2025

L’articolo 32 della Costituzione italiana. - Michele Sodano.

 L’articolo 32 della Costituzione italiana sancisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Non è una frase ornamentale, è un pilastro etico e politico della nostra nazione. Mette nero su bianco che in Italia la salute non è un favore, non è una concessione, non è un premio elargito da chi governa. È un diritto originario e inviolabile, che precede la propaganda, le campagne elettorali e persino il consenso.

Eppure oggi assistiamo a qualcosa di profondamente distorto. Come può, un emendamento che assegna quattro milioni di euro a un ospedale pubblico per acquistare un macchinario di radioterapia, quindi per garantire cure essenziali e salvavita, essere presentato come una “vittoria politica” celebrata con toni trionfalistici. È qui che si tocca il punto più basso, perché ciò che viene raccontato come un successo personale è in realtà la riparazione tardiva di una mancanza strutturale che continuerà a minare il diritto alla salute di chi abita in Sicilia.
C’è poi un ulteriore elemento di merito, che può essere compreso solo leggendo le carte, e che rende questa narrazione ancora più grave. Questi milioni non sono frutto di un nuovo investimento sulla sanità pubblica: le risorse non sono state aggiunte, sono state sottratte, tolte da capitoli già destinati ad altri pazienti, ad altre cure, ad altri bisogni sanitari. Lo dice lo stesso emendamento Pisano: "i 4 milioni di euro vengono reperiti attraverso la riduzione del Fondo previsto dall’articolo 1, comma 200, della legge 190 del 2014", quindi sono risorse trasferite, non aggiunte. Questo non è un giudizio politico, è un fatto. Non si è scelto di aumentare i finanziamenti alla sanità, ma di spostare risorse esistenti, mettendo i malati gli uni contro gli altri, in una inaccettabile guerra fra poveri.
Se un ospedale deve attendere un emendamento parlamentare per poter curare i malati oncologici con strumenti adeguati, il problema non è risolto, è solo momentaneamente tamponato. E se per farlo si sottraggono risorse ad altri pazienti, allora il nodo diventa ancora più politico. Perché non si finanzia la sanità togliendo cure ad altri malati. L’errore non è nell’opera, che è necessaria e va realizzata, ma nella scelta a monte, non investire davvero nella salute pubblica.
A mio parere è una tremenda speculazione sulla salute, è la trasformazione della sofferenza in palcoscenico. Il malato non è più un cittadino titolare di diritti, ma lo sfondo emotivo di una campagna permanente. La cura diventa un post, la radioterapia una conferenza stampa, l’ospedale un trofeo. Segnali di un’Italia in discesa, con la politica che si autocelebra per aver fatto semplicemente il proprio minimo dovere. Si scende ancora più in basso quando quel dovere viene raccontato come un regalo. E si tocca il fondo quando la salute pubblica, che dovrebbe essere sottratta a ogni logica di parte, viene usata come strumento di propaganda personale.
L’articolo 32 della Costituzione non prevede ringraziamenti, pretende responsabilità, continuità, programmazione, una sanità che funzioni sempre, non solo quando conviene raccontarla. Finché non torneremo a considerare normale ciò che oggi viene spacciato come straordinario, la crisi non sarà solo del sistema sanitario, ma della cultura democratica del Paese.