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domenica 18 luglio 2021

Conte fa muro su reddito di cittadinanza e giustizia: «Non lasceremo che vengano cancellati». - Andrea Marini


Il reddito di cittadinanza va «migliorato, non cancellato. Vogliamo processi veloci, ma non soglie di impunità».

«Abbiamo realizzato gran parte delle riforme promesse e che oggi non possiamo lasciare che vengano cancellate. È una questione di rispetto della democrazia e degli elettori». Lo dice il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte in una diretta fb. Un chiaro messaggio al premier Mario Draghi sulla riforma della giustizia e alle altre forze di maggioranza che vogliono rivedere il reddito di cittadinanza. «Noi ci saremo sempre con la nostra forza e la nostra coerenza ma per ottenere risultati, è necessario essere uniti e in tanti. Il Movimento dovrà essere compatto per confermare la fiducia dei 10 milioni di elettori che ci hanno votato, per riconquistare anche la loro fiducia e di tanti altri che hanno perso la speranza di cambiare l’Italia», ha aggiunto.

Il muro su reddito di cittadinanza e giustizia.

«Siamo quelli della legge spazzacorrotti, del superbonus, e abbiamo realizzato il reddito di cittadinanza, che oggi qualcuno per interessi di bottega vorrebbe smantellare, ma non è la strada per aiutare davvero gli italiani. Piuttosto miglioriamolo, rendiamolo davvero efficace e funzionale, soprattutto per la parte delle politiche attive del lavoro, perché questo è quello che serve, non eliminarlo». Così Giuseppe Conte. Poi l’affondo sulla giustizia: «Vogliamo processi veloci ma non accetteremo mai che vengano introdotte soglie di impunità e venga negata giustizia alle vittime dei reati, non accetteremo mai che il processo penale per il crollo del ponte Morandi possa rischiare l’estinzione». Il premier Draghi vedrà Giuseppe Conte lunedì alle 11 a palazzo Chigi e non sarà un incontro di normale routine.

Conte: ci rivolgeremo a ceto medio e a mondo produttivo.

Ci rivolgeremo anche a quel ceto medio che oggi fatica ad arrivare a fine mese. E’ anche a loro che abbiamo pensato quando abbiamo introdotto la riforma dell’assegno unico. Ma vogliamo sostenere anche il ceto produttivo, che ha bisogno di regole certe e di una burocrazia efficiente. È per questo che ci batteremo per uno statuto dell’impresa», afferma Giuseppe Conte nel videomessaggio postato sui social.

Statuto e Carta Valori disponibili da oggi, tra 15 giorni voto.

«A partire da oggi potrete leggere il nuovo Statuto e la Carta dei principi e dei valori del Movimento. Saranno disponibili sul nostro sito, poi tra 15 giorni si aprirà la votazione». Così Giuseppe Conte illustrando il progetto di rinnovamento del M5S durante una diretta sulla propria pagina Facebook. «Nello Statuto ci saranno quelle che considero le basi per rilanciare la nostra azione comune - aggiunge -: la piena agibilità politica del presidente del Movimento, una chiara separazione fra ruoli di garanzia e quelli di indirizzo politico».

Sede a Roma.

«L'Associazione MoVimento 5 Stelle, codice fiscale 97958540581 ha sede legale in Roma, attualmente in via di Campo Marzio, n. 46 (di seguito “Associazione”). b) L'Assemblea può deliberare il trasferimento della sede legale dell'Associazione in un Comune diverso dal Comune di Roma Capitale. c) È facoltà del Presidente trasferire la sede legale dell'Associazione nell'ambito del Comune di Roma ed istituire e/o sopprimere eventuali sedi operative ed uffici di rappresentanza, nonché autorizzare, anche emanando linee guida generali, spazi di lavoro fisici e/o digitali per gli Iscritti del MoVimento». E’ quanto si legge nel primo articolo del nuovo Statuto M5S.

I due simboli.

«All'associazione “Movimento 5 Stelle”– si legge nello statuto – sono abbinati i seguenti contrassegni utilizzabili autonomamente, così definiti: - “linea di circonferenza color rosso, recante al proprio interno, nella metà superiore del campo, in carattere nero su fondo bianco, la dicitura “MOVIMENTO”, la cui lettera V è scritta in rosso con carattere di fantasia, e, nella metà inferiore del campo, disposte orizzontalmente, cinque stelle a cinque punte di colore giallo, più chiaro nella parte alta e più scuro nella parte bassa, con una linea di contorno scura, lungo la parte inferiore della circonferenza è inoltre inscritta, in modo curvilineo in carattere nero su sfondo bianco, la dicitura “ILBLOGDELLESTELLE”».

Nella carta dei valori spunta la «cura per le parole».

Spunta la “cura delle parole” nella carta dei valori del nuovo M5S. ”La cura delle parole, l'attenzione per il linguaggio adoperato sono importanti anche al fine di migliorare i legami di integrazione e di rafforzare la coesione sociale”, si legge al punto ’O’ della carta dei valori, che diviene parte integrante dello Statuto lanciato oggi da Giuseppe Conte. “Le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti”, si legge nel testo.

IlSole24Ore

giovedì 31 dicembre 2020

Iv non ottiene nulla sul Recovery Plan: muro contro muro. - Wanda Marra

 

“Conte è stato molto duro, poco aperto al dialogo. Se fa così, si va al muro contro muro”. Subito dopo la conferenza stampa di fine anno del premier, Matteo Renzi commentava così con gli amici. In linea con l’atteggiamento tenuto nelle ultime settimane, il fu Rottamatore non ha intenzione di fermarsi. Se Conte va in Parlamento a chiedere la fiducia senza un accordo con lui, è pronto a votargli contro. “Deve capire che se lo sfiduciamo, non è che poi facciamo il Conte ter”, continua a dire nei colloqui privati. “A quel punto, serve un altro premier”. Il nome che ha fatto trapelare in questi giorni è quello di Mario Draghi: tutto da capire se è una ipotesi reale, o una minaccia. Anche perché ufficialmente dal Colle continuano a dire che non è possibile che la legislatura vada avanti con una terza maggioranza. Renzi ha messo in conto che qualcuno dei suoi parlamentari non lo segua sulla strada della sfiducia, ma si dice convinto che non ci saranno abbastanza “Responsabili” per sostituirli. “Se poi va male e Conte riesce a trovare i numeri senza di noi, faccio l’opposizione”, va dicendo spavaldo. Mentre i suoi parlano anche di “appoggio esterno”. Le urne lui le esclude, nonostante il fatto che nello stato di caos politico generale è una variabile sul tavolo. Ma anche l’idea di uscire dal governo gli piace sulla carta più che nella realtà.

Tanto è vero che continua a ipotizzare che il premier vada da Mattarella, che apra lui la crisi. Che tratti. Per ora, l’altro non sembra intenzionato a farlo.

Ieri pomeriggio c’è stato il tavolo sul Recovery Plan al ministero dell’Economia, coordinato da Roberto Gualtieri e da Enzo Amendola (Affari europei). Il titolare del Tesoro ha presentato una nuova bozza di partenza di 153 pagine, con il dettaglio di come e dove si spende. Molte delle voci che interessavano Renzi restano immutate: 3,5 miliardi vanno alla Cultura, 9 alla Sanità. Così come le spese addizionali cambiano di poco (circa 2 miliardi). E rispunta la Fondazione per la Cybersecurity (contro la quale l’ex premier si è scagliato frontalmente), come Centro di ricerca. Dall’altra parte, sparisce il riferimento alla riforma della prescrizione, messa nel mirino da Iv. Resta ancora una bozza di partenza sulla quale mediare, alla luce delle proposte dei partiti. Ma le premesse confermano il muro contro muro.

Come quelli con Pd e M5S, l’incontro con Iv è durato ore. Il che evidenzia due aspetti in parte contraddittori: la voglia di Iv di condizionare la maggioranza per restarci dentro, ma anche la poca volontà di fare passi indietro sugli aspetti più divisivi. Nella delegazione c’erano Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Davide Faraone, Teresa Bellanova e Elena Bonetti. Agguerritissime soprattutto Boschi e Bellanova. Ma sul tavolo, Iv ha messo con forza il Mes e la riforma della giustizia. Temi divisivi. Tra i punti di Iv c’è persino “il riconoscimento del passato”, a partire dal jobs act.

Tra i momenti più animati, la risposta di Faraone a Gualtieri, che ha spiegato come sia irricevibile la proposta di Iv di usare tutti i prestiti per progetti aggiuntivi: far crescere il debito sarebbe incompatibile, è la linea del governo, con l’obiettivo di rientro che continua ad indicare l’Europa. “Ci mettete dei limiti”, ha risposto Faraone.

Gualtieri, poi, ha cercato di proporre un metodo: arrivare al Cdm previsto intorno all’Epifania con un accordo di massima e poi riaprire un tavolo, magari con gli esperti dei vari partiti. “No, dobbiamo arrivare a un accordo politico”, si è sentito rispondere. E dunque, si profila una riunione di maggioranza di inizio anno, magari il 2 gennaio. Dal Mef alla fine parlano di “incontro positivo”. Ma Iv continua imperterrita ad attaccare: “Ci separa un abisso, non saremo complici”.

Il Pd non sembra trovare troppo produttiva la linea di Conte del “muro contro muro”. Intanto, continuano i dialoghi sotto traccia con Renzi, per cercare una soluzione. Ma il ritiro delle ministre potrebbe esserci già nel Cdm sul Recovery.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/31/iv-non-ottiene-nulla-sul-recovery-plan-muro-contro-muro/6052041/