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sabato 10 aprile 2021

Il passante del Consiglio. - Marco Travaglio

 

Giovedì sera ci siamo coricati con la certezza che Draghi avesse fatto una bella gaffe a cazziare gli “psicologi di 35 anni senza coscienza” che “saltano la lista” e si vaccinano “lasciando esposto chi ha più di 65 anni o una persona fragile”, quando è stato proprio lui a obbligarli a farlo, all’articolo 4 del decreto Draghi n. 44 del 1° aprile. Pena la perdita dello stipendio e la sospensione dall’esercizio della professione fino al 31 dicembre. Poi ieri abbiamo scoperto dal nostro faro Claudio Tito (Repubblica) che non di gaffe si trattava, ma di “distacco dal Conte-2”: “Il cambio di rotta è tracciato”, “si apre la fase 2 del governo Draghi”, “per la prima volta prende forma la discontinuità più concreta”. In effetti anche noi notiamo una certa discontinuità: quando Conte diceva una cosa giusta tutti lo lapidavano e quando Draghi fa una gaffe tutti lo leccano. Per carità, una gaffe può capitare a chiunque, specie se non è abituato a un fuoco di fila di domande su tutto lo scibile umano (e fortuna che “colleghi” hanno perso la fissa del Mes). Ma una gaffe resta una gaffe. Invece ieri non ce n’era traccia in alcuna prima pagina di alcun quotidiano, tutte impegnatissime sbavare sul meraviglioso “urlo di Draghi” (contro se stesso) sui “furbi” o “furbetti” o “salta-fila”. Come se Draghi avesse la scienza infusa e, di conseguenza, gli psicologi che obbediscono al decreto Draghi fossero dei lestofanti.

Dell’altra frase improvvida, quella su “Erdogan dittatore”, con prevedibile incidente diplomatico incorporato, non parliamo perché il tizio fa ribrezzo pure a noi, ma non osiamo immaginare che avrebbero detto i laudatores del premier se l’avesse pronunciata Di Maio, noto “bibitaro”. Il guaio è che entrambe le uscite denotano una questione di fondo: il presidente del Consiglio, per quanto autorevolissimo e stimatissimo, tende a parlare come un passante, un opinionista, un ospite di talk show. Senza gli obblighi che impone la diplomazia né la responsabilità di chi i problemi non li deve denunciare: li deve risolvere. Le campagne contro i salta-fila le fanno i giornalisti: chi governa deve cambiare le regole sulle file. Anche perché, salvo casi singoli, i salta-fila non esistono: esistono persone di alcune categorie chiamate dalle Asl a vaccinarsi e si mettono in fila. L’eventuale colpa non è loro, ma di chi le chiama. E del governo che non risolve il problema. Anzi, lo aggrava. Chi ha ordinato alle Regioni, in diretta tv, di “vaccinare chi passa”? Un presidente di Regione? Il leader del Sindacato Salta-fila? No, il Comm. Str. Gen. C.A. F. P. Figliuolo. E le Regioni hanno subito obbedito. Fortuna che quella scemenza non l’ha detta Arcuri, sennò Draghi l’avrebbe già sostituito con un generale.

IlFattoQuotidiano

venerdì 13 marzo 2020

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia. - Alessandro D'Amato

christine lagarde

Christine Lagarde ha parlato e ha dimostrato che il silenzio è d’oro. L’erede di Mario Draghi sullo scranno più alto della Banca Centrale Europea, alla sua prima vera emergenza (il Coronavirus), ha subito dato una pessima dimostrazione delle sue capacità, con la sua frase sui compiti di Francoforte riguardo lo spread che ha fatto crollare le Borse e impennare il differenziale tra BTP e Bund proprio quando ci si aspettava la solidarietà europea. E il tutto accade mentre la crisi attuale del differenziale rischia già di costarci due miliardi di euro.

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia.

“Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per questi problemi”, ha detto la Lagarde. Tradotto: non guardate alla Bce per la soluzione di questa crisi, non è compito nostro. Ovvero l’esatto contrario dell’assunzione di responsabilità di Mario Draghi con il Whatever it takes che ha reso da un giorno all’altro inutile la speculazione sullo spread. Riuscendo, spiega oggi Stefano Feltri sul Fatto, nel capolavoro di trasformare un dramma sanitario in una nuova crisi finanziaria. E cercando di correggere solo dopo qualche ora in una intervista con la tv CNBC (“sono determinata a evitare la frammentazione della zona euro”). Quando ormai è troppo tardi.
“CHIUDERE GLI SPREAD” significa ridurre le differenze tra quanto spendono due diversi Stati della zona euro per finanziarsi sul mercato, cioè per il debito che serve e servirà a finanziare le misure straordinarie di sostegno all’economia contro gli effetti del coronavirus. In teoria dentro la moneta unica tutti dovrebbero pagare lo stesso tasso di interesse, visto che ci si indebita tutti in euro. Ma negli ultimi anni, dopo la crisi della Grecia nel 2009, le differenze sono aumentate perché i mercati hanno iniziato a dare un prezzo al rischio che i Paesi più fragili possano uscire dall’euro. La Lagarde scarica la responsabilità sull’Eurogruppo, il coordinamento dei ministri delle Finanze dei Paesi della moneta unica, e la Commissione europea.
 https://www.nextquotidiano.it/perche-christine-lagarde-ha-affossato-italia-spread-coronavirus/?fbclid=IwAR2w0wm2FihS28RlJK9xh8u9Cnr-PP2OwzdJJC9TQqQRqaEGT59pSqk3uCY

martedì 4 febbraio 2020

Andrea Scanzi: “Non solo Santori e gaffe: le sardine sono molto altro”



Lasciandosi fotografare accanto a Luciano Benetton, le quattro Sardine fondatrici hanno commesso un errore allucinante. Oliviero Toscani, che ovviamente se la sta ridendo un mondo, ha detto che quelle foto dovevano rimanere private. Figurarsi: nulla, a certi livelli, resta privato.
Quando ho messo in scena Il cazzaro verde a Bologna il 22 gennaio, ho invitato tutti e quattro. Sarebbero venuti, ma non appena hanno saputo che in platea c’era anche Bonaccini hanno cambiato idea per non farsi strumentalizzare. Alla fine è venuta solo Giulia Trappoloni, non come Sardina ma come nata in provincia di Arezzo (come me). Anche i muri sapevano che le Sardine avrebbero votato Bonaccini, ma ho apprezzato il loro rigore. Quel rigore che non c’è stato con Benetton. Se è lecito visitare Fabrica, il “centro per sovversivi” creato da Toscani per dar spazio alle giovani eccellenze italiane, farsi fotografare (per giunta sorridenti) fianco a fianco con Luciano Benetton è irricevibile. E regala argomenti a chi, rosicando e delirando, sostiene che le Sardine siano un esperimento di laboratorio creato da Prodi e Pd.
Le Sardine non esistono, come recita il titolo del loro libro in uscita per Einaudi: “Non esistono” nel senso che sono tutti e nessuno. Elettori Pd, 5 Stelle, sinistra radicale, astenuti: persone unite anzitutto dal non volersi far evirare da Salvini. Mattia Santori, autoproclamatosi leader, ha ammesso a fatica l’errore dopo le critiche arrivate anche da Sardine colleghe (Jasmine Cristallo, vicina a Potere al Popolo). Bene. Ma non basta, perché Santori sta diventando per molti “antipatico a prescindere”. Da Floris è riuscito a farsi demolire da Senaldi e Sallusti. Quando è salito sul palco di piazza San Giovanni, di fronte a una folla meravigliosamente smisurata, ha indossato la faccia compiaciuta del rappresentante d’istituto che occupa a caso la palestra, per poi espettorare punti programmatici puerili: roba tipo “i politici non devono dire parolacce” (sticazzi!). Lercio lo ha ritratto mentre è al ristorante con la faccia assorta: “Mattia Santori sorpreso a fissare un menu per ore si giustifica: ‘Per ora so cosa non voglio!’”. Recensione strepitosa: Santori è a oggi perfetto come icona di milf e politically correct, ma non appena deve esibire contenuti denota lo stesso spessore delle sogliole anoressiche.
Peraltro Santori è un ex (ex?) renziano che il 4 dicembre voto sì perché voleva il cambiamento (sic). Somiglia più a Calenda che a Berlinguer, e non si capisce perché uno così debba sintetizzare mediaticamente un’esperienza così bella. Come ha scritto Paolo Flores d’Arcais su MicroMega: “L’endorsement al governo – a cui non chiedete nulla di scomodo – e la foto testimonial con i Benetton – perché farvi strumentalizzare? – sono due atti incoerenti con l’esplosione di speranze che avete suscitato. Il vostro non voler essere ‘divisivi’ assomiglia troppo al non dispiacere a nessuno. Il no a Salvini non basta”.
Santori ha un futuro assicurato da parlamentare (mi gioco una palla che sarà in Parlamento al prossimo giro), ma le Sardine non possono essere solo lui. Il loro è un movimento carsico, che se diventa soggetto politico non andrà oltre un futuro da costola minore del Pd, ma che nella società civile può continuare ad avere un ruolo nobilissimo: quello di sentinella e catalizzatore democratico di indignazione. Con Benetton siete stati ingenui, gonzi e coglioni. Ci sta: siete dentro un ingranaggio più grande di voi. Ora, però, diteci non solo cosa non volete: ma pure cosa volete. Partendo, magari, da revoca concessioni e prescrizione.

domenica 2 ottobre 2016

Lavoro, la gaffe del governo sugli stipendi “Investite qui, gli italiani costano meno”. - Thomas Mackinson

Lavoro, la gaffe del governo sugli stipendi “Investite qui, gli italiani costano meno”

Pubblicità regresso. Dopo il ministero della Salute tocca a quello del Mise. Renzi a Milano presenta il roadshow mondiale per attrarre capitali stranieri. Per le capitali di tutto il mondo viaggerà un opuscolo con il logo del ministero che magnifica come un pregio il basso livello salariale dei lavoratori italiani, con tanto di esempi. 

Cari stranieri investite in Italia, dove “gli stipendi sono più bassi della media europea”. Firmato: il governo italiano. 
In sintesi, è quanto reclamizza una brochure ospitata sul sito investinitaly.com, portale dell’Ice che reca il logo del Ministero dello Sviluppo Economico e distribuita pochi giorni fa a Milano, durante la presentazione del piano nazionale Industria 4.0 con il premier Matteo Renzi che snocciolava i progetti per rilanciare l’economia a un pubblico di potenziali investitori esteri. Lo scivolone non è sfuggito a Eleonora Voltolinacollaboratrice delfattoquotidiano.it e de linkiesta nonché fondatrice della Repubblica degli Stagisti, la voce dei giovani precari e sottopagati. E’ lei la prima a riportare la notizia di un’altra pubblicità dai tratti demenziali, dopo quelle sul fertilityday del Ministero della Salute.
Stavolta è lo Sviluppo Economico ad aver commesso un passo falso, o meglio un fallo. Perché, spiega la Voltolina, “va bene citare i vantaggi competitivi di fronte a una platea di stranieri, ma un governo non può farlo magnificando il basso costo dei nostri cervelli. Non può citare tra i vantaggi competitivi il fatto che un laureato costi un quarto in meno rispetto ad altri Paesi europei. Bearsi che i nostri salari sono bassissimi, anche per le persone con un alto grado di scolarizzazione”. Perché questo si legge, a pagina 32 di quell’opuscolo patinato che dovrebbe ingolosire gli imprenditori esteri e sarà distribuito nei prossimi mesi in tutto il mondo, seguendo i “global roadshow” organizzati a Istanbul, Tokyo, New York, San Francisco, Londra, Singapore etc…
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Riportiamo il passaggio, sotto la voce “Capitale e talento”: “L’Italia offre un livello dei salari competitivo che cresce meno rispetto alla Ue e una manodopera altamente qualificata dei profili specializzati”. E se non basta arrivano i numeri: “Un ingegnere in Italia guadagna mediamente in un anno 38.500 euro, mentre in altri Paesi lo stesso profilo ha una retribuzione media di 48.500 euro l’anno”. A scanso di equivoci l’opuscolo aggiunge: “I costi del lavoro in Italia sono ben al di sotto dei competitor come Francia e Germania. Inoltre, la crescita del costo del lavoro nell’ultimo triennio (2012-14) è la più bassa rispetto a quelle registrate nell’eurozona (+1,2% contro +1,7)”. Con tanto di grafici a torta.
Tutto bene, se questa pubblicità-regresso che ci rappresenta come un Paese del Terzo Mondo non l’avesse partorita il nostro governo. Il paradosso balzato agli occhi della direttrice della Repubblica degli stagisti diventa un caso. Il quotidiano Libero ci apre l’edizione di oggi sotto il titolo: “Italiani sottopagati e il governo se ne vanta”. E naturalmente ci mette sopra altri carichi, chiamando in causa il sottosegretario Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Mise, che nella prefazione dell’opuscolo appare sorridente e compiaciuto. “E’ un’operazione spregiudicata – rimarca Eleonora – . Non hanno saputo fermarsi di fronte a un fattore tecnicamente allettante per gli investitori stranieri ma socialmente sensibile e drammatico per i cittadini italiani. L’aspetto surreale è che questo messaggio arrivi proprio dal governo che dovrebbe contrastare i bassi livelli salariali e lavorare per attrarre le imprese che sono disposte a investire sulle risorse umane, non le altre. Chi fa le politiche di sviluppo nel nostro Paese forse non ha ancora chiaro chi vogliamo attrarre, se gli imprenditori che intendono investire in innovazione e qualità come la Svizzera o quelli che cercano solo il risparmio sul costo dei lavoratori come in India”.