I negoziati.
Le trattative hanno subìto un forte rallentamento negli ultimi giorni per alcune richieste di discontinuità dell’Antitrust Ue che la delegazione italiana ritiene fortemente penalizzanti come quella di modificare il perimetro aziendale della newco o di cedere fino alla metà degli slot all’aeroporto di Milano Linate. Sacrifici che secondo Roma sono maggiori di quelli imposti ad altri vettori europei come Lufthansa e Air France per ricevere in cambio miliardi di euro di aiuti di Stato. Su Alitalia pendono due indagini comunitarie su 1,3 miliardi di prestiti ponte erogati nel 2017 e 2019.
La newco.
«Se la Commissione europea usa criteri apparentemente diversi è chiaro che dovrà giustificare se c’è un’asimmetria nel caso dell’Italia ed è chiaro che noi non possiamo accettare delle asimmetrie ingiustificate», dice Draghi. «Il punto centrale della trattativa è creare la compagnia ITA, che avrà necessariamente una forte discontinuità rispetto alla precedente Alitalia, e che parta immediatamente perché se perdiamo la stagione estiva non siamo messi bene — prosegue — e che parta e si regga sulle sue ali questa volta, che si regga da sola senza sussidi». Per questo ha auspicato che la «discussione con la Commissione europea su Alitalia «si risolva in senso positivo» perché «i ministri coinvolti Giorgetti, Giovannini e Franco stanno facendo di tutto e sono consapevoli come lo sono io dell’importanza della questione».
Addio al marchio?
Il presidente del Consiglio affronta anche il tema del nome della nuova società. «Mi spiace molto che non si chiami più Alitalia perché tutti noi che abbiamo viaggiato tantissime volte con quella compagnia la consideriamo come una cosa di famiglia. Una cosa un po’ costosa, ma di famiglia». Però aggiunge che ITA e la Commissione europea «stanno trattando sul logo se tenerlo o meno». Il nome Alitalia sparisce? Come spiegano al Corriere fonti istituzionali che lavorano al dossier il mantenimento del nome — e del marchio — è sì oggetto di trattativa, ma anche considerato come uno degli aspetti fondamentali per il decollo della newco, quindi salvo sorprese è destinato ad essere ereditato dalla nuova società. È probabile quindi che Draghi si riferisse al nome della società (ITA, appunto) più che di quello che ci sarà sugli aerei (cioè Alitalia).
I tempi.
Ma non c’è tempo da perdere, avverte Draghi. «Il punto è creare una società nuova che parta immediatamente, se perde la stagione estiva non siamo messi bene». Per questo chi sta lavorando al dossier punta a far decollare Italia Trasporto Aereo tra fine giugno e inizio luglio per poter intercettare quella ripresa — parziale — di traffico che è prevista soprattutto all’interno dell’Italia e nel Mediterraneo e, soprattutto, per non lasciare i cieli italiani ai rivali stranieri.
CorSera