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lunedì 20 aprile 2020

“Energie rinnovabili e agricoltura punti per ripartire”, Farruggia: “No a nuova cementificazione”.


Farruggia e il senatore Pietro Lorefice che ha a sua volta partecipato alla seduta.

Gela. Produzione di energia da fonti rinnovabili, più spazio all’agricoltura sostenibile e una nuova visione della mobilità urbana e non solo. Sono questi i punti cardine che il Movimento cinquestelle pone nell’ottica della fase successiva all’emergenza Covid, così da ripartire ma sfruttando fonti economiche diverse rispetto a quelle del passato, che ormai segnano il passo. Il consigliere comunale pentastellato Virginia Farruggia ha tirato le linee di ripartenza già nel corso della seduta monotematica di consiglio comunale. “La crisi creata dal coronavirus, partendo da un ambito strettamente sanitario, è collegata ad una devastazione ambientale non più praticabile. Data questa prospettiva, non possiamo sottrarci alla necessità di fornire alternative concrete allo sviluppo del nostro territorio, elaborando proposte che abbiano una visione a lungo termine e che permettano di coniugare la tutela ambientale con la crescita economica e sociale della città. Sotto questo profilo crediamo che si debba investire nello sviluppo delle energie rinnovabili – dice – favorendo gli investimenti legati alla produzione di energia elettrica tramite impianti solari a concentrazione ed impianti eolici offshore posizionati non sottocosta, ma al largo. Queste due forme presentano sia imprenditori validi che esperienze concrete già realizzate nel mondo e consentirebbero una crescita economica e tecnologica che darebbe molti posti di lavoro, rispettando i limiti posti dalle normative nazionali ed europee, rispecchiate nel Piano di gestione Rete Natura 2000, oggi vincolante per il territorio. Settori cardine come la metalmeccanica potrebbero trovare ampio sviluppo in un comparto in forte crescita”. Farruggia richiama la necessità di non trascurare un’agricoltura locale abbandonata da decenni al proprio destino, riprendendo le fila di un nuovo sistema di mobilità, che colleghi la città all’aeroporto di Comiso e a quello di Catania. “Una città con questi strumenti può eliminare la sua marginalità e grazie alla posizione geografica, fondamentale per il vento e l’esposizione solare – continua – potrà assumere un ruolo baricentrico e di crescita economica e sociale, fondando la rinascita sui principi dell’economia circolare”. Tutti punti di un programma potenziale che non annovera ricette fatte di nuove costruzioni e cementificazione ad ogni costo.

“Una visione del genere si pone in netto contrasto con le proposte legate all’economia fossile del passato, oggi in insanabile crisi, e con quelle di chi ritiene di dover consumare ancora suolo e di fondare la rinascita della città sul metodo della cementificazione selvaggia e delle nuove concessioni edilizie – conclude – questi sistemi risultano inaccettabili e rappresentano solo fumo negli occhi che blocca la costruzione del futuro. Il futuro si costruisce con strumenti concreti e moderni, non con metodi arcaici che tanto danno hanno già arrecato alla nostra città”. Una risposta, quest’ultima, che sembra indirizzata verso alcune proposte avanzate durante il consiglio monotematico, avanzate principalmente dalla commissione urbanistica.

https://www.quotidianodigela.it/energie-rinnovabili-e-agricoltura-punti-per-ripartire-farruggia-no-a-nuova-cementificazione/?fbclid=IwAR0O8w7lK3ch0Vx11PvGiYw3Yb7LiY_mPY4pr9Omzi93lmlb1Atuj6Mlao0

giovedì 19 febbraio 2015

Soprintendenza del Mare riporta alla luce 39 lingotti di Oricalco.



Risalgono a 2600 anni fa. Per Platone era il misterioso metallo di Atlantide.

GELA. La Soprintendenza del Mare  riporta alla luce 39 lingotti di Oricalco: risalgono a 2600 anni fa. Per Platone era il misterioso metallo di Atlantide. 
Un tesoro ripescato nel litorale di contrada “Bulala” nel mare di Gela, in una zona che in passato ha restituito i resti di ben tre navi arcaiche. 
All’interno di un relitto databile alla prima metà del VI secolo a. C., 39 lingotti di un materiale nobile, l’Oricalco, simile al moderno ottone, noto nell’antichità come metallo prezioso, tanto da essere considerato al terzo posto per valore commerciale, dopo oro e argento. Secondo le analisi effettuate con “fluorescenza a raggi X” da Dario Panetta della TQ (Thecnology for Quality) con sede a Genova, ciascun esemplare è frutto di una lega di metalli composta per l’80% di rame e per il 20% di zinco e realizzata con tecniche avanzate, la cui lavorazione, i coloni geloti di origine rodio-cretese avevano appreso molto probabilmente dai Fenici. 
Platone parla dell’Oricalco come di un metallo misterioso presente in Atlantide e di elevato valore «a quel tempo il più prezioso dopo l’oro» e che le mura che comprendevano la cittadella ove insisteva il tempio di Poseidone a Clito «risplendevano con la rossa luce dell’Oricalco». Infine che “L’Oricalco, quel metallo che ormai si sente solo nominare, allora era più che un nome, ed era estratto dalla terra in molti luoghi dell’isola”.
I primi ad individuare i preziosi reperti nel mare di Gela sono stati i volontari dell’associazione ambientalista «Mare Nostrum» diretta da Francesco Cassarino. Il recupero è avvenuto con una squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare.
I lingotti di Oricalco erano in arrivo a Gela, provenienti verosimilmente dalla Grecia o dall’Asia Minore, quando la nave che li trasportava affondò forse per il maltempo. Il rinvenimento dimostra la ricchezza di Gela in epoca arcaica, circa 100 anni dopo la sua fondazione del 689 a.C. ad opera di Antifemo e Eutimo, nonché  la presenza di ricche e specializzate officine artigianali per la produzione di oggetti di grande valore estetico. La presenza di Oricalco a Gela potrebbe connettersi con l’origine rodia della città. Non è trascurabile il fatto che gli antichi Greci indicavano in Cadmo (figura mitologica greco-fenicia) l’inventore del prezioso metallo. I 39 lingotti pregiati sarebbero stati destinati a un artigianato locale di alta qualità, per decorazioni di particolare pregio.
“Il rinvenimento di lingotti di Oricalco nel mare di Gela apre prospettive di grande rilievo per la ricerca e lo studio delle antiche rotte di approvvigionamento di metalli nell’antichità mediterranea. Finora nulla del genere era stato rinvenuto nè a terra nè a mare. Si conosceva l’Oricalco attraverso notizie testuali e pochi oggetti ornamentali. Inoltre si conferma la grande ricchezza e capacità produttiva artigianale della città di Gela in epoca arcaica come area di consumo di oggetti di pregio. L’Oricalco era, infatti, per gli antichi un metallo prezioso la cui invenzione produttiva attribuivano a Cadmo. Si pone come ora necessario lo scavo del relitto cui appartengono i lingotti poiché è certo che si tratta di un carico di grande importanza storico-commerciale per aggiornare la più antica storia economica della Sicilia." - ha affermato il Soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa.