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lunedì 7 settembre 2020

Catania, aule del tribunale nell’immobile dei Leonardi, i “re dei rifiuti”: sequestrata società a cui venivano pagati i 35mila euro d’affitto. - Smone Olivelli

Catania, aule del tribunale nell’immobile dei Leonardi, i “re dei rifiuti”: sequestrata società a cui venivano pagati i 35mila euro d’affitto

Antonello e Salvatore Leonardi sono stati arrestati a giugno nell'inchiesta su tangenti e rifiuti smaltiti in modo illecito. La loro Leonhouse Immobiliare ha incassato dal ministero della Giustizia migliaia di euro ogni mese per l'uso di parte dei locali situati in via Guardia della Carvana, dove ha sede la sezione Lavoro del tribunale.
Centinaia di migliaia di euro che ogni anno finivano sui conti dei fratelli Leonardii re dei rifiuti siciliani arrestati a giugno dalla guardia di finanza. A pagarli, sotto forma di affitto, era il ministero della Giustizia che, per la sezione Lavoro del tribunale di Catania, usa gli immobili di proprietà della Leonhouse Immobiliare. La società è tra quelle sequestrate nel secondo troncone dell’indagine Mazzetta Sicula che ha scoperchiato il sistema di corruzione con cui Antonello e Salvatore Leonardi si sarebbero garantiti, grazie alla complicità di alcuni funzionari, la possibilità di abbancare i rifiuti in discarica senza rispettare le prescrizioni in maniera ambientale.
Stando ai dati diffusi a inizio anno dall’Organismo congressuale forense (Ocf), la Leonhouse incassa dal ministero oltre 35mila euro al mese per l’uso di parte dei locali situati in via Guardia della Carvana. Tra i proprietari dell’immobile ci sono anche la Femacar, la Leocam e la Centro Turistico La Scogliera, tutte società (non sequestrate, ndr) riconducibili ai Leonardi che, negli anni, hanno deciso di investire nel mattone e non solo nella gestione della spazzatura. Nel complesso, secondo i calcoli effettuati dall’Ocf, l’importo complessivo dell’affitto a carico del ministero supera i 740mila euro. La notizia del sequestro e della nomina di un amministratore giudiziario, che garantirà il prosieguo dell’udienze, riporta l’attenzione sul tema dell’uso delle locazioni di immobili privati da parte della giustizia catanese. In totale in città si spende più di un milione e mezzo all’anno, anche se le cose potrebbero cambiare dopo la costruzione della nuova cittadella giudiziaria di cui è stato già approvato il progetto.
Il caso di via Guardia della Carvana aveva già fatto discutere nel 2013. La scelta dell’immobile in cui trasferire gli uffici arrivò fino in consiglio comunale, dove si dibatté sull’opportunità di fare svolgere i processi in aule situate in un piano seminterrato. Qualche anno dopo, invece, al centro dell’attenzione finì il tentativo di sfratto operato proprio dai Leonardi, nel frattempo subentrati nella proprietà dello stabile. I re dei rifiuti, infatti, lamentavano l’eccessiva morosità del Comune, all’epoca incaricato a far fronte all’affitto per poi chiedere in un secondo momento il rimborso delle spese al ministero.
Ma il motivo per cui nei mesi scorsi la Leonhouse – e con essa anche la Eta Service, l’altra società posta sotto sequestro – è finita sotto la lente degli uomini del Gico è un altro: i mezzi dell’impresa sono stati notati all’interno della discarica. Anzi, dagli accertamenti è emerso che era proprio la Leonhouse a lavorare nelle fasi di abbancamento dei rifiuti. Un contributo che per i magistrati è stato determinante nella commissione dei reati ambientali di cui sono accusati i fratelli Leonardi. Ma c’è di più: il rapporto tra la Leonhouse e la Sicula Trasporti, titolare della mega-discarica di Lentini, sarebbe stato viziato da escamotage che avrebbero garantito alla seconda la creazione di fondi neri. “I servizi forniti dalla Leonhouse Immobiliare (trasporto e noleggio mezzi) sono risultati sovrafatturati di almeno il 30 per cento – si legge nel decreto – In questo modo, la Sicula Trasporti, contabilizzando costi fittizi con queste fatture gonfiate, ha potuto creare disponibilità occulte di denaro”. Somme che, secondo gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero sfruttato anche per remunerare i funzionari corrotti. Sono due quelli che sono stati arrestati a giugno: un dipendente dell’ex Provincia e un funzionario in servizio all’Arpa, l’agenzia deputata alla protezione ambientale. Entrambi sarebbero venuti meno ai propri doveri, garantendo controlli blandi e comunicando in anticipo le date delle ispezioni nella discarica. A poca distanza da dove la guardia di finanza ha trovato interrato oltre un milione di euro in contanti.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/07/catania-aule-del-tribunale-nellimmobile-dei-leonardi-i-re-dei-rifiuti-sequestrata-societa-a-cui-venivano-pagati-i-35mila-euro-daffitto/5920550/

giovedì 21 novembre 2019

Ryanair condannata perché fa pagare bagaglio a mano.

Ryanair condannata perché fa pagare bagaglio a mano

Sentenza rivoluzionaria in Spagna. Un tribunale di Madrid, riporta il quotidiano La Vanguardia, ha condannato la compagnia Ryanair per aver fatto pagare un supplemento per il trasporto di un trolley. La compagnia aerea dovrà restituire 20 euro, oltre agli interessi. Secondo la compagnia irlandese, infatti, per portare a bordo il bagaglio a mano bisogna acquistare il biglietto 'priority' per una valigia fino a dieci chili, oltre alla propria borsa. Nella stessa sentenza il tribunale di Madrid obbliga, inoltre, Ryanair a ritirare la clausola con l'obbligo del pagamento di una tariffa aggiuntiva per il bagaglio a mano perché "limita i diritti riconosciuti per legge ai passeggeri.

https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2019/11/20/ryanair-condannata-perche-pagare-bagaglio-mano_YzaPF0oDvsH3p6bCxghMGM.html?fbclid=IwAR3xtaE_qSKEE8bdfFZEFzh8SPQ945-LbK8m40qsOWYSRW5gdwd0WQGmDqw

mercoledì 7 novembre 2018

Verdini condannato per bancarotta

Verdini condannato per bancarotta


Il Tribunale di Firenze ha condannato a 4 anni e 4 mesi l'ex senatore Denis Verdini, imputato in un processo in cui era accusato di concorso in bancarotta preferenziale di un'impresa edile che aveva rapporti con il Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui Verdini è stato presidente per un ventennio. La Procura, con il pm Luca Turco, aveva chiesto una condanna a sei anni.

Condannati anche i due imprenditori titolari della ditta, Ignazio e Marco Arnone, padre e figlio, di Campi Bisenzio. A Ignazio Arnone è stata inflitta una pena di 3 anni e 4 mesi e al figlio Marco una pena di 2 anni e 4 mesi. L'accusa aveva chiesto un anno e tre mesi per il padre e il figlio, titolari dell'impresa edile che effettuò lavori per conto della banca all'epoca presieduta da Verdini.

Prima della requisitoria del pm, Verdini, presente in aula, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee per giustificare la linearità del suo operato, ricordando che i fatti sono avvenuti mentre era in corso al Credito Cooperativo Fiorentino un'ispezione di Banca d'Italia con il successivo commissariamento.

Secondo l'accusa, Verdini, da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, avrebbe pianificato un'operazione che portò la banca a rientrare in possesso di parte dei soldi prestati a una delle due imprese edili degli Arnone ma al tempo stesso a portare alla bancarotta della stessa ditta. Un'operazione che, secondo la Procura, recò inoltre svantaggio agli altri creditori dell’impresa edile. Da qui la condanna per bancarotta preferenziale.


Fonte: adnkronos del 7 novembre 2018

sabato 19 settembre 2015

Pd Roma, militanti portano Orfini in tribunale: “Deriva autoritaria”. Il commissario: “Ricorso non serio”




Matteo Orfini s’è appropriato del Partito democratico, confondendo l’affidamento di una delicatissima responsabilità di direzione politica con l’attribuzione di un potere autoritario e slegato dalle norme statutarie”.  
Questa è una guerra iniziata all’interno del Pd romano che si concluderà in Tribunale. Giancarlo Ricci è un militante del Pd e, insieme con altri sui compagni, hanno citato in giudizio la Federazione romana del partito cui sono iscritti. In particolare puntano il dito contro Orfini, presidente del Pd e commissario a Roma, accusato di non utilizzare metodi di gestione democratici e trasparenti, silenziando di fatto la partecipazione degli organi assembleari. Si tratta di un’azione giudiziaria scaturita dalle modifiche allo Statuto, apportate senza passare per l’assemblea. Gli iscritti attraverso il ricorso in sede civile lanciano un allarme democratico: vogliono che siano annullate le modifiche al Regolamento. “Il grado di democrazia raggiunto da questo Pd – spiega Ricci – è sceso a livelli bassissimi. Le modifiche non sono legittime, perché non sottoposte alla votazione dell’assemblea cittadina che Orfini non ha voluto convocare”. La delibera finita in Tribunale riguarda la composizione dei circoli che sono stati sciolti dal commissario Orfini. In totale il provvedimento ne ha rifondati 15, ciascuno corrispondente al Municipio. Troppo pochi, secondo Ricci, perché “quando le decisioni sono prese da una cerchia ristretta di persone, c’è il rischio che le correnti prosperino e si verifichino episodi di clientelismo”. Da parte sua Orfini, intervistato da ilfattoquotidiano.it, minimizza sulla vicenda, sottolineando che la delibera in questione è stata approvata a maggioranza dalla direzione. “Le modifiche al regolamento – dice l’esponente del Pd – tese a eliminare tutte le storture del passato e a ripristinare trasparenza nei tesseramenti, sono state impugnate da alcuni iscritti e deciderà il Tribunale. Onestamente, non mi soffermerei su cose non serie”  

Irene Buscemi, Loredana Di Cesare, Manolo Lanaro