Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 30 dicembre 2024
PLATONE AVEVA RAGIONE.
martedì 26 marzo 2024
Atlantide
La ricerca di Atlantide è andata ben oltre le antiche conoscenze lasciate da Platone. Molti ricercatori oggi continuano a sfogliare gli archivi, mentre altri effettuano esplorazioni alla ricerca di quella terra mitica che sarebbe diventata lo stato più potente in un remoto passato . Studi approfonditi sulle antiche piramidi egiziane e su altre grandiose strutture suggeriscono che furono costruite molto prima di quanto si crede comunemente. Inoltre, alcuni archeologi sostengono che geroglifici, affreschi, simboli e disegni furono applicati agli edifici nel secondo o terzo millennio a.C., mentre le strutture stesse potrebbero avere circa 20mila anni. L’erosione dell’acqua e del vento, ha contribuito a trarre tali conclusioni, che non potrebbero essere raggiunte nelle moderne condizioni climatiche. Un tempo il territorio del Nord Africa era un fiorente paradiso, con enormi città sparse sul territorio. Erodoto e Tolomeo ne menzionarono l'unicità, Lawrence d'Arabia voleva trovarlo, ma non ebbe il tempo di realizzare il suo sogno. Si diceva che fosse bello e coinvolgente, come "un pezzo di paradiso in terra". In essa vissero e operarono saggi e astrologi, Esculapio e alchimisti. Questo paese era un vero paradiso. Una conferma indiretta di ciò, può essere trovata nelle raccolte arabe di antiche leggende. Ad esempio, in Libia fino al 2013 esisteva un trattato che descriveva la vita dei locali vissuti nel XII millennio a.C.
A causa delle ostilità nel paese, questo e molte altre reliquie furono distrutte o rubate. Un quadro simile è stato osservato in Iraq, Siria e altri paesi di questa regione. Durante i combattimenti in questi paesi, è stato osservato l'intaglio intenzionale di antichi manufatti. Alcuni di loro furono salvati e altri andarono perduti per sempre. Si ritiene che in un lontano passato esistesse un potente stato arabo sul territorio della penisola arabica e del Nord Africa. Secondo varie fonti, fu qui che l'umanità imparò per la prima volta la metallurgia, e la gioielleria e che la medicina era in anticipo di diversi millenni sui tempi. Non sorprende che trovino sepolture di persone con protesi, teschi con evidenti segni di trapanazione e denti curati, dai 6 ai 10 mila anni fa. L'Atlantide araba era abitata dagli Aditi che, secondo le leggende, erano discendenti diretti di Noè . Sul territorio dei moderni paesi arabi si trovano antichi insediamenti. L'intero mondo antico sapeva che non esisteva altro luogo dove si producevano resine aromatiche e incensi meravigliosi. La vita dei cittadini era straordinaria e misteriosa. Si diceva che conoscessero i riti della resurrezione dai morti. Come i leggendari Atlantidei , sapevano volare, conoscevano il segreto dell'eterna giovinezza. Inoltre, gli abitanti di questa regione erano impegnati nell'estrazione e nel commercio dell'ambra e dei suoi prodotti, che si trovavano in grandi quantità solo in questi luoghi ed erano molto richiesti dagli antichi. In termini di valore, l'ambra a quei tempi era valutata più dell'oro. Le fotografie scattate dai satelliti della NASA, hanno confermato che tra le sabbie arabe esistevano davvero delle città. Gli archeologi nello studiare le immagini satellitari, hanno notato la convergenza di linee sottili, nonché segni di strutture nascoste sotto le dune di sabbia. All'inizio degli anni '90, le prime pagine dei principali giornali del mondo erano piene di resoconti di una importante scoperta archeologica. I rapporti affermavano che era stata trovata Iram la maestosa città araba "l'Atlantide delle sabbie". Gli antichi trattati arabi parlavano di città maestose. Un gruppo di ricerca canadese è giunto alla conclusione che i deserti non si formano dal nulla. Questo è il risultato di una potente esplosione. Cioè, si può immaginare che una volta qui esistesse un vero centro culturale, lo stato più ricco e avanzato in vari settori. Se prendiamo in considerazione tale teoria, allora possiamo supporre che questa civiltà non fosse l'unica sulla Terra e che l'emergere di uno o più forti concorrenti porti a inevitabili rivalità. Il paradiso arabo è stato distrutto da un'arma potente . Decine delle città più belle si trasformarono immediatamente in polvere. I giardini divennero una terra desolata senza vita. Le sabbie ed il tempo, nascondono le ricchezze di una grande civiltà. Dopo diverse migliaia di anni, le persone tornarono in queste terre e fondarono nuovi paesi. Le strutture più persistenti dell'Atlantide araba (il termine è stato dato da ricercatori americani) si sono rivelate delle piramidi . Furono queste ad essere le prime a essere portate alla luce dagli egiziani per far rivivere la grandezza perduta. Orientalisti e ricercatori del mondo arabo, che riuscirono a studiare un po' le fonti primarie e i materiali dell'antichità, giunsero alla conclusione che una volta nei territori sopra descritti esisteva uno stato potente. Ciò che sono riusciti a portare alla luce e a restaurare non è più dell’1% di quella grande civiltà, che ora riposa sotto milioni di tonnellate di sabbia. E forse lì da qualche parte, sotto uno strato di sabbia, un giorno ritroveranno la sorgente dell'eterna giovinezza, che, secondo le leggende arabe e l'onnipresente Erodoto, era proprietà degli Aditi. Questo è solo l’inizio del grande lavoro che attende gli scienziati in futuro. Ci sono ancora molti misteri, e il mistero è solo leggermente socchiuso.
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martedì 27 febbraio 2024
PLATONE AVEVA RAGIONE? - Minerva Elidi Wolf
Il grande filosofo Platone, una delle menti più grandi della storia umana, sul finire della sua carriera venne deriso dai suoi contemporanei a causa di uno scritto che stava componendo. La delusione fu così grande che egli decise di non completare il secondo dei tre racconti sull’argomento, e di non iniziare nemmeno a scrivere il terzo (doveva essere, infatti, una trilogia). Perché i Greci, un popolo abituato ad ascoltare storie di ogni genere, e spesso a crederci, derisero nientemeno che il grande Platone?
Ebbene, nel dialogo “Timeo” e nel dialogo parziale “Crizia” (rimasto incompiuto), Platone racconta che alcuni “misteriosi sacerdoti egiziani” della città di Sais, raccontarono al celebre statista ateniese Solone (638 a.C. – 558 a.C.) una storia. Platone (428 a.C. – 348 a.C.), circa 200 anni dopo, ricevette per vie traverse questa storia, e l’ha usata come una delle fonti da cui ricavare il suo racconto. E fin qui nulla di strano.
In questo racconto Platone dice molte cose. Tra l’altro, racconta l’esistenza di una “Grande Isola” vicino alle “Colonne D’Ercole” Sardegna, Sicilia ,Corsica?. Lui la chiama “Atlantide” o “Terra di Atlante”. I greci del suo tempo sapevano che oltre 40 anni prima di Platone, il celebre storico Erodoto (484 a.C. – 430 a.C.), nelle sue “Storie” chiamò con il nome “Atlante” la catena montuosa dell’odierno Marocco. Tra l’altro, ancora oggi conserva quel nome: Monti dell’Atlante. Per un greco di quel tempo, il nome “Atlantide” o “Terra di Atlante” indicava una terra che si trovava evidentemente ai piedi del monte Atlante. Ma tutti sapevano che non c’era nessuna “grande isola” ai piedi dell’Atlante.
Nel suo racconto, citando i “misteriosi sacerdoti egizi”, Platone affermava che quell’isola esisteva 9.000 anni prima di Solone, quindi 11.500 anni fa. E qui scoppiarono le risate. Per la gente di quel tempo, 9.000 anni prima di Solone il mondo non esisteva nemmeno (per esempio, la tradizione ebraico-cristiana pone la nascita del mondo al 4.000 a.C. circa). Per circa 2.000 anni la gente ha riso di questa affermazione di Platone. Non trovando nessuna “Grande Isola” vicino al monte Atlante, diversi scrittori la hanno “piazzata” un po' ovunque: chi in Sardegna, chi in Irlanda, chi a Cuba, chi in Indonesia. Onesti tentativi di risolvere il “rebus”.
Ma “la Terra di Atlante” è sempre rimasta lì, dove aveva detto Platone. Infatti, pochi anni fa, un piccolo, minuscolo oggetto di metallo, il satellite giapponese PALSAR, ha reso giustizia al celebre filosofo greco. Chiunque siano stati i “misteriosi sacerdoti egiziani” che avevano raccontato a Solone (e tramite lui a Platone) che vicino ai monti di Atlante, nella Terra di Atlante (o Atlantide) esisteva una grandissima isola, avevano ragione. L’articolo della rivista “Nature”, del 10 Novembre 2015, intitolato “African humid periods triggered the reactivation of a large river system in Western Sahara”, a prima firma di C. Skonieczny, parla “di un grande sistema fluviale nel Sahara occidentale, che trae le sue sorgenti dagli altopiani dell'Hoggar e dalle montagne dell'Atlante meridionale in Algeria. Questa cosiddetta valle del fiume Tamanrasett è stata descritta come un possibile vasto e antico sistema idrografico”. L’articolo continua scendendo nei dettagli dal punto di vista geologico. Per farla breve, il PALSAR ha scoperto un mega-fiume gigantesco, oggi inaridito, che partiva proprio dai monti di Atlante e tagliava tutto l’angolo a Nord-Ovest dell’Africa, sfociando nella odierna Mauritania.
La “valle del fiume” del Tamanrasett ha una ampiezza di 90 km circa. La foce di questo mega-fiume, oggi situata sotto il mare, era larga 400 km. Era un “mostro” paragonabile al Rio delle Amazzoni, un fiume così grande che in diversi punti è indistinguibile dal mare. Questo vuol dire che questo fiume poteva raggiungere una ampiezza simile da costa a costa. Immaginate un osservatore a livello del terreno. Come avrebbe fatto a capire che si trattava di un fiume, oppure di un mare, se la costa opposta era a 90 km di distanza? Ad eccezione della salinità delle acque (ma non sappiamo se questo aspetto fosse compreso), nulla avrebbe permesso a quell’osservatore di capire se si trattasse di un fiume o di un mare. Tanto per dire, è una distanza superiore allo stretto di Messina e allo Stretto di Gibilterra messi insieme.
Guardando la regione dall’alto, si comprende che quando scorreva il mega-fiume Tamanrasett, durante “l´Ultimo Periodo Umido Africano”, (tra 14.500 e 7.000 anni fa circa, con strascichi fino a 5.500 anni fa), tranne che per un piccolissimo pezzettino a Nord-Est, la “Terra di Atlante”, o “Atlantide”, o territori a Sud del Monte Atlante, era davvero un´isola. A Nord era circondata dal Mar Mediterraneo. Ad Ovest era circondata dall’Oceano Atlantico. A Sud era circondata dal mega-fiume Tamanrasett. Ad Est era quasi completamente circondata dallo stesso fiume, tranne un pezzetto costituito dalla catena montuosa di Atlante. Si può davvero chiamarla “isola”? Nel senso greco “Sì”.
Tutti conosciamo cosa è il Peloponneso, una delle zone più importanti della Grecia. Ebbene, il Peloponneso ha esattamente la stessa conformazione geografica della “Terra di Atlante”. È una “quasi isola”, attaccata alla terraferma da un piccolo istmo. Cosa vuol dire il termine Peloponneso? Questa parola deriva dal greco Πέλοπος νῆσος (Pelopos Nesos), vale a dire “Isola di Pelope”. Questa è una prova non confutabile che per i greci dei tempi antichi, una “quasi isola” come il Peloponneso poteva essere considerata un νῆσος, o “isola”. Nulla di strano quindi se Solone, e dopo di lui Platone, chiamarono la “quasi isola” del Monte Atlante, o Atlantide, con νῆσος, o “Nesos”, il termine che noi traduciamo con isola nel senso moderno del termine.
Quella era davvero l’Isola di Atlantide? Quella “quasi isola” non può essere considerata “Atlantide” se non supera “l’esame dei cerchi”. Cosa vogliamo dire? Nel suo racconto Platone dice che nelle vicinanze dell’Isola di Atlantide si trovavano 2 strutture uniche nel loro genere. Secondo il racconto, una di queste strutture geologiche naturali era stata creata direttamente da Poseidone, e quindi la chiamiamo “Isola di Poseidone”. Si trattava di una montagnetta centrale, attorno alla quale c’erano 3 anelli di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Non viene detto nulla riguardo alla sua grandezza. Viene detto che era “sacra”, inaccessibile e disabitata.
La seconda struttura, su cui gli umani edificarono una città, la possiamo chiamare “Isola della Metropoli”. Era una struttura geologica naturale che ricalcava molto da vicino la precedente, ma in questo caso vengono date le sue misure. C’era un’isola centrale pianeggiante ampia circa 900 metri, seguita da 3 cerchi di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Il totale dell’ampiezza era circa 5 chilometri. Attorno a questa struttura geologica naturale (in cui risiedeva il re e la nobiltà) si estendeva la città vera e propria di Atlantide.
Quante possibilità ci sono di trovare vicino al percorso dell’antico fiume Tamanrasett non una, ma due strutture geologiche naturali formate da cerchi concentrici, una delle quali deve essere ampia 5 chilometri, e avere una specie di isola centrale ampia 900 metri? Direte: “Nessuna!”. Ebbene, come viene detto nel libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato”, ancora una volta grazie ai satelliti, queste due strutture sono state scoperte proprio lungo il percorso del fiume Tamanrasett.
La prima struttura geologica naturale viene chiamata “Cupola di Semsiyat”. Si trova sull'altopiano di Chinguetti, nel deserto della Mauritania, a 21° 0' Nord di latitudine e 11° 05' Ovest di longitudine. Le sue misure sono esattamente quelle indicate da Platone per l’Isola della Metropoli. La sua ampiezza massima è esattamente di 5 chilometri. Al centro si trova una formazione ampia esattamente 900 – 100 metri, quanto era “l’isola centrale” della Metropoli di Atlantide. Si intravede anche un secondo cerchio interno, esattamente della misura descritta da Platone. La seconda struttura si chiama “Struttura di Richat”, e si trova a circa 20 chilometri di distanza. È ampia circa 40 km, ed è composta da una zona centrale dalla quale partono una serie di “cerchi di roccia”. Ci sono i chiari resti che indicano che una volta quello era un lago da cui affioravano dei “cerchi di terra”. È la rappresentazione perfetta “dell’Isola di Poseidone” descritta da Platone.
Oggi i satelliti hanno mappato tutta la superficie terrestre. Non esistono altre strutture simili sulla Terra che abbiano quelle misure o quelle caratteristiche. Sono “uniche”. Quindi, finché non verrà scoperto nulla di simile in giro per il mondo, in base a tutte le prove fornite dalla più moderna tecnologia, possiamo dire di aver davvero trovato la terra di cui parlava Platone: Atlantide.
Quindi i “misteriosi sacerdoti egiziani” non avevano mentito a Solone, e di conseguenza a Platone, quando gli dissero che ai piedi del monte Atlante, circa 11.500 anni fa, si trovava “una Grande Isola”. Ma questo fa sorgere altre importantissime domande: come lo sapevano? Quale civiltà era a conoscenza di fatti accaduti tra 14.500 e 7.000 anni fa? Questa zona dell’Africa è mai affondata? E che relazione ha “Atlantide” con Nan Madol e il “Continente sommerso” di Sundaland e Sahuland, recentemente scoperto dai ricercatori? Dove sono andati a finire tutti quanti? Un possibile indizio può darlo un unico disegno riportato in tutte le culture antiche, ossia la spirale, la troviamo ovunque sul pianeta. Che il misterioso popolo di Atlantide si sia, dopo la sua distruzione per cause ancora da scoprire, disperso in tutto il globo?
venerdì 19 maggio 2023
Amore - Simposio di Platone sul tema.
Riassunto del Simposio di Platone — Fonte: Getty-Images |
Presso i greci era prassi comune, infatti, scegliere un tema di cui ogni ospite doveva dare una propria opinione, facendolo un piccolo monologo. Il tema era sempre scelto dall'ospitante.
A questo banchetto partecipano oltre a Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone (dopo di lui c'è un piccolo intervento di Alcibiade, ex allievo di Socrate) e infine Socrate, il maestro tanto lodato di Platone.
I DISCORSI DEGLI OSPITI
Il primo a parlare e a scegliere il tema è Fedro: secondo lui Eros è un dio antichissimo (come Gea, Urano e Cromo) ed è annoverato nei miti di creazione; è molto importante poiché ha proporzionato e armonizzato il mondo (lo ha abbellito).
Il secondo è Pausania: egli distingue un Eros buono, quello di Afrodite-Urania (misurato, senza eccessi o difetti) e un eros cattivo, venereo, passionale ed eccessivo.
Per il medico Erissimaco, il terzo, Eros è un sentimento (paragonato a un farmaco) che cura le anime più inquiete e travagliate, ma può renderle folli: bisogna quindi usarlo con il giusto dosaggio.
Il commediografo Aristofane è il quarto a prendere parola e racconta il mito dell'androgino.
Prima degli uomini c'erano degli altri esseri, i mostri androgini (due esseri umani attaccati tra loro, attraverso il petto), i quali potevano essere composti da due uomini, due donne oppure un uomo e una donna.
Erano molto veloci e potenti perciò sfidarono gli dei; Zeus però non fu d'accordo, li divise in due (l'ombelico è il segno di questa divisione) e disse se non avessero smesso li avrebbe divisi ulteriormente.
La conclusione è la seguente: l'amore non è altro che la ricerca dell'altra metà, la nostalgia dell'unità perduta.
Il tragediografo Agatone è il quinto a parlare e fa un discorso serio che però non ha molto effetto sui presenti.
Egli afferma che: l'amore può avere come oggetto solo il bene e chi ama deve per forza essere bellissimo; bene e bello sono identici e chi è bello ama il bene: tipica concezione del mondo greco, dove la persona più bella e più virtuosa di quella fisicamente brutta, l'aspetto esteriore “mostra” quello interiore.
A questo punto irrompe nella sala Alcibiade che, ubriaco, afferma il suo odio per il maestro: dichiara di averlo amato; Socrate aveva avuto atteggiamenti ambigui, lo aveva illuso ma non si era concesso.
E' l'unico a non fare un discorso su eros. L'ultimo e proprio Socrate, il quale, dopo essersi attirato la simpatia dei commensali, riferisce cosa gli aveva detto Diotima, sacerdotessa di Mantinea: l'amore è una relazione, un rapporto, e in quanto tale prevede la partecipazione di un amante (A) e un amato (B).
L'amore è soprattutto nell'amato che non è bello, perché all'amante manca qualcosa (l'amato). Perciò per Socrate l'amore è la ricerca continua nell'altro di ciò che non si ha.
All'inizio, l'amante ama il corpo, l'anima e le idee dell'amato, quindi l'amore è l'ascesa intellettuale della bellezza di un corpo (anche definita “Scala di Eros”), anche secondo Platone.
Altro argomento contenuto nel Simposio è il mito dell’origine di Eros, secondo il quale questo dio è nato in un giorno di festa (il compleanno di Afrodite) da Poros e Penia (due dèi poco noti).
Poros gli ha dato l’intelligenza e la sagacia, mentre Penia gli ha dato la bruttezza, quindi Eros è sempre alla ricerca della bellezza.
Perciò riassumendo i discorsi degli ospiti:
Fedro: argomento mitologico (un dio antichissimo),
Pausania: Civico politico-etico (eros buono e cattivo),
Erissimaco: scientifico (farmaco),
Aristofane: mitologico (il mito dell'androgino, amore=desiderare),
Socrate: relazione tra l'amante e l'amato (ricerca continua).
https://www.studenti.it/riassunto-del-simposio-di-platone.htm
mercoledì 24 giugno 2015
C’è un’Atlantide in Egitto. Splendori della città sommersa. - Aristide Malnati
La Stele di Naucratis, sulla quale viene menzionata la città di Heracleion/Thonis.
Trovati vicino ad Alessandria i resti di Heracleion: forse ispirò Platone. L'archeologo Frank Goddio: "Le ricchezze e l'impianto urbanistico corrispondono al mito"
giovedì 19 febbraio 2015
Soprintendenza del Mare riporta alla luce 39 lingotti di Oricalco.
Risalgono a 2600 anni fa. Per Platone era il misterioso metallo di Atlantide.