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domenica 15 marzo 2020

In Europa ancora ambiguità. Ma i 5S hanno aperto una strada. - Gaetano Pedullà

Al terzo giorno l’Europa risuscitò. Il terzo giorno è quello dal decreto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha messo in campo tutta l’Italia nella guerra contro la pandemia di Coronavirus. Una sfida senza precedenti, raccolta da grandissima parte del Paese, che con sporadiche eccezioni resta chiusa in casa, riducendo così drasticamente le opportunità di contagio. Le persone coinvolte purtroppo sono ancora in aumento, ma tra breve vedremo senz’altro gli effetti di questa straordinaria mobilitazione nazionale. Ieri però c’è stato un altro evento fuori dal comune.
A poche ore dalle parole scriteriate della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che hanno affondato le Borse e in particolare la nostra, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invertito radicalmente la rotta, assicurando che l’Italia avrà da Bruxelles tutti gli aiuti di cui ha bisogno. Un intervento in risposta alle parole nette del nostro Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e che hanno indotto la stessa Bce a rettificare quanto affermato dalla Lagarde, anche se del necessario taglio dei tassi non si parla ancora. La reazione dei mercati non si è fatta attendere e Piazza Affari ha recuperato parte dei miliardi bruciati giovedì scorso. Tutto bene, dunque? Si è fatto un errore e si è già messo riparo? Ma neanche per sogno. Quello che è accaduto e che accadrà nei prossimi mesi è determinante per capire se esiste o no una nuova idea d’Europa, e se abbiamo davvero qualcosa di buono da attenderci.
Le posizioni divergenti espresse dai vertici di Commissione Ue e Bce sono intanto un fatto nuovo. Nel precedente establishment europeo, quando ci dava una mazzata la Banca centrale (fino al whatever it takes – cioè “si farà tutto quanto il necessario” – di Mario Draghi) subito dopo arrivano il presidente Juncker o i solerti commissari Dombrovskys e Moscovici a metterci il carico sopra. Quel modello ieri si è spezzato, e il merito di tutto questo ha due nomi su tutti: Movimento Cinque Stelle e Conte. Poi vengono anche la credibilità di Gualtieri e Gentiloni, ma senza il sacrificio elettorale dei grillini, che consentirono alla von der Leyen di raccogliere una stretta maggioranza nel Parlamento di Strasburgo, non saremmo qui a discutere di alcun corso nuovo.
SACRIFICIO PER L’ITALIA. Quel voto a Ursula è stato enormemente strumentalizzato dai partiti sovranisti, ed è costato caro ai 5S in termini di consensi, ma la Lega e Fratelli d’Italia, pur prendendo alle ultime elezioni europee un mare di voti, li hanno sterilizzati in una ininfluente opposizione rispetto all’unica possibilità di cambiare le vecchie politiche di austerità e del rigore sui conti pubblici.
Il sostegno del Movimento alla von der Leyen non è mai stata, inoltre, una cambiale in bianco, ma ha preteso aperture senza precedenti sul Green New Deal europeo e sulla concessione di flessibilità di bilancio per la crescita. Bruxelles, dicono adesso i sapientoni del giorno dopo, ha cambiato atteggiamento verso l’Italia perché la flessibilità serve anche alla Germania, in stagnazione economica e in difficoltà con le sue banche. Tutto questo è vero, ma quanto successo appena ieri è la prova che l’Italia per una volta può cogliere un’occasione e non restarne perennemente esclusa. Se siamo arrivati qui lo dobbiamo però anche al secondo protagonista di questa strategia, cioè al premier Conte. Va a lui il merito di non aver ceduto alle sirene di Salvini e di chi spingeva a fregarcene dei vincoli sul deficit, il cui rispetto era invece la precondizione per acquetare i mercati e poter chiedere adesso quello che ci spetta.
SIAMO SOLO ALL’INIZIO. E qui veniamo adesso alla grande scommessa, allo scenario che abbiamo di fronte. La disponibilità data dalla Commissione rispetto all’utilizzo di 25 miliardi extra deficit per fronteggiare i danni del Coronavirus non può essere la soluzione ai nostri problemi, ma appena l’anticipo di quanto ci serve. In Europa ci sono poi livelli diversi di governo. E istituzioni formalmente autonome, come la Banca centrale. Se nel Parlamento europeo e nella Commissione l’Italia è finalmente autorevole, e qui ricordiamo anche il ruolo del presidente David Sassoli, nel Consiglio d’Europa – dove siedono i capi dei Governi – Conte deve mediare su tutto. Anche a Francoforte, sede della Bce, la Banca d’Italia siede in un board dove ogni Paese fa i propri interessi, e questi sappiamo che sono divergenti, soprattutto per quanto riguarda le esigenze del più ricco Nord Europa rispetto ai Paesi mediterranei. Da quello che succederà nelle prossime settimane a questi livelli, compreso l’Eurogruppo (cioè l’assemblea dei ministri economici), capiremo se esiste sul serio un nuovo spirito europeo.
NULLA È SCONTATO. Il disastro che ci ha portato la pandemia è il terreno sul quale misureremo la solidarietà e la scelta tra gli interessi dei popoli e quelli dei mercati insieme ai Paesi forti (Francia e Germania in testa). Il percorso virtuoso che nel loro piccolo hanno innescato i pochi eletti 5 Stelle in Europa può diventare una nuova era o l’ennesima promessa tradita. Chi ha acceso la speranza ha già fatto molto, anche se adesso bisognerà controllare e insistere. Ma le decisioni che contano le prendono i governi e le grandi famiglie politiche – popolari e socialisti – che seppure spaventate dall’avanzata dei sovranismi, sembrano aver già dimenticato la lezione di Orban, Salvini e Le Pen. Così come la signora Lagarde ha già dimenticato la lezione di Draghi. Perciò non possiamo ancora sapere se l’Ue svolterà davvero verso un nuovo umanesimo in economia e sull’altro grande dramma dei migranti. Fare la cosa giusta sembra facile, ma non illudiamoci. Salvini intanto può stare sulla riva del fiume a criticare qualunque cosa faccia il Governo, e se nelle cancellerie prevarrà l’egoismo presto ne beneficerà. Se però a prevalere sarà la solidarietà, a beneficiarne saremo tutti noi italiani ed europei.

venerdì 13 marzo 2020

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia. - Alessandro D'Amato

christine lagarde

Christine Lagarde ha parlato e ha dimostrato che il silenzio è d’oro. L’erede di Mario Draghi sullo scranno più alto della Banca Centrale Europea, alla sua prima vera emergenza (il Coronavirus), ha subito dato una pessima dimostrazione delle sue capacità, con la sua frase sui compiti di Francoforte riguardo lo spread che ha fatto crollare le Borse e impennare il differenziale tra BTP e Bund proprio quando ci si aspettava la solidarietà europea. E il tutto accade mentre la crisi attuale del differenziale rischia già di costarci due miliardi di euro.

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia.

“Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per questi problemi”, ha detto la Lagarde. Tradotto: non guardate alla Bce per la soluzione di questa crisi, non è compito nostro. Ovvero l’esatto contrario dell’assunzione di responsabilità di Mario Draghi con il Whatever it takes che ha reso da un giorno all’altro inutile la speculazione sullo spread. Riuscendo, spiega oggi Stefano Feltri sul Fatto, nel capolavoro di trasformare un dramma sanitario in una nuova crisi finanziaria. E cercando di correggere solo dopo qualche ora in una intervista con la tv CNBC (“sono determinata a evitare la frammentazione della zona euro”). Quando ormai è troppo tardi.
“CHIUDERE GLI SPREAD” significa ridurre le differenze tra quanto spendono due diversi Stati della zona euro per finanziarsi sul mercato, cioè per il debito che serve e servirà a finanziare le misure straordinarie di sostegno all’economia contro gli effetti del coronavirus. In teoria dentro la moneta unica tutti dovrebbero pagare lo stesso tasso di interesse, visto che ci si indebita tutti in euro. Ma negli ultimi anni, dopo la crisi della Grecia nel 2009, le differenze sono aumentate perché i mercati hanno iniziato a dare un prezzo al rischio che i Paesi più fragili possano uscire dall’euro. La Lagarde scarica la responsabilità sull’Eurogruppo, il coordinamento dei ministri delle Finanze dei Paesi della moneta unica, e la Commissione europea.
 https://www.nextquotidiano.it/perche-christine-lagarde-ha-affossato-italia-spread-coronavirus/?fbclid=IwAR2w0wm2FihS28RlJK9xh8u9Cnr-PP2OwzdJJC9TQqQRqaEGT59pSqk3uCY

Coronavirus: Mattarella avverte l'Europa: 'Aiuti e non ostacoli l'Italia'. - Michele Esposito



Nell'ennesimo giorno nero, ieri, per contagi e decessi il premier Giuseppe Conte lavora ad una partita parallela e altrettanto importante: quella di evitare il collasso economico dell'Italia. Un'Italia verso la quale l'Ue stenta a muoversi. Anzi, la sensazione, nelle più alte istituzioni italiane, è che in Europa non ci sia ancora la piena consapevolezza della portata "pandemica" dell'emergenza Covid-19. E, in serata, è il presidente Sergio Mattarella a muoversi in prima persona. "L'Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per l'Unione Europea. Si attendono quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possano ostacolarne l'azione", è il monito del capo dello Stati.
L'asse tra Palazzo Chigi e il Quirinale è saldo. Al Colle non è sfuggito un dato: dopo le parole della Lagarde lo spread è salito a livelli altissimi. Ma l'intervento di Mattarella va oltre arrivando dopo atteggiamenti dell'Ue considerati di noncuranza, scherno, che hanno investito il contrasto alle merci o la chiusura alle frontiere. Atteggiamenti che hanno irritato non poco Mattarella, portandolo ad intervenire nettamente a difesa dell'Italia. In questo il governo è unito. "La Bce è un presidio, è un bene che Lagarde abbia precisato le sue parole (sullo spread, ndr)", sottolinea in serata il titola del Mef Roberto Gualtieri. E, sempre in serata, dall'Europa arriva un'apertura, sia sullo stop al Patto di stabilità sia sull'esclusione del 100% delle spese per l'emergenza Covid-19 dal deficit. Decisione che andrebbe incontro, quindi, a quello che il governo si attende. Conte lo accenna anche alla Cancelliera Angela Merkel, con la quale condivide l'esigenza di mettere l'emergenza coronavirus al primo posto dell'agenda Ue. Ma la sponda, per ora teorica, di Berlino non basta. E non basta neanche la linea, filo-italiana di Ursula von der Leyen. A Palazzo Chigi lo sanno e, non a caso, Conte ripete in tutti i suoi contatti europei lo stesso concetto: il Covid-19 è un'emergenza globale, non italiana.
Per questo la risposta della presidente della Bce Christine Lagarde è ritenuta dal governo italiano insoddisfacente sia nelle parole sia nell'entità del Qe messo in campo. "Qui il problema non è la flessibilità, questo è un tema che deve essere considerato già superato", spiega una fonte governativa. Il pressing di maggioranza e opposizione, peraltro, è costante. Le parole di Lagarde("non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce") irritano tutti, dal Pd alla Lega. E fanno impennare proprio lo spead in Italia.
Il M5S va oltre e chiede lo strappo più netto: la chiusura della Borsa di Milano. Conte si limita ad un semi-avvertimento: "mi aspetto che l'Eurogruppo di lunedì dovrà avere sul tavolo esclusivamente l'emergenza coronavirus", sottolinea, con implicito riferimento alla fermezza italiana di volere un rinvio dall'ok al Mes. Il tema Ue si incrocia con le proteste per la decisione di tenere aperte le fabbriche. Ma Conte non ha intenzione di fare marcia indietro. Certo le difficoltà reali degli operai e dei datori di lavoro nell'assicurare loro condizioni di sicurezza adeguate inducono a rispondere con i fatti prima che con le parole. Ma, come spiega una fonte di maggioranza, chiudere le fabbriche mentre nel resto dell'Ue tutto è aperto significherebbe dare un colpo ferale all'economia italiana. Sull'incontro tra governo e parti sociali che si terrà domani a Palazzo Chigi, spiegano fonti Dem, le prime sollecitazioni al premier sono arrivate dal vicesegretario Andrea Orlando.
La linea del Pd, sul tema, non è precostituita. Dalla segreteria riunitasi (in video) nel pomeriggio sono emerse due priorità: chi può lavorare da casa deve essere messo nelle condizioni di farlo; chi deve andare a lavorare per necessità primarie deve essere messo nelle (rigide) condizioni di sicurezza del caso. Il puzzle è complicato. E, proprio per questo, Conte sottolinea anche in queste ore la necessità di una linea lucida e realista. "Il governo fa quello che occorre fare", spiegano nell'esecutivo. E, a Palazzo Chigi, non sono passate inosservate le parole di questa mattina del Papa, che ha invitato a pregare per le autorità di governo chiamate a decisioni non facile.
La Bce alza il Qe, con un piano di acquisti netti aggiuntivi di 120 miliardi di euro per il 2020 e taglia la crescita dell'anno a 0,8%, 1,3% nel 2021, lanciando anche una nuova tranche di maxi-prestiti alle banche per fornire 'immediato sostegno alla liquidità del sistema finanziario'. Fermi i tassi. Via libera dell'Ue al primo aiuto di Stato alle impreseLa Fed tira fuori il bazooka, inietta 1.500 miliardi di dollari. Donald Trump è sicuro: 'I mercati rimbalzeranno, e lo faranno in modo forte'. Ma Wall Street affonda e il Dow Jones perde il 10%, il calo maggiore dal lunedì nero del 1987 e il calo maggiore di sempre in termini di punti: ne ha persi 2.352,27. Non va meglio allo S&P 500, che chiude la peggiore seduta dal 1987
PER LE BORSE IERI UNA GIORNATA DA DIMENTICARE -  Peggiore giornata della loro storia recente per le Borse europee, travolte dalle vendite sugli sviluppi dell'emergenza Coronavirus: a Piazza Affari l'indice Ftse Mib chiude in calo del 16,9% a 14.894 punti. Si tratta ampiamente del maggiore ribasso in una sola seduta dalla nascita dell'indice nel 1998 e supera il precedente record negativo successivo al referendum sulla Brexit del 24 giugno 2016, quando la perdita finale della giornata fu del 12,4%. Londra ha concluso con uno scivolone del 10,9%, Parigi e Francoforte con il medesimo ribasso del 12,2%.

giovedì 3 ottobre 2019

Da Allianz a Deutsche Bank, i big tedeschi attaccano la Bce ultra-accomodante di Draghi. - Isabella Bufacchi

Oliver Bate, amministratore delegato di Allianz (Afp)

Monta la rivolta a cielo aperto dei falchi contro la Bce, capitanata dai tedeschi: prima il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il ceo di Deutsche bank Christian Sewing, poi il membro del Board Sabine Lautenschläger, da ultimo durissimo il ceo del gruppo assicurativo Allianz, Oliver Bate. Scontenti sul QE2 i governatori di Austria, Olanda, Estonia, a sorpresa la Francia prende le distanze.

L’attacco rivolto contro il presidente della Bce Mario Draghi dal ceo del gruppo assicurativo tedesco Allianz Oliver Bate in un'intervista al Financial Times è il più duro di una lunga serie, e l’ultimo in ordine di tempo.

Gli scettici e i critici della politica monetaria ultra-accomodante della Banca centrale, soprattutto dopo l’ultimo pacchetto di misure di stimolo annunciate il 12 settembre, stanno alzando i toni. I tassi negativi riducono i margini delle banche e pesano sulla redditività; il crollo sotto zero dei rendimenti dei bond mette alle corde il mondo del risparmio gestito, i prodotti vita delle assicurazioni, i fondi pensione.
E non basta: anche il modo in cui Mario Draghi ha tenuto conto delle posizioni dei falchi all’interno del Consiglio direttivo, facendoli sentire come fossero relagati in un angolo, ha alimentato nel tempo il malcontento di alcuni, che ora sta affiorando, tanto più si avvicina il passaggio di testimone tra Draghi e Christine Lagarde alla presidenza della banca.
Il presidente della Bundebank Jens Weidmann (da quando è entrato nel Consiglio direttivo della Bce ha esternato le sue posizioni contrarie come per esempio sulle OMT del whatever-it-takes ), ha iniziato la polemica nei confronti delle posizioni delle colombe con un’intervista alla F.A.Z., sollevando in anticipo i dubbi sulla necessità di un forte nuovo pacchetto di stimoli alla vigilia della riunione del Consiglio direttivo del 12 settembre. Mario Draghi aveva pre-annunciato la mossa a Sintra. Agli inizi di settembre, anche il ceo di Deutsche bank Christian Sewing si spinge a sostenere che «nel lungo periodo, i bassi tassi di interesse rovinano il sistema finanziario».
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Il pacchetto Draghi è la goccia che fa traboccare il vaso
Il Consiglio direttivo tuttavia, con una decisione collegiale, decide il 12 settembre di annunciare il pacchetto Draghi, come proposto dal presidente: taglio dei tassi delle deposit facilities da -0,40% a -0,50%; avvio del QE2 e riapertura del programma di acquisti netti di attività (dal primo novembre al ritmo di 20 miliardi al mese senza scadenza prestabilita), condizioni più favorevoli per le banche dei prestiti a lungo termine mirati all’economia TLTRO III, il tiering per mitigare gli effetti collaterali dei tassi negativi, una forward guidance più ancorata all’andamento dell’inflazione sul medio termine. Il Consiglio è unanime sulla necessità di fare qualcosa: ma sul QE2, che non è andato al voto, sono contrari in sette: i governatori delle Banche centrali di Germania, Austria, Olanda, Francia, Estonia, e due membri del Board la tedesca Sabine Lautenschläger e il francese Benoît Cœuré.
In una dura intervista a Bild, subito dopo la decisione del Consiglio, Jens Weidmann bolla il pacchetto «eccessivamente ampio», sebbene il giornale tedesco abbia criticato aspramente il taglio dei tassi con un ritratto del presidente della Bce come «Conte Draghila».
In un insolito comunicato pubblicato sul sito della banca centrale olandese il giorno dopo il varo del pacchetto Draghi, il governatore Klaas Knot scrive che “questo ampio pacchetto di misure, in particolare il riavvio del Qe, e' sproporzionato rispetto alle attuali condizioni economiche e vi sono solide ragioni per dubitare della sua efficacia”.
A sorpresa, anche la Francia inizia a prendere le distanze da Draghi, in maniera eclatante. Si esprimono contro il QE2 Cœuré e il governatore della Banque de France Francois Villeroy de Galhau: in un discorso il 24 settembre alla Paris School of Economics, Villeroy critica la decisione della Bce di riavviare gli acquisti di bond, definanendola una mossa non necessaria in questo momento con i rendimenti e gli spread a lungo termine molto bassi.
Le critiche non si placano, anzi, montano.
Altra sorpresa: il membro del Comitato direttivo Sabine Lautenschläger, da tempo in disaccordo con Draghi, rassegna le dimissioni con due anni di anticipo: il 31 ottobre sarà il suo ultimo giorno nel Board.
E infine il ceo del gruppo assicurativo tedesco Allianz, Oliver Bate, in un'intervista al Financial Times, critica la politica monetaria della Banca centrale a guida Draghi. Non considera Draghi un banchiere centrale “indipendente” perchè stampa moneta quando non dovrebbe farlo, consentendo alla politica fiscale di stare a guardare. «Il motivo per cui non stiamo facendo riforme fiscali è perché stai rendendo facile per le persone spendere soldi che non hanno», ha sostenuto Bate, allargando la critica al nodo irrisolto dell’esposizione eccessiva al rischio sovrano da parte di molte banche e mettendo sul tavolo il rischio di una prossima crisi bancaria. Il dente avvelenato di Bate si può capire: il crollo dei rendimenti dei bond, asset a basso rischio che piacciono agli investitori istituzionali come le compagnie di assicurazione, sta mettendo sotto pressione la gestione dei prodotti vita con rendimento garantito al 2%-3%.
Mustier: trasferire i tassi negativi ai grandi clienti.
Sul tema è intervenuto anche il Ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier, in qualità di presidente dell'Ebf, l'Abi delle banche europee. Per assicurare «la massima efficienza» alla politica monetaria della Bce, ha detto, «sarebbe estremamente importante che i tassi negativi non si fermassero nei bilanci bancari». «È importante che la Bce dica alle banche, “per favore passate i tassi negativi ai vostri clienti”, proteggendo naturalmente i piccoli clienti con depositi inferiori ai 100 mila euro».

mercoledì 20 marzo 2013

Parigi, perquisita la casa della Lagarde. - Giordano Stabile



Il direttore dell’Fmi sospettato di aver favorito Bernard Tapie nel contenzioso con la banca Credit Lyonnais. L’ex patron del Marsiglia ottenne 403 milioni di euro.

La casa parigina del direttore generale del Fondo Monetario internaziona (Fmi), Christine Lagarde, è stata perquisita oggi dalla polizia. 

Gli inquirenti hanno agito su ordine del tribunale che sta indagando sullo scandalo finanziario che, nel 2007, coinvolse l’ex finanziere Bernard Tapie e il Credit Lyonnais. Lagarde, allora ministro dell’Economia del presidente Nicolas Sarkozy, è stata coinvolta nelle indagini per un presunto abuso di potere

Il contenzioso tra l’uomo d’affari marsigliese Bernard Tapie e la banca Credit Lyonnais (Lcl), di proprietà pubblica al tempo dei fatti contestati. Si vuole verificare se la decisione, da parte della Lagarde, di affidare la sentenza sul caso a un tribunale arbitrale e non a uno ordinario, sia stata legittima o un abuso di potere. 

Il caso riguarda la consulenza che la banca diede all’uomo d’affari per la vendita del marchio Adidas, negli anni Novanta, e in particolare il fatto che l’istituto prima acquistò la società da Tapie, per poi cederla a un prezzo più elevato. Nel 2008, il tribunale arbitrale aveva riconosciuto a Tapie un risarcimento di 403 milioni di euro. 

domenica 14 ottobre 2012

Fmi, allarme Lagarde: "Nelle economie avanzate il debito è il più alto dalla seconda guerra mondiale".


Christine Lagarde (Xinhua)

L’allarme è del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde: "Una lezione è chiara dalla storia, ridurre il debito pubblico è incredibilmente difficile senza crescita. Di contro un debito alto rende più difficile crescere”.

Tokyo, 12 ottobre 2012 - E’ il debito pubblico “il maggiore ostacolo” sulla strada della ripresa dell’economia globale.

L’allarme è del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che con queste parole ha aperto la sessione plenaria dell’assemblea in corso a Tokyo.
Nelle economie avanzate, ha sottolineato la numero uno dell’Fmi, il debito ha raggiunto in media il 110% del Pil, “il livello più alto dalla seconda guerra mondiale”.
Secondo Lagarde, “una lezione è chiara dalla storia, ridurre il debito pubblico è incredibilmente difficile senza crescita. Di contro un debito alto rende più difficile crescere”.
E' il cane che si morde la coda. Se la politica non smette di sottostare alle imposizioni delle lobby della finanza e delle banche che immobilizzano i paesi, non ci sarà ricrescita, ma un continuo aumento del debito e un collasso economico.
Cetta.