Governo - Il sottosegretario Scalfarotto rassicura Forza Italia: “Impegno a cambiare”.
Se non è un accordo poco ci manca. Perché ieri in commissione Affari costituzionali al Senato è stato siglato un “patto tra gentiluomini” che rischia di cancellare un pezzo della Spazzacorrotti: da un lato i berlusconiani (e la Lega) in pressing per escludere la responsabilità di partiti, movimenti politici e liste civiche in caso omettano di pubblicare il certificato del casellario giudiziale dei loro candidati. Dall’altro il sottosegretario agli Interni, il renziano Ivan Scalfarotto, che ha dato semaforo verde, prendendo l’impegno a nome del governo a “valutare, con le forze politiche, le problematiche applicative della legge 3 del 2019 in merito alla produzione della documentazione”. Documentazione prevista con l’obiettivo di garantire liste pulite o comunque a prova di fedina penale.
Ma tant’è, ora Draghi&C. dovranno sedersi al tavolo per valutare le modifiche pretese prima che in autunno si vada al voto in 1300 comuni tra cui Roma e Milano e pure per le Regionali in Calabria. E così, dopo l’apertura di Scalfarotto, dalle parti di Forza Italia e non solo si canta vittoria: “Si sono create le condizioni per giungere a una decisione comune, da parte di una maggioranza così ampia come quella che oggi governa il Paese, al fine di rivedere la legge 3 del 2019: d’accordo con il governo, abbiamo deciso di affrontarlo in un’altra sede e in un altro momento. Auspico che ciò sia fatto il prima possibile: non dobbiamo complicare, ma semplificare il quadro normativo per la presentazione delle liste” è il commento dell’azzurro Nazario Pagano, relatore del decreto approvato ieri a Palazzo Madama che rinvia le elezioni causa Covid. E autore dell’emendamento che puntava fin da subito a cancellare le odiate sanzioni (da 12 mila a 120 mila euro) che irroga la commissione di vigilanza sui partiti a quelli che se ne infischiano delle regole violando gli obblighi di pubblicazione dei certificati del casellario giudiziale dei candidati. Emendamento ritirato in segno di pace e trasformato in ordine del giorno a cui il sottosegretario ha dato il parere favorevole. Se dalle parti del Movimento 5 Stelle si mastica amaro, il Pd minimizza: “In realtà ieri non è successo nulla: un sì a un ordine del giorno non si nega a nessuno”.
Ma vallo a spiegare a Forza Italia, che invece pensa di andare presto all’incasso. Sentite qui l’altro azzurro Luigi Vitali, che ieri ne ha parlato in aula a Palazzo Madama: “Ci è stato detto dal sottosegretario Scalfarotto che forse la normativa era troppo giovane per essere sottoposta a una rivisitazione in maniera traumatica; ma devo dare atto dell’impegno ad aprire un momento di riflessione, al fine di verificare quanto ha funzionato e quanto no”. Per poi rivolgersi direttamente all’indirizzo del Movimento 5 Stelle che ha fatto della Spazzacorrotti un cavallo di battaglia. “Nessuno vuole sottrarre i partiti alla responsabilità della trasparenza nelle candidature e nella designazione dei loro rappresentanti; ma facciamo una normativa razionale, efficace e che funzioni, invece di sparare nel mucchio”. Un renzianissimo “stai sereno” o quasi.
IlFattoQuotidiano
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