In Italia il consumo procapite supera i duecento litri a testa al giorno e il Paese è in debito idrico. Dalla doccia allo sciacquone, sono molte le soluzioni pratiche e poco invasive che si possono adottare. Però il gesto più urgente è modificare le abitudini alimentari.
Ormai ci viene ripetuto su ogni fronte: mai lasciare aperto il lavandino mentre ci laviamo i denti, niente bagno nella vasca, fate la doccia. Insomma dobbiamo risparmiare l’acqua, riducendo il consumo individuale il più possibile. Ma per prendere sul serio la battaglia contro il consumo idrico, è fondamentale capire perché è davvero necessaria. Se il ciclo dell’acqua è circolare, infatti, come ci insegnano nei libri di scuola, perché allora dovremmo risparmiarla? Lo abbiamo chiesto a Emanuele Bompan, giornalista ambientale esperto, tra l’altro, proprio del tema idrico e autore del libro Atlante geopolitico dell’acqua (Hoepli 2019). “In realtà – spiega – l’acqua è una risorsa finita e soprattutto variabile. Il problema sono i cambiamenti climatici: fermo restando che lo scioglimento dei ghiacciai produce una diminuzione dell’acqua dolce, che viene contaminata da quella salata, il riscaldamento globale fa sì che in alcuni posti l’acqua diventi più abbondante, a causa di delle maggiori precipitazioni, in altre diventi sempre più scarsa”. Come ci ha confermato l’ultimo rapporto dell’Ipcc, continua Bompan, “la crisi climatica ha prodotto variazioni del ‘global cycle water’, anche a causa di un aumento dell’evaporazione dovuta al calore e alla deforestazione”. L’Italia, di fatto, consuma più acqua di quanta non ne riceva dalle precipitazioni e lo fa affaticando le falde acquifere, anche a causa di un consumo procapite molto elevato, oltre duecento litri al giorno a testa. Torniamo così al risparmio di acqua, che alla luce di questo appare sensato e urgente.
Quel rubinetto che perde vale un laghetto.
Il consiglio più diffuso è quello di chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti, ma lo stesso vale mentre ci si fa la barba e pure se ci si mette lo shampoo sui capelli sotto la doccia. Fare la doccia invece del bagno è un altro consiglio ovvio ma importante, sono cento litri di acqua risparmiati (d’altronde lavarci rappresenta il 40% dell’acqua consumata in casa). Se però non riuscite a fare a meno di un bagno ogni tanto, usate la stessa acqua per tutta la famiglia, oggi non siamo certo sporchi come minatori e si può fare senza problemi. Un capitolo importante è quello dello sciacquone, che rappresenta il 20% dei nostri consumi: ormai davvero è assurdo avere un pulsante indifferenziato, visto che utilizzarne uno a flusso differenziato consente infatti di risparmiare fino a 30.000 litri all’anno. Non avete i soldi o la possibilità di cambiarlo? A parte che fino a dicembre è possibile usufruire di un bonus per gli sciacquoni che utilizzano fino a un massimo di 6 litri d’acqua, esiste anche un vecchio trucco: mettete una bottiglia piena di acqua nella cassetta, ridurrà il volume di acqua scaricata. Un’altra fonte di vero scialo idrico è rappresentata dalle perdite dei rubinetti: se una goccia vi sembra poco considerate che 90 gocce al minuto fanno 4.000 litri all’anno. Sul fronte rubinetti si possono fare vari interventi: riparare le perdite, anzitutto, installare un riduttore di flusso sui rubinetti, che vi garantirà un risparmio idrico del 50% (circa 6.000 litri in meno all’anno), mentre un piccolo miscelatore farà mescolare acqua calda e fredda in maniera molto rapida e veloce. Esistono infine anche limitatori di pressione, vaporizzatori e rubinetti fotocellula che chiudono automaticamente il flusso d’acqua quando non serve. Anche su questo fronte, si può utilizzare ancora per qualche mese il bonus governativo per gli apparecchi di rubinetteria a limitazione di flusso d’acqua.
Le buone pratiche comunque non si fermano qui: l’utilizzo dell’acqua della bollitura della pasta può essere utile per lavare i piatti se non avete la lavastoviglie (che va sempre mandata piena, ma proprio piena). Anche lavare le verdure comporta un grande impiego di acqua: invece che sciacquarle nel lavandino, meglio pulirle dentro una bacinella e usare l’acqua per innaffiare le piante. Piante che è comunque meglio irrigare la sera – magari con l’acqua ricavata dai condizionatori, ottima anche per il ferro da stiro – perché l’acqua evapora meno. Altri consigli sparsi riguardano l’utilizzo degli elettrodomestici a pieno carico e di classe A+, con un risparmio di acqua fino al 50%, lo scongelamento degli alimenti in un contenitore invece che sotto l’acqua corrente, l’impiego di una coperta galleggiante per evitare l’evaporazione – e risparmiare da 1.000 a 4.000 litri di acqua al mese – nel caso fortunato in cui abbiate una piscina.
Inutile fare la doccia ma poi mangiare una bistecca.
Una pratica davvero utile sarebbe il recupero dell’acqua piovana, che dovrebbe diventare una regola per tutti, visto che la sola acqua piovana potrebbe coprire il 50% dell’acqua usata in casa ed è acqua priva di calcare. Si può fare con i classi secchi ma anche con impianti più complessi, come serbatoi di accumulo sia interrati che fuori terra, che prevedono filtrazione dell’acqua dalla sporcizia. Ultima regola d’oro, banale ma poco praticata è quella di controllare regolarmente il contatore facendo attenzione ai consumi e ad eventuali perdite, per evitare sprechi e insieme non rischiare bollette salatissime, perché l’azienda partecipata locale non vi farà certo sconti per il fatto che non ve ne siete accorti.
Tutti questi consigli sono validi ma rischiano di essere inutili se non si tiene sotto controllo una cosa fondamentale: la nostra impronta idrica, in particolare quella dei cibi che si consumano. In altre parole, potrebbe essere inutile farsi una doccia di pochi secondi se poi si mangia una bistecca la cui produzione richiede migliaia di litri (su www.waterfootprint.org potete controllare quanta acqua serve per il cibo che mangiate). Lo stesso vale per tutti i prodotti che compriamo, “sui quali in teoria dovrebbe essere spiegata con chiarezza, oltre l’impronta carbonica e sociale, anche quella idrica”, spiega sempre Bompan. In assenza di etichetta, scegliere prodotti a chilometro zero, ridurre i consumi di prodotti industriali e gli spostamenti, optare per il riuso sono tutti comportamenti che riducono il consumo di acqua. Insomma: l’acqua consumata non è solo quella che si vede, perché la produzione di qualsiasi cosa la richiede. E allora ben venga lo sciacquone differenziato, a patto poi di non mangiare, o utilizzare, cibi e oggetti fortemente idrovori, fermo restando che ogni comportamento esemplare in casa vale anche per l’educazione dei vostri bambini. I quali certamente non avranno da adulti a disposizione l’acqua che voi avete avuto (il flusso continuo e senza regole sarà un ricordo, al pari dello sciacquone riempito con acqua potabile). Meglio dunque abituarli subito, in modo che vivere in una società con l’acqua controllata, se non razionata, non sarà troppo frustrante per loro.
ILFQ
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